lunedì 31 gennaio 2011

Certificato medico online. Che succede?

Parliamo dell’entrata in vigore della nuova normativa (certificato medico online), della certificazione di malattia dei dipendenti pubblici e privati, i medici dipendenti del Sistema Sanitario Nazionale o in regime di convenzione sono tenuti a trasmettere all’Inps il certificato di malattia del lavoratore rilasciandone una copia cartacea all’interessato. Per rispettare tale norma devono ricevere dal Ministero dell’economia e delle finanze apposite credenziali di accesso.

Il certificato online viene ricevuto dall’Inps che lo mette a disposizione del cittadino intestatario, mediante accesso al sito Internet dell’Istituto di previdenza previo PIN di accesso. Il certificato di malattia è reso invece disponibile per il datore di lavoro. Queste sono le regole di base.

La circolare INPS n.60 del 16 aprile 2010 prevede competenze specifiche ripartite nel modo seguente:
i medici che effettuano i certificati acquisiscono ed inviano i certificati al sistema di accoglienza centrale denominato SAC del Ministero dell’economia e delle finanze che provvede ad inoltrarli all’Inps;
dopo l’invio all’Inps, il SAC restituisce al medico il numero identificativo per la stampa del certificato e dell’attestato da consegnare, entrambi, al lavoratore;
 l’Inps, sulla base delle informazioni presenti sulle proprie banche dati e dei servizi forniti dall’Inpdap, individua, per l’intestatario del certificato il datore di lavoro al quale mettere a disposizione l’attestato;
 l’Inps rende disponibili ai datori di lavoro, sul proprio sito Internet, funzioni di consultazione e di stampa degli attestati con elementi di ricerca diversi, previo riconoscimento tramite PIN;
 l’Inps canalizza verso le proprie Sedi i certificati degli aventi diritto all’indennità di malattia per la disposizione di visite mediche di controllo e, nei casi previsti, per il pagamento diretto delle prestazioni.

Adesso che è successo?
Parliamo di dati. Secondo quelli forniti dall’INPS, sono stati trasmessi dai medici oltre 144.000 documenti, portando così il totale a 2.692.824 certificati. Detto così, è un successo di questa norma che assicura trasparenza, velocità per ottenere la documentazione da parte del datore di lavoro e probabilmente semplifica la vita dei cittadini.

Che succederà?
Dal 1 febbario 2011 la procedura online dei certificati di malattia, dovrebbe entrare in vigore come unica soluzione per l’invio della certificazione di malattia, almeno che ci siano delle imminenti proroghe.

Infatti dopo il 31 gennaio 2011 ci sarà la procedura obbligatoria pena sanzioni, compreso il licenziamento. Il ministro Renato Brunetta si è detto "pienamente soddisfatto" di quanto accaduto nei mesi scorsi, nei quali i medici di base hanno sperimentato il certificato medico trasmesso online.
Anche se i medici di base sostengo che le credenziali di accesso per i certificati medici online è passato dal 32% di fine luglio a oltre il 70% odierno. Quindi si presenta un serio problema, se i dati venissero confermati.

Sul certificato medico online il ministro della Salute Ferruccio Fazio ha auspicato un'intesa fra il Ministero della Funzione Pubblica e i medici, in quanto sarà importante scongiurare proteste che potrebbero creare difficoltà ai cittadini e soprattutto ai malati.

Probabilmente le richieste dei medici di una proroga dell'entrata in vigore del regime sanzionatorio sono giustificate dal fatto che il sistema informatico, forse dovrà richiedere ulteriori perfezionamenti.

giovedì 27 gennaio 2011

Cud 2011: le novità

Ricordiamo innanzitutto, che i sostituti d'imposta (datore di lavoro) hanno tempo fino al 28 febbraio per rilasciare ai lavoratori dipendenti e collaboratori  il certificato imposta dei redditi del 2010 (Cud 2011), documento che certifica il reddito corrisposto ai lavoratori subordinati e ai collaboratori a progetto nel 2010.

E’ utile anche considerare che le istruzioni per conoscere le novità per il CUD 2011 sono stati resi definitivi dal provvedimento dell’Agenzia delle Entrate , del 17 gennaio scorso. 

