Lo ha comunicato l'Istat, l'Istituto nazionale di statistiche. Se si guarda al tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) il dato peggiora sensibilmente raggiungendo il 35,1%, in aumento di 1,3 punti percentuali su agosto e di 4,7 punti su base annua. L'Istat ha comunicato che tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 608 mila.
Il numero dei disoccupati a settembre é di 2 milioni e 774 mila, si tratta del livello più alto dall'inizio delle serie storiche mensili (gennaio 2004) e dall'avvio di quelle trimestrali, ovvero dal quarto trimestre del 1992. E' quindi un record assoluto. Lo ha rilevato l'Istat in base a dati provvisorie e destagionalizzati.
Il livello record di disoccupati raggiunto a settembre, pari a 2 milioni 774 mila, è il risultato di un aumento del 24,9% su base annua, pari a 554 mila unità. E' quanto ha fatto sapere l'Istat, aggiungendo che su base mensile si registra un rialzo del 2,3%, ovvero di 62 mila unità.
Il tasso di disoccupazione a settembre è al 10,8%, in rialzo di 0,2 punti percentuali su agosto e di 2 punti su
base annua. E' il tasso più alto da gennaio 2004 (inizio serie storiche mensili). Lo rileva l'Istat (dati destagionalizzati e provvisori). Guardando alle serie trimestrali è il più alto dal III trimestre 1999.
L'aumento congiunturale della disoccupazione, fa sapere sempre l'Istat, interessa prevalentemente la componente maschile (+4,0%) e, in misura modesta, quella femminile (+0,3%). In termini tendenziali cresce sia la disoccupazione maschile (+29,0%) sia quella femminile (+20,5%). Il tasso di disoccupazione maschile, pari al 10,1%, cresce nel confronto con agosto di 0,4 punti percentuali e di 2,2 punti nei dodici mesi; quello femminile, pari all'11,8%, resta invariato rispetto al mese precedente e aumenta di 1,6 punti rispetto a settembre 2011.
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mercoledì 31 ottobre 2012
Settembre 2012: giovani senza lavoro a livello record
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venerdì 21 settembre 2012
Crescita e lavoro secondo il Def: il tasso di disoccupazione salirà all'11,4% nel 2013
Nel 2013 il Pil si ridurrà dello 0,2% "principalmente per l'effetto di trascinamento del calo registrato l'anno precedente; infatti la variazione trimestrale del Pil inizierebbe ad essere positiva già a partire dal primo trimestre". Lo ha chiarito la Nota di Aggiornamento al Def.
Nel 2012 l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è stimato al 2,6% del Pil, superando di circa 1 punto percentuale il valore indicato nel Def. "Il maggior deficit è correlato ad un'evoluzione delle entrate meno favorevole del previsto e a un maggior costo del servizio del debito, in parte compensato da una dinamica più contenuta delle altre voci di spesa corrente".
Il tasso di disoccupazione raggiungerebbe in Italia il 10,8% nel 2012 per poi aumentare all'11,4% nel 2013. E' quanto indica la Nota di Aggiornamento al Def.
"Secondo le principali organizzazioni internazionali, il rallentamento diffuso è anche dovuto alle criticità legate alla gestione della crisi dei debiti sovrani dei paesi dell'area dell'euro e ai timori legati alle imminenti decisioni di politica fiscale negli Stati Uniti".
Quindi raddoppia rispetto alle stime di primavera il 'rosso' dell'economia in Italia italiana per il 2012. E la ripresa appare più lontana a causa di un negativo anche l'anno prossimo che tornerà positivo probabilmente solo nel 2014.
Nel 2013 il Pil si ridurrà dello 0,2% "principalmente per l'effetto di trascinamento del calo registrato l'anno precedente. Infatti la variazione trimestrale del Pil inizierebbe a essere positiva già dal primo trimestre". Lo dice la nota di aggiornamento al Def. Il documento indica anche che nel 2012 l'indebitamento pubblico è stimato al 2,6% del Pil, "un maggior deficit collegato a minori entrate e al maggior costo del debito". L'Italia quest'anno spenderà 86,119 mld per gli interessi sul debito, 8 mld in più rispetto al 2011. Nel 2013 la spesa salirà di 3,1 mld, collocandosi a 89,2 mld. Nel 2015 supererà i 100 miliardi.
Nel 2012 l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è stimato al 2,6% del Pil, superando di circa 1 punto percentuale il valore indicato nel Def. "Il maggior deficit è correlato ad un'evoluzione delle entrate meno favorevole del previsto e a un maggior costo del servizio del debito, in parte compensato da una dinamica più contenuta delle altre voci di spesa corrente".
Il tasso di disoccupazione raggiungerebbe in Italia il 10,8% nel 2012 per poi aumentare all'11,4% nel 2013. E' quanto indica la Nota di Aggiornamento al Def.
