martedì 29 novembre 2016

Contratto dei metalmeccanici i dettagli sul rinnovo del contratto



E' stato siglato il contratto nazionale dei metalmeccanici per il periodo 2016-2019. A regime si stima un aumento mensile medio di circa 92 euro, calcolando tutte le diverse voci, dal recupero previsto per l’inflazione al welfare. Sempre a regime, si stimano incrementi mensili medi in busta paga di 51,7 euro per la prevista inflazione (con un tasso stimato al 2,7%), di 7,69 euro per la previdenza integrativa, di 12 euro per l’assistenza sanità, estesa ai familiari. A cui si aggiungono 13,6 euro di salario non tassato (che includono 450 euro annui di ‘ticket’ più l’una tantum di 80 euro da erogare a marzo prossimo). Completano il quadro 7,69 euro di formazione. Riassumendo si tratta precisamente di 92,68 euro mensili. Così si chiude il rinnovo per un milione di metalmeccanici dopo una trattativa durata più di un anno e una ‘no stop’ iniziata mercoledì. Sul filo di lana sono stati infatti superati gli scogli: niente decalage e recupero del 100% dell’inflazione per tutta la durata del contratto e riconoscimento pieno degli scatti di anzianità.

Più peso alle prestazioni di welfare, premi di risultato realmente variabili, assorbimento nei minimi contrattuali degli incrementi retributivi individuali e degli aumenti fissi collettivi. Nell’ipotesi di contratto nazionale dei metalmeccanici 2016-2019 firmato sabato 26 novembre viene confermato il suo ruolo regolatorio.

Entrando nel merito: gli aumenti del Ccnl sono riconosciuti a tutti i lavoratori, ma non sono più erogati a gennaio, bensì a giugno. Se verranno confermate le attuali previsioni sull’andamento dell’inflazione nel triennio, il nuovo contratto a regime in media equivale a 51 euro di incremento.
Dal lato della sanità integrativa, viene azzerato il contributo a Metasalute a carico del lavoratore, mentre 156 euro annui vengono assicurati dall’azienda per la copertura di prestazioni mediche con un valore di mercato stimato in 700 euro. Questo è inoltre il primo contratto nazionale che prevede l’introduzione del diritto soggettivo alla formazione continua della durata di 24 ore pro-capite nel periodo 2017-2019. Per chi non coinvolto in piani di aggiornamento sarà disponibile un contributo massimo di 300 euro da spendere per attività formative.

Tra il 19 ed il 21 dicembre si svolgerà il referendum tra i lavoratori per la validazione del rinnovo. Il contratto sarà valido se votato a maggioranza semplice, un principio che le stesse imprese hanno riconosciuto valido in un allegato al testo dell’accordo.

I punti salienti dell’intesa:

Aumenti – L’intesa prevede a regime un aumento medio mensile di 92,67 euro, cifra comprensiva di parte salariale, welfare, formazione. Per il recupero dell’inflazione sono previsti 51,7 euro, per il salario non tassato 13,5, 7,69 per la previdenza, 12 per sanità e 19 per welfare; in totale sono 85 euro a cui vanno aggiunti 7,69 euro per la formazione. L’aumento medio calcolato al quinto livello è di 89 euro. I 13,6 euro comprendono anche 80 euro come una tantum in pagamento a marzo prossimo.
Posizioni di partenza – Federmeccanica non prevedeva alcun incremento per il 2016 e un beneficio solo per chi ha un salario individuale inferiore a quello di garanzia. La proposta è stata immediatamente bocciata da Fim, Fiom, Uilm, secondo cui l’aumento sarebbe andato ad appena un 5% dei lavoratori. La piattaforma di Fim e Uilm chiedeva un aumento di 105 euro mensili (per il quinto livello), e sulla stessa linea la Fiom. I sindacati hanno risposto con venti ore di sciopero, decine di manifestazioni, blocchi degli straordinari e delle flessibilità.

Salario ​- Riconoscimento dell’inflazione ex post anno su anno a partire dal 2017. Incrementi retributivi dal mese di giugno di ciascun anno (e non gennaio).
Assistenza sanitaria - Prevista Meta’salute, l’assistenza sanitaria integrativa (156 euro totalmente a carico delle aziende e riconosciuto a tutti i lavoratori metalmeccanici e ai loro familiari a carico, anche ai conviventi).

Welfare aziendale – Previsti Flexible Benefits pari a 100 euro nel 2017, 150 euro nel 2018, 200 euro nel 2019. Soldi netti da spendere, a titolo di esempio, come “carrello della spesa”, buoni carburante, spese scolastiche, e altri beni e servizi.

Formazione – Dal 1 gennaio 2017 le aziende coinvolgeranno i lavoratori a tempo indeterminato ad effettuare, nel triennio, almeno un percorso di formazione di 24 ore pro-capite a loro carico. In assenza di percorsi aziendali, il lavoratore ha il diritto di ricercare e partecipare a corsi di formazione all’esterno, con un contributo di spese direttamente a carico delle aziende fino a 300 euro.

Diritto allo studio – Per i lavoratori studenti universitari, oltre i giorni retribuiti per ciascun giorno d’esame e le 120 ore annue non retribuite, le 150 ore retribuite triennali (50 ore annue) potranno essere utilizzate con maggior flessibilità per la preparazione degli esami. Oltre i 9 esami triennali il lavoratore avrà diritto a 16 ore retribuite aggiuntive per ogni esame.

Congedi parentali - Il padre lavoratore e la madre lavoratrice, per ogni bambino nei primi suoi dodici anni di vita, hanno diritto al congedo parentale che potrà essere utilizzato anche su base oraria (a gruppi di due o quattro ore) oltrechè giornaliera o continuativa.

Previdenza complementare – Cometa, la previdenza integrativa, vede aumentare il contributo a carico dell’azienda dall’1,6% al 2% per incentivare e valorizzare uno strumento fondamentale per le pensioni del futuro, soprattutto per i giovani.
Permessi per eventi, cause particolari, ex art 33, L.104. - Il lavoratore ha diritto ad usufruire di 3 giorni di permesso retributi in caso di decesso o di grave infermità del coniuge anche legalmente separato, o di un parente di secondo grado anche non convivente. I permessi legge 104 sono cumulabili; il lavoratore deve presentare un piano di programmazione mensile.

Salute e sicurezza – Istituita un Commissione con il compito di realizzare un evento annuale a livello nazionale, degli approfondimenti. Nelle aziende con almeno 200 dipendenti si terranno due incontri annuali nelle diverse aree di lavoro, per metà del tempo in orario di lavoro, sui fattori di rischio e per individuare le possibili soluzioni; saranno sperimentati i cosiddetti break formativi dei lavoratori, di 15/20 minuti in orario di lavoro, di aggiornamento sulle procedure di sicurezza dell’area di lavoro. Si introduce infine una piccola ma significativa novità, prevedendo Gli RLS saranno dotati di elementi di identificazione (cartellino, badge, spilla, ecc.) per valorizzare il loro ruolo in azienda. Vengono aumentate lievemente le ore a disposizione del singolo RLS nelle aziende oltre i 300 dipendenti (elevate a 72 ore annue) e oltre i 1000 (elevate a 76 ore annue).

Trasferimenti – Per i trasferimenti individuali di sede di lavoro viene portata a 52 anni (oggi 50) per gli uomini e a 48 per le donne (oggi 45) l’età oltre la quale i trasferimenti possono avvenire solo in casi eccezionali.

Comitato consultivo di partecipazione – Viene istituito nelle aziende con oltre 1.500 dipendenti e con almeno due unità produttive con più di 300 dipendenti, o almeno una unità produttiva con almeno 500 dipendenti, su richiesta di una delle parti. Il comitato verrà convocato dall’azienda in caso di scelte strategiche rilevanti su cui verrà chiesto il parere del sindacato.

Appalti – Viene introdotto, in modo condiviso, il principio di salvaguardare l’occupazione in caso di cambio appalto nell’ambito dei pubblici servizi. Su richiesta di una delle parti, verrà attivato un tavolo di confronto che coinvolgerà le organizzazioni sindacali, l’impresa uscente e quella subentrante, allo scopo di definire l’ambito del “cambio appalto”, il numero dei lavoratori coinvolti.
Contrattazione territoriale – Rilancio della contrattazione aziendale con parametri variabili per rilanciare la produttività aziendale e far crescere i salari. Gli Osservatori territoriali, per la prima volta, avranno il compito di promuovere la contrattazione aziendale anche in quelle aziende in cui non c’è.
,

Responsabili delle risorse umane: lo smart working piace


Lo smart working (lavoro agile) è una prestazione di lavoro subordinato prestata, parzialmente, all'interno dei locali aziendali e dietro i soli vincoli di orario massimo desunti dalla legge e dalla contrattazione collettiva.

Ovvero, il telelavoro, il papà dello smart working, è andato in soffitta, e si apre una nuova era. Almeno dal punto di vista delle tutele, perché - come riportano i dati dell'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano - quasi il 50% delle grandi aziende sta già sperimentando questo tipo di prestazione.

Uno studio Citrix, intervistando un campione di oltre 300 Responsabili di Risorse Umane, rivela che lo smart working è sostenuto attivamente nel 44% delle aziende intervistate e il 61% (con picchi del 70% per quelle che contano oltre 200 dipendenti) ha una policy ben definita per regolarlo all'interno dell’organizzazione; un trend in continua crescita considerato che il 66% dichiara che la policy per lo smart working è parte della vision futura dell’azienda.

Secondo un’indagine commissionata da Citrix, azienda che si occupa di spazi di lavoro mobili, ad Ales Market Research, la nuova modalità di lavoro che non prevede la presenza in ufficio è sostenuta attivamente nel 44% delle aziende intervistate e il 61% di queste (con picchi del 70% per quelle che contano oltre 200 dipendenti) ha una policy ben definita per regolarlo all'interno dell’organizzazione.

Il 66% dei responsabili delle risorse umane intervistati hanno affermato che la policy per lo smart working è parte della vision futura dell’azienda e il 77% del campione ritiene che le esigenze dei dipendenti sullo smart working siano ben presenti al reparto Hr. Nel 64% dei casi lo smart working viene incoraggiato, mentre il 60% ha risposto positivamente alla domanda sull'adozione di una policy di “bring your own device”.

Il sondaggio ha messo in luce anche alcuni dei principali vantaggi percepiti dello smart working: l’84% dei responsabili afferma che questa modalità di lavoro offra maggior flessibilità all’organizzazione, permettendo ai dipendenti di connettersi ovunque e con qualsiasi dispositivo, ma un elemento particolarmente interessante nasce dal fatto che lo smart working, per l’81% degli intervistati, rende un posto di lavoro più appetibile, e il 63% degli intervistati afferma che viene offerto soprattutto alle generazioni più giovani.

L’81% del campione è anche convinto che lo smart working migliori la produttività dei dipendenti, permettendo loro di essere operativi dove e quando ci sia bisogno. Il 68%, del resto, percepisce che per i dipendenti l’essere connesso in maniera continuativa rappresenti un fattore più positivo che negativo e il 57% prevede che la tradizionale postazione di lavoro sarà sostituita da un workplace virtuale nel prossimo futuro.

Non è tutto rose e fiori, però: il 52% dei responsabili delle risorse umane intervistati vede nello smart working un pericolo concreto per la dimensione sociale dell’azienda, e il 57% teme ancora che la mancanza di controllo possa impattare negativamente sulle performance lavorative dei dipendenti.

