venerdì 7 giugno 2013

Stipendi statali bloccati rinnovi e indennità

Un decreto ministeriale fa scattare le previsioni della legge sulla "spending review": sospesi gli effetti dei contratti e congelate le retribuzioni per tre milioni di dipendenti pubblici. Per il settore della scuola c'è anche lo stop agli scatti di anzianità per il 2013.

Stipendi congelati fino al 2014 per gli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici. I conti, nelle tasche dei dipendenti pubblici, li hanno fatti i sindacati. E sono conti al ribasso, aggiornati dal blocco dei contratti, peraltro ribadito dal ministro della Funzione Pubblica, Giampiero D’Alia. Seimila euro persi in cinque anni per mancati aumenti di stipendio. Gli anni che vanno dal 2010 al 2014, cioè quelli relativi a tutto il periodo di stop della contrattazione e delle indennità. Come dire che in un lustro, i tre milioni di statali, dovranno rassegnarsi a veder ridotte le proprie retribuzioni di 240 euro al mese. Secondo le organizzazioni sindacali, alla fine del prossimo anno mancheranno all’appello almeno 10 punti di potere di acquisto.

Un conto altissimo pagato alla crisi e alla spending review, ma che potrebbe risultare ancora più pesante se solo si prendesse in esame, più in dettaglio, la dinamica contrattuale.

Vero è che il blocco riguarda il quinquennio 2010-2014, ma in effetti la steccato si prolunga almeno dal 2008-2009, biennio in cui avvennero gli ultimi rinnovi. Aggiungere i due-tre anni, ai cinque di blocco in atto, significa arrivare a quota otto. Non è finita. Secondo l’Istat, quindi l’istituto principe che si occupa di statistiche, i tempi medi per rinnovare i contratti nel pubblico e nel privato variano tra i ventiquattro e i trenta mesi. L’ultima promessa del ministro, Gianpiero D’Alia, parla di un possibile sblocco dei contratti per il 2015. Ma la firma potrebbe non arrivare prima del 2017-2018. Risultato finale: i dipendenti statali rischiano di ritrovarsi con i nuovi contratti e quindi i nuovi aumenti (se ci saranno) a distanza di dieci anni dalla firma sui vecchi. Prospettiva assolutamente non incoraggiante per una categoria che, a torto o a ragione, si è sentita spesso bistrattata. Comunque presa di mira per inefficienza e scarso attaccamento al servizio.

Il settore più numeroso è quello della scuola con un milione di dipendenti, seguito da quello della sanità con oltre 600.000. Poi Regioni e autonomie locali (488.000). Più di 300.000 gli uomini delle forze dell’ordine, quasi 120.000 quelli delle forze armate. Nella magistratura sono impiegate 10.000 persone, nelle università circa 90.000, nella ricerca 20.000. E’ la Lombardia la regione con il maggior numero di dipendenti pubblici: 406.000. Al secondo posto il Lazio con 401.000. Ma proprio il Lazio ad avere il maggior numero di impiegati (12,35% ).

Nel decreto vengono fissate anche le modalità di calcolo relative all'indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2015-2017 e ulteriori misure di risparmio, razionalizzazione e qualificazione della spesa delle amministrazioni centrali. "Non si dà luogo, - si legge nel testo - , senza possibilità di recupero, al riconoscimento dell'indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2013 e 2014. Con riferimento al triennio contrattuale 2015-2017 l'indennità di vacanza contrattuale, calcolata secondo le modalità e i parametri individuati dai protocolli e dalla normativa vigenti in materia, è corrisposta a decorrere dal 2015".
Il decreto ministeriale prevede anche il blocco degli scatti di anzianità per il 2013 per i lavoratori della scuola (personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario). Il provvedimento proroga infatti per l'anno in corso le disposizioni contenute nel decreto 78 del 2010 secondo cui "per il personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario della scuola gli anni 2010, 2011, 2012 non sono utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti" dai contratti in vigore.

Giugno 2013 Alitalia, scongiurati i licenziamenti

Prossimo passo è il piano industriale che sarà presentato il 27 giugno. L'accordo firmato dopo una settimana di incontri tra le parti, prevede la solidarietà per due anni con una riduzione di 5 giorni lavorativi al mese e circa 50-60 euro in meno in busta paga.

Scongiurati oltre 500 licenziamenti con 2.200 contratti di solidarietà. E' questo il risultato della trattativa tra Alitalia e sindacati, che oggi hanno siglato l'accordo per evitare gli esuberi tra il personale di terra. Un'intesa che per l'ad Gabriele Del Torchio segna l'avvio di "una stagione di grande collaborazione". Ora il prossimo passo e' il piano industriale che sarà presentato il 27 giugno. L'accordo firmato oggi, dopo una settimana di incontri tra le parti, prevede la solidarietà per due anni con una riduzione di 5 giorni lavorativi al mese e circa 50-60 euro in meno in busta paga.

