sabato 12 febbraio 2011

Ministero dello sviluppo economico: piano per la crescita per le imprese più piccole.

Vediamo  cosa è realmente accaduto per  il voucher e gli incentivi, diciamo automatici.
Il governo, stando dalla parte  pro o contro ha aperto ad una nuova fase produttiva , puntando ad una crescita del prodotto interno lordo, per il 2011, dell' 1,5%, rispetto all' 1,3% previsto finora, forse poco visto viste le previsioni economiche del prossimo futuro, ma pur  sempre un punto di partenza.

Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha  affermato che  è stato positivo che  il Consiglio dei  Ministri si è concentrato sul tema della crescita e della futura produzione tuttavia l' impatto immediato delle misure sembra essere piuttosto limitato.

Ricordiamo che il governo ha esaminato, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, uno schema  legislativo che dovrebbe riordinare  il sistema degli incentivi.

Analizziamo le categorie che sono previste per il piano per la crescita: gli incentivi automatici, tipo i buoni o i voucher per le imprese più piccole; i bandi per il finanziamento di programmi per le medie imprese; le procedure negoziali per il finanziamento di grandi progetti d' investimento oltre i 20 milioni di euro. Gli obiettivi verranno definiti con cadenza triennale, individuando anche le relative risorse. Alle piccole medie imprese andrà il 50% delle risorse. Sarà creato un unico fondo nel quale affluiranno, dal 2012, le risorse destinate alle misure abrogate e quelle assegnate dal Cipe allo Sviluppo economico provenienti dal Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS).

Questo  riordino dovrebbe essere operativo dal 1° gennaio 2012.   Da questo nuovo provvedimento non dovrebbero derivare nuovi oneri a carico della finanza pubblica e che la programmazione degli interventi dovrà avvenire nell'ambito delle risorse disponibili nei fondi del ministero dello Sviluppo.

Probabilmente è vero che la crescita economica la fai con un programma complesso, che deve essere un processo sia economico che sociale.

Comunque i dati positivi sull'export permettono di guardare al Pil 2011 con una certa  fiducia se si fa riferimento  rispetto all'ultima stima di crescita del centro studi di Confindustria, che al momento prevede un +1%.  Ma gli economisti di via dell'Astronomia non vedono una crescita all'1,5.

Ricordiamo che secondo gli economisti di Banca Italia  è  presente un grado di sottoutilizzo del mercato del lavoro , ossia se alla percentuale di disoccupati, che secondo l'Istat è stata pari all'8,7% nel novembre 2010, si sommassero i lavoratori in cig e coloro che non cercano lavoro perché disperano di trovarlo, il livello di disoccupati sfiorerebbe l'11%.

Comunque la speranza è nei consumi, che si presentano in crescita anche se è ancora modesta, il mercato del lavoro dovrà trovare in questo lo slancio con un’intesa tra aziende e parti sociali, questo sempre con un accordo sulla produttività aziendale.  

sabato 5 febbraio 2011

Cisl e Uil firmano accordo sulla produttività, Cgil no

I sindacati, chiamiamoli responsabili la Cisl e la Uil hanno firmato l'accordo con il Governo sul salario di produttività nella pubblica amministrazione. La Cgil, ancora una volta, non ha siglato l'intesa e ha lasciato il tavolo dei lavori. Ricordiamo che in questo momento di crisi di lavoro, sarebbe bene che i sindacati si muovessero con un'unica voce che è quella dei lavoratori e non di una frangia di essi.

Cosa prevede l 'accordo?
Possiamo affermare due cose una che viene rilanciata la contrattazione nel settore statale e poi nasce la condivisione delle organizzazioni sindacali dei principi cardine della riforma della Pubblica Amministrazione. Questi principi devono essere fondati da maggiore efficienza e produttività del comparto pubblico, la quale
deve unire-legare le retribuzioni al miglioramento del rendimento dei dipendenti.

Certamente questo accordo sul salario di produttività nella P.A., deve essere visto nell'ambito del blocco del rinnovo dei contratti. Ed è grazie a questo accordo che vengono garantite le retribuzioni dei dipendenti pubblici, legando al merito individuale le risorse finanziarie derivanti dal miglioramento organizzativo e di efficienza. aspetto che dovrebbe unire i sindacati e non dividere, soprattutto per il bene di chi lavora e dovrà lavorare ancora per tanto tempo.