Lo smart working è anche percepito come un investimento altamente costoso per il 64% del campione mentre il 59% pensa che non sia una priorità nell’agenda dell’alta dirigenza e del board. La mancanza di regole definite e responsabilità chiare rappresenta un ostacolo per il 57% del campione, mentre per il 56% il problema è soprattutto a livello di cultura aziendale. Un altro dato che suscita preoccupazione è che il 55% delle aziende non si sente pronto a supportare lo smart working dal punto di vista tecnologico e il 48% è preoccupato per tutto ciò che riguarda la sicurezza.

«La strada per lo smart working non è tutta in discesa - spiega Benjamin Jolivet, country manager di Citrix Italia, South Eastern Europe e Israele - ma anche in Italia la cultura del lavoro sta cambiando e sono sempre di più le aziende che pensano allo spazio di lavoro non più come a un luogo fisico, ma come a uno spazio virtuale sempre disponibile che permetta l’accesso alle app e ai dati in qualsiasi luogo e da qualsiasi dispositivo».

Anche in Italia sono sempre di più le aziende che percepiscono lo Smart Working come un driver per il successo del loro business. Come recentemente rilevato dall'Osservatorio del Politecnico di Milano, con il quale collaboriamo da anni, lo smart working interessa oggi oltre 250.000 lavoratori, ma potenzialmente abbraccia un bacino di oltre 5 milioni” dice Benjamin Jolivet, Country Manager di Citrix Italia, South Eastern Europe e Israele “Se pensiamo a un target come quello dei Millennials, infatti, il classico modo di lavorare di fronte a una scrivania e con orari definiti non esiste praticamente più e, proprio per questo, lo smart working è uno strumento vincente per restare competitivi anche nell'attrarre i migliori talenti.”




venerdì 25 novembre 2016

Neolaureati offerte di lavoro



Nuove opportunità di lavoro per entrare a far parte della FAO.

L’organizzazione internazionale che si batte per i diritti umani è infatti alla ricerca di personale per incrementare l’organico della sede di Roma in Italia

La FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura - Food and Agriculture Organization of the United Nations) è una delle più famose agenzie specializzate dell’ONU che si occupa di promuovere lo sviluppo in agricoltura e nella sicurezza alimentare, e della lotta alla fame nel mondo. La FAO, inoltre, offre il proprio contributo a tutti gli Stati membri fornendo assistenza sulle tematiche legate alla nutrizione, alla produttività agricola e al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni che si trovano in condizione di disagio.

Francesca Mancini, 25 anni, dopo aver frequentato il Mimec, il Master in Marketing e comunicazione della Bocconi, è al primo anno del graduate program di AbInbeev, multinazionale produttrice delle birre Corona, Budweiser e Stella Artois, mentre Giorgia Rauso, laureatasi l’anno scorso in Economia all’Università Bocconi e nel 2014 alla State University di New York, è ora responsabile comunicazione corporate di Kraft Heinz. Sono due delle ragazze che hanno presentato i programmi dedicati ai giovani neolaureati al Bocconi&Jobs che si svolge due volte all’anno (oltre il 94% degli studenti trova occupazione entro un anno dal conseguimento della laurea) e che abbiamo visitato per sondare il terreno da vicino.

Per quanto riguarda Kraft Heinz c’è tempo fino al 30 novembre, per i laureati in Economia ed Ingegneria, per candidarsi per una decina di stage di 6 mesi, in partenza a gennaio. La multinazionale ne accoglierà altri dieci in luglio. AbInbeev prenderà quattro neolaureati a febbraio e 2 a settembre per il suo programma di diciotto mesi e altri sei per il global management program di dieci mesi.

Vodafone invece prevede di inserire nel graduate di due anni una cinquantina di giovani con laurea anche in Economia. «Tutti devono passare dalle funzioni di vendita o call center» riferisce Giulia Torre, recruiting&employer branding Vodafone Italia. Ogni anno Vodafone offre inoltre un centinaio di internship di 6 mesi. Anche Mars Italia propone una decina di stage a talenti con orientamento al risultato e voglia di imparare. Disponibili anche una decina di posti in tutta Europa per il graduate program di tre anni.

E per chi ama l’università è possibile inoltre lavorare proprio in Bocconi. Sono tra i 60 e gli 80 gli stage retribuiti a 800 euro lordi per tutti i laureati. Un’altra realtà italiana importante del settore food che crescerà all’estero, soprattutto negli Usa, è Eataly che ha appena lanciato il progetto di formazione Born to be Eatalian (pagina Linkedin). «Abbiamo bisogno di diversi talenti per nuove aperture a Copenaghen, Parigi, Londra, Las Vegas, Boston, Mosca, siamo in continua espansione» spiega Chiara Agosta, dell’ufficio ricerca e selezione.

Riso Scotti, poi, offre due internship di sei mesi. Sempre nel settore food un altro colosso come Mondelez prevede l’inserimento di una decina di persone per sei mesi entro aprile 2017. Per l’anno prossimo una quindicina di internship sono previsti anche in Expedia che cerca laureati non solo in Economia, ma anche in Lingue, Scienze del turismo, Marketing, con la conoscenza dell’inglese e se possibile del tedesco e la passione per i viaggi.

E sono una decina i posti per il Lab graduate program del gruppo L’Oréal. Da segnalare inoltre la possibilità di fare stage retribuiti a 850 euro e il Commercial Excellence, un programma europeo di cui l’obiettivo è di selezionare giovani talenti per inserirli all’interno dei team commerciali della divisione Consumer Product.

Engineering lavoro: ecco le opportunità per i neolaureati. Engineering, importante realtà della consulenza tecnologica con 40 sedi in Italia e all'estero, offre opportunità d’inserimento a candidati neolaureati con interesse per il settore It presso diverse sedi italiane.

I candidati inseriti saranno coinvolti in attività di consulenza, analisi, progettazione e sviluppo, e avranno l’opportunità di disegnare la propria carriera in linea con il proprio percorso di studi e le proprie aspettative. La proposta di Engineering permette infatti di frequentare il campus della Scuola aziendale di IT & Management “Enrico Della Valle”: la scuola offre percorsi di studio che permettono di verticalizzare la formazione fino a rendere le giovani leve dei veri specialisti di settore.
Le sedi di lavoro previste in Italia sono: Roma, Milano, Bari, Bologna, Brescia, Napoli, Orvieto (TR), Osimo (AN), Padova, Pont-Saint-Martin (AO), Torino, Trento, Venezia.

Il candidato ideale ricercato da Engineering è un neolaureato in discipline scientifiche ed economiche, parla inglese fluentemente, ha un forte interesse per il settore dell’IT ed è disponibile a trasferte in Italia e all’estero. I candidati ideali sono persone che hanno voglia di crescere in un’azienda italiana ma di respiro internazionale, che dimostrino proattività, spirito di iniziativa e desiderino fortemente far parte “di una grande e coesa realtà”, è scritto nell’area dedicata alle candidature del sito aziendale.

La multinazionale della consulenza per le sedi di Milano e Roma, offre in questo momento alcune decine di opportunità professionali, in particolare a profili esperti nella consulenza tecnologica e informatica. Nell’area dedicata alle carriere in Accenture sono disponibili tutte le informazioni per candidarsi.
La grande banca italiana cerca in questo momento diverse figure professionali qualificate, tra cui profili informatici quali database administrators e manageriali come chief compliance officer e chief operating officer, attuari ed esperti di audit. Tutti i dettagli sul sito dedicato alle carriere in Banca Intesa.

Lo storico istituto di credito piemontese offre diverse opportunità di lavoro presso la sede centrale di Biella: si cercano in particolare commerciali, responsabili pianificazione e controllo di gestione, prop trader, financial analyst, neolaureati. Tutti i dettagli sono disponibili nel sito dedicato alle carriere in Banca Sella.

Sono diverse le opportunità disponibili anche al Gruppo Barilla, storica azienda alimentare presente in tutto il mondo. In particolare si cercano figure di manutentori meccanici esperti per la sede di Ascoli Piceno. Dettagli sul sito dedicato alle carriere in Barilla.


Sono alcune decine le opportunità di lavoro offerte da Calzedonia, azienda della moda retail italiana ormai presente in tutto il mondo. Le posizioni aperte sono sia nella rete di negozi, che nello staff di sede a Dossobuono (Verona), e spaziano dal responsabile di negozio allo specialista di logistica, dal neolaureato al commesso. Dettagli e candidature sul sito Calzedonia.


La PwC mette a disposizione per laureandi o laureati in Economia 2 Stage di Risk e di Assistant Auditor – Audit/Financial Services.Essi sono incaricati della revisione del bilancio di banche, compagnie assicurative, intermediari finanziari o svolgeranno la loro attività nell’ambito del  IT Risk Assurance.  Per la candidatura è necessario compilare l'application form sul sito www.pwc.com/it/it/careers/graduate.html indicando come area di interesse 1° scelta “Audit” o la scelta “RiskLa SIMEST, la finanziaria pubblico – privata che sostiene lo sviluppo delle imprese italiane, ricerca neolaureati in discipline economiche, per offrire loro uno Stage di Pianificazione e Controllo di Gestione delle durata di 6 mesi.



martedì 22 novembre 2016

Pensione anticipata 2017 i possibili anticipi previdenziali



Quali sono le principali novità che saranno introdotte a partire dal 2017 per accedere alla pensione anticipata? All’Ape Agevolato potranno accedere 4 categorie di lavoratori, e quattro categorie potranno, invece, accedere al pensionamento anticipato con la quota 41. Per tutti gli altri lavoratori, oltre alla pensione anticipata vigente, ci sarà la possibilità di scegliere l’Ape volontario.

In alternativa 4 categorie di lavoratori potranno accedere alla pensione anticipata tramite l’Ape Agevolato, ovvero completamente a carico dello Stato, o tramite la quota 41, per la quale non sono previste penalizzazioni sull’assegno pensionistico. Tutte e due le misure saranno disponibili a partire dal 1 maggio 2017. Le 4 categorie di lavoratori coinvolti saranno, però, soggette a vincoli di bilancio annuali: se le domande supereranno le risorse messe a disposizione per ogni anno gli interessati potrebbero vedersi negare l’accesso alla pensione anticipata o veder slittare nel tempo il diritto di accesso alla pensione anticipata.

I requisiti di accesso all’Ape Agevolato prevedono almeno 63 anni di età con 30 o 36 anni di contributi ed un assegno pensionistico lordo inferiore a 1500 euro mensili.
Per accedere alla quota 41, invece, sono richiesti, oltre l’appartenenza ad una delle categorie da tutelare, 12 mesi di lavoro effettivo prima del compimento dei 19 anni e 41 anni di contributi versati.

La pensione anticipata Fornero (attiva dal 2012) e l’APE aziendale (sperimentale dal 2017) sono due strumenti che si rivolgono ai lavoratori prossimi al pensionamento ma con molte differenze: la prima delle quali è che l’anticipo pensionistico sarà accessibile anche per dipendenti delle aziende sotto i 15 dipendenti (limite minimo imposto dall’altro strumento).

Analizziamo dunque le caratteristiche per un confronto che mostri quale delle due opzioni è più conveniente per un lavoratore vicino all’età pensionabile.

L’APE aziendale è previsto dall’articolo 25, comma 7 della Legge di Bilancio in discussione in Parlamento: è una forma di pensione anticipata esercitabile a 3 anni e 7 mesi dal raggiungimento della pensione, prevede un trattamento che il lavoratore poi restituirà con la maturazione della pensione. L’azienda incrementa il montante contributivo individuale maturato dal dipendente, versando all’INPS un contributo non inferiore a quello della retribuzione del lavoratore. Il versamento va effettuato in un’unica soluzione, al momento della richiesta dell’APE.