"Secondo le principali organizzazioni internazionali, il rallentamento diffuso è anche dovuto alle criticità legate alla gestione della crisi dei debiti sovrani dei paesi dell'area dell'euro e ai timori legati alle imminenti decisioni di politica fiscale negli Stati Uniti".
Quindi raddoppia rispetto alle stime di primavera il 'rosso' dell'economia in Italia italiana per il 2012. E la ripresa appare più lontana a causa di un negativo anche l'anno prossimo che tornerà positivo probabilmente solo nel 2014.
Nel 2013 il Pil si ridurrà dello 0,2% "principalmente per l'effetto di trascinamento del calo registrato l'anno precedente. Infatti la variazione trimestrale del Pil inizierebbe a essere positiva già dal primo trimestre". Lo dice la nota di aggiornamento al Def. Il documento indica anche che nel 2012 l'indebitamento pubblico è stimato al 2,6% del Pil, "un maggior deficit collegato a minori entrate e al maggior costo del debito". L'Italia quest'anno spenderà 86,119 mld per gli interessi sul debito, 8 mld in più rispetto al 2011. Nel 2013 la spesa salirà di 3,1 mld, collocandosi a 89,2 mld. Nel 2015 supererà i 100 miliardi.
sabato 1 settembre 2012
Lavoro: dati ISTAT disoccupazione secondo trimestre 2012
Il tasso di disoccupazione nel secondo trimestre 2012 risulta pari al 10,5%, in crescita di 2,7 punti percentuali su base annua. Lo rileva l'Istat in base a dati grezzi. Si tratta del tasso più alto, in base a
confronti tendenziali, dal secondo trimestre del 1999.
L'Istat continua a fotografare il ristagno dell'economia con dati in peggioramento per quanto riguarda la disoccupazione. Il tasso di disoccupazione rimasto stabile al 10,7% a luglio rispetto al mese precedente, il livello più alto dall'inizio della rilevazione delle serie storiche mensili (gennaio 2004).
Lo ha reso noto l'Istat rilevando che si tratta di un aumento di 2,5 punti percentuali rispetto ad un anno fa. In 12 mesi il numero delle persone alla ricerca di lavoro aumentato di 695 mila unità a quota 2,76 milioni con un incremento del 33,6% rispetto a luglio 2011. Il numero degli occupati pari a 23,025 milioni, invariato sia nel confronto con il mese precedente sia in termini tendenziali come invariato il tasso di occupazione, pari al 57,1%. Gli inattivi tra 15 e 64 anni diminuiscono dello 0,2% rispetto al mese precedente. Il tasso di inattività è pari al 36%, in calo di 0,1 punti percentuali rispetto a giugno. Nel mese l'occupazione maschile segna una variazione negativa sia in termini congiunturali (-0,1%) sia su base annua (-1,3%). L'occupazione femminile aumenta rispetto a giugno dello 0,2% e dell'1,9% nei dodici mesi. Nel secondo trimestre del 2012, prosegue l'Istat, il numero dei disoccupati segna ''un ulteriore forte aumento'' su base tendenziale (+38,9%, pari a 758.000 unita'), portandosi a 2.705.000 unita'. Circa la meta' dell'aumento della disoccupazione alimentato dalle persone con almeno 35 anni. Il tasso di disoccupazione del trimestre pari al 10,5%, in crescita di 2,7 punti percentuali rispetto a un anno prima segnando il livello più' alto dallo stesso trimestre del 1999.
La disoccupazione nell'area euro rimasta stabile a luglio all'11,3% rispetto al dato rivisto di giugno (da 11,2%). Lo ha reso noto Eurostat. Il dato uscito in linea con le previsioni degli analisti. Il numero dei disoccupati si attestato a circa 18 milioni, due milioni in più rispetto allo stesso mese di un anno fa. In Germania la disoccupazione rimasta invariata al 5,5%, in Francia aumentata di 0,1 punti al 10,3% mentre in Spagna stato toccato un nuovo record al 25,1%, 0,2 punti in più rispetto a giugno e 3,4 punti in più rispetto allo stesso mese di un anno fa. Drammatico il dato sui giovani spagnoli in cerca di lavoro, pari al 52,9%.
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martedì 31 luglio 2012
Disoccupazione a giugno 2012, record storico
Il tasso di disoccupazione a giugno del 2012 é al 10,8%, in rialzo di 0,3 punti percentuali su maggio e di 2,7 punti su base annua. E' il tasso più alto da gennaio 2004 (inizio serie storiche mensili). E’ quanto ha rilevato l'Istat (dati destagionalizzati, stime provvisorie). Guardando le serie trimestrali è il più alto dal III trimestre 1999. Il numero dei disoccupati a giugno è di 2 milioni 792 mila. Lo rileva l'Istat (dati provvisori). Si tratta di un record storico, il livello più alto dall'inizio delle serie mensili (gennaio 2004) e delle trimestrali (quarto trimestre 1992).
