mercoledì 10 novembre 2010

Un sogno... Il contratto a tempo indeterminato

Un rapporto di lavoro instaurato tra Azienda e dipendente, nel quale sono presenti da parte del lavoratore dipendente le garanzie del diritto del lavoro è il contratto a tempo indeterminato.
Le garanzie di questo rapporto di lavoro rispettano sia le esigenze dell’impresa che quelle del lavoratore. Creando in questa relazione lavorativa un'insieme di interessi, da una parte non permettono, la previsione sulla durata della prestazione, sia perché l’azienda raggiunge il suo fine attraverso la continuità del suo esercizio costituito da una serie di cicli produttivi più o meno lunghi e dall'altra al dipendente viene garantita una sorta di fidelizzazione ai valori dell'impresa e alla sua attività.
Questo, ovviamente, è il sogno di chi si avvicina al mondo del lavoro ed è il tipo di contratto migliore per il lavoratore in quanto permette lo svolgimento del rapporto di lavoro in modo continuativo e duraturo nel tempo. Il contratto deve essere stipulato per iscritto. La retribuzione viene calcolata in paga oraria su base mensile, secondo i CCNL nazionali e di settore. Ai lavoratori a tempo indeterminato spettano gli assegni familiari, le detrazioni fiscali IRPEF, le ferie, i permessi retribuiti previsti dal CCNL aziendale, la tredicesima mensilità ed altre indennità aggiuntive sempre se il CCNL aziendale e di settore lo preveda.
Che cosa è il contratto a tempo indeterminato?
E' un 'accordo tra il datore di lavoro, quindi l'impresa che assume dei dipendenti a cui corrisponde una retribuzione in cambio dell'attività svolta per raggiungere gli obiettivi aziendali, ed il lavoratore che si appresta a fornire una collaborazione dietro retribuzione.
Si può recedere dal contratto a tempo indeterminato?
Certamente si, se vengono rispettate le  norme di legge. Infatti, l'art. 2118 del codice civile stabilisce che ciascuno dei contraenti può recedere dal contratto di lavoro a tempo indeterminato, dando il preavviso nel termine e nei modi stabiliti dai contratti collettivi, dagli usi o secondo equità.

lunedì 8 novembre 2010

Contratto a tempo determinato: quando e come?



Il contratto di lavoro a determinato può essere stipulato quando vi siano ragioni di ordine tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo, anche se vengono riferiti alla ordinaria attività del datore di lavoro. Per esempio, sono generalmente ricondotti all’apertura di nuove attività, ovvero di attività stagionali quali il turismo, periodi di ferie e altre assenze programmate da parte di unità produttive.
Ricordo che il contratto di assunzione a tempo determinato non è ammessa: per sostituire lavoratori in sciopero; per le aziende che abbiano effettuato licenziamenti collettivi nei sei mesi precedenti l’assunzione, salvo alcuni casi particolari; per le aziende che sono ammesse alla Cassa integrazione guadagni CIG;
Questo contratto deve prevedere necessariamente la forma scritta, altrimenti si considera a tempo indeterminato. Una copia del contratto deve essere consegnata al lavoratore entro cinque giorni dall’inizio del rapporto di lavoro. La forma scritta non è richiesta solo nel caso in cui la durata del rapporto di lavoro non supera i 12 giorni, rapporto occasionale.
Cosa deve prevedere un contratto a tempo determinato?
Una durata, il contratto non può avere una durata iniziale superiore ai 36 mesi, tranne per l’assunzione a termine dei dirigenti, per i quali la durata del contratto può arrivare fino a 5 anni. Casi particolari si rimandano ai CCNL aziendali.
Una eventuale proroga. Il termine del contratto a tempo determinato può essere, con il consenso del lavoratore, prorogato solo quando la durata iniziale del contratto sia inferiore a tre anni. In questi casi la proroga è ammessa una sola volta e a condizione che sia richiesta da ragioni oggettive e si riferisca alla stessa attività lavorativa per la quale il contratto è stato stipulato a tempo determinato. Comunque non potrà essere superiore ai tre anni. L’onere della prova relativa all’obiettiva esistenza delle ragioni che giustificano l’eventuale proroga del termine stesso è a carico del datore di lavoro.
Una scadenza del termine Se il rapporto di lavoro continua dopo la scadenza del termine inizialmente fissato o successivamente prorogato, il datore di lavoro è tenuto a corrispondere al lavoratore una maggiorazione della retribuzione per ogni giorno di continuazione del rapporto di lavoro pari al venti per cento fino al decimo giorno successivo, al quaranta per cento per ciascun giorno ulteriore.