La procedura si attiva solo con l’accordo del lavoratore. In parole molto semplici, le imprese versano i contributi che avrebbero dovuto pagare per il tempo che al dipendente manca al raggiungimento dell’età pensionabile in un’unica soluzione, in modo che alla fine l’INPS versi una pensione più alta. Il meccanismo dovrebbe consentire di ripagarsi le rate che bisognerà poi versare per restituire l’APE.

Incentivo all'esodo
Per tutti coloro che hanno cessato il rapporto di lavoro dipendente entro il 2011 maturando, negli anni successivi il diritto alla pensione secondo le regole previgenti la riforma Fornero, ci sarà la possibilità di poter fruire dell’ottava salvaguardia, un provvedimento per accedere al quale bisognerà produrre istanza all’Inps tra il 1 gennaio e il 1 marzo 2017, pena la decadenza.

Per chi non rientra nell’ottava salvaguardia, però, potrà vedere se rientra nella pensione di vecchiaia con l’età anagrafica di 66 anni e 7 mesi  o in quella anticipata per la quale sono richiesti 42 anni e 10  mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, indipendentemente dall’età.

La normativa di riferimento per la pensione anticipata Fornero è l’articolo 4 della legge 92/2012, in base al quale – nell’ambito di procedure sindacali nei casi di eccedenza di personale – l’impresa può incentivare l’esodo dei dipendenti in esubero a cui mancano al massimo 4 anni al raggiungimento della pensione, pagando una prestazione pari all’assegno previdenziale pieno e versando i contributi. In realtà il trattamento viene corrisposto dall’INPS, in seguito a fideiussione bancaria stipulata dall’impresa.

Rispetto alla Riforma Fornero, dal punto di vista anagrafico, l’APE si rivolge a una platea meno ampia, considerando tra l’altro che i 4 anni dalla pensione valgono anche per il trattamento di anzianità, contro 3 anni e 7 mesi dalla pensione di vecchiaia dell’APE. L’APE pone inoltre limiti di reddito non previsti dal trattamento Fornero: il lavoratore deve maturare come pensione un assegno minimo non inferiore a 1,4 volte il trattamento minimo. Ha però il vantaggio di essere accessibile ai dipendenti delle aziende con meno di 15 dipendenti, mentre la pensione anticipata della legge 92/2012 riguarda solo aziende sopra questa soglia ed è esercitabile soltanto nell’ambito di un piano di esuberi, con specifica procedura sindacale.

Per quanto riguarda il trattamento, la pensione anticipata Fornero è più vantaggiosa: 13 mensilità annue (contro le 12 dell’APE), rapportato alla pensione maturata. Anche l’APE è rapportato alla pensione maturata ma l’entità dell’assegno dipende dalla scelta del lavoratore su quanta parte farsi corrispondere in anticipo. La pensione da esodo non prevede nessuna necessità di restituzione a rate della somma, mentre l’APE aziendale prevede 20 anni di rate (i versamenti contributivi delle imprese dovrebbero comunque compensare il trattamento ricevuto).

In entrambi i casi, l’impresa versa i contributi anche nel periodo in cui il lavoratore percepisce l’assegno che lo accompagna alla pensione ma la pensione vera e propria sarà più alta per chi sceglie l’esodo Fornero, maturando un trattamento pieno mentre nel caso dell’APE dall’assegno bisogna togliere le rate ventennali. In conclusione, dal punto di vista economico è più conveniente l’esodo pensionistico, che però si rivolge a una platea più ristretta (soprattutto perché non riguarda le imprese sotto i 15 dipendenti), mentre all’impresa costa meno l’APE aziendale.

Per chi non rientra in nessuno dei benefici sopra elencati potrà accedere alla pensione anticipata con l’Ape volontario. Per accedervi sono richiesti 63 anni di età e almeno 20 anni di contributi versati. Una delle condizioni da rispettare per accedere a questa forma di pensionamento anticipato è quella di avere un assegno pensionistico, calcolato al momento dell’accesso all’Ape, che non risulti inferiore a 1,4 volte il trattamento minimo Inps: la pensione, quindi, non deve essere inferiore a 700 euro mensili.


lunedì 21 novembre 2016

Opzione Donna verso riapertura termini


Riapertura Opzione Donna in vista: lo annuncia il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano che prevede l’allungamento dei termini da fine 2015 a fine luglio 2016.

Il monitoraggio del Governo appena concluso è servito a stabilire quante risorse sono ancora disponibili per comprendere una platea ampia di lavoratrici. Damiano conferma che Padoan ha firmato il resoconto inviandolo al Ministero del Lavoro, primo passo per quantificare le risorse necessarie alla proroga del regime sperimentale che consente la pensione anticipata alle aventi diritto, calcolata con il metodo contributivo. Il Comitato Opzione Donna si sta muovendo sui Social per accelerare l’iter di trasmissione del resoconto alle Camere.

Al momento ci sono 2,5 miliardi e l’emendamento tiene conto di questa cifra.
L’Opzione Donna consente alle lavoratrici con 57 anni e tre mesi (58 e tre mesi per le autonome) e 35 anni di contributi di andare in pensione anticipata. Secondo la normativa in vigore, il requisito deve essere maturato entro fine 2015, escludendo di fatto le lavoratrici nate nell’ultimo trimestre dell’anno. L’allungamento a luglio 2016 amplierebbe la platea delle aventi diritto.

Si tratta di una corsia preferenziale introdotta dalla Legge Maroni (articolo 1, comma 9 della legge 243/04) e fortemente utilizzata dopo l’introduzione della Riforma Fornero, pur escludendo i contributi versati alla Gestione Separata INPS. La Legge di Stabilità 2016 ha eliminato le limitazioni INPS di cui alle Circolari n.35 e n.37 del 2012 (31 dicembre 2015 termine ultimo di decorrenza pensione), pur mantenendo le finestre mobili di 18 o 12 mesi (autonome o dipendenti) per l’accesso alla prestazione.

Il nuovo emendamento alla Legge di Bilancio 2017 (che contiene una nuova riforma delle pensioni in ottica di maggiore flessibilità in uscita) è stato proposto dalla commissione Lavoro in sede consultiva, dovrà quindi essere discusso dalla commissione Bilancio in sede referente. Il testo dovrebbe arrivare in aula il 24 novembre e approvato dall’aula di Montecitorio prima del 4 dicembre, giorno del referendum costituzionale per poi passare all’esame del Senato.

Con l'Opzione Donna si può uscire invece con un anticipo di diversi anni rispetto ai requisiti sopra indicati a patto però di accettare un assegno interamente calcolato con il sistema contributivo.

Per l'esercizio dell'opzione è necessario possedere 57 anni e 3 mesi di età (58 anni e 3 mesi le autonome) unitamente a 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2015 (articolo 1, comma 281 della legge 208/2015). Si ricorda che con l'approvazione della legge di stabilita' 2016 è venuta sostanzialmente meno la restrizione prevista dall'Inps con le Circolari 35 e 37 del 14 marzo 2012 che avevano interpretato la data del 31 dicembre 2015 come termine entro il quale si dovesse maturare la decorrenza della prestazione. L'Inps ha confermato questa interpretazione con la recente Circolare 45/2016.

L’Opzione Donna prevede almeno 35 anni di contributi versati e un’età di 57 anni e tre mesi per le lavoratrici dipendenti, 58 anni e tre mesi per le autonome. La maturazione del requisito (31 dicembre 2015) non coincide con la decorrenza della pensione, che in base alla finestra mobile vede l’assegno erogato dopo 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le autonome.

La decurtazione scatta poiché, con il contributivo, si rinuncia al sistema misto che garantisce un trattamento più alto. Ecco un esempio che mostra come varia la riduzione dell’assegno in relazione agli anni di anticipo pensionistico: lavoratrice nata nel 1958, con 38 anni di contributi, ultima retribuzione annua pari a 25mila 700 euro.

Per questa tipologia di prestazione resta, infatti, in vigore la in vigore la cd.finestra mobile secondo la quale l'assegno viene erogato dopo 12 mesi dalla maturazione dei predetti requisiti per le dipendenti e 18 mesi per le autonome.

Pronto il responso per l'Opzione Donna sul monitoraggio delle risorse utilizzate e quelle residue rispetto allo stanziamento del Governo. Informazione necessaria per capire se esistono realmente i margini per la proroga oltre il 31 dicembre 2015 dell’Opzione Donna, come previsto da un emendamento alla Legge di Stabilità 2016 (articolo 1, comma 281 della legge 208/2015) a patto però di un residuo di risorse rispetto ai fondi stanziati.

Tale possibilità di proroga del regime sperimentale doveva essere comunicata da Governo e INPS entro il 30 settembre 2016 alle Camere sulla base dei dati relativi al monitoraggio della sperimentazione dell’Opzione Donna, ma la scadenza non è stata rispettata.

Ora però, secondo le dichiarazioni del Sottosegretario al Welfare, Franca Biondelli, fornite in risposta all'interrogazione parlamentare sollevata dalla Lega Nord in Commissione Lavoro alla Camera, i dati sembrano essere arrivati e la relazione relativa al monitoraggio dell’Opzione Donna sarà trasmessa a breve al Parlamento.

In particolare Biondelli ha spiegato:

«La relazione relativa al monitoraggio effettuato dall’INPS, è stata redatta la relazione sull'attuazione della sperimentazione con particolare riferimento agli specifici oneri previdenziali e alle relative previsioni di spesa. Tale relazione, già firmata dal Ministro Poletti, verrà inviata alle Camere non appena ricevuto il concerto da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze, come previsto dallo stesso articolo 1, comma 281 della legge n. 208 del 2015.

In ogni caso, intendo rassicurare l’onorevole interrogante che è intenzione del Governo impiegare le risorse eventualmente non utilizzate al fine di portare a conclusione la sperimentazione originariamente introdotta dall’articolo 1, comma 9, della legge n. 243 del 2004.

Assegno ridotto del 20-30% per le lavoratrici che scelgono l’Opzione Donna, prorogata dalla Legge di Stabilità (requisito anagrafico e contributivo maturato entro il 31 dicembre 2015, domanda di pensione presentabile per tutto il 2016): la pensione si calcola interamente con il contributivo e l’importo varia in base a contributi versati e anni di anni di pensione anticipata.


INPS: nuove regole sui sussidi lavoro decorrenza e termini


Allo scopo di favorire la compiuta applicazione delle previsioni recate dalla riforma degli ammortizzatori sociali. Ci si riferisce, in particolare, alle nuove modalità di calcolo della contribuzione addizionale, fondate, come è noto, su una base imponibile diversa da quella previgente la riforma in discorso – coincidente con la retribuzione globale che sarebbe spettata al lavoratore per le ore di lavoro non prestate (cd. “retribuzione persa”) – e sul riassetto della relativa aliquota, la cui misura varia sulla base dell’intensità di utilizzo dei trattamenti nell'arco di un quinquennio mobile.

In particolare l’INPS riordina le regole riguardo al conguaglio delle integrazioni salariali corrisposte dai datori di lavoro prima dell’introduzione dei nuovi sistemi di trasmissione delle denunce contributive, nonché ai termini di decorrenza delle nuove aliquote contributive e alle modalità di applicazione della variazione della misura della contribuzione addizionale nel corso del periodo di paga mensile.

La contribuzione addizionale per i sussidi lavoro, come la cassa integrazione, che le imprese devono versare in base alla riforma degli ammortizzatori sociali contenuta nel Jobs Act, si applica ai trattamenti di integrazione salariale richiesti a partire dal 24 settembre 2015, anche se l’evento di sospensione dal lavoro è antecedente. Se invece l’istanza è presentata dopo tale, anche se la CIG inizia in un momento successivo si applicano le regole previste dalla vecchia normativa. Lo ha chiarito la circolare INPS 199/2016, che fornisce nuove indicazioni operative per le imprese sull’articolo 5 del sopra citato decreto legislativo.