Il CUD è il certificato, che dichiara il reddito percepito l’anno precedente, e deve essere rilasciato su carta oppure in forma telematica. Il sostituto di imposta, per consegnare la certificazione in formato elettronico, deve garantire che il lavoratore  materializzare su carta il Cud 2011, per poter svolgere  gli adempimenti conseguenti.

Che cosa è riportato nel Cud?
l’ammontare complessivo dei redditi di lavoro dipendente, e assimilati corrisposti nell’anno precedente e assoggettati a tassazione ordinaria, a tassazione separata, a ritenuta a titolo d’imposta e a imposta sostitutiva; le relative ritenute di accontoe  le detrazioni d'imposta IRPEF effettuate.

Altro aspetto che il lavoratore dipendente dovrà trovare nel CUD 2011 riguarda la detassazione straordinari sul lavoro.

Infatti nel 730 del 2011 sarà possibile recuperare le maggiori imposte versate su straordinario e lavoro notturno. E qui che il datore di lavoro dovrà indicare nel CUD 2011 le somme erogate negli anni 2008 e 2009 per  il conseguimento di elementi di produttività e redditività (lavoro straordinario assoggettabili a imposta sostitutiva); infatti il lavoratore dipendente potrà recuperare il proprio credito mediante la dichiarazione dei redditi da presentare nel 2011. Tale soluzione richiede che il datore di lavoro riporti nel CUD 2011 anche gli importi che eventualmente abbia già certificato al dipendente.

Comunque siamo in attesa di eventuali altre indicazioni o proroghe da parte dell'Agenzia dell'Entrate.

domenica 23 gennaio 2011

Federmeccanica, contrattazione nazionale. Cosa dicono le parti.

Maurizio Sacconi in qualità di il ministro del Lavoro ha sostenuto in modo netto che nessuno da parte del governo ipotizza la cancellazione del contratto nazionale, ma si deve discutere su "quale debba essere il rapporto tra il contratto nazionale, i contratti aziendali o territoriali attraverso cui le parti favoriscono sviluppo e occupazione". Il CCNL deve rimanere la cornice fondamentale ed essenziale ed il maggior peso della contrattazione aziendale dovrà favorire l'attrazione di investimenti e maggiore occupazione soprattutto giovanile.

La Federmeccanica, l'associazione delle imprese metalmeccaniche, ha messo in evidenza che i contratti aziendali dovranno in alcuni casi sostituire quello nazionale. Questo deve servire per poter dare una sensibile accelerazione al processo di flessibilizzazione delle relazioni contrattuali, già avviato con l'Accordo Interconfederale del 2009 e sviluppato con il contratto nazionale di categoria. Secondo la Federmeccanica sarà necessario anche prendere in considerazione l'ipotesi di integrazione dell'Accordo con la previsione della possibile alternatività tra contratto specifico per determinate situazioni aziendali e contratto nazionale, mantenendo saldi, eventualmente, alcuni contenuti comuni.
Ricordiamo che nella dialettica delle parti, la proposta è piaciuta al ministro Maurizio Sacconi e al vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei mentre è stata bocciata dal leader della Cisl Raffaele Bonanni, il quale ha sostenuto che “abbiamo un contratto nazionale che vale ancora due anni: nessuno metta il carro davanti ai buoi”. Per il ministro del lavoro è materia delle parti che si trovano al tavolo della contrattazione e comunque il contratto aziendale deve viaggiare in paralello con quello nazionale che non può sparire.

Vediamo la posizione dei sindacati.
Per la Uilm esiste il contratto nazionale e la contrattazione di secondo livello, come ha sostenuto Palombella, il leader del sindacato dei metalmeccanici della Uil, in vista dell’approssimarsi del tavolo con Ferdermeccanica. Probabilmente nell'ordine del giorno non si parlerà  né dell'alternatività degli
accordi aziendali, né di contratto dell'auto. Staremo a vedere.

Possibilista invece l'Ugl sulla proposta di rendere gli accordi aziendali alternativi al contratto nazionale, ma l'importante sarà  non uscire da Confindustria.

Di Maulo,della Fismic, che rappresenta il sindacato autonomo dei metalmeccanici ha espresso interesse alle posizioni di Federmeccanica se ci si troverà fronte ad una discussione seria sulla contrattazione basata sul modello tedesco, con contratti aziendali sostitutivi del nazionale.

