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sabato 17 marzo 2018

Contratti di lavoro si cambia



E' stato firmato il testo definitivo della riforma del modello contrattuale. Dopo anni di tentativi Confindustria, Cgil, Cisl e Uil hanno finalmente chiuso una partita che si protraeva da tempo e che - oltre a definire un modello con cui disciplinare il contratto nazionale (su due livelli di contrattazione e livelli salariali autonomi) - definisce anche nuove regole sulla rappresentanza sindacale e, per la prima volta, anche quella delle imprese.

Una firma, inoltre, che riporta in primo piano il ruolo di regolatore che Confindustria e sindacati giocano nella vita economica del Paese dopo una lunga stagione che ne aveva messo in discussione le competenze ed allontana eventuali interventi di legge con cui scavalcare le parti sociali, come quel salario minimo per legge a cui ha pensato negli ultimi mesi la politica.

Viene individuato un trattamento economico complessivo (Tec), costituito dal trattamento economico minimo (Tem, i minimi tabellari) e da tutte quelle voci (dagli scatti di anzianità, all’Edr, all’elemento perequativo, al welfare sanitario o previdenziale) che il Ccnl considera comuni a tutti i lavoratori del settore. In sostanza le differenti esperienze negoziali delle categorie vengono sistematizzate dal documento conclusivo delle parti sociali. Alla luce di queste esperienze, il menù a disposizione delle parti nella negoziazione si è arricchito. Il contratto nazionale non si limita più a indicare i minimi tabellari ma ricomprende ormai altre voci: tra queste, il welfare entra a pieno titolo nel trattamento economico complessivo. Il contratto nazionale individuerà, dunque, i minimi tabellari per la vigenza contrattuale e la variazione avverrà, secondo le regole dei singoli Ccnl, in base agli scostamenti registrati dall’Ipca, l’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i Paesi Ue (depurato dei prezzi dei beni energetici importati), calcolato dall’Istat.

In busta paga, inoltre, entreranno anche eventuali forme di welfare: il trattamento economico complessivo, infatti, sarà costituito dal salario minimo e da tutti i trattamenti economici, dunque compreso il welfare, che il contratto collettivo nazionale di categoria qualifica come "comuni a tutti i lavoratori del settore". Per quanto riguarda la contrattazione aziendale, il secondo livello, invece, l'accordo punta ad incentivarne uno "sviluppo virtuoso", sia quantitativo che qualitativo. E tornando alle norme sulla rappresentanza e all'obiettivo anti dumping che si pongono le parti sociali sembrano non voler escludere un intervento di legge che rafforzi lo scopo anti pirateria. "Le intese in materia di rappresentanza possono costituire, attraverso il loro recepimento, il presupposto per l'eventuale definizione di un quadro normativo in materia", si legge infatti nel documento.

Un modello contrattuale che spinge alla crescita della produttività aziendale e, con essa, dei salari dei lavoratori. Il documento conclusivo di Confindustria e Cgil, Cisl e Uil, confermando gli attuali due livelli contrattuali (nazionale e aziendale o, in alternativa, territoriale) valorizza il ruolo del contratto nazionale e della contrattazione decentrata: il primo come fonte di regolazione dei rapporti di lavoro e garante dei trattamenti economici e normativi comuni ai lavoratori del settore, sull’intero territorio nazionale; la seconda, come luogo in cui si realizza l’incontro virtuoso tra salario e produttività.

Le parti riconoscono un ruolo importante alla contrattazione collettiva che può creare le condizioni per «migliorare il valore reale» delle retribuzioni e, nel contempo, «favorire la crescita del valore aggiunto e dei risultati aziendali», valorizzando le «competenze tecniche e organizzative dei lavoratori» contro il rischio di un appiattimento nelle politiche salariali.

Si tratta, appunto, di un modello che lascia alle categorie la decisione se distribuire gli aumenti ex post (come fanno i meccanici) o ex ante (come i chimici). Sempre in tema di autonomia e responsabilità delle parti, attraverso la contrattazione si potrà valorizzare nei diversi settori la partecipazione organizzativa, per contribuire alla competitività delle imprese e valorizzare il lavoro.




martedì 12 novembre 2013

Lavoratori dipendenti: persi 1.040 euro in busta paga dal 2007 al 2012



Un'indagine sul fenomeno del 'fiscal drag' -drenaggio fiscale mostra come il mancato adeguamento dell'imposta all'inflazione durante il periodo 2007-2012 abbia determinato un minor reddito disponibile per i lavoratori dipendenti. E’ quanto ha affermato la Cisl analizzando le dichiarazioni dei redditi elaborate dal suo Caf: nel periodo considerato la perdita è del 5,83%, circa 1.040 euro.

Il mancato adeguamento dell'imposta all'inflazione ha penalizzato soprattutto le fasce di reddito tra 10 e 55mila euro, per quelle comprese tra 29 e 50mila euro la perdita supera il 6%, mentre restano marginalmente sfiorati dal fenomeno i contribuenti della no tax area, così come i redditi alti e medio alti.

Ad evidenziare questi dati è un'indagine promossa dalla Cisl, condotta tra le dichiarazioni dei contribuenti che si sono rivolti al Caf del sindacato. Analizzando l'andamento del biennio 2010-2012 il reddito medio complessivo dei contribuenti del Caf-Cisl è aumentato del 2,5% tra il 2010 e il 2012, e dell'1,6% tra 2011 e 2012. Tuttavia il moderato aumento dei redditi è stato di fatto neutralizzato dall'incremento delle imposte (per effetto dell'aumento delle addizionali irpef) e dalle riduzioni dell'ammontare medio delle detrazioni per familiari a carico e per tipologia del reddito che hanno appesantito l'incidenza dell'imposta netta sul reddito.

Ricordiamo che l'ammontare dell'imposta netta cresce, in media, sia tra 2010 e 2012 (+5%), sia tra 2011 e 2012 (+2,8%). Anche le addizionali comunali e regionali si sono fatte sentire: in media nel 2012 ammontano complessivamente a 408 euro, in crescita del 6% sul 2011 e del 31% sul 2010. L'indagine sottolinea che il contemporaneo aumento di Irpef e addizionali in proporzione maggiore rispetto ai redditi complessivi «rende quasi nullo» l'incremento dei redditi disponibili 2012 rispetto agli anni precedenti: +1,22% sul 2011 e +1,52% sul 2010.

Tra le imposte, l'Irpef è quella che incide maggiormente sul reddito delle famiglie (17,6%), seguita dall'Iva (8,7%) e dall'Imu (meno dell'1%). L'andamento complessivo delle tre imposte, secondo l'indagine, è molto elevato per i redditi fino a 7.500 euro lordi annui per effetto dell'Iva e, in misura minore, dell'Imu, mentre raggiunge valori minimi (aliquota media attorno al 19-22%) fra i 7.500 e i 15mila euro di reddito, diventando crescente - con il traino dell'Irpef - fino al 40% di aliquota media per i redditi sopra i 150mila euro.

Secondo la Cisl bisogna compensare in modo più che proporzionale gli aumenti dell'Iva attraverso una significativa riduzione dell'Irpef per non deprimere le scarse propensioni al consumo che incidono negativamente sulla domanda interna e sulle prospettive della ripresa. Adeguare le detrazioni per lavoro dipendente e pensioni secondo la Cisl è «fondamentale» per consentire il recupero del reddito disponibile delle famiglie. Ma bisogna agire anche sui bassi redditi, sotto i 15mila euro, che risultando incapienti non riescono a beneficiare appieno delle detrazioni e delle deduzioni fruibili e subiscono il maggiore peso dell'Iva. La Cisl propone per i lavoratori dipendenti e pensionati collocati al di sotto di questa soglia, di introdurre un'imposta negativa di ammontare pari alle detrazioni non godute.

Negli ultimi anni l'aumento delle tasse (+5% tra 2010-12) ha quasi vanificato l'incremento dei redditi: ''molto forte è l'incremento delle addizionali comunali e regionali. Il loro ammontare complessivo nel 2012 è in media di 408 euro: in crescita del 6% rispetto al 2011 e di oltre il 31% sul 2010''.