L'Istat inoltre ha evidenziato che a giugno gli occupati sono 22 milioni 970 mila, in calo dello 0,1% rispetto a maggio (-29 mila unità). La diminuzione, aggiunge l'Istituto, riguarda in particolare le donne. A confronto con giugno 2011 il numero di occupati mostra invece una lieve crescita (+11 mila unità). Il tasso di occupazione è pari al 56,9%, in diminuzione nel confronto congiunturale di 0,1 punti percentuali e stabile in termini tendenziali.
Il numero disoccupati ha registrato un numero sempre più catastrofico ogni mese in rialzo su base annua del 37,5%, ovvero di 761 mila unità. Il numero dei disoccupati, pari a 2 milioni 792 mila, cresce a giugno del 2,7% rispetto a maggio (73 mila unità) ai massimi storici.
Lo scenario globale è ulteriormente peggiorato. E in Italia la diminuzione del Pil proseguirà». Con la chiusura del secondo trimestre con tutti gli indici negativi si sono annullate «le probabilità di rilancio nella seconda metà dell'anno». È quanto si legge nella Congiuntura Flash del Centro Studi Confindustria. «C'é qualche timido segnale di rallentamento della flessione a partire dall'estate inoltrata», ha aggiungto il Csc.
Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è invece al 34,3%, in diminuzione di un punto percentuale su maggio. L'Istat ha aggiunto che tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 608mila. I giovani disoccupati rappresentano il 10,1% della popolazione di questa fascia d'età.
A maggio i disoccupati in Italia rappresentavano il 10,1% della forza lavoro (8,2% nell'agosto 2011). A fronte di un'occupazione sostanzialmente stabile (+0,1% in nove mesi), sono sempre più numerose le persone, specie donne, che prima erano inattive e che ora cercano assiduamente un impiego per rimpinguare il bilancio familiare», ha sottolineato il centro studi dei Confindustria. «L'espansione della forza lavoro (+0,2% su aprile, +2,0% su agosto 2011) proseguirà anche nei prossimi mesi. Sono alti, infatti, sia i timori di peggioramento della situazione economica familiare sia la paura per l'andamento della disoccupazione (indice a 112 a luglio, +25 punti da dicembre). La fiducia dei consumatori resta così ai minimi storici (indice a 86,5)».
L'Istat inoltre ha evidenziato che a giugno gli occupati sono 22 milioni 970 mila, in calo dello 0,1% rispetto a maggio (-29 mila unità). La diminuzione, aggiunge l'Istituto, riguarda in particolare le donne. A confronto con giugno 2011 il numero di occupati mostra invece una lieve crescita (+11 mila unità). Il tasso di occupazione è pari al 56,9%, in diminuzione nel confronto congiunturale di 0,1 punti percentuali e stabile in termini tendenziali.
Il numero disoccupati ha registrato un numero sempre più catastrofico ogni mese in rialzo su base annua del 37,5%, ovvero di 761 mila unità. Il numero dei disoccupati, pari a 2 milioni 792 mila, cresce a giugno del 2,7% rispetto a maggio (73 mila unità) ai massimi storici.
Lo scenario globale è ulteriormente peggiorato. E in Italia la diminuzione del Pil proseguirà». Con la chiusura del secondo trimestre con tutti gli indici negativi si sono annullate «le probabilità di rilancio nella seconda metà dell'anno». È quanto si legge nella Congiuntura Flash del Centro Studi Confindustria. «C'é qualche timido segnale di rallentamento della flessione a partire dall'estate inoltrata», ha aggiungto il Csc.
Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è invece al 34,3%, in diminuzione di un punto percentuale su maggio. L'Istat ha aggiunto che tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 608mila. I giovani disoccupati rappresentano il 10,1% della popolazione di questa fascia d'età.
A maggio i disoccupati in Italia rappresentavano il 10,1% della forza lavoro (8,2% nell'agosto 2011). A fronte di un'occupazione sostanzialmente stabile (+0,1% in nove mesi), sono sempre più numerose le persone, specie donne, che prima erano inattive e che ora cercano assiduamente un impiego per rimpinguare il bilancio familiare», ha sottolineato il centro studi dei Confindustria. «L'espansione della forza lavoro (+0,2% su aprile, +2,0% su agosto 2011) proseguirà anche nei prossimi mesi. Sono alti, infatti, sia i timori di peggioramento della situazione economica familiare sia la paura per l'andamento della disoccupazione (indice a 112 a luglio, +25 punti da dicembre). La fiducia dei consumatori resta così ai minimi storici (indice a 86,5)».
domenica 10 giugno 2012
Lavoro, cresce la disoccupazione diminuisce il reddito
Stando ai dati forniti dall'Istat e da Bankitalia disoccupazione giovanile sale del 7,8% e diminuisce il reddito degli operai meno 3,2%.