Ricordiamo innanzitutto che le aliquote previste dal decreto (che valgono anche per i fondi di solidarietà) sono le seguenti:

9% della retribuzione globale che sarebbe spettata al lavoratore per le ore di lavoro non prestate, relativamente ai periodi di integrazione salariale ordinaria o straordinaria fruiti all'interno di uno o più interventi fino la limite complessivo di 52 settimane in un quinquennio mobile;

12% fra 52 e 104 settimane in un quinquennio mobile;

15% oltre le 104 settimane.

L’articolo 44 del decreto di riforma ammortizzatori sociali prevede che le nuove regole di calcolo della contribuzione addizionale si applichino ai trattamenti chiesti a partire dalla data di entrata in vigore del provvedimento (24 settembre 2015). L’INPS sottolinea che la discriminante è la data della domanda e non quella in cui parte il trattamento di integrazione salariale.

Con specifico riferimento alla cassa integrazione straordinaria, per gli interventi che erano già partiti prima dell’entrata in vigore del decreto, si continuano ad applicare le vecchie regole anche in caso di proroga dei trattamenti per riorganizzazione, ristrutturazione e contratti di solidarietà, purché le domande relative al primo anno siano state presentate entro il 23 settembre 2015, e istanze per il secondo anno di programmi di cessazioni biennali di attività presentate dopo il 24 settembre 2015.

Si applicano le regole precedenti alla Riforma anche a tutti i casi in cui la consultazione sindacale/verbale di accordo e le conseguenti sospensioni o riduzioni di orario di lavoro siano intervenute prima dell’entrata in vigore del predetto Decreto legislativo 148/2015 e le relative istanze di CIGS siano state presentate nell’arco temporale tra il 24 settembre e il 31 ottobre 2015.

Stessa regola per quanto riguarda il superamento delle 52 o 104 settimane, e la conseguente applicazione dell’aliquota corretta, si considerano i trattamenti di integrazione salariale per i quali sia stata presentata istanza a decorrere dal 24 settembre 2015, anche se riguardanti eventi di sospensione o riduzione antecedenti a tale data. Se invece la cig è iniziata dopo, ma la domanda è precedente al 24 settembre 2015, il periodo non si calcola. Con esclusivo riferimento alla cassa straordinaria, non dovranno essere nemmeno computati i trattamenti a cui si applica il regime transitorio previsto dalla circolare INPS in quanto riconducibile alla  normativa in vigore.

Le imprese provvedimento al versamento entro il giorno 16 del terzo mese successivo a quello di una prossima circolare applicativa INPS, che fornirà anche codici da applicare per il conguaglio da indicare nella dichiarazione Uniemens e modalità di calcolo e versamento.

L’INPS fa riferimento alle nuove modalità di calcolo della contribuzione addizionale fondate su una base imponibile diversa da quella previgente la riforma, cd. “retribuzione persa” e sul riassetto della relativa aliquota, la cui misura varia sulla base dell’intensità di utilizzo dei trattamenti nell’arco di un quinquennio mobile.

Anche per i fondi di solidarietà la contribuzione addizionale è computata su una base imponibile coincidente con la cd. “retribuzione persa”, come sopra descritta, con aliquota determinata dai decreti istitutivi dei singoli fondi di solidarietà.

A riguardo l’INPS fa presente che in attesa della emanazione di specifiche disposizioni amministrative, anche per le autorizzazioni successive al D. Lgs. 14 settembre 2015, n.148 rimangono ferme le modalità di dichiarazione contributiva già rese note.

Per quanto attiene la modalità di applicazione del contributo addizionale per le prestazioni di cassa integrazione in deroga si rinvia a quanto previsto dalla circolare n. 56 del 29 marzo 2016.


domenica 20 novembre 2016

Assegno di natalità: domanda entro il 31 dicembre 2016



L’assegno di natalità concesso dall’Inps alle famiglie con reddito Isee basso per ogni figlio nato o adottato tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017, fino ai tre anni, è stato confermato anche per l’anno 2017. Il valore dell’ISEE è calcolato in riferimento al nucleo familiare del genitore richiedente. Qualora il figlio sia affidato temporaneamente ad una famiglia o persona singola, il requisito dell’ISEE è calcolato con riferimento al nucleo familiare del quale fa parte il minore affidato: precisamente, i minori in affidamento temporaneo sono considerati nuclei familiari a sé stanti ma l’affidatario ha facoltà di considerarli parte del proprio nucleo.

Coloro che hanno presentato domanda di assegno di natalità nel corso del 2015 e non hanno ancora provveduto nel 2016 alla presentazione della DSU - Dichiarazione Sostitutiva Unica, utile al rilascio dell’ISEE, devono provvedervi entro il prossimo 31 dicembre. E’ quanto ricorda l’INPS, che avverte che la mancata presentazione della DSU nei termini stabiliti comporterà, oltre alla perdita delle mensilità per il 2016, anche la decadenza della domanda di assegno presentata nel 2015. In tale caso l’interessato per accedere al beneficio dovrà presentare una nuova domanda nel 2017.

Gli interessati che hanno presentato domanda di assegno di natalità nel 2015 devono presentare la Dichiarazione Sostitutiva Unica per l’anno in corso entro e non oltre il prossimo 31 dicembre 2016. Questo adempimento è necessario ai fini dell’ISEE 2016: è quanto precisa l’INPS con messaggio 4255/2016.

Gestione delle domande
Dall’anno 2015 l’Istituto nazionale di previdenza sociale gestisce le domande di assegno di natalità di cui alla legge 190/2014, provvedendo al pagamento delle singole mensilità in favore dei soggetti aventi diritto. Le istruzioni in merito, erano state emanate dall’INPS con circolare n. 93 dell’8 maggio 2015.

In riferimento a tale prestazione, è stata effettuata una verifica nella procedura di gestione delle domande; in maniera specifica, è stato evidenziato che molti utenti, che hanno presentato domanda di assegno durante il 2015, non hanno ancora provveduto per l’anno in corso alla presentazione della Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU), utile al rilascio dell’ISEE per l’anno 2016, così come indicato nella sopracitata circolare.

l bonus natalità come lo definisce l’INPS, consiste nell’erogazione di un assegno di 80€ al mese per ogni figlio alle famiglie con un ISEE inferiore a 25mila euro, e di 160€ mensili a chi è in una fascia ISEE al di sotto di 7mila euro.

Fermo restando la soglia reddituale, tramite apposita richiesta all’Inps tutti i neo genitori o genitori adottivi (italiani, cittadini dell’UE o extracomunitari con permesso di soggiorno) possono fruire del bonus bebè 2016, ma solo fino al compimento del 3° anno di età del figlio naturale o adottivo.

La richiesta del bonus bebè va fatta entro 3 mesi dalla nascita o dall’arrivo in casa del bambino. Se la domanda viene fatta oltre i termini previsti, l’erogazione del bonus scatterà comunque dalla data di presentazione della stessa al compimento del 3° anno di vita del figlio e non si riceveranno gli arretrati.

Come abbiamo detto, questo è quanto previsto ora, ma la durata della concessione dell’assegno di natalità potrebbe essere rivista con l’inserimento del bonus bebè di 5 anni nella Legge di Stabilità 2017. Ricordiamo che la richiesta va presentata una sola volta per figlio e nel caso di gemelli la somma percepita va moltiplicata per il numero degli stessi.

Come fare domanda per il bonus bebè 2016? Basta inviare apposita domanda in via telematica attraverso il sito ufficiale dell’Inps dalla sezione Servizi online. Per accedere al sito e compilare la domanda è necessario avere il codice PIN rilasciato dall’Istituto.

Se non si è in possesso del PIN, in alternativa, si ci si può recare al proprio Patronato di fiducia o al Caf, oppure contattare il numero verde 803.164 da telefono fisso o 06 164.164 da cellulare.
Può presentare la domanda il genitore che sia in possesso dei seguenti requisiti :

1) Cittadinanza italiana oppure di uno Stato dell’Unione Europea oppure, in caso di cittadino di Stato extracomunitario, permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo, di cui al riformato articolo 9 del Decreto Legislativo n.286/1998 e successive modificazioni. Ai fini dell’assegno, ai cittadini italiani sono equiparati i cittadini stranieri aventi lo status di rifugiato politico o di protezione sussidiaria;

2) residenza in Italia;

3) convivenza con il figlio (il figlio ed il genitore richiedente devono essere coabitanti ed avere dimora abituale nello stesso Comune);

4) ISEE del nucleo familiare di appartenenza del richiedente, o del minore nei casi in cui lo stesso faccia nucleo a sé, al momento di presentazione della domanda e per tutta la durata del beneficio, non superiore a 25.000 euro annui. L’ISEE di riferimento è l’ISEE minorenni del bambino per il quale si richiede l’assegno.

Nel caso in cui il figlio venga affidato temporaneamente a terzi, la domanda di assegno può essere presentata dall’affidatario. L’assegno è concesso in relazione ad affidamenti temporanei disposti presso una famiglia oppure una persona singola, a beneficio del nucleo familiare presso cui il minore è collocato temporaneamente.

Se il genitore che ha i requisiti per avere l’assegno è minorenne o incapace di agire per altri motivi, la domanda è presentata, in nome e per conto del genitore minorenne/incapace, dal suo legale rappresentante.



Partite Iva, ecco come difendersi



Aprire la Partita Iva può generare dei costi annuali sia di apertura sia di gestione, fissi o variabili, oltre a far porre una serie di domande sul regime fiscale più conveniente da scegliere tra quelli attualmente a disposizione dei professionisti nel diritto tributario.

I 22 articoli della nuova legge introducono una serie di nuove tutele e di welfare per gli oltre due milioni tra professionisti iscritti a Ordini professionali e i cosiddetti «senza Albo» (quelli che, invece, non appartengono a un Ordine). A cominciare dalla possibilità di poter “scaricare” fiscalmente gli oneri sostenuti per la garanzia contro il mancato pagamento delle prestazioni. Viene infatti prevista la deducibilità integrale dei costi sostenuti per la garanzia contro il mancato pagamento delle prestazioni di lavoro autonomo, fornita da forme assicurative o di solidarietà.

In ogni caso diventano abusive tutte quelle clausole che concordano termini per saldare superiori a 60 giorni dalla consegna della fattura al cliente. Si rafforzano, pure, le tutele nelle transazioni commerciali, e viene estesa ai lavoratori autonomi (in quanto compatibile) la disciplina per difendersi dall'abuso di dipendenza economica. Ma ci sono anche altre modifiche in arrivo, vediamole nel dettaglio.

Spese di vitto e alloggio

Il Ddl autonomi punta all'esclusione dalla base imponibile Irpef e dal calcolo dei contributi di tutte le spese relative all'esecuzione di un incarico conferito e sostenute direttamente dal committente. Un'esclusione che vale già ora per i costi di albergo, pasti e bevande sostenute direttamente da chi commissiona l'incarico al lavoratore autonomo. Niente tassazione anche per le spese di alloggio e vitto pagate dal professionista per l'esecuzione di un incarico e poi addebitate in modo «analitico» al cliente che gli ha richiesto un lavoro. Non saranno, invece, toccate le regole per le altre spese di vitto e alloggio sostenute da autonomi con la deducibilità al 75% per un importo non superiore al 2% dei compensi percepiti nel periodo d'imposta. Modifiche che si dovrebbero applicare già dall'anno d'imposta in corso (quindi dalle dichiarazioni da presentare nel 2017), quindi non sarà un particolare irrilevante quando il testo diventerà definitivamente legge.