I primi contratti per 1.800 dipendenti non operativi partiranno lunedì 10 giugno, mentre gli altri 400 (su un bacino di 600) vanno individuati entro un mese tra i personale operativo. "E' stato fatto un ottimo lavoro da parte di tutti: tutti abbiamo rinunciato a qualcosa nell'interesse collettivo", ha detto soddisfatto Del Torchio, che per dimostrare il senso di responsabilità dell'azienda ha portato al tavolo con i sindacati accordi già accettati e sottoscritti per il taglio del 20% del proprio stipendio e di quello di Presidente, Vicepresidenti e Cda e del 10% dei dirigenti.

Del Torchio, che ha messo la propria firma sul primo accordo nella compagnia, ha spiegato che i risparmi sono "significativi", rimandando però ogni cifra al Piano Industriale che - ha annunciato - sarà presentato il 27 giugno e "dovrà vedere la convinta partecipazione di tutti". Nel corso della trattativa è stata anche condivisa una linea di soluzione della vicenda Nas - la società addetta alle pulizie di bordo che dal 1 giugno è stata messa in liquidazione - per la salvaguardia degli addetti. Ma e' proprio al Piano e al rilancio della compagnia che guardano ora i sindacati che intanto esprimono soddisfazione per l'intesa.

"Abbiamo sottoscritto un accordo che tutela l'occupazione, scongiurando espulsioni strutturali dal ciclo produttivo e mantenendo integro il perimetro aziendale", affermano congiuntamente Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporti, chiedendo che ora si passi al rilancio: "Si apre ora una nuova fase progettuale che deve però essere accompagnata da una iniziativa di governo per il riordino dell'intera industria del trasporto aereo".

mercoledì 5 giugno 2013

Formazione e lavoro: le vie d’uscita dalla crisi con i programmi dell’Unione Europea



La formazione professionale sta assumendo sempre più un'importanza strategica nel mondo produttivo. Essa
viene incontro, da una parte, ai fabbisogni formativi espressi dalle aziende; dall'altra alle esigenze dei giovani di acquisire competenze e dei lavoratori di mantenersi aggiornati ai continui cambiamenti del mercato.

L'Unione Europea promuove la mobilità transnazionale in materia di istruzione e formazione attraverso una serie di Programmi rivolti a favorire: maggiori opportunità professionali, l'apprendimento di una lingua straniera, la conoscenze di culture diverse, lo scambio e il confronto di esperienze.

L’apprendistato o la formazione aziendale secondo la riforma del mercato del lavoro è visto come principale strumento per lo sviluppo professionale del lavoratore, individuando tale istituto come la «modalità preminente di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro».

Per imparare o approfondire una lingua straniera, confrontarsi con una cultura diversa, valorizzare il curriculum vitae e migliorare le proprie prospettive professionali, si possono sfruttare le molteplici opportunità che l'UE propone.

Diverse, infatti, sono le iniziative ed i programmi dell’Unione Europea che consentono ai giovani di dare una dimensione lavorativa al proprio percorso, attraverso specifiche esperienze transnazionali di studio, di formazione professionale in Europa o di lavoro all'estero.

L'Europa finanzia anche programmi che incoraggiano i giovani a spostarsi all'interno dell'Unione per finalità di volontariato, apprendimento interculturale, cooperazione.

Tra questi, citiamo il Programma Gioventù che mira a promuovere l'integrazione sociale, la creatività e l'iniziativa dei giovani, la lotta al razzismo e alla xenofobia, attraverso attività di educazione non formale, quali:

gli scambi socioculturali fra gruppi di giovani fra i 15 ed i 25 anni;

le esperienze di volontariato transnazionale per i giovani fra i 18 ed i 25 anni;

i progetti a livello locale ideati e gestiti da gruppi di giovani fra i 15 ed i 25 anni.

La disoccupazione giovanile ha raggiunto in Italia un tasso del 42% associando i lavoratori in forza e di chi cerca lavoro nella classe di età tra i 15 e i 24 anni . Il primo trimestre del 2013 segna un aumento di quasi 6 punti percentuali sul corrispondente del 2012. Circa 1,2 milioni di giovani (che salgono a 2,2 fino 29 anni) sono Neet. Acronimo anglosassone per chi è disoccupato, non cerca lavoro, non è inserito in percorsi formativi.

L’UE vive in modo un tantino migliore con un tasso di giovani disoccupati superiore al 23% (e con impressionanti divari tra il 62% della Grecia e il 7,6% della Germania) e con 7,5 milioni (che salgono a 14 fino a 29 anni) di Neet. È un dramma sia per le persone che per la società e l'economia, sia nel presente che per il futuro dati gli inevitabili effetti intergenerazionali. Bene ha fatto il presidente del Consiglio Enrico Letta a mettere il problema tra i più urgenti sia del Governo sia dal suo posizionarsi in Europa specie in vista del Consiglio Europeo di fine giugno. Persino il Ministro dell'economia tedesco Schäuble, noto per il suo rigorismo, ha detto che sulla disoccupazione giovanile l'Europa rischia la caratteristica.

