mercoledì 29 novembre 2023

Busta paga: esonero contributivo. Come si applica in busta paga dal 1° luglio

 



Per i periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre 2023 si applica la maggiorazione dell’esonero contributivo secondo le modalità previste dal decreto Lavoro. L’agevolazione riguarda tutti i lavoratori, pubblici e privati, a prescindere dalla loro natura imprenditoriale, diversi dal lavoro domestico. Nello specifico, la riduzione contributiva è di 7 punti percentuali se la retribuzione imponibile riparametrata su base mensile non risulti superiore a 1.923 euro e di 6 punti percentuali se la retribuzione imponibile non risulti superiore a 2.692 euro. Per l’applicazione in busta paga e visto il numero di norme e interventi di prassi succedutesi nel tempo è quindi necessario conoscere le regole per la corretta applicazione. 

L'INPS chiarisce per quali contratti si applica il taglio del cuneo fiscale in busta paga da luglio e dicembre e calcola lo sconto con il cumulo di bonus.

Per i periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre 2023, l’esonero contributivo previsto dal Decreto Lavoro (convertito nella Legge 85/2023), si applica sulla quota dei contributi IVS in relazione a tutti i rapporti di lavoro subordinato (esclusi domestici), sia instaurati che instaurandi.

Nel taglio del cuneo fiscale sono compresi anche i rapporti di apprendistato, nel rispetto delle soglie di retribuzione mensile ammessa. Lo ha chiarito l’INPS, con la nuova Circolare 2924 del 10 agosto 2023, che spiega anche come si calcola lo sconto in presenza di altri bonus.

Sconto previdenziale fino a dicembre, caso per caso

La misura del taglio applicato al cuneo fiscale (in questo caso contributivo per invalidità, vecchiaia e superstiti, per la quota a carico dei lavoratori) è pari a:

6%, se la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non eccede l’importo mensile di 2.692 euro;

7%, se la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non eccede l’importo mensile di 1.923 euro.

Per la tredicesima in un’unica soluzione, l’articolo 39 del DL 48/2023 non prevede invece sconti, quindi l’esonero trova applicazione secondo le misure seguenti:

2%, se la tredicesima mensilità non eccede l’importo di 2.692 euro;

3%, se la tredicesima mensilità non eccede l’importo di 1.923 euro.

Laddove la tredicesima con rateo mensile, la riduzione sul singolo rateo si applica nella seguente misura:

 2%, se il rateo mensile di tredicesima non eccede l’importo di 224 euro (ossia 2.692 euro/12);

 3%, se il rateo mensile di tredicesima non eccede l’importo di 160 euro (ossia 1.923 euro/12).


Esonero IVS cumulabile con i bonus per assunzione agevolata

L’esonero contributivo di cui sopra, inoltre, in base ai nuovi chiarimenti INPS è cumulabile:

con gli esoneri previsti a legislazione vigente relativi alla contribuzione dovuta dal datore di lavoro, nonché con l’incentivo NEET disciplinato dall’articolo 27 del medesimo decreto-legge n. 48/2023.


Priorità tra bonus e casi particolari

L’agevolazione in oggetti, inoltre, risulta anche cumulabile:

con l’esonero del 50% della quota dei contributi previdenziali a carico della lavoratrice madre che sia rientrata in servizio entro il 31 dicembre 2022, previsto dall’articolo 1, comma 137, della legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di Bilancio 2022).

NB: se ci sono i presupposti per l’operatività di entrambe le misure sulla quota a carico della lavoratrice, va applicata in via prioritaria la riduzione del 50% della quota complessiva a carico della lavoratrice madre (codice causale “ELAM”). Pertanto, l’esonero IVS si applicherà eventualmente sulla contribuzione residua fermo restando il divieto di applicare un esonero che ecceda la quota di contributi IVS di spettanza della lavoratrice.





venerdì 17 novembre 2023

Come calcolare lo stipendio part time: guida al calcolo




Come calcolare lo stipendio di un contratto part time a 20, 24, 30 o 36 ore? La prima cosa che viene da pensare potrebbe essere quella di fare una proporzione rispetto allo stipendio a tempo pieno, a partire dal netto. In realtà è un errore: bisogna impostare una proporzione partendo dal lordo ed inoltre considerare l’eventuale scaglione IRPEF che andrebbe a colpire il reddito.


Vediamo le regole per il passaggio dal lordo al netto senza errori.


Come si calcola lo stipendio netto con un contratto part-time? Le regole sono differenti da quelle del passaggio dal lordo al netto in un contratto full time?


Sono le tipiche domande che si pongono i lavoratori in procinto di passare da un contratto a tempo pieno ad uno a tempo parziale, per capire a quanto corrisponderà di netto in busta paga la RAL (Retribuzione Annua Lorda) proposta dal datore di lavoro:


Effettivamente ci sono alcune variabili da considerare quando si effettua il calcolo dello stipendio netto part-time: non basta fare una proporzione delle ore lavorate in caso di full-time, ma bisogna tenere in considerazione il diverso scaglione IRPEF in cui si andrebbe a ricadere. Vediamo tutto in dettaglio.


Come calcolare lo stipendio netto in part-time?

Come nei contratti a tempo pieno, anche nel part-time il calcolo dello stipendio netto parte andando ad individuare le voci di salario non fisse, che contribuiscono a far variare il reddito netto:


1) aliquota IRPEF in base allo scaglione nel quale si ricade rispetto alla RAL e detrazioni spettanti (tenendo conto che le tasse da versare a fine anno dipendono anche dalla presenza di altri redditi);

2) aliquota contributiva a carico del lavoratore applicata dall’Ente previdenziale di appartenenza;

3) addizionali regionali, provinciali e comunali;

4) bonus IRPEF in busta paga, per i dipendenti;

5) spese in deduzione per autonomi e professionisti (Partite IVA).


Qual è la formula per il calcolo del netto in busta paga?

In caso di contratto di lavoro dipendente part-time, la formula per il calcolo dal lordo al netto mensile rimane la seguente: Retribuzione netta = (Reddito imponibile – Imposta netta)/numero di mensilità + eventuale Bonus IRPEF Laddove:

Reddito imponibile = retribuzione lorda (RAL) – contributi INPS versati dal lavoratore (in media il 9%), al netto del taglio del cuneo fiscale per alcuni redditi, applicati nel 2023 in base alle previsioni della Manovra;


Imposta lorda = IRPEF + addizionali;

Detrazioni = da lavoro dipendente + eventuali carichi di famiglia;

Imposta netta = imposta lorda – detrazioni.


Esempi di calcolo stipendio part-time?

Per calcolare lo stipendi netto con un contratto part-time, possiamo fare il seguente esempio: con RAL di 10.000 euro e contratto di 20 ore a settimana su 14 mensilità, il calcolo dello stipendio netto sarà il seguente:


Reddito imponibile = 10.000 – 900 = 9.100;

IRPEF lorda = 9.100*23% =  2.093;

Imposta lorda = 2.093 + 123 + 80 = 2.296


Stipendio netto mensile part-time = (10.000 –  2.296- 1789.8) /14 +100 = 650 euro circa


Questo ipotizzando le addizionali generiche pari all’1,23% quella regionale e 0,8% quella comunale, senza considerare eventuali carichi di famiglia (diversi da quelli oggi ricadenti nell’Assegno Unico) la cui presenza, grazie alle detrazioni fiscali previste, aiuta a far salire il netto in busta paga.




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