Tra il 2008 e il 2011 la disoccupazione giovanile è cresciuta di 7,8 punti percentuali nella fascia tra 15 e 24 anni. È quanto emerge dalle tabelle dell'Istat, contenute nel rapporto 2012. I dati dell'Istituto di statistica evidenziano che sono stati i giovani soprattutto a pagare il difficile momento economico, il tasso di disoccupazione per gli under 24, tra il 2008 e il 2011, è passato dal 21,3% al 29,1%, con un incremento quattro volte superiore rispetto al dato medio, che ha fatto registrare un calo di 1,7 punti percentuali (si è passati dal 6,7% all'8,4%). Secondo le tabelle dell'Istituto di statistica il part time involontario ha registrato addirittura un incremento di quasi 20 punti. Il dato medio ha registrato, dal 2008 al 2011, un incremento di 1,2 punti, passando al 14,3% degli occupati totali al 15,5%; di questi gli involontari erano il 34,1% all'inizio della crisi e sono diventati il 53,3% lo scorso anno (+19,2). Negativi anche i dati che riguardano la trasformazione da lavoro atipico a lavoro standard, che scendono dal 29,2% al 23,4% (-5,8). Secondo l'Istat dall'inizio della crisi al 2011 l'occupazione nella fascia 15-64 anni è scesa di 1,8 punti percentuali, passando dal 58,7% al 56,9%. Ha colpito soprattutto gli uomini, che sono passati dal 70,3% di occupati al 67,5% (-2,8); mentre per le donne il calo è stato più contenuto: dal 47,2% al 46,5% (-0,7). All'interno di questa fascia si è registrato invece un incremento delle donne occupate single (+0,7) che passano dall'81% all'81,7%. Le donne che non hanno figli sono passate da un tasso di occupazione del 69,5% al 67,9% (-1,6), mentre le donne occupate con figli sono passate passati dal 54,9% al 53%. Infine forte il calo di occupazione tra gli stranieri, che passano dal 67,1% del 2008 al 62,3% dello scorso anno (-4,8).
Mentre dalla relazione annuale di Bankitalia emerge che il reddito reale delle famiglie italiane è cresciuto tra il 2000 e il 2010 appena del 6,2% (da 18.358 a 19.495 euro) ma mentre nei nuclei con capofamiglia lavoratore autonomo il reddito è cresciuto del 15,7%, nelle famiglie di operai, apprendisti e commessi il reddito è diminuito nel decennio del 3,2%. Nello stesso periodo il reddito reale equivalente disponibile delle famiglie di dirigenti è cresciuto dell'8% mentre in quelle di pensionati del 9,8%. Se però si guarda al periodo della crisi il calo è consistente non solo per il reddito reale disponibile delle famiglie di operai (da 14.485 euro del 2006 a 13.249 del 2010 con un -8,5%) ma anche per quello delle famiglie di dirigenti (passate da 35.229 euro del 2000 a 43.825 del 2006 e a 38.065 del 2010 con un calo negli ultimi quattro anni considerati del 13,1%) e dei lavoratori autonomi (da 28.721 a 26.136 euro con una riduzione del 9%). Hanno tenuto dal 2006 al 2010 i redditi reali delle famiglie di impiegati, quadri e insegnanti (da 21.344 euro a 21.311) mentre hanno avuto un lieve avanzamento i redditi dei nuclei con capofamiglia pensionato (da 18.579 a 19.194 e un +3,3%). Il reddito medio disponibile delle famiglie era nel 2010 di 22.758 euro in media nel Centro Nord e di 13.321 euro nel Sud e nelle Isole. Se si guarda solo alle retribuzioni reali nette mensili dei lavoratori dipendenti nel 2010 si attestavano su 1.439 euro, sostanzialmente stabili rispetto ai 1.410 euro medi del 2000 e in calo rispetto ai 1.489 euro del 2006. (1.503 euro nel Centro Nord, 1.276 nel Sud e nelle Isole). Lievemente migliore la situazione delle retribuzioni reali nette dei lavoratori dipendenti a tempo pieno passate dai 1.483 euro mensili del 2000 (valori a prezzi 2010) a 1.543 euro nel 2010 (1.606 euro nel Centro Nord, 1.380 nel Sud e nelle Isole). Il dato del totale dei lavoratori dipendenti risente della crescita in questi anni del part time (che abbassa la media delle retribuzioni complessive perchè basate su meno ore di lavoro).