L'inflazione acquisita per il 2013, ovvero la crescita dei prezzi che si registrerebbe ipotizzando il mantenimento dello stesso livello di ottobre, scende all'1,2% dall'1,3% di settembre.


venerdì 19 luglio 2013

Imprese italiane: si vende il lavoro e le società pubbliche

"Specifiche ipotesi di vendita riportate da organi di informazione non sono state formulate dal ministro". Lo ha precisato il Tesoro in merito alle parole del ministro Fabrizio Saccomanni, che ha parlato "di strategia di riduzione del debito, formulando diverse ipotesi di valorizzazione del patrimonio pubblico, senza mai citare specifiche società".

Non è escluso che il Tesoro decida di cedere quote di società pubbliche - incluse Eni, Enel e Finmeccanica per ridurre il debito. E' quanto ha affermato il ministro dell'Economia, Saccomanni in un'intervista a Bloomberg Tv a Mosca, secondo quanto riporta l'agenzia Bloomberg.

C'e anche l'ipotesi, ha spiegato Saccomanni di usare gli asset di queste aziende come collaterali. ''Stiamo considerando questo - ha detto il ministro in un'intervista a Bloomberg - queste compagnie sono profittevoli e danno dividendi al Tesoro, così dobbiamo considerare anche la possibilità di usarle come collaterali per la riduzione del debito''. ''Ci sono un po' di idee che dobbiamo prendere in considerazione'', ha proseguito il ministro. In particolare il ministro ha detto: ''spero che prima della fine dell'anno possiamo avere chiara quale sia la nostra visione per una strategia compressiva per uno schema che consenta l'accelerazione della riduzione del debito''.

"Il governo intende valorizzare i propri asset e quindi non esclude in futuro un piano di valorizzazioni che include le partecipazioni delle quale è in possesso". Lo precisa alla stampa italiana il portavoce del ministro dell'Economia, Roberto Basso a margine del G20.

"Ipotesi questa che andrebbe valutata con molta cautela perché si tratta di società quotate, profittevoli, che forniscono dividendi", ha proseguito il portavoce del Ministero del Tesoro, precisando alle agenzie italiane il senso dell'intervista concessa dal ministro Saccomanni a Bloomberg Tv, nella quale non si escludeva l'ipotesi di cessione di quote delle partecipazioni del Tesoro in Eni, Enel e Finmeccanica. "Tra le idee da valutare in futuro anche l'ipotesi di utilizzare le partecipazioni come collaterale per operazioni finanziarie", ha aggiunto.

"Tra le ipotesi note anche la cessione di immobili del Demanio", ha proseguito. L'obiettivo è "contribuire alla riduzione dello stock del debito", ha concluso.

Ripresa tra II e III trimestre - "La ripresa? Ci sono indicatori che si materializzerà tra il secondo e il terzo trimestre di quest'anno": è la previsione del ministro dell'economia. "Anche Bankitalia prevede che il quarto trimestre sarà positivo", ha aggiunto.

Si tratta di segnali deboli che convivono con la coda della crisi, ha lasciato intendere il ministro: "é tipico delle fasi di inversione di ciclo il fatto che ci siano incertezze ovunque", ha risposto ad una domanda sui rischi ancora esistenti. Saccomanni ha osservato però che "mentre in passato la politica economica era tutta improntata sulle restrizioni e ci si affidava solo alla domanda esterna, ora il quadro sta cambiando: ora c'é anche un supporto interno certo", ha sottolineato, citando ad esempio i rimborsi per i debiti della pubblica amministrazione.

 "La Cisl è del tutto contraria all'ipotesi ventilata oggi dal Ministro Saccomanni di vendere le quote pubbliche di aziende come Eni, Enel, Finmeccanica e Poste che già da tempo sono nel mirino degli appetiti famelici e speculativi degli investitori stranieri". Lo dichiara in una nota il Segretario Generale della Cisl, Raffaele Bonanni.

"Ipotesi questa che andrebbe valutata con molta cautela perché si tratta di società quotate, profittevoli, che forniscono dividendi", ha spiegato il portavoce del Ministero del Tesoro, precisando alle agenzie italiane il senso dell'intervista concessa dal ministro Saccomanni a Bloomberg Tv, nella quale non si escludeva l'ipotesi di cessione di quote delle partecipazioni del Tesoro in Eni, Enel e Finmeccanica.
"Tra le idee da valutare in futuro anche l'ipotesi di utilizzare le partecipazioni come collaterale per operazioni finanziarie", ha aggiunto. "Tra le ipotesi note anche la cessione di immobili del Demanio", ha proseguito. L'obiettivo è "contribuire alla riduzione dello stock del debito", ha concluso.

domenica 23 giugno 2013

Cgil-Cisl-Uil: insieme in piazza a Roma per il lavoro dopo 10 anni


Hanno sfilato per le strade del centro i due cortei di Cgil, Cisl e Uil che da piazza della Repubblica e da piazzale dei Partigiani sono arrivati in piazza San Giovanni al grido «Lavoro è democrazia».
Cgil-Cisl-Uil: insieme in piazza dopo 10 anni a Roma, per la manifestazione nazionale unitaria sul tema 'Lavoro e' democrazia'.

Due cortei si sono mossi da Piazza della Repubblica e da Piazzale dei Partigiani per raggiungere Piazza S.Giovanni, dove ci sono stati i comizi dei segretari generali Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti.

''Non vanno bene i continui annunci che non si traducono in una scelta che dia il senso del cambiamento''. La leader della Cgil, Susanna Camusso, riassume cosi' il senso della manifestazione unitaria a Roma. ''La priorita', dice, deve essere ''una restituzione fiscale a lavoratori dipendenti e pensioni''. ''Oggi siamo in piazza - ha detto Susanna Camusso alla testa del corteo - perche' il Paese ha bisogno di risposte rapide per uscire dalla crisi. E la prima risposta di cui il Paese ha bisogno e' una restituzione fiscale a lavoratori dipendenti e pensionati, che permetta di far ripartire i consumi e la produzione''.

E sul piano per il lavoro che il governo si accinge a mettere in campo Camusso dice: ''Abbiamo avuto tante occasioni per dire che sul tema del lavoro si possono fare cose anche importanti che non hanno bisogno di risorse. Il problema e' che invece si continua a fare una vecchia discussione sul tema della flessibilita' anche se e' ormai dimostrato che non e' utile a far ripartire l'economia''. Oggi - dice la leader della Cgil, ''facciamo una manifestazione e vedremo quali risposte arriveranno. Cgil.

Cisl e Uil sono profondamente convinti che senza risposte da un lato si continuera' a perdere tempo, dall'altro continuera' ad aggravarsi la crisi''. E ad una domanda sulle parole del leader della Uil che ha avvertito del rischio che con l'aumentare dell'emergenza lavoro possano essere i cortei di disoccupati a far cadere il governo, Camusso Risponde: ''E' una lettura possibile. Di sicuro senza misure che contrastino la crisi, la situazione peggiora''.

"Siamo stufi" di "tante belle parole" su crisi, lavoro, emergenza disoccupazione giovanile, dice il leader della Uil, Luigi Angeletti. E avverte che andiamo verso "un deserto di posti di lavoro: il Paese tornerà quello di 50 anni fa, un Paese di migranti". Ma, "questo futuro non lo accetteremo,i sindacati non piegheranno mai le ginocchia". Ed al governo dice: "'Non basta dire quali sono i problemi, i governi ci sono per risolverli''.

"Non è più il tempo di aspettare, non è più il tempo di promesse e annunci". Angeletti parla alla prima manifestazione unitaria di Cgil-Cisl-Uil dopo 10 anni. Il segretario della Uil chiede al governo "una nuova politica industriale" contro la recessione e la disoccupazione. Indica la necessità di "scelte" perché "le imprese chiudono", dice nel comizio a piazza San Giovanni a Roma. Poi, lancia l'allarme: "Il Paese sta sprofondando in un baratro di povertà". Ora la priorità "è la riforma fiscale, vero dramma del Paese".
"Il Paese perisce e la classe dirigente si perde in chiacchiere" dice il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. "Troppe tasse, bisogna dimezzare le tasse e inasprire le pene sull'evasione fiscale". E più volte Bonanni ha ripetuto: "Letta deve avere coraggio".