Spese di formazione e per iscrizione a master

Anche sulle formazione il Jobs act autonomi punta a riformare il quadro attuale che consente la deduzione delle spese di partecipazione a convegni, congressi e simili o a corsi di aggiornamento professionale - incluse quelle di viaggio e soggiorno - nella misura del 50% del loro importo. Le modifiche puntano, invece, a intervenire su tre diversi profili. In primo luogo, diventerebbero integralmente deducibili entro un tetto annuo di 10mila euro le spese per l'iscrizione a master e a corsi di formazione o di aggiornamento professionale ma anche quelle sostenute per convegni e congressi con l'esclusione, però, della deducibilità delle spese di viaggio e di soggiorno o comunque delle spese di partecipazione diverse dall'iscrizione. Inoltre, sarebbero deducibili dall'imponibile entro un limite annuo di 5mila euro le spese per i servizi personalizzati di certificazione delle competenze, orientamento, ricerca e sostegno all'auto-imprenditorialità erogati dai centri per l'impiego o dai soggetti accreditati a svolgere funzioni e compiti in materia di politiche attive per il lavoro: spese che dovrebbero essere mirate a sbocchi occupazionali effettivamente esistenti e appropriati in relazione alle condizioni del mercato del lavoro. Infine, diventerebbero deducibili integralmente i costi per l'assicurazione contro il mancato pagamento delle prestazioni di lavoro effettuato.

Maternità e malattia
Novità in arrivo per professionisti e partite Iva anche sul fronte del lavoro: se nasce un figlio si avrà la possibilità di ricevere l'indennità pur continuando a lavorare (non scatta l'astensione obbligatoria). Per gli iscritti alla gestione separata Inps i congedi parentali salgono da 3 a 6 mesi entro i primi tre anni di vita del bambino. Se poi ci si ammala o si subisce un infortunio, su richiesta dell'interessato si potrà sospendere la prestazione (salvo che venga meno l'interesse del committente).

La previdenza

Sul fronte previdenziale si profila il tentativo di muoversi in modo in un certo senso allineato con un primo intervento presente nel Ddl di bilancio appena trasmesso alla Camera. La manovra riduce a regime l'aliquota contributiva per i professionisti freelance non iscritti a Casse private al 25% a partire dal 2017, disinnescando così una volta per tutte l'aumento progressivo disposto dalla riforma Fornero del mercato del lavoro e poi congelato mantenendo l'aliquota al 27% negli ultimi anni. A questo si aggiunge l’ordine del giorno (prima firmataria Annamaria Parente, capogruppo Pd in commissione Lavoro a Palazzo Madama) approvato dal Senato. Quest’ultimo impegna il Governo a una revisione complessiva del sistema previdenziale dell'intero comparto del lavoro autonomo (artigiani, commercianti, agricoltori e professionisti non ordinisti) suddividendo la gestione separata tra professionisti (circa 205mila) e parasubordinati. Un intervento pensato in chiave semplificazione con la creazione di due gestioni Inps: una relativa ai lavoratori dipendenti e parasubordinati e l'altra relativa all'unificazione di artigiani, commercianti, agricoltori e professionisti. E questo secondo i senatori Pd potrebbe garantire «un'uniformità di rendimenti e prestazioni uguali per aree omogenee e si risolverebbe la problematica di equilibrio finanziario tra le varie gestioni che oggi esiste».

Poniamo alcune domande

Un Contribuente minimo con 12 fatture per prestazioni di servizi, che opera solo sul territorio italiano, e non sostiene molti acquisti nel corso dell’anno, non è soggetto a comunicazioni periodiche, registri iva e altri adempimenti che contraddistinguerebbero un professionista in regime ordinario, potrete stimare un onorario sui 500-750 euro l’anno (apertura, gestione della contabilità, adempimenti periodici e tenuta delle scritture contabili e dichiarazione dei redditi) anche se so che dicendo questo attirerò le antipatie di alcuni professionisti che applicano parcelle ben maggiori e altri che al contrario applicano parcelle ancora più basse.

Ovviamente il discorso cambia per quello che concerne l’apertura e la gestione della partita Iva per le società (srl o spa per esempio): in realtà per l’apertura in questo caso provvedere spesso direttamente il notaio ed il costo non cambia rispetto ad un libero professionista in quanto la procedura è la medesima.

Potrei gestire da solo la partita Iva?

Questa è una domanda che molti si pongono nel tentativo disperato di abbattere il più possibile i costi di gestione della propria attività di lavoro autonomo (per le società sarebbe abbastanza impensabile). Per esperienza vi dico che è meglio che non ci proviate perché vi ruba molto tempo e vi fa commettere molti errori, soprattutto nella parte iniziale dell’apertura di Partita Iva e fatturazione nonché i primi adempimenti. E poi ci sono le modifiche normative che intervengono di frequente a cui dovreste stare appresso per cui i soldi del commercialista, credetemi sono spesi bene. Unica cosa trovatene uno di fiducia e che non costi molto.

Smarcato l’aspetto dei costi potete leggere l’articolo dedicati ai passi da seguire per l’apertura della partita IVA.

Quale regime agevolato scegliere?

Potete leggere a tal proposito l’articolo dedicato alla scelta del regime fiscale anche se vi anticipo che il nuovo regime forfettario dei contribuenti minimi è quello preferibile se si rispettano i requisiti di accesso. Leggete l’articolo dedicato al NUOVO regime forfettario dei contribuenti minimi

Come chiudere la partita Iva

Se invece la dovete solo chiudere allora potete leggere l’articolo dedicato alla chiusura della partita Iva.
Da una parte poi vi segnalo gli articoli dedicati alla prestazione occasionale e l’altro all'apertura della Partita Iva.



lunedì 14 novembre 2016

Lavoro: Assosomm e l'occupazione femminile


Nuova iniziativa di sensibilità sociale per promuovere la quota rosa del mercato del lavoro italiano. E' Filiale in Rosa 2016, lanciata da Assosomm, l’Associazione nazionale che raggruppa le agenzie per il lavoro. “Cresce il numero di donne occupate e si riducono le inattive: è un segno -spiega Grazia Carfagno, consigliere di Assosomm- che qualcosa sta cambiando nel mercato del lavoro, che si tinge di rosa”.

“E' per sostenere questo positivo trend -sottolinea- che abbiamo ideato questa speciale iniziativa, Filiale in Rosa 2016, nonché per dare un nuovo e ulteriore segno di proattività come agenzie per il lavoro, troppo spesso accusate di essere dispensatrici di instabilità quando invece tutto il loro impegno quotidiano è speso per cercare di offrire nuove occasioni di sperimentazione professionale”. Le mattine di sabato 19 e di sabato 26 novembre, molte filiali delle agenzie per il lavoro associate ad Assosomm terranno aperte le proprie porte per rispondere alle domande delle donne in tema di migliorabilità occupazionale. Gli esperti delle agenzie aderenti saranno così gratuitamente a disposizione per rispondere a qualsiasi dubbio in materia, per esempio, di ricollocamento, bilancio delle competenze, formazione, compilazione di un cv davvero efficace.

“A settembre 2016 -commenta Grazia Carfagno- il tasso di occupazione femminile è salito al 48,2% (+0,9% in un anno) e sono calate le inattive di 305 mila unità, segno della voglia di partecipare al mercato del lavoro. E i 384 mila posti conquistati in un anno dagli over 50 si sono distribuiti equamente tra uomini e donne". "Ma, anche se i dati sono incoraggianti, resta ancora molto da fare per portare più massicciamente al lavoro le donne. E' per questo che abbiamo deciso, come associazione, di promuovere questa iniziativa, per agevolare, quindi, questa ondata rosa”, avverte.

“E' necessario ripristinare i principi della ‘Womenomics’, di un’economia, cioè, e di una società -sostiene Carfagno- basate sulle donne. Ma non si tratta di puntare tutto sulle quote rosa (anche se per i posti al femminile nei consigli di amministrazione la formula sta funzionando, visto che l’Italia, con il suo 30,8% di donne nei cda, è al quarto posto a livello globale)".

"Si tratta - chiarisce - di creare percorsi virtuosi per aiutare le donne a entrare nel mercato del lavoro e a conquistare un maggior numero di posti. Inoltre, va creata una rete di servizi che facilitino le donne a conciliare famiglia e lavoro”.

Insomma, “una mattinata per parlarne insieme -sintetizza Carfagno- perché, molto spesso, le persone disoccupate sono persone scoraggiate, convinte di aver percorso ogni strada possibile per trovare un’occupazione professionale". "E in verità, poi, sono molti i nodi che rimangono non sciolti nel percorso che dovrebbe, più efficacemente, condurre un disoccupato alla soluzione del suo stallo", conclude.

Informazioni e supporto per l’occupazione femminile il 19 e 26 novembre presso le filiali delle Agenzie per il lavoro aderenti ad Assosomm.

Sostenere l’occupazione femminile, aiutandole a sviluppare le loro potenzialità lavorative e a migliorare competenze e conoscenze: questo l’obiettivo dell’iniziativa promossa da Assosomm che vedrà coinvolte le cento filiali delle Agenzie per il lavoro aderenti nelle giornate del 19 e del 26 novembre.

Nelle due date si svolgerà #filialiinrosa2016, progetto che prevede l’apertura delle filiali alle donne che vorranno chiedere informazioni agli esperti e ricevere supporto per la compilazione del CV, per la formazione, per il ricollocamento.

In queste giornate, molte filiali delle tante Agenzie per il Lavoro associate ad Assosomm terranno aperte le proprie porte per rispondere alle domande delle donne in tema di migliorabilità occupazionale. Gli esperti delle Agenzie aderenti saranno così gratuitamente a disposizione per rispondere a qualsiasi dubbio in materia, per esempio, di ricollocamento, bilancio delle competenze, formazione, compilazione di un cv davvero efficace.


Sul sito di Assosomm è pubblicato l’elenco delle filiali aderenti.



INPS: cumulo stipendio e pensione



L’INPS, con la circolare n. 195/2016, ha fornito chiarimenti per la corresponsione delle mensilità aggiuntive e dell’indennità integrativa speciale sulle pensioni percepite durante lo svolgimento dell’attività lavorativa presso le Pubbliche Amministrazioni. In assenza di un intervento da parte del legislatore, dopo la dichiarazione di incostituzionalità della disciplina previgente, viene così ammesso il cumulo integrale tra pensione e retribuzione.

Quindi è stato riconosciuto integralmente il diritto dei pensionati ex-INPDAP di cumulare la tredicesima mensilità della pensione con i redditi da lavoro dipendente e autonomo.

In particolare l’INPS ha spiegato che, con riferimento alla corresponsione della tredicesima mensilità e/o dell’indennità integrativa speciale su pensioni a carico delle gestioni esclusive percepite in costanza di attività lavorativa presso lo Stato, amministrazioni pubbliche o enti pubblici, le disposizioni di cui al DPR n. 1092/1973, che prevedono la non cumulabilità tra il trattamento stipendiale e la pensione, sono state dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale nel 1989 e nel 1992.

Per questo INPS e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali adotteranno una soluzione in via amministrativa volta al riconoscimento di tali emolumenti anche a favore di coloro che non hanno presentato ricorso in merito.

Le pensioni decorrenti dal 10 novembre 2016, saranno corrisposti integralmente e dalla stessa data gli interessati potranno richiedere alla sede INPS competente la corresponsione della tredicesima mensilità e/o dell’indennità integrativa speciale su pensione in godimento in costanza di attività lavorativa dipendente.