Tra il 2008 e il 2011 la disoccupazione giovanile è cresciuta di 7,8 punti percentuali nella fascia tra 15 e 24 anni. È quanto emerge dalle tabelle dell'Istat, contenute nel rapporto 2012. I dati dell'Istituto di statistica evidenziano che sono stati i giovani soprattutto a pagare il difficile momento economico, il tasso di disoccupazione per gli under 24, tra il 2008 e il 2011, è passato dal 21,3% al 29,1%, con un incremento quattro volte superiore rispetto al dato medio, che ha fatto registrare un calo di 1,7 punti percentuali (si è passati dal 6,7% all'8,4%). Secondo le tabelle dell'Istituto di statistica il part time involontario ha registrato addirittura un incremento di quasi 20 punti. Il dato medio ha registrato, dal 2008 al 2011, un incremento di 1,2 punti, passando al 14,3% degli occupati totali al 15,5%; di questi gli involontari erano il 34,1% all'inizio della crisi e sono diventati il 53,3% lo scorso anno (+19,2). Negativi anche i dati che riguardano la trasformazione da lavoro atipico a lavoro standard, che scendono dal 29,2% al 23,4% (-5,8). Secondo l'Istat dall'inizio della crisi al 2011 l'occupazione nella fascia 15-64 anni è scesa di 1,8 punti percentuali, passando dal 58,7% al 56,9%. Ha colpito soprattutto gli uomini, che sono passati dal 70,3% di occupati al 67,5% (-2,8); mentre per le donne il calo è stato più contenuto: dal 47,2% al 46,5% (-0,7). All'interno di questa fascia si è registrato invece un incremento delle donne occupate single (+0,7) che passano dall'81% all'81,7%. Le donne che non hanno figli sono passate da un tasso di occupazione del 69,5% al 67,9% (-1,6), mentre le donne occupate con figli sono passate passati dal 54,9% al 53%. Infine forte il calo di occupazione tra gli stranieri, che passano dal 67,1% del 2008 al 62,3% dello scorso anno (-4,8).
Mentre dalla relazione annuale di Bankitalia emerge che il reddito reale delle famiglie italiane è cresciuto tra il 2000 e il 2010 appena del 6,2% (da 18.358 a 19.495 euro) ma mentre nei nuclei con capofamiglia lavoratore autonomo il reddito è cresciuto del 15,7%, nelle famiglie di operai, apprendisti e commessi il reddito è diminuito nel decennio del 3,2%. Nello stesso periodo il reddito reale equivalente disponibile delle famiglie di dirigenti è cresciuto dell'8% mentre in quelle di pensionati del 9,8%. Se però si guarda al periodo della crisi il calo è consistente non solo per il reddito reale disponibile delle famiglie di operai (da 14.485 euro del 2006 a 13.249 del 2010 con un -8,5%) ma anche per quello delle famiglie di dirigenti (passate da 35.229 euro del 2000 a 43.825 del 2006 e a 38.065 del 2010 con un calo negli ultimi quattro anni considerati del 13,1%) e dei lavoratori autonomi (da 28.721 a 26.136 euro con una riduzione del 9%). Hanno tenuto dal 2006 al 2010 i redditi reali delle famiglie di impiegati, quadri e insegnanti (da 21.344 euro a 21.311) mentre hanno avuto un lieve avanzamento i redditi dei nuclei con capofamiglia pensionato (da 18.579 a 19.194 e un +3,3%). Il reddito medio disponibile delle famiglie era nel 2010 di 22.758 euro in media nel Centro Nord e di 13.321 euro nel Sud e nelle Isole. Se si guarda solo alle retribuzioni reali nette mensili dei lavoratori dipendenti nel 2010 si attestavano su 1.439 euro, sostanzialmente stabili rispetto ai 1.410 euro medi del 2000 e in calo rispetto ai 1.489 euro del 2006. (1.503 euro nel Centro Nord, 1.276 nel Sud e nelle Isole). Lievemente migliore la situazione delle retribuzioni reali nette dei lavoratori dipendenti a tempo pieno passate dai 1.483 euro mensili del 2000 (valori a prezzi 2010) a 1.543 euro nel 2010 (1.606 euro nel Centro Nord, 1.380 nel Sud e nelle Isole). Il dato del totale dei lavoratori dipendenti risente della crescita in questi anni del part time (che abbassa la media delle retribuzioni complessive perchè basate su meno ore di lavoro).
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venerdì 1 giugno 2012
Aprile 2012: emergenza per l'occupazione giovanile
Ultima fotografia dell'ISTAT sulla disoccupazione. Il tasso di disoccupazione ad aprile è al 10,2%, in rialzo di 0,1 punti percentuali su marzo e di 2,2 punti su base annua.
Il tasso di disoccupazione viaggia sopra il 10% ormai da due mesi, marzo (10,1%) e aprile (10,2%).
E' quanto rileva l'ISTAT (dati provvisorie e destagionalizzati). E' stata così superata la soglia psicologica del 10% e guardando ai dati grezzi di aprile il tasso di disoccupazione è addirittura superiore, pari all'11,1%. I tecnici dell'Istat parlano di una fotografia "preoccupante".
Per la Camusso, senza lotta alla recessione sarà' sempre più difficile. "E' la conseguenza di un Paese che é in recessione e di scelte politiche che non fanno nulla per contrastare gli effetti recessivi sul Paese". Così Susanna Camusso, segretario generale della Cgil ha commentato i dati sulla disoccupazione dell'Istat, a margine del festival dell'economia di Trento. "Non ci si può limitare a delle politiche di rigore che continuano ad alimentare la recessione. Bisogna cominciare a creare lavoro, sennò i dati saranno, mese dopo mese, sempre peggio", ha aggiunto.