"Il premier Letta deve avere coraggio, deve mettere all'ordine del giorno l'unica questione che a noi interessa, vale a dire una riduzione fortissima delle tasse sul lavoro, sulle pensioni, sulle imprese che investono. Gli altri provvedimenti sono brodini che non ci interessano". Così il segretario della Cisl, Bonanni, alla manifestazione unitaria dei sindacati. "Il Paese perisce - ha aggiunto - e la classe dirigente si perde in chiacchiere". Sull'evasione fiscale: "Il governo non ha la forza per combatterla".

mercoledì 1 maggio 2013

Festa del lavoro 2013: priorità lavoro



"Priorità lavoro": con questo slogan i sindacati manifestano alla festa del lavoro che si svolgerà a Perugia, la manifestazione nazionale del Primo maggio 2013 con i sindacati Cgil, Cisl e Uil. Prenderanno la parola dal palco i leader della Cgil, Susanna Camusso, della Cisl, Raffaele Bonanni e della Uil,Luigi Angeletti.

Festa dei lavoratori che i tre sindacati confederali quest'anno hanno deciso di celebrare nella città umbra teatro, all'inizio dello scorso marzo, di un "dramma del lavoro": l'omicidio di due impiegate della Regione uccise da un imprenditore che, poi, si è suicidato. Un episodio divenuto simbolo, per
Cgil, Cisl e Uil, della necessità di restituire centralità al lavoro.

Il corteo sarà accompagnato dagli striscioni e dalle bandiere dei tre sindacati, rosse, verdi e blu. "Primo maggio Umbria 2013" con su entrambi i lati lo slogan "priorità lavoro" è lo striscione che apre il corteo. A seguire, tra gli altri, quelli delle diverse categorie. In piazza anche alcuni rappresentanti degli artigiani con le magliette e le bandiere Cna Umbria.

In questa atmosfera vi è  il nuovo record per la disoccupazione nei 17 paesi dell'eurozona: a marzo i senza lavoro erano 19,21 milioni, pari al 12,1% della popolazione attiva, contro il 12% registrato a febbraio. Lo ha rilevato Eurostat. Spicca l'Italia che con il suo 38,4% di giovani senza lavoro, si colloca al top preceduta solo da Grecia e Spagna. Eurostat ha diffuso anche la prima stima flash sull'inflazione nell'eurozona, che registra ad aprile un brusco calo passando all'1,2% dall'1,7% di marzo.

Ma sono i giovani senza lavoro a preoccupare. La disoccupazione giovanile (15-24 anni) a marzo è pari al 38,4%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto a febbraio e di 3,2 punti su base annua. Lo rileva l'Istat (dati destagionalizzati e provvisori). Si tratta di 635 mila 15-24enni in cerca di un lavoro.

Nel messaggio in occasione della Festa del lavoro il Presidente Giorgio Napolitano è tornato a parlare  sulla necessità di impostare riforme condivise per fermare il declino. Ha affermato che è ”Indispensabile il concorso di tutte le forze sociali e politiche”. E ha parlato di “ dovere politico e morale l'emergenza lavoro”.




venerdì 11 gennaio 2013

Emergenza lavoro in area Euro: idea salario minimo europeo


Jean Claude Juncker: «Lavoro, sì al salario minimo europeo». La situazione della disoccupazione "è drammatica, avevamo detto che l'euro avrebbe riequilibrato la società e invece la disoccupazione aumenta" ha detto il presidente dell'Eurogruppo Juncker al Parlamento Ue. "Nell'area euro - ha continuato - supera l'11%, e non ce lo possiamo permettere. E' una tragedia che stiamo sottovalutando". Per questo, ha aggiunto, "dobbiamo realizzare politiche più attive per il mercato del lavoro".

Serve salario minimo su tutta l'Eurozona. "Bisogna ritrovare la dimensione sociale dell'unione economica e monetaria, con misure come il salario minimo in tutti i Paesi della zona euro, altrimenti perderemmo credibilità' e approvazione della classe operaia, per dirla con Marx.".

Ha quindi lanciato un appello affinché si ritrovi "la dimensione sociale dell'unione economica e monetaria, con misure come il salario minimo in tutti i Paesi della zona euro, altrimenti perderemmo credibilità e approvazione della classe operaia, per dirla con Marx". Infine ha annunciato che sarà una donna francese a dirigere il meccanismo unico di sorveglianza sulle banche europee.

Il salario minimo è una soglia di paga base oraria che i datori di lavoro devono corrispondere a impiegati e operari. Ha fatto il suo esordio in Australia e Nuova Zelanda, ma in Europa non esiste una legislazione comune sul tema. In Francia, c'è lo "Smic", introdotto nel 1950, e che ora viene calcolato in base a un mix tra potere d'acquisto e altri fattori (nel 2010 vale circa 1.343 euro lordi al mese). In Spagna il salario minimo è disciplinato nello statuto dei lavoratori. Il salario minimo è previsto per legge in molti altri Paesi. Mentre altri Stati, come i paesi scandinavi, Germania, Italia, Austria e Cipro, non hanno un salario minimo imposto per legge, ma delegano alla contrattazione fra le parti sociali tale decisione.

"'La discussione sul Salario Minimo per Legge a livello Europeo quale strumento necessario per tutelare meglio i redditi dei lavoratori , contrastare le diseguaglianze ed introdurre maggiori elementi di equita' dovrebbe uscire dal solito schema polemico o di contrapposizione e guardare invece al merito ed ai contenuti delle scelte proposte e indicate''. Lo ha dichiarato in una nota il Segretario Confederale Cisl, Luigi Sbarra.

 
''L' Italia è uno dei pochi paesi europei a non avere un salario minimo di legge. Ma lo è a ragione - spiega Sbarra -, in virtù di una forte copertura contrattuale esercitata attraverso i contratti nazionali di
categoria , circa 500 , che coprono praticamente tutti i settori del lavoro presenti nel paese. Anche se non esiste un erga omnes di legge di fatto i CCNL vengono applicati a tutti i lavoratori. Il nostro sistema di minimi salariali definito dai contratti nazionali di lavoro si colloca ad un livello più elevato di retribuzione e di maggiore tutele del potere di acquisto dei redditi dei lavoratori, rispetto alla media dei minimi salariali definiti per legge nei paesi europei''.

sabato 27 ottobre 2012

Lavoro: aumenta le richieste dei precari e calano gli occupati


Ricordiamo che la legge di riforma del lavoro 2012, stanzia incentivi a favore dei datori di lavoro che stabilizzano i contratti di lavoro nelle imprese: i contributi possono essere utilizzati per stabilizzare i contratti lavorativi dei soggetti inseriti tra il 1 ottobre e il 31 dicembre 2012.

Boom di domande all'Inps per accedere agli incentivi per la stabilizzazione dei lavoratori precari. Nei primi sei giorni dalla pubblicazione in Gazzetta del decreto attuativo sul bonus di 12.000 euro per chi stabilizza un giovane sotto i 30 anni o una donna, trasformando il contratto a termine in uno a tempo indeterminato, sono arrivate all'Inps 7.600 richieste. In soli 6 giorni è stato "prenotato" oltre un terzo delle risorse disponibili (circa 80 milioni su 230.