La circolare INPS fornisce inoltre indicazioni sull’acquisizione della domanda, sulle modalità e quantificazione del ripristino degli importi di indennità integrativa speciale e/o di tredicesima anche in ipotesi di ricorsi amministrativi pendenti o in corso di istruttoria.

Sono previsti limiti alla cumulabilità della pensione con i redditi da lavoro per:

i titolari di assegni di invalidità;

i titolari di pensioni di invalidità;

i pensionati lavoratori che trasformano il rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale.

Il richiedente la pensione di vecchiaia, la pensione di anzianità e la pensione anticipata deve cessare l’attività lavorativa subordinata per poter conseguire il diritto alla pensione. Non è necessario, invece, cessare l’attività di lavoro autonomo.

La trattenuta è effettuata nei casi previsti:
sulla retribuzione, a cura del datore di lavoro, se il pensionato presta attività lavorativa subordinata. Il datore di lavoro deve provvedere al versamento di quanto trattenuto all’INPS che eroga la pensione;

sugli arretrati di pensione, dall’INPS, in caso di tardiva liquidazione della prestazione, se il pensionato presta attività lavorativa subordinata;

sulla pensione, dall’INPS, se il pensionato è in possesso di redditi da lavoro autonomo.

Per i titolari di assegno di invalidità la legge prevede un doppio taglio dell’assegno se il titolare continua a lavorare. La pensione si riduce del 25% se il reddito supera quattro volte il trattamento minimo annuo e del 50% se supera cinque volte.

Se l'assegno ridotto resta comunque superiore al trattamento minimo può subire un secondo taglio.

Ciò dipende dall’anzianità contributiva sulla base della quale è stato calcolato:
con almeno 40 anni di contributi non c'è alcuna trattenuta aggiuntiva, perché in questo caso l'assegno è interamente cumulabile con il reddito da lavoro dipendente o autonomo;
con meno di 40 anni di contributi scatta la seconda trattenuta che varia a seconda che il reddito provenga da lavoro dipendente o autonomo.

Nel primo caso è pari al 50% della quota eccedente il trattamento minimo. Nel secondo caso invece è pari al 30% della quota eccedente il trattamento minimo e comunque non può essere superiore al 30% del reddito prodotto.

In caso di trasformazione dell’assegno in pensione di vecchiaia la pensione è cumulabile con i redditi da lavoro.

PENSIONE DI INVALIDITA’

Se la pensione di invalidità è superiore al trattamento minimo può subire una trattenuta. Ciò dipende dall’anzianità contributiva sulla base della quale è stata calcolata:

con almeno 40 anni di contributi non si effettua la trattenuta, perché in questo caso la pensione di
invalidità è cumulabile con il reddito da lavoro dipendente o autonomo;

con meno di 40 anni di contributi si effettua la trattenuta che varia a seconda che il reddito provenga da lavoro dipendente o autonomo.

Nel primo caso è pari al 50% della quota eccedente il trattamento minimo. Nel secondo caso invece è pari al 30% della quota eccedente il trattamento minimo e comunque non può essere superiore al 30% del reddito prodotto.

In caso di trasformazione della pensione di invalidità in pensione di vecchiaia la pensione è cumulabile con i redditi da lavoro.

Sono altresì applicabili le norme che prevedono per il pensionato di età inferiore a quella prevista per il pensionamento di vecchiaia:

la sospensione della pensione di invalidità se il reddito derivante da lavoro dipendente, autonomo, professionale o di impresa è superiore a 3 volte l’ammontare del trattamento minimo del fondo pensioni lavoratori dipendenti calcolato in misura pari a 13 volte l’importo mensile in vigore al 1° gennaio di ciascun anno.

PENSIONE DI INABILITÀ
La pensione di inabilità è incompatibile

con qualsiasi attività lavorativa sia dipendente sia autonoma svolta in Italia o all'estero;

con l'iscrizione negli elenchi anagrafici degli operai agricoli, con l'iscrizione negli elenchi nominativi dei lavoratori autonomi o in albi professionali e con i trattamenti a carico dell'assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione e con ogni altro trattamento sostitutivo o integrativo della retribuzione.

Se si verifica una delle predette cause di incompatibilità il pensionato è tenuto a darne immediata comunicazione all'Inps che revoca la pensione di inabilità e liquida, se ricorrono le condizioni, l’assegno ordinario di invalidità con decorrenza dal primo giorno del mese successivo al verificarsi dell’incompatibilità stessa.

LA PRESENTAZIONE DELLE DICHIARAZIONI DEI REDDITI DA LAVORO
I titolari di pensione di invalidità e di assegno di invalidità interessati devono presentare la dichiarazione attestante i redditi da lavoro autonomo entro lo stesso termine previsto per la dichiarazione dei redditi ai fini dell'Irpef (mod. UNICO), al fine di determinare l’esatta misura della trattenuta da operare.

In particolare devono presentare:

la dichiarazione attestante i redditi da lavoro autonomo riferiti all'anno precedente.

la dichiarazione "a preventivo" che consenta di effettuare provvisoriamente le trattenute delle quote di pensione non cumulabili con i redditi da lavoro autonomo sulla base della dichiarazione dei redditi che prevedono di conseguire nel corso dell'anno.

I redditi da lavoro autonomo devono essere dichiarati al netto dei contributi previdenziali e assistenziali e al lordo delle ritenute erariali.

Il reddito d'impresa deve essere dichiarato al netto anche delle eventuali perdite deducibili imputabili all'anno di riferimento del reddito.

Devono presentare la dichiarazione reddituale a consuntivo anche i pensionati per i quali la situazione reddituale dichiarata a preventivo non abbia avuto variazioni.

Devono presentare la dichiarazione reddituale a preventivo anche i pensionati per i quali la situazione reddituale dell’anno in corso non è variata rispetto a quella dichiarata a consuntivo per l’anno precedente.


domenica 13 novembre 2016

Partita IVA: costo, calcolo e un percorso per come cominciare



Aprire la Partita Iva può generare dei costi annuali sia di apertura sia di gestione, fissi o variabili, oltre a far porre una serie di domande sul regime fiscale più conveniente da scegliere tra quelli attualmente a disposizione dei professionisti nel diritto tributario.

Potrete altrimenti servirvi di un Commercialista o  CAF, che predisporrà il modulo secondo le vostre indicazioni e provvederà all’invio telematico. Per vostra informazione esiste un tariffario per che può non solo essere oggetto di oscillazioni tra i diversi ordini nazionali, ma varia da commercialista a commercialista e da zona a zona. Esistono professionisti che vi faranno pagare anche 500 euro per aprire una Partita IVA, che si potrebbe fare da soli e commercialisti che non vi chiederanno niente perché vi faranno un forfait per l’apertura e la gestione annuale.

Altrimenti potrete rivolgervi anche ai CAF o centri di assistenza fiscale che hanno dei loro tariffari che potete consultare liberamente prima di attribuire l’incarico per l’apertura.

Innanzitutto bisogna stabilire se l’attività è di tipo professionale oppure è necessario aprire una ditta. Se mi occupo di consulenza aziendale sono un professionista; se invece intendo produrre pane sono un artigiano e dovrò aprire una ditta. La differenza è rilevante poiché comporta degli adempimenti in più per chi deve aprire la partita IVA come ditta individuale.

Tutto gira intorno ai codici ATECO: si tratta della classificazione delle attività economiche adottata dall’ISTAT. Ogni attività ha un codice proprio. Inoltre andranno indicati i dati relativi all’attività esercitata come libero professionista o lavoro autonomo inserendo il codice atecofin che ha lo scopo di individuare con un codice sintetico quale attività svolgete.

Libero professionista
I liberi professionisti, al momento dell’apertura della partita IVA, devono provvedere a presentare il modello di inizio attività all’Agenzia delle Entrate, modello AA9, ed iscriversi alla Gestione Separata INPS, a meno che non vadano a svolgere una professione con previdenza professionale indipendente. Bisognerà dunque compilare un apposito modello, consegnarlo direttamente all’Agenzia delle Entrate (anche a mezzo raccomandata oppure direttamente attraverso i servizi online della stessa) e iscriversi all’INPS.

Ditta individuale
Le ditte individuali, oltre agli adempimenti sopra riportati per i professionisti, sono tenute all’iscrizione presso il Registro delle Imprese, tenuto nelle Camere di Commercio. Nel 2010, al fine di semplificare le operazioni di avvio delle attività, è stato predisposta la Comunicazione Unica che attraverso la sua compilazione consente di:

richiedere il codice fiscale e la partita IVA;

aprire la posizione assicurativa presso l’INAIL;

chiedere l’iscrizione all’INPS dei dipendenti o dei lavoratori autonomi;

chiedere l’iscrizione al Registro delle Imprese tenuto dalle Camere di Commercio.

La Comunicazione Unica può essere trasmessa esclusivamente in via telematica attraverso i software messi a disposizione dalle Camere di Commercio.

Regimi fiscali
Una volta scelto il proprio codice ATECO, definita la propria attività tra professionale ed imprenditoriale, occorre decidere quale regime fiscale applicare. L’Italia non è propriamente la patria delle semplificazione, dunque anche in questo caso ci si ritrova un ventaglio di scelte che spesso richiede anche delle articolate valutazioni sulla convenienza di scegliere un regime anziché un altro.

Regime forfettario agevolato
Il regime forfettario agevolato è stato istituito dalla Legge di Stabilità 2016. Innanzitutto per rientrare in tale regime bisogna rispettare dei limiti reddituali che differiscono a seconda dell’attività svolta:

30mila euro per professionisti, artigiani e imprese;

50mila euro per commercianti, alberghi e ristoranti;

40mila euro per ambulanti di alimentari e bevande;

30mila euro per ambulanti di altri prodotti.

Questo particolare regime fiscale comporta una determinazione del reddito imponibile in maniera forfettaria, appunto (non è quindi necessario scaricare alcun costo, in quanto l’imponibile sarà una mera percentuale del fatturato) e un’imposta sostitutiva pari al 15% dell’imponibile stesso.

Se si rientra nei limiti di reddito sopra enunciato è possibile passare dal regime ordinario al regime forfettario, semplicemente comunicando la propria volontà attraverso la prima dichiarazione IVA presentata successivamente alla propria scelta.

Chi ad oggi si avvale dei vecchi Minimi potrà proseguire con l’imposizione al 5% fino al quinto anno dopo l’apertura dell’attività oppure fino al compimento del 35° anno di età.

Partita IVA: regime forfettario per startup
Il regime forfettario è ancora più vantaggioso per chi apre una nuova partita IVA. In questo caso infatti l’imposta sostitutiva scende dal 15 al 5%.

Per poter usufruire di questa ulteriore agevolazione il reddito imponibile dovrà essere inferiore a 30mila, Si precisa inoltre che l’aliquota agevolata opererà per soli 5 anni indipendentemente dall’età anagrafica del soggetto titolare di partita IVA. Terminati i 5 anni, se si rimane entro i limiti di reddito elencati nel paragrafo precedente, si passerà all’aliquota del 15%.

Partita IVA: Regime Ordinario
Se chi intende aprire la partita IVA non rispetta le caratteristiche dei regimi agevolati di cui sopra, occorrerà utilizzare il regime che chiameremo ordinario. Il che comporta:

liquidazioni e versamenti IVA (nei regimi dei minimi non si è soggetti IVA);

tenuta dei registri contabili;

assoggettamento agli Studi di Settore;

imposizione fiscale ordinaria, dunque IRPEF progressiva per scaglioni;

possibilità di assumere dei dipendenti e/o di avvalersi liberamente di collaboratori;

nessun limite ai ricavi;

nessun limite alle esportazioni.