I dati Istat "relativi al mese di aprile sono in ulteriore pesante peggioramento rispetto alla già grave situazione precedente". E' quanto ha sostenuto in una nota il segretario generale aggiunto della Cisl Giorgio Santini, commentando i dati ISTAT su occupati e disoccupati. "Tutti gli indicatori sono negativi", sottolinea Santini, a a partire da "un aumento della disoccupazione ormai stabilmente al di sopra del 10%". Per il sindacalista "la disoccupazione giovanile resta il problema più acuto, stabilmente al di sopra del 35%, con un aumento di quasi 8 punti su base annua". Ecco che, aggiunge, "si profila con contorni sempre più netti in tutto il Paese una vera e propria emergenza che in alcune aree del Sud è ormai a livelli di dramma socialmente insostenibile". Secondo Santini "non ci può rassegnare al declino che rischia di essere sempre più rapido se il Governo non metterà in campo politiche mirate ed efficaci per la crescita e per il lavoro".
Vediamo alcuni dei dati ISTAT in modo più analitico.
Per i disoccupati +1,5% su marzo Il numero dei disoccupati ad aprile è di 2 milioni 615 mila. Il rialzo è dell'1,5% su marzo (+38 mila unità). Su base annua l'aumento è del 31,1%, ovvero 621 mila unità.
Tra i 15-24enni, rileva l'Istat, le persone in cerca di lavoro sono 611mila. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni (l'incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca) è pari al 35,2%, in diminuzione di 0,8 punti percentuali rispetto a marzo ma in aumento di 7,9 punti su base annua.
Gli inattivi tra 15 e 64 anni diminuiscono dello 0,1% rispetto al mese precedente. In confronto a marzo, il tasso di inattività risulta invariato e si mantiene al 36,6 per cento.
Donne occupate: +1,2% nei 12 mesi. Ad aprile (dati provvisori) l'occupazione maschile segna una variazione negativa sia in termini congiunturali (-0,2%) sia su base annua (-0,6%). L'occupazione femminile resta sostanzialmente invariata rispetto al mese precedente mentre aumenta dell'1,2% nei dodici mesi.
Diminuiscono gli occupati a tempo pieno Nel trimestre gli occupati a tempo pieno, rileva l'Istat, accentuano la dinamica riduttiva (-2,1%, pari a -415.000 unità). La caduta tendenziale, settorialmente diffusa, riguarda sia l'occupazione dipendente a carattere permanente sia quella autonoma a tempo pieno.
Gli occupati a tempo parziale continuano a crescere, e in misura eccezionalmente forte (+9,6%, pari a 334.000 unità), ma si tratta quasi esclusivamente di tempo parzale involontario.
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mercoledì 2 maggio 2012
Il tasso di disoccupazione sale ancora a marzo di 0,2% punti percentuali rispetto ai dati del mese di febbraio, portandosi al 9,8%, ai massimi dal gennaio 2004 (data di inizio delle serie storiche mensili) e dal terzo trimestre 2000, guardando alle serie storiche trimestrali. Lo comunica l'Istat che ha anche rivisto al rialzo il dato di febbraio, al 9,6% dal 9,3%. In aumento anche il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni): a marzo è al 35,9%, due punti in più di febbraio. E' il tasso più alto dal gennaio 2004 (inizio delle serie storiche mensili). Il numero dei disoccupati è aumentato di 476 mila unità su base annua.
Gli occupati sono calati di 35 mila unità rispetto a febbraio scendendo a quota 22.947 mila. Mentre su base annua sono scesi di 88mila unità. Pesa soprattutto il calo dell'occupazione maschile. Il tasso di disoccupazione maschile cresce di 0,3 punti percentuali su febbraio, portandosi al 9,0%; quello femminile segna un aumento di 0,1 punti e si attesta all'11,0%. Rispetto all'anno precedente, quindi, il tasso di disoccupazione maschile sale di 1,6 punti percentuali e quello femminile di 1,9 punti.
Vola la disoccupazione giovanile e la fascia 15-24 anni a marzo 2012 segna un aumento di due punti su febbraio e arriva al 35,9%. Quindi, risulta disoccupato oltre un giovane su tre tra i 15-24 enni attivi, ossia coloro che hanno un lavoro o lo cercano, la forza lavoro.
E' il tasso più alto da gennaio 2004 (inizio serie storiche mensili). Guardando le serie trimestrali è il più alto dal quarto trimestre 1992. Ai massimi dal 2004 anche il tasso medio di disoccupazione, al 9,8% ed in rialzo di 0,2 punti su febbraio e di 1,7 punti su base annua. Il numero dei disoccupati a marzo è di 2 milioni e 506 mila, in rialzo del 2,7% su febbraio, con un aumento boom su base annua di 476 mila unità (+23,4%) e su base mensile di 66 mila.