Nel secondo trimestre dell'anno il numero degli occupati è diminuito di 48mila unità. Lo calcola l'Osservatorio Cisl, secondo il quale si assiste da un persistente calo dell'occupazione giovanile, mentre è in aumento il posto fisso per gli over 50. In crescita il tempo parziale involontario a scapito del lavoro a tempo pieno. I dati sulla cassa integrazione, inoltre, confermano, secondo Cisl, che il 2012 è un anno critico: a settembre sono state autorizzare 86mila ore per un totale 2012 di 800mila (+10% sul 2011). In fortissimo aumento la cassa integrazione ordinaria (+47%). I settori più colpiti: industria ed edilizia.

martedì 11 settembre 2012

Alcoa, chiusura rallentata


Il fermo delle celle elettrolitiche sarebbe di fatto rallentato dai primi di ottobre al primo novembre e la fonderia resterebbe in funzione fino al 30 novembre. Inoltre dal 10 novembre partirebbe un'attività di preparazione alla rimessa in funzione di 50 celle. All'ordine del giorno quindi direttamente il futuro dello stabilimento di Portovesme (Sulcis iglesiente), dove la multinazionale statunitense ha deciso di cessare la produzione dell'alluminio. Per consentire una continuità produttiva e occupazione, al sito è legato il destino di 800 persone (500 dipendenti diretti e 300 appaltati), i sindacati hanno subito chiesto un rallentamento del processo di spegnimento della fabbrica e l'azienda ha risposto proponendo un nuovo calendario. Quanto al possibile trasferimento dello stabilimento da Alcoa a un'altra società, l'ipotesi formalmente più concreta è rappresentata da Klesch, l'unica compagnia ad avere indirizzato ad Alcoa il suo interessamento allo stabilimento.

E la multinazionale dell'alluminio sarebbe disposta ad aprire un vero e proprio negoziato con Klesch (dopo che i colloqui si erano interrotti a giugno). L'altra azienda in campo è la svizzera Glencore, che tuttavia ha manifestato il suo interessamento solo attraverso il ministero dello Sviluppo. Alla fine dell'incontro il dicastero ha spiegato di essere impegnato nel sollecitare le imprese che sono interessare ad "avviare in tempo rapidi le negoziazioni" per il passaggio dell'impianto, ferma restando sia l'adozione di tecniche in grado di far rifunzionare rapidamento lo smelter sia la cig in deroga per i lavoratori dell'indotto. Una convocazione delle due società sarebbe ipotizzabile a breve. Un'altro segnale positivo è arrivato dall'Enel: l'ad Fulvio Conti ha assicurato la "disponibilita"' del gruppo a studiare i progetti proposti dalle istituzioni sulle questioni energetiche che riguardano la Sardegna.

Soprattutto hanno rappresentato un'apertura le parole di Passera, impegnato nel "trovare una soluzione", anche se il ministro ha chiarito come Alcoa sia una vertenza "tra le più difficili".
Slitterà di un mese, rispetto al termine previsto inizialmente dall'azienda del 15 ottobre, il completamento della procedura di spegnimento dell'impianto Alcoa di Portovesme. Lo riferiscono fonti del ministero dello Sviluppo. Nel verbale stilato dal ministero al termine dell'incontro, il dicastero guidato da Corrado Passera sollecita i soggetti che hanno manifestato interesse per l'acquisizione dell'impianto ad avviare in tempi rapidi le negoziazioni con Alcoa: è prevista la convocazione «a breve» delle multinazionali Klesch e Glencore «per verificare lo stato di avanzamento della trattativa per fornire adeguata assistenza per il superamento di eventuali ostacoli e difficoltà».

«Alcoa è uno dei casi aziendali che seguo più da vicino. Vi garantisco il mio impegno personale diretto a trovare una soluzione», ha detto il ministro Passera al tavolo sulla vertenza Alcoa chiedendo poi ai presenti un impegno «anche sul piano Sulcis per ricercare anche altre occasioni di sviluppo sostenibile per il territorio».

Alcoa sarebbe disponibile a negoziare con Klesch, l'unica azienda ad avere manifestato finora interesse per lo stabilimento di Portovesme. Alcoa, inoltre, si sarebbe detta disponibile a trattare con chiunque manifesti interesse, mentre il governo ha inviato Glencore a manifestare il suo interesse. È quanto rivelano fonti sindacali presenti al vertice al Mise, cominciato poco prima delle 13. Una giornata nella quale dinanzi al ministero dello Sviluppo economico si sono alternati momenti di grande tensione a momenti di calma. Ci sono stati scontri fra polizia e manifestanti. Anche il sottosegretario allo Sviluppo, Claudio De Vincenti, ha confermato ai sindacati che, da parte del gruppo svizzero, é stata formalmente avanzata una manifestazione di interesse.

«Non ho mai pensato» che il caso Alcoa fosse impossibile, avrebbe affermato, secondo quanto riferiscono fonti sindacali, il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, nell'incontro con azienda, sindacati ed enti locali. «Faremo molta pressione sui due gruppi che hanno manifestato interesse (Glenocore e Klesch, ndr) ma lavoriamo in parallelo su tutto quello che può dare sviluppo al Sulcis». Il ministro è giunto al tavolo delle trattative sul futuro dell'azienda alla ripresa dei lavori dopo una interuzione durata un'ora.
«Abbiamo formalmente chiesto ad Alcoa di bloccare tutte le procedure di fermata degli impianti di Portovesme, rivedendo il piano in base alle novità di oggi che riguardano la lettere d'intenti formale che è stata inviata da Klesch alla multinazionale statunitense», ha detto il segretario regionale della Cisl sarda, Giovanni Matta, durante la pausa del vertice al Mise sulla vertenza Alcoa.
Nel corso dell'incontro Alcoa ha confermato, secondo quanto riferito da fonti sindacali, il progressivo spegnimento dell'impianto di Portovesme, con modalità tecniche che permettano l'eventuale riaccensione in caso di manifestazioni di interesse per l'impianto sardo.
È necessario «un intervento pubblico immediato da parte del governo per riunificare le tante vertenze aperte nel paese, a cominciare da alcoa, e trovare soluzioni di tutela delle attività produttive accompagnandole fuori dalla crisi», ha detto il segretario della Cgil, Susanna Camusso, nel corso del comitato direttivo del sindacato.

«Chiediamo all'azienda la sospensione delle procedure di spegnimento degli impianti di Portovesme», ha chiesto Mario Ghini, segretario nazionale della Uilm, al tavolo Alcoa. «Si tratterebbe di un atto di responsabilità da parte aziendale - ha spiegato Ghini - anche rispetto alla situazione di impatto sociale che sta determinando la vertenza Alcoa e che sta creando anche problemi di ordine pubblico. Crediamo che ci possa essere la prospettiva di un 'piano Sulcis' vero e che possa andare a buon fine almeno una delle manifestazioni di interesse "in 'itinere"».

Per i sindacati di polizia la violenza offusca la protesta. «Non possiamo non comprendere le ragioni dei lavoratori dell'Alcoa capendo la rabbia di quei padri di famiglia che corrono il rischio di perdere il posto di lavoro, ma qualsiasi manifestazione di violenza è intollerabile», hanno dichiarato in uta congiunta Giuseppe Tiani e Enzo Marco Letizia, segretari generali rispettivamente del Siap (Sindacato italiano appartenenti polizia) e dell'Anfp (Associazione nazionale funzionari polizia). «La presenza di operai di fronte ai lavoratori in divisa, separati da una sassaiola cieca e ingiusta, offusca il senso della protesta», scrivono i segretari, ricordando che le Forze dell'Ordine, nelle manifestazioni pubbliche, garantiscono sia il diritto di contestazione sia lo svolgimento del dialogo tra le parti finalizzato ad individuare una soluzione.

Un comunicato Enel riferisce dell'incontro tra il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci e l'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, per un esame delle questioni energetiche della regione. «Sono stati esaminati a lungo e in modo approfondito i casi di Carbosulcis e di Alcoa - sottolinea la nota - Conti, ribadendo il ruolo collaborativo che Enel ha sempre avuto nella regione, ha assicurato la disponibilità a studiare i progetti che le istituzioni presenteranno».

lunedì 3 settembre 2012

Carbonsulcis: stop occupazione miniera


Sospesa la protesta a -373 metri dei minatori fondamentale la decisione di non chiudere entro l'anno. Il 4 settembre la miniera riapre, ma lo stato di agitazione resta". Lo hanno annunciato i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil dei lavoratori della miniera Carbosulcis di Nuraxi Figus riuniti in assemblea.