venerdì 5 novembre 2010

TFR: che cos'è il trattamento di fine rapporto?

Dopo un periodo di lavoro che può essere lungo, medio lungo o... il dipendente chiede all'azienda la sua situazione il Tfr e quanto è riuscito ad accantonare in un determinato lasso di tempo.
Il trattamento di fine rapporto TFR, chiamato comunemente liquidazione, è la somma che spetta al lavoratore dipendente al termine del lavoro, o dopo un periodo di lavoro in un'azienda.
Per quanto riguarda il TFR, il datore di lavoro, ogni anno effettua un accantonamento, il quale rappresenta un costo per l'azienda.

Quando è  dovuto? 
Al lavoratore dipendente spetta in ogni caso di cessazione del rapporto di lavoro subordinato, la sua maturazione viene calcolata in funzione di ogni mese lavorato o frazioni superiori a 15 giorni.

Come si calcola il TFR?
Nel conteggio di una clausola cosi importante per il personale che ha prestato servizio presso un'azienda. Si calcola sommando, per ciascun anno intero di servizio, o mesi, una quota pari all'importo della retribuzione mensile, quota dovuta, divisa per 13,5. La retribuzione presa in considerazione per il calcolo del TFR comprende tutte le somme corrisposte in dipendenza del rapporto di lavoro.

La maturazione del TFR avviene per ogni mese lavorato, o frazioni di mese di almeno 15 giorni, poiché col TFR viene differita la corresponsione degli importi, sugli stessi è prevista una rivalutazione legale per preservare il valore reale nonostante l'inflazione. E' sempre consigliabile quando è possibile attendere il 31 dicembre di ogni anno, in quanto vi è la rivalutazione ISTAT.

Il TFR costituisce un credito del lavoratore verso l'azienda ed una importante fonte di autofinanziamento per quest'ultima.

CHE COS'È L'ANTICIPAZIONE DEL TFR?
Il lavoratore dipendente, durante lo svolgimento del rapporto di lavoro, ha diritto di chiedere un'anticipazione del  TFR l'importante che vengano rispettate determinate clausole:
8 anni di anzianità lavorativa presso lo stesso datore di lavoro;
e che venga richiesto alle seguenti condizioni:  acquisto prima casa, l'atto può essere intestato  anche  alla moglie in regime di comunione dei beni;
cure sanitarie ed ospedaliere, sono finanziabili le spese sanitarie necessarie per terapie e interventi straordinari riconosciuti dalle competenti strutture pubbliche.

E' utile sapere che l’anticipo del TFR non può eccedere del 70% della cifra accantonata alla data della richiesta. I datori di lavoro sono obbligati a soddisfare le richieste di anticipo della liquidazione dei dipendenti entro il 10% degli aventi titolo e comunque nei limiti del 4% del numero totale dei dipendenti. Infine è possibile ottenere l’anticipazione del TFR una sola volta nel corso di uno stesso rapporto di lavoro.

Il lavoratore dipendente deve scegliere tra due opzioni, per gestire il trattamento di fine rapporto: lasciarlo in azienda, man mano che viene maturato, per poi riscuoterlo alla cessazione del rapporto di lavoro (fondo della Tesoreria di Stato gestito dall’INPS); in alternativa destinare il Tfr ad un fondo pensione, per tramutare in pensione la somma accumulata, grazie alla previdenza complementare.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...
BlogItalia - La directory italiana dei blog