La Camusso, leader della CGIL, ha attaccato il governo e le parti sociali che hanno firmato l'accordo sostenendo che si sono inventati un testo che non affronta i problemi urgenti che abbiamo, anche se, e ribadiamo, che  l'accordo ricordiamo ha legato gli aumenti salariali dei dipendenti pubblici alla produttività, sicuramente è una innovazione che deve essere affrontata con un giusto spirito.
Per la Cisl è un accordo importante. Gli stipendi dei dipendenti pubblici devono essere salvaguardati e grazie a questa intesa lo saranno per intero. Anche la Uil ha asserito che questa iniziativa è stata opportuna perché permette, di evitare il rischio di diminuire le retribuzioni dei pubblici dipendenti.
Sarebbe stata una vera opportunità da parte della CGIL firmare l'accordo in quanto l’efficacia e l’efficienza della pubblica amministrazione è da raggiungere non contro i dipendenti ma a favore dei dipendenti, certo che quando si cerca di smuovere i meccanismi complicati ed intricati che regolano l'economia e il lavoro, spingendo la ripresa e puntellando i salari legandoli al merito e facile riscontrare da chi ha fatto del sindacato una linea di consevatorismo delle idee trovare un forte ostacolo verso una nuova e giovane politica economica e del lavoro.

mercoledì 2 febbraio 2011

Disoccupazione: i primi dati del 2011

Sicuramente i primi dati del 2011 sono molto preoccupanti. Il tasso di disoccupazione giovanile ha segnato un nuovo record, altamente negativo e preoccupante, salendo a quota 29%, a memoria d’uomo è il livello più alto dall'inizio delle serie storiche mensili dell'Istat ( gennaio del 2004).
A conseguenza di questi dati possiamo dire che un ragazzosotto25 anni su tre non ha un posto.
Stando alle parole del personale tecnico dell'Istat, se si esclude la crescita di chi tra i 15 e i 24 anni non ha un posto, a chiusura del 2010 le condizioni del mercato del lavoro sono apparse un po' più serene, infatti da l’autunno scorso l'occupazione ha smesso di scendere e la disoccupazione nell'ultimo bimestre (novembre e dicembre) ,è calata. Andando a guardare più da vicino i dati espressi dall’ISTAT si osserva su base mensile una diminuzione delle persone alla ricerca di un posto, parliamo sempre di cifre importanti (11.000 unità). Un piccolo - lieve miglioramento, visto che il numero dei disoccupati resta sopra i due milioni, dovuto esclusivamente al calo delle donne senza lavoro circa 27.000).
La crisi ha tagliato la ricchezza degli italiani. Nel 2009, secondo il rapporto dell'Istat sul Reddito disponibile delle famiglie nelle Regioni, si è registrato un calo del 2,7% del reddito disponibile, che ha segnato così la prima flessione dal 1995 ( 15 anni). La recessione ha portato a "un progressivo ridursi del tasso di crescita del reddito disponibile nazionale", che nel 2006, cioè prima dell'esplosione della crisi finanziaria, aveva mostrato una crescita del 3,5%.

Passiamo agli annunci.
La Cisl svolgerà l'11 febbraio una manifestazione in tutti i capoluoghi di regione, per sollecitare un nuovo impulso per le riforme necessarie e per affrontare i problemi più urgenti del Paese, con il concorso di tutte le forze di governo e di opposizione. Raffaele Bonanni ha spiegato il significato del la mobilitazione e ha aggiunto: "Non ci metteremo nel gioco dello scontro politico da una parte o dall'altra. La Cisl è una grande forza responsabile e autonoma dagli schieramenti politici".

La disoccupazione giovanile in Italia è "una vera e propria emergenza anche se di carattere strutturale, che viene da lontano. E'un dato cronico". E’ quanto ha affermato Maurizio Sacconi, ministro del Welfare. Due i motivi di questo fenomeno, per il ministro una forte protezione per gli adulti, che si è realizzata con una regolamentazione del lavoro e gli ammortizzatori che si sono rivolti ai "capi famiglia". Sacconi ha annunciato che il governo punterà sui contratti di apprendistato.

Possibile soluzione
Comunque, per aiutare a far scendere la percentuale dei disoccupati, bisogna aumentare la produttività delle azienda e fornire maggiori garanzie sociali ai dipendenti lavoratori. Tutto ciò deve fare in modo che si crei un giusto connubio tra datore di lavoro e i dipendenti che miri sia al benessere dell’individuo che ad una nuova visione dei rapporti tra sindacati ed impresa. Forse è un primo passo. 
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