Sono le parole del ministro del Welfare Elsa Fornero che ha anticipato al Corriere della Sera le prossime mosse del governo Monti: "Sull'articolo 18 non ci sono totem".
Ha sostenuto il ministro, alla domanda su come uscire da questa situazione tanto difficile del mercato del lavoro: "Penso che un ciclo di vita che funzioni è quello che permette ai giovani di entrare nel mercato del lavoro con un contratto vero, non precario. Ma un contratto che riconosca che sei all'inizio della vita lavorativa e quindi hai bisogno di formazione, e dove parti con una retribuzione bassa che poi salirà in relazione alla produttività. Insomma io vedrei bene un contratto unico, che includa le persone oggi escluse e che però forse non tuteli più al 100% il solito segmento iperprotetto".
Quindi dopo la manovra finanziaria la nuova sfida del governo Monti è la riforma del lavoro e in modo più incisivo del mercato del lavoro. Con un anno alle porte in cui è prevista una pericolosa recessione l'esecutivo dei tecnici vuole imprimere una forte sterzata per favorire l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Il problema è molto rilevante, visto che in Italia il tasso di disoccupazione giovanile è al 27,9%, ben superiore alla media considerata dell'area Ocse (16,7%).
E si è rivolta ai sindacati il ministro quando ha parlato dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori "Ora non voglio dire che non ci sia una ricetta precostituita, ma anche che non ci sono totem. E quindi invito i sindacati a fare discussioni intellettualmente oneste e aperte".
Un approccio che secondo il ministro non può scontrarsi contro posizioni precostituite, ovvero senza toccare l’articolo 18. “Sono abbastanza anziana per ricordare quello che disse una volta il leader della Cgil, Luciano Lama: "Non voglio vincere contro mia figlia”. Noi purtroppo, in un certo senso abbiamo vinto contro i nostri figli. Ora non voglio dire che ci sia una ricetta unica precostituita, ma anche che non ci sono totem e quindi invito i sindacati a dare discussioni intellettualmente oneste e aperte”.
Indubbiamente tra i fattori che compromettono la competitività dell'economia dell'Italia c’è sicuramente la scarsa flessibilità del mercato del lavoro. Ed è evidente che bisogna attuare una politica del lavoro che dia lavoro ai giovani e assuma garanzie per la flessibilità nel mercato del lavoro.
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