Gli occupati sono calati di 35 mila unità rispetto a febbraio scendendo a quota 22.947 mila. Mentre su base annua sono scesi di 88mila unità. Pesa soprattutto il calo dell'occupazione maschile. Il tasso di disoccupazione maschile cresce di 0,3 punti percentuali su febbraio, portandosi al 9,0%; quello femminile segna un aumento di 0,1 punti e si attesta all'11,0%. Rispetto all'anno precedente, quindi, il tasso di disoccupazione maschile sale di 1,6 punti percentuali e quello femminile di 1,9 punti.
Vola la disoccupazione giovanile e la fascia 15-24 anni a marzo 2012 segna un aumento di due punti su febbraio e arriva al 35,9%. Quindi, risulta disoccupato oltre un giovane su tre tra i 15-24 enni attivi, ossia coloro che hanno un lavoro o lo cercano, la forza lavoro.
E' il tasso più alto da gennaio 2004 (inizio serie storiche mensili). Guardando le serie trimestrali è il più alto dal quarto trimestre 1992. Ai massimi dal 2004 anche il tasso medio di disoccupazione, al 9,8% ed in rialzo di 0,2 punti su febbraio e di 1,7 punti su base annua. Il numero dei disoccupati a marzo è di 2 milioni e 506 mila, in rialzo del 2,7% su febbraio, con un aumento boom su base annua di 476 mila unità (+23,4%) e su base mensile di 66 mila.
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sabato 14 gennaio 2012
Tasso di disoccupazione e il lavoro. Anzi i senza lavoro
Se per per i dati esposti dall'Istat il tasso di disoccupazione ha raggiunto nel novembre scorso la soglia dell'8,6%, quello reale, invece, ha superato il 10%". Ad affermarlo è il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, che spiega come il dato sia il frutto della somma tra i disoccupati censiti dall'Istat e i cosiddetti sfiduciati. Ovvero, coloro che in questi ultimi 3 anni di crisi economica sono usciti dalle statistiche ufficiali perché hanno deciso di non cercare più un nuovo posto di lavoro.
Pertanto, sommando ai 2 milioni e 142mila disoccupati questi nuovi 438mila sfiduciati, il tasso di disoccupazione reale si attesta al 10,1%: 1,5 punti percentuali in più rispetto al dato ufficiale fornito la settimana scorsa dall'Istat. "Tra le 438.000 persone che in questi ultimi 3 anni di profonda crisi hanno deciso di non cercare più un lavoro - conclude Giuseppe Bortolussi - risiede in buona parte nelle regioni del Mezzogiorno. E' evidente che una gran parte di queste persone è andata ad alimentare l'abusivismo ed il lavoro nero creando gravi danni a quelle aziende che, nonostante le difficoltà economiche, sono rimaste in attività".
E poi ricordiamo che da fonte sindacale. Ci sono mezzo milione di lavoratori in cassa integrazione a zero ore, costretti a rinunciare a 8 mila euro in busta paga, pari a un taglio complessivo di 3 miliardi e 650 milioni. E' quanto ha calcolato la Cgil relativamente al 2011, aggiungendo che oltre 4 milioni di lavoratori (un terzo degli assicurati all'Inps) hanno percepito ammortizzatori sociali.
Sul fronte lavoro, dei senza lavoro, le persone coinvolte lo scorso anno a vario titolo dalla percezione di ammortizzatori sociali sono state oltre 4 milioni su 12 milioni e mezzo di assicurati all'Inps, pari a un terzo dei lavoratori. Il numero complessivo di ore di cassa registrate nel 2011, così come la mole di lavoratori coinvolti, ''ci dicono che siamo arrivati ad un punto limite della tenuta del sistema rispetto all'andamento della crisi, come dimostrano le vicende drammatiche alla ribalta in questi primi giorni dell'anno, per tutte Alcoa e Fincantieri''.
domenica 14 novembre 2010
Unione europea come trovare lavoro?
Lavorare all’estero e nell'Unione europea è un’ambizione di molti.
Vorrei per momento analizzare le opportunità che vengono offerte dagli Organizzazioni Internazionali collegati con le politiche del lavoro di Bruxelles.
Certamente lavorare in uno dei paesi dell’Unione europea può permettere di avere un’esperienza formativa sia da un punto di vista personale che professionale, basti pensare a determinati ambienti sociali e lavorativi dove si riscontra in modo semplice incontri multiculturali.
Lavorare in Europa significa poter scegliere tra permanenze brevi, di qualche mese, oppure più lunghe, annuali.
La difficoltà di come trovare lavoro presso l'Unione europea è spesso individuata dalla informazione latente, relativamente alle offerte di lavoro, alla metodologia per candidarsi e alla poca conoscenza delle normative vigenti nei paesi in cui offrono candidature di lavoro.
Un primo consiglio è di visitare il sito ufficiale della Commissione Europea relativo al lavoro ed agli affari sociali e in modo particolare l'ufficio Europeo di selezione del personale.