Gestioni INPS
Doveroso un accenno alle gestioni INPS, soprattutto per capire in che modo le aliquote contributive incidono sul reddito da lavoro autonomo. Ecco quali sono le aliquote e i contributi fissi da versare, ad oggi:

Artigiani. Contributi fissi annui pari a 3.591,59 euro, più il 23,10% della quota che eccede il reddito minimo, fissato a 15.548 euro.

Commercianti. Contributi fissi annui pari a 3.605,58 euro, più il 23,19% della quota che eccede il reddito minimo, fissato a 15.548 euro.

Gestione separata. Aliquota per il 2016 confermata al 27%, ma destinata a salire nei prossimi anni come per le gestioni di cui sopra.

Gli artigiani e i commercianti che accedono al regime forfettario verseranno i contributi fissi sul minimale ridotti del 35%.

Partita IVA: imposizione fiscale
Come descritto sopra, i titolari di Partita IVA pagano l’IRPEF. Sappiamo che i forfettari verseranno il 15% del proprio reddito determinato con un coefficiente di redditività applicato al fatturato. Per gli ordinari, invece, ci sono le aliquote IRPEF progressive per scaglioni:

23% per i redditi fino a 15.000 euro;

27% per la parte di reddito che va da 15.001 a 28.000 euro;
38% per la parte tra 28.001 e 55.000 euro;

41% per la parte tra 55.001 e 75.000 euro;

43% per la parte di reddito superiore a 75.000 euro.

Per un esempio, un reddito di 78.000 euro pagheremo (valori arrotondati all’unità di euro): 3.450 euro per il primo scaglione, 3.510 per il secondo scaglione, 10.260 per il terzo scaglione, 8.200 euro per il quarto scaglione, 1.290 euro per il quarto scaglione, per un totale di 26.710 euro (all'incirca il 34% del reddito).

Partita IVA costi deducibili

Mentre per i fofettari non esistono costi deducibili poiché la base imponibile si determina a forfait moltiplicando i ricavi per un coefficiente, per i possessori di una partita IVA ordinaria bisogna determinare il reddito sottraendo ai ricavi i costi, purché siano deducibili.

I costi sono deducibili se inerenti l’attività svolta. Banalmente se mi occupo di catering potrò scaricare una spesa di tipo alimentare, se invece faccio l’idraulico no. Nel caso in cui si decida di lavorare da casa e si indichi il proprio indirizzo all'apertura della partita IVA, si potrà dedurre, scaricare, il 50% delle spese legate all'abitazione come affitto, riscaldamento, elettricità ecc.

Attenzione alle spese telefoniche e a quelle sostenute per l’automobile. Si tratta delle tipologia di spesa che negli anni hanno maggiormente subito delle modifiche in quanto a deducibilità. Bisognerà verificare di anno in anno quali sono le percentuali deducibili che potrebbero variare anche in base all'attività svolta, e ritorniamo al menzionato codice ATECO.



venerdì 11 novembre 2016

Lavoro le professioni più richieste nel 2017



Annunci di lavoro, le professioni che saranno più ricercate nel 2017 e con quali retribuzioni: in cima alla lista Multichannel Architect, i professionisti dei Big Data e quelli dell’IT Security.

Saranno ancora le professioni digitali le protagoniste del mercato del lavoro nel 2017, con oltre la metà delle aziende italiane che sarà pronta ad aprire le porte a nuovi professionisti IT: è quanto emerge dall’Osservatorio di Antal Italy, multinazionale leader nell'ambito della ricerca e selezione di personale.

Tra i profili professionali più ricercati:

i Multichannel Architect, professionisti che si occupano di disegnare l’architettura generale degli applicativi definendo i processi, le specifiche del sistema e le integrazioni tra i sistemi legacy, front-end e app: +24% di richieste nel 2015, +27% previsto per il biennio 2016-2017 che raggiungono il 27%. Tra le skills tecniche maggiormente richieste al Multichannel Architect troviamo la conoscenza degli sviluppi con tecnologia Java (+10% previsto per il 2017) seguito da linguaggi nativi mobile iOS & Android e ibridi. Vengono inoltre richieste spiccate doti analitiche e avere dimestichezza con diversi approcci metodologici tra cui attualmente la metodologia AGILE oppure approccio Devops. Secondo l’Osservatorio ad oggi il 25% delle posizioni aperte per questo ruolo non viene coperta per mancanza di candidati con competenze idonee;

i professionisti dei Big Data, ruoli chiave della rivoluzione tecnologica in atto soprattutto nel settore finanziario, Nel 2016 l’investimento del mercato finanziario ha visto un incremento del +26% e per il 2017 è previsto un ulteriore +2% per poi mantenere questa stabilità nel 2018;

i professionisti del mondo del IT Security, a fronte del fatto che il crescente utilizzo di dati sensibili pone problematiche sulla privacy, sulla proprietà di tali dati personali raccolti e sulla vulnerabilità informatica. Gli investimenti in tal senso sono cresciuti del 34% nel corso del 2016 e sono destinati a raddoppiarsi nel 2017. Conseguentemente le assunzioni, in crescita di oltre il +35% dal 2015 al 2016 e destinate a salire di un ulteriormente +21% nel 2017.

Per quanto riguarda il fronte retributivo:
per i Multichannel Architect si parte da una retribuzione annua lorda di 35.000 euro per le figure più junior fino ad arrivare ai 70.000 euro per le figure con una seniority decennale;

per i professionisti dei Big Data la RAL oscilla dai 27.000 ai 40.000 euro per un ruolo di sviluppatore, dai 38.000 ai 60.000 euro in caso di Architetto Applicativo o Data Scientist, dai 50.000 ai 70.000 euro per un Infrastructure Administrator Big Data e dai 60.000 ai 120.000 euro per un ruolo di responsabilità sulla tematica;

per i professionisti del mondo del IT Security le retribuzioni vanno dai 26.000 ai 32.000 euro per figure Junior, dai 32.000 ai 45.000 euro per figure Middle, fino ai 65.000 euro per i ruoli senior e per i ruoli manageriali si va dagli 80.000 ai 120.000 euro.

Le più pagate nel 2017?

A dare una risposta è l’Osservatorio di Antal Italy, secondo il quale le figure professionali più ricercate nel mercato del lavoro italiano saranno i Multichannel Architect ma anche i professionisti dei Big Data e dell’IT Security.

Le professioni digitali non rappresentano solamente il futuro bensì anche una vera e propria mancanza, almeno in Europa: si stima infatti che – entro il 2020 – il “vecchio continente” si troverà con 900mila posizioni vacanti da assegnare a professionisti digitali. Ma, entrando più nel particolare, quali saranno le professioni più richieste e più pagate nel 2017? Sulla base dell’Osservatorio di Antal Italy, multinazionale leader nell’ambito della ricerca e selezione di personale, in vetta alla classifica troveremo i Multichannel Architect. “Tra le skills tecniche maggiormente richieste al Multichannel Architect troviamo la conoscenza degli sviluppi con tecnologia Java (+10% previsto per il 2017) seguito da linguaggi nativi mobile iOS & Android e ibridi. E’ inoltre importante possedere spiccate doti analitiche e avere dimestichezza con diversi approcci metodologici tra cui attualmente i più in voga sono la metodologia AGILE oppure approccio Devops” spiega Felice Perrone,Team Leader IT Division di Antal Italy. Lo stipendio medio di un Multichannel Architect va dai 35mila euro lordi annui di una figura junior ai 70mila di un senior.

Al secondo posto tra le professioni più pagate e ricercate del 2017 sono i professionisti dei Big Data, con particolare attenzione all’IoT (Internet Of Things). Complice la rivoluzione tecnologica che sta interessando il settore finanziario, il mercato si è trovato quest’anno a investire il 26% in più. In questo caso, uno stipendio medio va dai 27mila euro annui di uno sviluppatore junior sino ai 120mila euro annui in caso di una figura con importanti responsabilità. Il terzo posto spetta invece ai professionisti dell’IT Security, con retribuzioni che oscillano tra i 26mila e 32mila euro per le figure junior sino ai 120mila euro per chi copre invece un ruolo manageriale.

Al di là dell’andamento congiunturale dei diversi settori, ci sono alcuni profili che hanno maggiore spendibilità sul mercato del lavoro. Se guardiamo alle posizioni più richieste dalle aziende secondo lo studio consultato, la classifica vede cinque figure professionali che marcano un segno positivo: responsabili di sviluppo immobiliare, store manager, sales representative, capi reparto e key account manager. Si capisce dunque che il gruppo più dinamico è quello che si muove in ambito commerciale, il che è anche comprensibile tenuto conto che le figure sales e di business development spostano spesso pacchetti clienti (quindi potenziale fatturato) e che non sia sempre semplice reperirne all’interno di un settore, poiché talvolta risultano blindati da patti di non concorrenza che limitano per un certo periodo la “mobilità” di queste figure tra i vari competitors.

Un altro punto interessante rispetto alle professioni più richieste lo offre l’indagine Unioncamere che mappa nello specifico, tra le altre cose, anche i profili più difficili da reperire sul mercato del lavoro.

Si conferma infatti la differenza nazionale tra domanda e offerta e di lavoro, probabilmente anche a causa di un sistema educativo-formativo non sempre allineato alle esigenze e alla velocità di cambiamento del contesto economico. Le imprese prevedono infatti difficoltà di reperimento per il 13% delle assunzioni pianificate in questa prima parte dell’anno, quota che raggiunge il 18% nell’industria e l’11,4% nei servizi.

Tra le figure professionali più difficili da reperire troviamo al primo posto i direttori di funzione, seguiti da specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e naturali, così come ingegneri e specialisti in ambito economico-gestionale e professionisti in ambito education.

Se a prima vista può sembrare strana questa distanza tra domanda e offerta in un Paese come il nostro in cui non mancano persone in cerca di lavoro, ad una riflessione più approfondita probabilmente il mismatch è da identificare non tanto nel tipo di professionalità richiesta, quanto nel tipo di lavoro che ne richiede l’applicazione. C’è infatti un discreto numero di posizioni che sono totalmente nuove rispetto al passato o che ne rappresentano una variante rilevante. Se guardiamo ai profili emergenti fotografati dall’indagine MEOS, troviamo sul podio i Senior User Experience Designer, gli analisti funzionali e i web developer. Ma in realtà questa è solo la punta dell’iceberg di quello che sta chiedendo il mercato. Un’idea più di lungo termine di cosa bolle in pentola può offrircela la classifica stilata da LinkedIn, il social network professionale attualmente più sviluppato a livello mondiale. Lo staff di LinkedIn ha infatti analizzato con un algoritmo predittivo le richieste delle aziende nel 2015 ed è stata in grado di simulare una top 25 delle competenze vincenti nel 2016.

Le prime tre skills della calssifica sono cloud & distributed computing, analisi statistica e data mining, marketing campaign management. Alcune di queste competenze non erano nella top 25 dell'anno precedente, a suggerire una velocità nel cambiamento nell’assetto organizzativo che interessa almeno una parte del mercato del lavoro.

In effetti, le indagini che abbiamo citato fotografano la realtà esistente, una realtà che probabilmente riguarda la grande maggioranza del tessuto produttivo-commerciale nazionale. Ma è importante ricordare che queste statistiche faticano a rilevare una dimensione prospettica. Non mappano i business emergenti, le start-up già avviate così come quelle che saranno ulteriormente create e accelerate da incubatori come H-Farm e Nuvolab (due eccellenze italiane nella top 10 mondiale), le nuove professioni e tutti quei profili che nemmeno le aziende sono ancora in grado di identificare perché in prima fila a fronteggiare la complessità e l’evoluzione del proprio mercato di riferimento.