Le istituzioni dell’Unione Europea hanno molti programmi. Infatti, nel 2011 è partito il programma «Opportunità per i Giovani» con 10 miliardi di euro (preventivati) per 800 mila giovani negli otto Paesi della Ue con il più brutto tasso di disoccupazione giovanile. La loro destinazione riguarda sussidi per l'occupazione, per la formazione professionale, per contrastare l'abbandono scolastico. Nel dicembre 2012 è partito il «Pacchetto per l'occupazione giovanile» per dare ai giovani una garanzia di lavoro, studio, apprendistato o tirocinio, sia nel loro Paese sia in altri della Ue, entro quattro mesi dalla perdita dell'occupazione o dalla conclusione degli studi. Importante è l' «Alleanza per l'apprendistato» per diffondere a tutti i Paesi Ue le migliori pratiche e per riconoscere gli apprendistati svolti in altri Paesi Ue. Lo stesso dicasi per i tirocini. In febbraio 2013 sono stati preventivati 6 miliardi sul bilancio comunitario (Qfp) 2014-2020 per tali programmi.

Sul fronte nazionale si cerca di modificare la legge 92/2012 (la Riforma Fornero) per ridare flessibilità in entrata (contratti a termine con minori intervalli) e per semplificare l'apprendistato. Bisogna scongiurare gli estremi che vanno dall'impossibile garanzia del posto fisso fino al sussidio senza alcuna attività di seria formazione e/o lavoro. Gli interventi (come risulta nella Carta europea) devono essere di qualità adatta alle attuali tecnologie produttive altrimenti l'inserimento lavorativo sarà effimero. Per questo le normative di supporto ai processi di inserimento devono essere semplici, severe, aggiornate .

La Germania sui temi dell'occupazione giovanile è un grande esempio ed è molto aperta come risulta dalla preoccupazione del ministro Schäuble. Così il ministro del Lavoro Ursula von der Layen in un recente Forum franco-tedesco sul lavoro (al quale ha anche partecipato il ministro Giovannini) si è espressa a favore sia del credito alle Pmi che creano occupazione sia del duale formazione-apprendistato alla tedesca anche sotto forma di un nuovo "Erasmus per tutti". E ha aggiunto che la Germania è in grado di offrire subito 1 milione di posti lavoro a risorse umane qualificate. Il sistema duale tedesco (istruzione tecnica e applicazioni), dove entrano 500mila giovani all'anno, dovrebbe essere adottato in tutta la Ue magari integrato da quello scandinavo per i servizi all'impiego che minimizzano i tempi di inserimento. Ci vorrebbe impegno per applicare questi modelli in altri Paesi ma tutte le realizzazioni serie costano.

L'Europa è una grande opportunità per chi vuole realizzarsi nel mondo del lavoro. L'Unione europea, infatti, incoraggia e favorisce la mobilità dei lavoratori, in particolare dei giovani. E per trovare lavoro in un Paese straniero è importante possedere alcuni requisiti, quali:

una professionalità che consenta di competere con i lavoratori locali;

un titolo di studio o una specializzazione che siano riconosciuti anche all'estero;

una buona conoscenza della lingua del Paese prescelto;

dei riferimenti o delle relazioni che agevolino l'inserimento.

Un curriculum scritto per l'Inghilterra o per la Germania è generalmente diverso da quello redatto per l'Italia. Le leggi e le procedure che regolamentano i rapporti di lavoro e gli aspetti previdenziali dei contratti sono anch'esse differenti.
Il consiglio è quindi di pianificare con attenzione il proprio progetto avvalendosi di idonee strutture e fonti informative. Altresì si consiglia di visitare i siti:
Centro Risorse Nazionale per l'Orientamento che elabora materiali informativi sulle opportunità di studio, formazione e lavoro all'interno dell'Unione europea.
  
Eurodesk che fornisce informazioni sui programmi europei rivolti ai giovani nei settori della cultura, della formazione, della mobilità giovanile, dei diritti e del volontariato 

Tra le iniziative previste, segnaliamo:
il programma Socrates che mira a rafforzare la mobilità e la dimensione europea dell'istruzione;

il programma Leonardo  che sostiene il miglioramento e l'innovazione della formazione professionale in Europa, favorendo, tra l'altro, i giovani nella possibilità di compiere esperienze di formazione o lavoro all'estero;

il programma di educazione non formale Gioventù che promuove la mobilità giovanile internazionale di gruppo e individuale, l'apprendimento interculturale e le iniziative locali dei giovani di età compresa tra i 15 e i 25 anni.

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