EURES (European Employment Services - Servizi europei per l'impiego) è un portale europeo della mobilità professionale che ha come obiettivi di informare, orientare e consigliare i lavoratori candidati alla mobilità sulle possibilità di lavoro e sulle condizioni di vita e di lavoro nello spazio economico europeo; assistere i datori di lavoro che intendono assumere lavoratori di altri paesi; fornire informazioni e assistenza a chi cerca e offre lavoro nelle regioni transfrontaliere.
Eurojobs è anche questo un portale che offre la possibilità di trovare un lavoro in un paese europeo attraverso un sistema di ricerca delle offerte di lavoro per parole chiave, settore e Paese.
Vorrei solo per un attimo parlare del problema dell'occupabilità sul lavoro, certo possiamo affermare che sta crescendo in Europa ed in modo parallelo con l’aumentare del grado di istruzione dei lavoratori e la durata di occupazione (stimata) si aggira intorno ai 20 anni, dopo di che inizia a diminuire. Quindi è l'esperienza “lo scoglio” e nello stesso tempo lo stimolo per una maggiore flessibilità del lavoro.
Cosa ha detto l'OCSE ?
Riguardo ai disoccupati dell'Unione europea vi è stato lieve miglioramento in agosto del tasso di disoccupazione nei paesi europei, sceso nella media dall'8,6 all'8,5%. Ancora un pò meglio ha fatto l'Italia, la cui percentuale passa dall'8,4% di luglio all'8,2. Però è ancora molto lontana da paesi come Germania (6,8% dal 6,9), Olanda (al 4,5 dal 4,6), o Austria (stabile sul 4,3) I tassi di disoccupazione più alti si registrano, ovviamente in Spagna (20.5%), (13.9%) e Portogallo (10.7%). Nell'Unione europea è al 9,6%, quella dell'area euro al 10,1, entrambe stabili rispetto al mese precedente.
Comunque nonostante la difficoltà del momento per chi a desiderio di lavorare per l'Unione europea deve avere una formazione adeguata, una sensibilità a nuove prospettive e fare attenzione alle richieste che arrivano dai portali collegati con il sito ufficiale dell'Unione.
In fondo vi è in alcuni paesi europei una sensazione di ripresa. In bocca al lupo e buona ricerca.
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lunedì 1 novembre 2010
TASSO DI DISOCCUPAZIONE: DOBBIAMO PREOCCUPARCI?
Disoccupazione secondo l'Istat |
Dati che mettono i giovani non specializzati e soprattutto i neolaureati di fronte ad un reale problema d'impiego futuro nel mercato del lavoro.
Se pensiamo alle parole del premio nobel Nobel per l'economia 2010 Dale T. Mortensen in cui sostiene che, per quanto riguarda la disoccupazione, “La soluzione non è semplice, il punto sarà capire come funziona questo processo, perché qualche volta non c'è abbastanza lavoro e altre volte non ci sono abbastanza lavoratori. Spesso bisogna sperare che chi si occupa di questo, i politici, ci pensino davvero. Non c'è una soluzione magica al problema della disoccupazione".
Comunque il dato meno incoraggiante è la disoccupazione giovanile, in quanto è la fascia della popolazione alla quale appartiene la maggioranza dei disoccupati, avendo ben il 55% di essi un’età compresa tra i 25 e 35 anni.
Proviamo a trovare delle soluzioni, forse apparenti, in quanto il vero indirizzo politico-economico per uscire da questo tormentato momento sociale la deve dare la classe politica tutta.
Partiamo dal concetto incontrovertibile che i giovani sono i soggetti più colpiti e più deboli del un mercato del lavoro. Una causa la si può trovare nella nuova normativa occupazionale e nella flessibilità del lavoro. Ma ciò non significa inoccupazione, ma deve significare da parte delle imprese un nuovo approccio verso il mondo del lavoro. Quindi negli anni si è passati da contratti di lavoro che possiamo definire tipici ( a tempo indeterminato e a tempo determinato a contratti a tipici (a progetto, occasionale etc).
Una soluzione per incentivare l’occupazione giovanile potrebbe essere da parte delle imprese l'attivazione di strumenti di orientamento per favorire le personali e professionali che diano soddisfazione alla persona, scelte
che si devono realizzare in contesti economici di ampio riferimento, con forte attenzione alle tecniche di ricerca per l’inserimento nel vero mercato del lavoro.
Imprese che producono lavoro, qualità del lavoro e progetti di lavoro. Certo questi concetti devono essere aiutati da un indirizzo politico in cui le azioni devono essere guidate dalla politica, dalle parti sociali e dagli organismi economici (Confindustria, giovani imprenditori etc.).
L'Ansa nei giorni scorsi ha riportato che: La disoccupazione reale in Italia, secondo la Cgia di Mestre, supera in termini assoluti di 528mila unità i numeri censiti ufficialmente dall'Istat. In Campania la disoccupazione reale sarebbe così al 20,1% (5,8 punti in più rispetto al dato ufficiale calcolato dall'Istat).
Come ho già scritto nei giorni scorsi un primo passo è aumentare la produttività delle imprese ed il secondo fornire maggiori garanzie sociali ai dipendenti lavoratori.
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