L'occupazione, iniziata una settimana fa, verrà tolta già in mattinata. Rimane la mobilitazione iniziata per ottenere garanzie sul rilancio della miniera. In particolare si chiedono certezze sul progetto carbone-central Sulcis. Il governo ha chiesto alla Regione di rimodularlo per renderlo economicamente sostenibile.

"Questa è la decisione che sta prendendo corpo. Ma -sottolineano i sindacati resteremo in stato di agitazione fino a quando non avremo garanzie che il nuovo piano integrato,che comprende anche una centrale elettrica, non avrà il via di governo, regione e Ue"."Dobbiamo ripartire ma la discarica rimarrà chiusa".

Produttività imprese, il modello tedesco dei contratti aziendali


A giugno 2012 l'occupazione nelle grandi imprese al lordo dei dipendenti in cassa integrazione guadagni (Cig) segna (in termini destagionalizzati) una diminuzione dello 0,2% rispetto a maggio.

Al netto dei dipendenti in Cig si registra una riduzione dello 0,6%. Lo ha comunicato l'Istat. Al netto degli effetti di calendario, il numero di ore lavorate per dipendente (al netto dei dipendenti in Cig) registra una diminuzione, rispetto a giugno 2011, dello 0,5%.

L'incidenza delle ore di cassa integrazione guadagni utilizzate è pari a 38,0 ore ogni mille ore lavorate, con un aumento rispetto a giugno 2011 di 8,9 ore ogni mille.

A giugno la retribuzione lorda per ora lavorata (dati destagionalizzati) registra un aumento dell'1% rispetto al mese precedente. In termini tendenziali l'indice grezzo aumenta dell'1,1%. Lo ha comunicato l'Istat. Rispetto a giugno 2011 la retribuzione lorda per dipendente (al netto dei dipendenti in Cig) cresce dell'1,9%; la medesima variazione si registra anche per il costo del lavoro. Considerando la sola componente continuativa la retribuzione lorda per dipendente aumenta, rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, dell'1,9%.

Politiche mirate che favoriscano l'innovazione e la ricerca, che insieme alle semplificazioni sono «fattori strategici» per la competitività delle imprese. Anche utilizzando la leva fiscale. Ma soprattutto definendo regole certe e stabili nel tempo, che diano un'indicazione compiuta delle politiche economiche che il Governo intende perseguire anche sui temi della produttività.

Sono queste le priorità individuate da Confindustria che, in vista dell'incontro del 5 settembre con il premier Mario Monti sull'attuazione dell'Agenda della crescita, rilancia il pacchetto di proposte messe a punto con Abi, Ania, Alleanza delle Coop, Rete Imprese Italia e Confagricoltura.

Per Cgil, Cisl, Uil e Ugl servono interventi sui temi della crescita, dell'occupazione e di «un fisco più equo». Piuttosto scettica sulle reali intenzioni del Governo è Susanna Camusso, che sollecita «un grande piano del lavoro» e propone che i proventi dalla lotta all'evasione vengano utilizzati per rendere più pesanti le tredicesime. «Non abbiamo bisogno che sia il Governo a dire alle parti sociali cosa devono fare sulla produttività – afferma la leader della Cgil –. Ci piacerebbe dal Governo un cambio dell'agenda, riparta dal tema del fisco, dalla necessità di ridare risorse al lavoro e alle pensioni, facendo riavviare i consumi».

Mentre il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, considera un primo successo la convocazione a Palazzo Chigi, avendo da tempo sollecitato l'avvio del tavolo in vista di un patto per la crescita. Per favorire la ripresa della produttività, secondo Bonanni vanno incentivati ulteriormente gli accordi aziendali, inoltre bisogna intervenire sul cuneo fiscale. Al Governo la Cisl propone di individuare i settori in cui tagliare, destinando le risorse alla riduzione delle tasse per lavoratori dipendenti, pensionati e imprese che investono.

Vediamo il modello tedesco  che consente al contratto aziendale di sostituire - in tutto o in parte - il contratto nazionale per meglio aderire alle specifiche condizioni produttive. La via del modello tedesco è quella della partecipazione dei lavoratori alle decisioni strategiche dell’impresa, un elemento qualificante che nei grandi gruppi è basato appunto sulla cogestione che in Germania garantisce ai dipendenti i poteri decisionali attraverso una rappresentanza in specifici organismi aziendali e una partecipazione  ai risultati economici e alla redistribuzione degli utili. In particolar modo si tratta di un diritto presente nella Costituzione italiana che all’art. 46 riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.

domenica 2 settembre 2012

Lavoro, imprese ed il modello tedesco


In attesa dell'incontro con le imprese che si terrà il 5 settembre, il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, al Corriere della Sera ha annunciato importanti riforme. Tra queste "il taglio del cuneo fiscale alle imprese che coinvolgono i lavoratori", sul modello tedesco.

Il Ministro Fornero, alla domanda se con le imprese aprirà il cantiere della produttività? ha risposto «È insieme il cantiere dell'occupazione, della produttività e della competitività. La produttività è un elemento chiave della crescita. Ma da sola non basta».

E' necessario "favorire le start up (produzione) ma anche fare in modo che le norme del lavoro che si adatteranno a queste aziende innovative siano coerenti con la riforma". Inoltre,"la produttività non può nascere dai contratti mordi e fuggi", perchè, ha spiegato il ministro, c'è bisogno di "stabilizzazione nei contratti di lavoro" per sostenere "la produttività" delle imprese.

Vediamo in che cosa consiste il modello tedesco.
La via del modello tedesco più volte indicata dal ministro del lavoro Fornero è quella della partecipazione dei lavoratori alle decisioni strategiche dell’impresa, un elemento qualificante che nei grandi gruppi è basato appunto sulla cogestione che in Germania garantisce ai dipendenti i poteri decisionali attraverso una rappresentanza in specifici organismi aziendali e una partecipazione  ai risultati economici e alla redistribuzione degli utili. In particolar modo si tratta di un diritto presente nella Costituzione italiana che all’art. 46 riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.

La leva fiscale è "il primo strumento da utilizzare per rilanciare i consumi e l'economia e per far ripartire la contrattazione a livello aziendale". Lo dice il leader della Cisl, Bonanni, a 'La Stampa', sollecitando il taglio delle tasse in vista dell'incontro con il governo con le parti sociali. La crisi, avverte, "è molto pesante, la gente è spaventata per la perdita di posti di lavoro e la chiusura delle aziende". E per questo "servono soluzioni nuove" che siano "credibili". Bonanni plaude a Monti che sentirà "tutti". E invita a valorizzare il patrimonio italiano: "L'industria manifatturiera e i servizi".
Ricordiamo che in questo clima di apparente, sottolineo apparente fiducia del mercato del lavoro ci sono circa 150 tavoli di crisi aziendale aperti al ministero dello Sviluppo economico per circa 180.000 lavoratori coinvolti e oltre 30.000 esuberi: l'autunno - secondo i sindacati che hanno rielaborato dati del ministero - si prepara ad essere molto difficile sul fronte delle crisi industriali, con la situazione più difficile nell'ultimo ventennio. Ci sono poi altre migliaia di posti a rischio in vertenze che non arrivano neanche al ministero dello sviluppo economico come quelle delle piccole aziende tessili.
Oltre alle vertenze gia note come quella del Carbosulcis e dell'Alcoa, ci sono decine di crisi ancora irrisolte, da quelle del settore elettrodomestici (Electrolux, Indesit, Antonio Merloni) a quelle del settore aereo (da Windjet a Meridiana) passando per la produzione nel comparto ferroviario (Ansaldo Breda e Firema), l'Ict e il tessile (alla crisi della Miroglio si è aggiunta quella di Sixty mentre una soluzione si e' trovata per la Golden Lady/Omsa).
Ecco il quadro di alcune delle principali vertenze alle quali si sta cercando di dare una soluzione:

ALCOA: nella multinazionale dell'alluminio lavorano in Italia a Portovesme, sempre in Sardegna, 540 addetti diretti mentre altri 250 circa sono impiegati nell'indotto. Nel complesso l'azienda tra Veneto e Sardegna occupa 900 lavoratori. Nonostante le trattative in corso la multinazionale ha rifiutato una proroga di una settimana dell'avvio della procedura di spegnimento degli impianti che parte oggi mentre la multinazionale Glencore ha confermato l'interesse per lo stabilimento ma si e' presa una settimana di tempo per valutare. Il nuovo appuntamento è fissato per il 5 settembre.
CARBOSULCIS: nella miniera che rischia la chiusura lavorano, spiega la Uilcem Sardegna, 480 minatori mentre altri 150 lavoratori sono impegnati nella manutenzione.Ieri il ministero ha assicurato che la miniera non interromperà l'attività, come paventato, il 31 dicembre e ha annunciato che chiederà al Parlamento una proroga di "sei mesi, massimo un anno" della scadenza prevista dalla legge 99/2009 per il bando di affidamento della relativa concessione.