Comunque è auspicabile e razionalmente prevedibile che la proposta di Federmeccanica sull'apertura ai contratti aziendali alternativi al contratto nazionale non indebolirà Confindustria che non ha nessuna intenzione di sottrarsi alla sfida della modernità e alle novità che offre il mercato del lavoro e della contrattazione nazionale.

venerdì 21 gennaio 2011

CONGEDO MATRIMONIALE

Che cosa prevede la legge peri i giovani sposi e i non più giovani che ancora non hanno usufruito del congedo matrimoniale.

Per i lavoratori dipendenti che decidono di sposarsi è concesso un periodo di congedo matrimoniale, il quale è un periodo di congedo straordinario che non deve  superare i 15 giorni consecutivi per contrarre matrimonio. Infatti durante il congedo matrimoniale il lavoratore dipendente è considerato a tutti gli effetti in attività di servizio. Il trattamento economico è a carico del datore di lavoro.

Comunque la legge riconosce al lavoratore dipendente, in occasione della celebrazione del matrimonio un periodo di congedo retribuito, altra fonte è rappresentata dai CCNL che, oltre a stabilire le modalità di richiesta e fruizione di questi permessi straordinari, hanno esteso tale diritto a tutti i lavoratori (ad eccezione di quelli con un periodo di prova) e nella maggior parte dei casi hanno uniformato il trattamento economico spettante alla categoria degli impiegati e degli operai.

Alcune particolarità
Ricordo che ai lavoratori con la qualifica non impiegatizia, ma dipendenti di imprese industriali è concesso in occasione del matrimonio un periodo di congedo con una durata di otto giorni consecutivi, purché il rapporto di lavoro sia instaurato da almeno una settimana.

Il congedo matrimoniale, questa è una doverosa particolarità,  spetta anche quando il lavoratore si trovi per giustificato motivo sospeso dal lavoro ( cassa integrazione) e in caso di dimissioni per contrarre matrimonio. In quest’ultimo caso la richiesta di congedo deve essere avanzata almeno sei giorni prima del suo inizio.

ll congedo matrimoniale INPS spetta ai lavoratori di ambo i sessi dipendenti da aziende industriali, artigiane, cooperative, con la qualifica di operai, apprendisti operai, lavoranti a domicilio, e marittimi. Ai lavoratori disoccupati o sospesi che abbiano avuto un valido rapporto di lavoro di almeno 15 giorni nei 90 giorni precedenti la data del matrimonio e che siano stati licenziati per cessazione dell'attività e non siano in servizio per malattia; sospensione e richiamo alle armi e ad operai e marittimi che si dimettano per contrarre matrimonio.

Per l’ assegno per congedo matrimoniale, altro aspetto rilevante,  consiglio di visitare la pagina del sito Mondo lavoro.

La richiesta di congedo matrimoniale deve essere avanzata dal lavoratore con un preavviso di almeno sei giorni dal suo inizio, salvo diverse previsioni da parte del CCNL.
Durante il congedo matrimoniale il lavoratore conserva il diritto all'assegno per il nucleo familiare.

domenica 16 gennaio 2011

Rappresentanza sindacale

Vediamo di cosa si sta parlando. I segretari della Cgil e della Cisl, hanno fatto il punto sulle relazioni industriali dopo il referendum su Mirafiori che ha visto la vittoria della responsabilità dei lavoratori a favore di una produzione industriale.

Per la leader della CGIL Susanna Camusso, il progetto della Fiat è stato smentito dal voto degli operai; ora la Cgil chiederà a Confindustria e sindacati nuove regole sulla rappresentanza, mentre il leader della CISL Raffaele Bonanni, che ha apprezzato il si di Mirafiori, le regole sono già state concordate nel 2008, quindi il leader della CISL non mi siederà nuovamente al tavolo per mettere pace tra la Cgil e la Fiom.

Il segretario del PD Pier Luigi Bersani ha esportato che: “ora la Fiat rispetti i suoi impegni e investa”, d’altronde come è già stipulato dal progetto industriale, dopo il risultato del referendum a Mirafiori sull'accordo tra azienda e sindacati come ha richiesto che si trovino nuove regole di rappresentanza.