Disoccupati, arriva il bonus da mille a 5mila euro, come si ottiene



Al via da novembre l'assegno anti-disoccupazione. Da 1.000 fino a 5mila euro, il bonus per la ricollocazione sarà erogato dall'Anpal e sarà tanto più alto quanto più fragile è la posizione del senza lavoro, personalizzato sulla base di un 'rating', fissato con un algoritmo e condizionato al reale impegno a trovare un lavoro: niente assegno all'agenzia per l'impiego che non si impegna, niente Naspi al disoccupato che rifiuta un contratto congruo.

Il contratto di ricollocazione è uno speciale istituto destinato ai lavoratori disoccupati di lunga data che garantisce loro un servizio di assistenza intensiva nella ricerca di una nuova occupazione. In pratica, con il contratto di ricollocazione il lavoratore licenziato riceve l'indennità di disoccupazione prevista dalla legge, cioè la Naspi, e inizia contemporaneamente un percorso di formazione e reinserimento professionale, attraverso un programma coordinato dalla sua Regione. Il dipendente che ha sottoscritto il contratto di ricollocazione riceve dall'amministrazione regionale un contributo in denaro (voucher) che potrà poi spendere per un percorso di formazione presso un'agenzia di lavoro privata.

"Siamo pronti per fare partire già questo mese la fase sperimentale, mettendo a disposizione un primo blocco di circa 30mila assegni da offrire su tutto il territorio nazionale per poi estenderlo a tutti i richiedenti nella prima parte del 2017", ha annunciato Maurizio Del Conte, presidente della neonata Agenzia per le politiche attive per il lavoro, sottolineando come si tratti della "prima vera misura di politica attiva nazionale".

Nella fase sperimentale la scelta dei disoccupati ai quali verrà offerto il bonus avviene con metodi statistici, con un sistema ovviamente randomizzato che potrebbe suscitare qualche polemica, ma è garanzia di non discriminatorietà.

L'assegno, spendibile entro 12 mesi, va all'operatore (agenzie di impiego ecc.) che lo potrà incassare solo se colloca il disoccupato. Questi a sua volta incorre in sanzioni se rifiuta offerte di lavoro valide, dall'erosione della Naspi fino alla revoca. Il tutto con l'obiettivo di superare il concetto di sussidi passivi e favorire la ricollocazione.

Una volta a regime il sistema funzionerà così: sul sito dell'Anpal (che sarà attivato a breve e prenderà il posto di 'Cliclavoro') il disoccupato con almeno 4 mesi di Naspi effettua online la Did, dichiarazione di immediata disponibilità, e inserisce tutte le informazioni necessarie per stilare il suo profilo, dalla scolarizzazione, alle competenze, area geografica, durata disoccupazione, tra le altre. Qui un algoritmo elabora in automatico il profilo occupazionale, il profiling appunto, un indicatore di distanza dal mercato del lavoro che si riassume con un numero da 0 a 1 che gli dà diritto all'assegno di ricollocazione.

Dal 2017 la misura dovrebbe andare a regime, dove tutti i disoccupati potranno iscriversi e avere accesso alla misura effettuando la seguente procedura:

collegarsi al sito dell’Anpal;

effettuare online la dichiarazione di immediata disponibilità (DID);

compilare il form relativo con informazioni circa scolarizzazione, competenze, area geografica, durata disoccupazione e così via;

il sistema tramite un algoritmo elaborerà in automatico il profilo occupazionale, o profiling, un indicatore di distanza dal mercato del lavoro che gli dà diritto all’assegno di ricollocazione.

Per fare un esempio pratico:

0 rappresenta la minore distanza dal mondo del lavoro e quindi la più alta probabilità di trovare lavoro;

0,5 50% delle possibilità di trovare lavoro (con diritto all’assegno di 1000 euro);
1 rappresenta la maggiore difficoltà a trovare lavoro, che dà diritto ad ottenere l’assegno più alto (5mila euro).

Quindi per esempio chi segna uno 'score' di 0,5 ha il 50% delle possibilità di trovare lavoro, chi segna 1 avrà l'assegno più alto (5mila euro), chi segna 0 quello più basso (mille) e nel mezzo tutti i decimali possibili a cui corrisponde dunque una diversa entità dell'assegno entro la forchetta 1.000-5.000.

"Più alta è la distanza del disoccupato dal mercato del lavoro, più alto sarà l'assegno e quindi l'aiuto a rientrare nel mercato", commenta il giuslavorista. "Una rivoluzione culturale, un cambio di prospettiva - conclude Del Conte - una volta il futuro di chi restava senza lavoro erano gli ammortizzatori, oggi è cercare un nuovo posto di lavoro".

Settecentotrenta milioni di fondi Ue da destinare alle decontribuzioni mirate per giovani e Sud per il 2017 fino a 8mila euro. Il provvedimento, che sarà varato la prossima settimana dall'Agenzia per le politiche attive per il Lavoro che gestisce tali fondi (Anpal), colma parzialmente il mancato intervento in legge di Bilancio per il 2017 reperendo le coperture appunto nei fondi comunitari, in attesa nel 2018 di poter procedere verso un taglio strutturale del cuneo fiscale. "Un super bonus occupazionale da introdurre con un atto amministrativo dell'Agenzia - ha spiegato il presidente Anpal Maurizio Del Conte - una misura forte e selettiva per le categorie svantaggiate previste dai fondi comunitari". I fondi "sono destinati alle imprese che assumono giovani iscritti a Garanzia Giovani o lavoratori di qualunque età al Sud che siano senza lavoro da almeno sei mesi da destinare a decontribuzioni fino a 8.060 euro, come nel 2015", spiega ancora il giuslavorista.

Accusate di dopare il mercato del lavoro, le decontribuzioni sui neoassunti sono state introdotte dal governo a partire dal 2015, poi dimezzate nel 2016 per procedere con l'ultimo decalage nel prossimo anno. Ma alla fine l'intervento per il 2017 non è stato incluso nella Legge di Bilancio attualmente in discussione alla Camera: l'estensione a tutti del decalage sarebbe stata di entità troppo bassa, con il rischio di non rappresentare un incentivo attraente, una misura selettiva rischiava la bocciatura Ue configurandosi come aiuto di stato distorsivo del mercato. da qui il ricorso ai fondi Ue per assicurare continuità alle politiche del governo per il mercato del lavoro completando il triennio di decontribuzioni in vista di un taglio strutturale del cuneo nel 2018.

Il disoccupato che rifiuta congrue offerte di lavoro vedrà erodersi la Naspi e anche eventualmente la sua revoca. La dichiarazione di Immediata disponibilità per potersi avvalere dell’assegno va fatta dal disoccupato da almeno 4 mesi. Compilando una serie di dati otterrà un punteggio che vale un assegno diverso fra mille e 5mila euro.

Le cifre parlano chiaro, saranno oltre 20.000 i disoccupati non qualificati in cerca di una nuova occupazione. Sarà rivolto a questi ultimi il bonus da 5000 euro, in previsione del tempo che impiegheranno le agenzie del lavoro per la loro ricollocazione. Bisogna specificare che il bonus verrà dato per intero se il disoccupato in cerca di lavoro verrà assunto a tempo indeterminato. Viceversa, se il disoccupato verrà assunto con contratto a termine, il bonus sarà dimezzato.


mercoledì 9 novembre 2016

Modello ISEE 2017 ecco tutte le novità



Il Modello Isee a partire dal 2017 sarà precompilato dall’Inps e dall’Agenzia delle Entrate.

Eseguire l’Isee è un problema per molti cittadini, infatti l’iter non è semplice, ma molto complesso e non alla portata di tutti, ma una grande novità sarà introdotta nel 2017 con la Legge di Stabilità  che prevede la semplificazione del modello Isee in quanto sarà l’Inps a fornire il cittadino del modulo Isee già precompilato, lasciando in bianco semplicemente i dati come quelli inerenti a dati variabili, dati relativi alla composizione del nucleo familiare e all’eventuale possesso di un portafoglio titoli collegato al conto corrente, che dovranno essere compilati dall’utente.

I contribuenti che avranno necessità di presentare il Modello Isee 2017 dovranno consegnare al Caf o al proprio commercialista meno dati sulla propria situazione economica. Niente più documenti relativi al proprio reddito e al patrimonio mobiliare e immobiliare: ci penseranno Inps e Agenzia delle Entrate.

L’ISEE misura la situazione economica tenendo conto di reddito, patrimonio e composizione del nucleo familiare. La dichiarazione con modello DSU va presentata nel momento in cui si richiede una prestazione sociale agevolata cioè servizi o aiuti economici rivolti a situazioni di bisogno o necessità (solo a titolo di esempio: dalle prestazioni ai non autosufficienti ai servizi per la prima infanzia, dalle agevolazioni economiche sulle tasse universitarie a quelle per le rette di ricovero in strutture assistenziali, alle eventuali agevolazioni su tributi locali).

Dopo la riforma dell’Isee del 2015 che ha introdotto l’obbligo di controllo incrociato dei dati dei richiedenti, la novità 2017 potrebbe cambiare ancora una volta le procedure e i documenti da presentare, riducendo il carico di adempimenti a carico dei cittadini e i tempi d’attesa.

Negli anni scorsi la compilazione del modello Isee prevedeva la richiesta del modello DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) con il quale venivano reperiti i dati da utilizzare per la compilazione del modello ISEE, talvolta la compilazione e la procedura della richiesta di tali attestazioni era cosi lunga e tortuosa da indurre l’utente a rinunciare alle agevolazioni, borse di studi ed altri incentivi di cui poteva usufruire gratuitamente o avendo un rimborso spese.

La precompilazione dei modelli era già stata adottata per altre dichiarazioni come il 730 e per il modello Unico visto il buon funzionamento di tale servizio, si è pensato di adottare la stessa pratica anche per il modello Isee.

Secondo recenti analisi è stato accurato che con l’introduzione dell’abolizione dell’autocertificazione il numero dei nullatenenti italiani si è ridotto di circa il 70%. La precompilazione del modello Isee si pone l’obiettivo di aiutare gli utenti ad una procedura veloce e pratica, ma soprattutto è un incentivo a dichiarare il vero, in quanto le verifiche dei redditi saranno fatte direttamente dall'Agenzia delle Entrate e dai Ministeri del Lavoro e dell’Economia.

L’Isee precompilato 2017 semplifica gli adempimenti a carico dei cittadini. L’indicatore che misura la situazione economica dei cittadini sarà rilasciato con la maggior parte dei dati già predisposti. Bisognerà inserire soltanto i dati variabili, tra cui quelli relativi al nucleo familiare e ad eventuali titoli collegati a conto bancario.

Il primo vantaggio per il contribuente saranno tempi più celeri. Ad oggi i cittadini che hanno necessità di richiedere l’Isee per le prestazioni sociali agevolate devono attendere tempi molto lunghi. Inoltre, dopo la riforma del 2015, sono frequenti i casi in cui la dichiarazione Isee non viene accettata dall’Agenzia delle Entrate per mancanza di documentazione relativa a conti corrente (anche se privi di liquidità) e viene «rimandata al mittente».

L’Inps sarà alla testa dell’operazione e, con la collaborazione dell’Agenzia delle Entrate e del Ministero del Lavoro, avrà il compito di predisporre la parte relativa alla dichiarazione della situazione economica e patrimoniale del contribuente.
,
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...
BlogItalia - La directory italiana dei blog