E' già invece chiusa, sempre in Sardegna, l'EUROALLUMINA (400 dipendenti diretti). Circa il 20% degli operai è impegnato comunque nella manutenzione dell'impianto mentre gli altri sono in cassa integrazione. Il nodo resta quello dei costi energetici.
FINCANTIERI: il gruppo che occupa oltre 9.000 dipendenti ha circa 1.300 esuberi ma i livelli di cassa integrazione straordinaria al momento - spiega il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella - sono piu' che doppi rispetto a questa cifra.
LUCCHINI: in crisi l'acciaieria con la chiusura ad agosto dell'altoforno di Piombino per carenza di ordini. Per i 1.943 lavoratori sono stati adottati contratti di solidarieta' mentre gli enti locali chiedono al ministro dello Sviluppo economico un tavolo nazionale. Nel complesso il Gruppo (presente anche in Puglia e in Friuli Venezia Giulia) occupa 2.800 dipendenti.
MERLONI: la vertenza - segnala la Cgil - è ancora aperta dopo la cessione di tre stabilimenti all'imprenditore della Qs Group con l'impegno di riassumere 700 lavoratori (ma l'azienda ne conta 3.500). Resta problematica anche la situazione dell'ELECTROLUX con 800 esuberi su 7.000 dipendenti (ma 230 sono gia' usciti grazie a esodi incentivati).
Esuberi anche per l'INDESIT dopo l'annuncio della chiusura dello stabilimento di None che produceva lavastoviglie. L'Indesit ha 4.500 dipendenti, i posti a rischio sono 360.
FIAT TERMINI IMERESE: resta ancora incerto il futuro dei circa 1.300 lavoratori dello stabilimento siciliano della Fiat chiuso lo scorso dicembre dopo che e' sfumata l'ipotesi di impegno da parte di Dr Motors. Difficoltà ci sono anche in altri stabilimenti del Gruppo con l'annuncio di cassa integrazione per Pomigliano e Mirafiori. Vivono nell'incertezza anche i lavoratori dell'IRISBUS in cassa integrazione poichè - spiegano alla Cgil - non e' stato ancora raggiunto il 30% da ricollocare in altri stabilimenti del Gruppo per accedere al secondo anno di cigs a zero ore. Il nodo resta la ricerca di un imprenditore che rilevi la produzione.
NATUZZI: l'azienda che occupa 2.700 lavoratori per la produzione di salotti è in crisi e ha chiesto la cassa integrazione per 1.300 dipendenti.
TESSILE: mentre al ministero dello Sviluppo economico approdano le vertenze più significative sul fronte dei numeri (come OMSA, MIROGLIO, ecc) ci sono decine di piccole aziende di conto terzisti che stanno chiudendo con diverse migliaia di lavoratori, soprattutto donne, che perdono il posto.
COSTRUZIONI: la Cisl segnala come uno dei settori piu' in sofferenza sia quello delle costruzioni a causa del blocco degli investimenti pubblici, della crisi e dell'aumento dei costo dei mutui. Per l'occupazione si è registrato un calo del 5,1% tendenziale nel secondo trimestre 2012 con un picco del 10,1% al Sud.
WINDJET: L'azienda che occupa circa 500 lavoratori ha aperto la procedura di mobilità a metà 2012. A giugno è stato firmato un accordo al Ministero del lavoro per 2 anni di cigs a zero ore per tutti i lavoratori.
MERIDIANAFLY: L'azienda - spiegano alla Cgil trasporti - ha aperto la procedura di mobilità a inizio 2012. Da giugno 2012 850 lavoratori sono in cigs per 7 anni (4 + 3). Il personale della compagnia ammonta nel complesso a 2.300 addetti.

TURISMO: In crisi anche diverse aziende del settore. Al ministero dello Sviluppo economico sono aperti tavoli per la VALTUR (3.600 i lavoratori dipendenti del Gruppo) e per l'ALPITOUR (3.500) a dimostrazione del fatto che la crisi non morde solo l'industria.

mercoledì 8 agosto 2012

Assunzioni scuola 2012: arrivano per 21 mila docenti


Il prossimo 1° settembre saranno assunti 21.112 docenti precari. La conferma è arrivata direttamente dal ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, a margine della firma di una convenzione con l'Inps per una banca dati unica con diplomati e laureati. Queste assunzioni si aggiungono alle 67mila dello scorso anno, riducendo così il numero dei docenti precari. L'annuncio dei sindacati è stato confermato dal ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo: "Siamo in fase di firma del decreto" per le immissioni in ruolo. "E' stato concluso il processo che coinvolgeva la Funzione Pubblica e il ministero dell'Economia e abbiamo tutti gli ok necessari. Ora stiamo concludendo il percorso", ha spiegato il titolare di Viale Trastevere, aggiungendo che entro il "31 agosto saranno fatte tutte le operazioni". In pratica le assunzioni potranno essere operative dal primo settembre.

Duri sono stati i commenti della Gilda sulla spending review: sono riconfermate "tutte le norme che penalizzano l'istruzione e i docenti". Per quanto riguarda, invece, il decreto per l'immissione in ruolo dei 21 mila docenti, il testo è stato predisposto, spiega la Uil, "in applicazione del piano triennale, definito grazie all'intesa tra il Governo e i sindacati Uil, Cisl, Snals e Gilda. Questo, in periodo di forte crisi economica, è il risultato di una azione sindacale concreta e utile". "Per il personale Ata non è ancora possibile ipotizzare un numero preciso di nomine in quanto non sono ancora stati pubblicati i movimenti del personale e, soprattutto, non è stato definito come verrà calcolata l'incidenza dei passaggi previsti dal Decreto Legge sulla revisione della spesa. Resta il nostro impegno per una soluzione equa anche per tale personale", precisa la Uil.

Con le assunzioni, ha affermato Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, "si dà continuità al piano triennale varato lo scorso anno grazie alle intese sindacali di cui la Cisl Scuola è stata protagonista determinante, insieme a Uil Scuola, Snals e Gilda. Con le nuove assunzioni si rafforza l'obiettivo, da noi tenacemente perseguito, di una stabilizzazione del lavoro nella scuola, che certamente va incontro agli interessi di tanti lavoratori, ma favorisce anche una più efficace organizzazione del lavoro e quindi la crescita di qualità del servizio scolastico". Anche l'Anief grida vittoria: "Non possiamo che essere soddisfatti: malgrado il blocco del turn over, i tagli agli organici e le riconversioni obbligatorie del personale inidoneo e soprannumerario, per il secondo anno consecutivo" ci sono delle assunzioni.

Le 21 mila assunzioni secondo una proiezione della Cisl saranno così divise: 1.493 per la scuola dell'infanzia; 3718 per la primaria; 8245 per la secondaria di primo grado e 5.416 per la secondaria di secondo grado; 1991 per il sostegno e 148 educatori.