Oggi deve essere chiaro che per trovare una soluzione ai problemi economici e dell’ occupazione bisogna condividere il principio verso una tendenza all'unità di intenti, senza creare divergenze per spirito solo di parte non considerando il problema dei lavoratori nella sua complessità, che deve trovare la più tipica manifestazione nelle persone associate (Sindacati e, associazioni di categoria).

Che cosa è la rappresentanza sindacale aziendale?
Le rappresentanze sindacali aziendali possono essere costituite ad iniziativa dei lavoratori in ogni unità produttiva, nell'ambito: delle associazione aderenti alle confederazioni maggiormente rappresentative su piano nazionale e delle associazioni sindacali non affiliate alle predette confederazioni, che siano firmatarie di contratti collettivi nazionali o provinciali di lavoro applicativi nell'unità produttiva.

Nell'ambito delle aziende con più unità produttive le rappresentanze sindacali possono istituire organi di coordinamento. Siamo in presenza di una rappresentanza organica. Ed ancora si ritiene che le rappresentanze sindacali aziendali possono costituirsi nell'ambito delle associazioni aderenti alle Confederazioni maggiormente rappresentative e delle associazioni firmatarie di contratti collettivi nazionali o provinciali di lavoro (Aspetto che è mancato per la Mirafiori).

In questo contesto ha pienamente ragione Piero Ichino, che ha sostenuto a più riprese che abbiamo bisogno responsabilmente di metterci alle spalle la lunga deriva di una tradizione, in cui una parte del sindacato, ci rende eccezione in  Europa, e che pesa oltremodo sulla competitività, sulla vita sociale dei  milioni di lavoratori che restano esclusi, dal paradiso dei CCNL e delle garanzie che esercita il contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Ricordiamo che nell’industria meccanica e alla Fiat c’è la Fiom, e la Fiom da molti anni ha scommesso tutto sulla necessità di impedire sviluppi industriali. A costo di dire che intese come quelle di Mirafiori violano la Costituzione e impediscono il dritto di sciopero. Una vera falsità sindacale e ideologica.
Quindi quello serve al diritto sindacale dei lavoratori è una regola che attribuisca anche al sindacato minoritario il diritto alla rappresentanza, in proporzione ai consensi ricevuti in un’elezione triennale. Quello che non va riconosciuto al sindacato minoritario è il potere di veto di cui esso dispone nel nostro sistema attuale di relazioni industriali, che proprio per questo è obsoleto e inconcludente.
Comunque non bisogna confondere le regole del CCNL con i diritti fondamentali dei lavoratori, altrimenti si fa un torto ai lavoratori stessi e forse ci troviamo fuori dalla legalità delle leggi che tutelano i rapporti fra azienda e sindacati.

venerdì 14 gennaio 2011

Detrazioni fiscali in busta paga

E' arrivato il momento che il lavoratore dipendente compili il modello delle detrazioni fiscali IRPEF e lo consegni al datore di lavoro.
Vediamo alcuni punti.

Le detrazioni fiscali IRPEF riguardano il reddito e sono delle agevolazioni fiscali per i lavoratori dipendenti, le quali decorrono con l'inizio dell'anno solare fino al mese di dicembre.

Ricordiamo che ogni lavoratore dipendente che abbia dei familiari a proprio carico può godere di un beneficio fiscale al momento della dichiarazione annuale dei redditi, dette detrazioni d’imposta.
Per capire l'aspetto fiscale da parte dei lavoratori dipendenti è utile porre delle domande per finalizzare in modo corretto le detrazioni fiscali IRPEF da lavoro.
Chi sono i familiari a carico?
Il coniuge non legalmente ed effettivamente separato; i figli, compresi quelli naturali riconosciuti, gli adottivi, gli affidati e affiliati; altri familiari (genitori, generi, nuore, suoceri, fratelli e sorelle), con la condizione che siano conviventi.
Per essere a carico questi familiari non devono disporre di un reddito superiore 2.840,51 euro al lordo degli oneri deducibili, qui bisogna porre una grande attenzione in quanto da un punto di vista fiscale con la dichiarazione dei redditi dell'anno successivo, l'”errore” viene facilmente riscontrato. 