Questi i dati per regione.
Abruzzo: 57 scuola infanzia; 46 primaria; 186 I grado; 128 II grado; 59 sostegno; 6 educatori; 482 totale.
Basilicata: 16 infanzia; 11 primaria; 78 I grado; 46 II grado; 30 sostegno; un educatore; 182 totale.
Calabria: 74 infanzia; 163 primaria; 350 I grado; 233 II grado; 86 sostegno; 9 educatori; 915 totale.
Campania: 196 infanzia; 170 primaria; 1096 I grado; 595 II grado; 190 sostegno; 6 educatori; 2253 totale.
Emilia Romagna: 76 infanzia; 521 primaria; 460 I grado; 403 II grado; 139 sostegno; 9 educatori; 1608 totale.
Friuli Venezia Giulia: 23 infanzia; 82 primaria; 163 I grado; 121 II grado; 37 sostegno; 22 educatori; 448 totale.
Lazio: 170 infanzia; 376 primaria; 1013 I grado; 559 II grado; 280 sostegno; 6 educatori; 2404 totale.
Liguria: 27 infanzia; 91 primaria; 151 I grado; 161 II grado; 61 sostegno; 0 educatori; 491 totale.
Lombardia: 147 infanzia; 890 primaria; 1077 I grado; 752 II grado; 276 sostegno; 16 educatori; 3158 totale.
Marche: 70 infanzia; 88 primaria; 197 I grado; 165 II grado; 40 sostegno; 9 educatori; 569 totale.
Molise: 12 infanzia; 14 primaria; 46 I grado; 38 II grado; 7 sostegno;0 educatori; 117 totale.
Piemonte: 119 infanzia; 313 primaria; 594 I grado; 363 II grado; 186 sostegno; 13 educatori; 1588 totale.
Puglia: 105 infanzia; 135 primaria; 584 I grado; 388 II grado; 163 sostegno; un educatore; 1376 totale.
Sardegna: 45 infanzia; 98 primaria; 187 I grado; 155 II grado; 50 sostegno; 11 educatori; 546 totale.
Sicilia: 105 infanzia; 21 primaria; 678 I grado; 375 II grado; 117 sostegno; 4 educatori; 1300 totale.
Toscana: 152 infanzia; 356 primaria; 602 I grado; 456 II grado; 106 sostegno; 11 educatori; 1683 totale.
Umbria: 24 infanzia; 104 primaria; 110 I grado; 90 II grado; 29 sostegno; 6 educatori; 363 totale.
Veneto: 25 infanzia; 239 primaria: 673 I grado; 388 II grado; 135 sostegno; 18 educatori; 1528 totale..

martedì 1 maggio 2012

Primo maggio 2012: i sindacati in piazza per la festa del lavoro

Primo Maggio 2012 tra crisi e disoccupazione. Le parole chiave della giornata sono crescita e lavoro. Festa del lavoro all'insegna della crisi e della disoccupazione. Cgil, Cisl e Uil scendono in piazza Rieti.

La Cgil con il segretario generale Susanna Camusso ha chiesto al Governo di tagliare le tasse sul lavoro e di cominciare detassando la tredicesima già quest'anno. "Abbiamo bisogno - ha detto la leader della Cgil, Camusso - di una risposta sui redditi dei lavoratori e dei pensionati. Ci detassi la tredicesima e nel 2013 si faccia una riforma strutturale".

La Cisl con Raffaele Bonnani ha chiesto di "far sparire la tassa sulla prima casa perché lavoratori e pensionati più di una casa non ce l'hanno". E' quanto ha detto il segretario generale della Cisl, Bonanni, parlando da Rieti. "Ci hanno caricati come muli - ha detto a proposito delle imposte sui lavoratori dipendenti e pensionati - abbiamo chiesto la patrimoniale e il governo l'ha fatta a carico dei poveri". La Cisl è tornata a chiedere di abbassare le pressione fiscale sui redditi da lavoro dipendente e da pensione.
"In Italia non solo il lavoro diminuisce ma è sottopagato. Stanno facendo di tutto per guastare la festa": così il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ha aperto il suo intervento sul palco della manifestazione a Rieti per il Primo Maggio. "Questo governo ci ha promesso il risanamento dei conti pubblici, la crescita e l'equità sociale. Sono stati veloci nel risanare i conti ma hanno fatto in modo che solo dipendenti e pensionati pagassero il conto". La Uil è pronta a mettere in campo ogni iniziativa, compreso lo sciopero, perché il governo cambi marcia e operi effettivamente nella crescita. "La politica di questo governo - ha detto il numero uno della Uil - sta producendo disastri. Dobbiamo mettere in campo iniziative per far cambiare politica. Non escludiamo nessuna iniziativa. Dobbiamo salvare il Paese".

Festa del lavoro all'insegna della crisi e della disoccupazione, che in Italia - secondo gli ultimi dati dell'Ilo - arriva ad un tasso del 9,7% e diventa ancora più ampia considerando anche cassintegrati e scoraggiati. Il Primo Maggio cade quest'anno proprio mentre è più caldo il confronto tra sindacati e governo, alla vigilia del voto sul nuovo ddl lavoro. Così il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, alla trasmissione radiofonica satirica "Un giorno da Pecora", tra il serio e il faceto, si lascia scappare una battuta sul ministro del lavoro, Elsa Fornero: "Perché i sindacati non hanno invitato al Primo maggio il ministro del Lavoro, Elsa Fornero? Perché ?

Punture di spillo a parte, il sindacato non si rassegna alla crisi; rilancia così su crescita e lavoro: sono queste, infatti, le parole chiave dello striscione dietro al quale sfilano a Rieti i leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti per festeggiare il primo maggio, il più difficile degli ultimi 10 anni sul fronte della disoccupazione. Secondo la scheda sull'Italia dell'Ilo (l'organizzazione internazionale del lavoro) il nostro Paese ha raggiunto nel quarto trimestre del 2011 il 9,7% di disoccupazione, il peggiore dal 2001 mentre il tasso di occupazione nella fascia 15-64 anni scende al 56,9%. "Sarà il primo maggio - ha detto la Camusso - di un Paese attraversato da una crisi lunga con una condizione generale delle persone che è sempre più preoccupata della disoccupazione, della difficoltà di reggere con il reddito a disposizione.

Nello stesso tempo però è un primo maggio in cui non bisogna rinunciare al cambiamento, all'idea che c'è un declino ineluttabile del Paese: si può contrastarlo, a partire dal lavoro e dalla creazione di lavoro. E il messaggio che noi vogliamo mandare è proprio questo: non ci rassegnano, non rinunciamo al cambiamento". Bonanni esprime preoccupazione per la "miscela esplosiva" che si sta creando nel Paese. "La gente - ha detto - è stanca di fare sacrifici, senza un segnale altrettanto chiaro da parte delle istituzioni e della politica. Il Governo dei professori non basta. Ecco perché di fronte a questa situazione noi continuiamo a sollecitare un patto per la crescita in cui tutti facciano la propria parte per favorire il rilancio degli investimenti". "Il principale messaggio - afferma Angeletti - è che bisogna ridurre le tasse sulle buste paga perché , non solo è giusto ma é lo strumento più importante che abbiamo per evitare l'acuirsi della recessione e quindi della perdita di posti di lavoro. Bisogna fare in modo di aumentare i consumi nel nostro Paese altrimenti lavoro e crescita restano solo parole".
Per uscire dalla crisi servono "più infrastrutture, soprattutto al Sud, e vera detassazione delle buste paga.

Solo così, attraverso una ripresa dei consumi, aumenteranno le produzioni e i posti di lavoro, quindi potremo tornare a crescere". Lo sottolinea il leader Ugl, Centrella,al comizio a Priolo Gargallo. Il segretario generale della Cisal, Cavallaro, a Cosenza per la festa del Lavoro, pone l'accento sul problema meridionale denunciando "il fallimento delle politiche messe in atto fino ad ora" e "le sofferenze" del Sud. La Cisal "alza il vessillo del riscatto". E sollecita "interventi di ordine fiscale, sociali e per il lavoro".

domenica 22 aprile 2012

Riforma del mercato del lavoro e il nodo degli esodati


Potrebbero tornare al lavoro una parte degli esodati, quei lavoratori che oggi, in base a accordi stipulati entro il 4 dicembre 2011, stanno godendo di trattamenti d'integrazione al reddito in vista di una pensione che la riforma previdenziale ha spostato però più in là rispetto al previsto.