Chiaramente per legge è prevista una detrazione di 800 euro (a scalare a partire da un reddito di 95.000 euro). La detrazione è aumentata a 900 euro per ciascun figlio di età inferiore a tre anni. Queste detrazioni sono aumentate di un importo pari a 220 euro per ogni figlio portatore di handicap.

Per il coniuge a carico la detrazione prevista è in 800 euro. L'ammontare effettivamente spettante varia, però, in funzione del reddito e con una specifica formula di calcolo detrazioni fiscali.
Non sono previste maggiorazioni nel caso in cui il coniuge sia una persona con disabilita.
Detrazioni fiscali per altri familiari a carico la detrazione massima è pari a 750 euro che diminuisce con l'aumentare del reddito complessivo de contribuente.
Non sono previste maggiorazioni nel caso in cui il familiare sia una persona con disabilita.
In base alla legge i lavoratori dipendenti e i collaboratori a progetto sono tenuti a dichiarare annualmente al datore di lavoro e/o sostituto d’imposta di avere diritto alle detrazioni fiscali (detrazioni d’imposta) per familiari a carico,  nonché a indicare il codice fiscale dei soggetti per i quali si ha diritto alle detrazioni.
Le detrazioni fiscali per i figli è ripartita nella misura del 50% tra i genitori non legalmente ed effettivamente separati (100% al richiedente se il coniuge è a carico), ovvero previo accordo tra gli stessi, spetta al genitore che possiede un reddito complessivo di ammontare più elevato.

La detrazione fiscale irpef in busta paga spetta, in mancanza di accordo, all’affidatario in caso di separazione legale ed effettiva, annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio. Nel caso di affidamento congiunto o condiviso la detrazione è ripartita, in mancanza di accordo, nella misura del 50% tra i genitori.

domenica 9 gennaio 2011

Stress da lavoro: valutazione

Ricordo che dal 1° gennaio 2011 vi è l'obbligo, da parte dei datori pubblici e privati, di effettuare la valutazione dei rischi da stress lavoro. Saranno gli stessi datori da lavoro che dovranno esaminare le fonti di rischio da stress e inserirle nel documento aziendale.

Troviamo una definizione dello stress da lavoro.
Lo stress da lavoro può essere definito quale condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale e può essere una conseguenza del fatto che dei lavoratori non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o aspettative riposte in loro.

Quando può esserci squilibrio?
Diciamo che si può verificare quando il lavoratore non si sente in grado di corrispondere alle richieste lavorative. Tuttavia non tutte le manifestazioni di stress da lavoro possono essere considerate come stress lavoro-correlato. Lo stress lavoro-correlato è quello causato in modo particolare da vari fattori propri del contesto e del contenuto del lavoro.

Le caratteristiche dello stress da lavoro possono riassumersi in due aspetti. Uno quello che si riferisce al ambiente lavorativo ossia scarsa comunicazione, mancanza di definizione di obiettivi, conflitti di ruolo, insicurezza dell’impiego, partecipazione ridotta al processo decisionale; mentre il secondo aspetto è quello che si riferisce al contenuto del lavoro ossia problemi di affidabilità, disponibilità o idoneità, carico di lavoro eccesivo o ridotto, carenza di ritmo sul lavoro, orari di lavoro poco flessibili e incapacità di creare reali turni di lavoro.
Diciamo inoltre che la valutazione del rischio da stress lavoro dovrà essere parte integrante della valutazione dei rischi e dovrà essere effettuata datore di lavoro avvalendosi del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) con il coinvolgimento del medico competente e previa consultazione del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS).

Sarà necessario indicare il percorso metodologico che permetta una corretta identificazione dei fattori di rischio da stress lavoro, in modo che da tale identificazione discendano la pianificazione e realizzazione di misure di eliminazione o, quando essa non sia possibile, riduzione al minimo di tale fattore di rischio.

La valutazione deve prendere in esame non singoli ma gruppi omogenei di lavoratori che risultino esposti a rischi dello stesso tipo secondo una individuazione che ogni datore di lavoro può autonomamente effettuare in ragione della effettiva organizzazione aziendale.
Per ulteriori informazioni invito a visitare il sito Studio Legale Law.
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