E' quanto ha ipotizzato il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nella lettera in cui ha invitato i sindacati a fissare la data di un incontro sul tema, come essi stessi avevano chiesto qualche giorno fa. Obiettivo: fugare «ogni dubbio» e «trovare soluzioni condivise», si legge nella missiva recapitata ieri sera a Cgil, Cisl, Uil e Ugl.
Nella lettera il ministro del Lavoro fornisce anche una indicazione sulla cura del problema: «Ove il lasso temporale che separa il lavoratore dalla pensione anche secondo le previgenti disposizioni sia ampio», è da confidare che «non si debba ipotizzare il ricorso solo ad un accesso al trattamento pensionistico piuttosto che di prolungamento di integrazione salariale, quanto lavorare anche nella prospettiva di offrire nuove opportunità occupazionali in funzione dell'auspicata ripresa economica, così da evitare di disperdere professionalità utili».
Si è aperto un dibattito sulla possibilità, a cui accenna la lettera del ministro, che per gli esodati (chi ha lasciato il lavoro ma, per gli effetti della riforma previdenziale, allo scadere degli ammortizzatori sociali non potrà' accedere alla pensione) si possa puntare anche su ''nuove opportunità occupazionali'' eventualmente legate ''all'auspicata ripresa economica''.

Vediamo la reazione dei sindacati alla nuova lettera del ministro Fornero.

''Tanto tuonò che piovve'', è il commento del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni: ''Spero - dice dopo la lettera del ministro - che adesso si chiarisca la vicenda e che l'incontro si faccia subito perché non abbiamo ancora la data e la vorremmo avere''.

La Uil ricorda che era stato chiesto ''un tavolo proprio per trovare la soluzione migliore per migliaia di lavoratori e - commenta il segretario confederale Domenico Proietti - finalmente il ministro del lavoro ha capito che il confronto con il sindacato e' utile per risolvere i problemi'': per il sindacato di Luigi Angeletti ''la via maestra e' applicare a tutti gli esodati le regole di accesso alla pensione in
vigore prima dei provvedimenti Fornero'' ma un tavolo servirà ''anche a valutare altre possibilità'''.
Per evitare che ci siano solo lamentele bisogna avere la disponibilità a comprendere ed accettare le proposte degli altri quando sono ragionevoli". E sull'ipotesi di ritorno all'occupazione per gli esodati lanciata da Fornero,Angeletti frena: "No alle soluzioni miracolistiche, bisogna prima vedere se ci sono posti di lavoro nelle aziende. Ci si dimentica che quei lavoratori non sono andati via volontariamente".

Per il segretario della CGIL Susanna Camusso su Twitter: ha scritto che è “un modo per prendere tempo.” La Cgil è critica sulla lettera inviata ai sindacati dalLa lettera della Fornero, ha affermato il segretario generale, «è senza data. Temo sia un modo per prendere ulteriore tempo invece che per dare risposte».

«Siamo pronti a dialogare per trovare soluzioni» ha invece commentato il segretario dell'Ugl, Giovanni Centrella.

A preoccupare i sindacati non ci sono soltanto i 65mila ''salvaguardati'' calcolati dal ministero del Lavoro, e per i quali è atteso a un decreto per una soluzione ma anche i lavoratori di una seconda area, dai contorni più indefiniti. Sono tutti quei lavoratori che hanno lasciato il lavoro con un percorso di accompagnamento alla pensione - come cassa integrazione e mobilità - ma che per gli effetti della riforma previdenziale dovranno affrontare un periodo nel quale verranno meno tutte le tutele sul reddito e non potranno ancora accedere alla pensione e per i quali il ministro Fornero ha parlato anche della "'prospettiva di offrire nuove opportunità' occupazionali''.

domenica 18 marzo 2012

Riforma del mercato del lavoro la partita fra governo e parti sociali

La partita fra governo, sindacati e Confindustria si gioca principalmente sugli ammortizzatori sociali e sull’art 18 dello Statuto dei lavoratori. Il Governo si sta preparando a intervenire sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori limitando ai soli licenziamenti discriminatori l'obbligo del reintegro nel posto di lavoro ma la modifica potrebbe valere almeno all'inizio solo per i nuovi assunti.
E' quanto emerso dalle dichiarazioni del presidente del Consiglio Mario Monti nel corso del convegno del Centro studi di Confindustria. Monti ha affermato che martedì ''si chiuderà la trattativa'' sulla riforma del mercato del lavoro. Quindi, con o senza accordo (oggi più difficile secondo quando ammesso dai sindacati), il Governo andrà avanti con la riforma. Ma se l'articolo 18 sembra il tema più complicato da affrontare anche sulle altre questioni aperte non si è ancora trovato un punto di equilibrio.
Ecco, in estrema sintesi, i temi sui quali si interverrà e si giocherà questa difficile partita.
Articolo 18: Il Governo avrebbe voluto limitare l'obbligo del rientro nel posto di lavoro solo per i licenziamenti discriminatori (considerati nulli e quindi mai effettuati) prevedendo per quelli senza giusta causa o giustificato motivo solo l'indennizzo economico. La mediazione alla quale il Governo sta lavorando è di lasciare per i licenziamenti disciplinari (giusta causa e giustificato motivo soggettivo) la scelta al giudice tra reintegro e risarcimento economico mentre per i motivi economici (il cosiddetto giustificato motivo oggettivo) resterebbe solo l'indennizzo. La mediazione sembra comunque indigeribile per la Cgil pronta ad accettare al massimo interventi sui tempi dei processi mentre Cisl e Uil potrebbero accettarla per sbarrare la strada a ipotesi più drastiche.
Ammortizzatori sociali: il Governo punta a un sussidio di disoccupazione universale (l'Aspi) che sostituisca l'attuale indennità di disoccupazione (che dura 8-12 mesi) ma anche la mobilità (l'indennità erogata in caso di licenziamenti collettivi nelle aziende industriali con più di 15 dipendenti che può durare fino a 48 mesi per un over 50 del Sud). Il nuovo sistema (l'indennità dura 12 mesi per gli under 55 e 18 per gli over 55) rende più omogenee le tutele ma ha scatenato la rivolta delle piccole imprese e in particolare degli artigiani che si troverebbero a pagare contributi più alti. Potrebbero accettare la parificazione del contributo (all'1,3%) se venisse loro riconosciuta una riduzione dell'aliquota Inail, cassa nella quale commercianti e artigiani risultano largamente in attivo. I sindacati hanno comunque chiesto che si mantenga la mobilità almeno per i lavoratori più anziani che dovessero perdere il lavoro dopo i 60 anni con una sorta di scivolo verso la pensione. Il Governo punta a limitare anche l'uso della cassa integrazione con l'esclusione della causale cessazione di attività (eliminando quindi l'autorizzazione della cig straordinaria nei casi di chiusura degli impianti).
Contratti: il sistema proposto dal Governo penalizza sul fronte dei costi e degli adempimenti burocratici i contratti flessibili. In particolare si prevede per i contratti a tempo determinato un contributo aggiuntivo dell'1,4% mentre per i contratti a progetto (spesso utilizzati dalle aziende per rapporti che sono sostanzialmente subordinati) dovrebbe arrivare un aumento dei contributi previdenziali (27,72%), avvicinandoli all'aliquota dei lavoratori dipendenti (33%). Dovrebbe essere valorizzato il contratto di apprendistato rafforzandone il contenuto formativo. Sulla flessibilità in entrata c'è preoccupazione da parte delle imprese perché si prevedono più costi e maggiore burocrazia, motivo per cui la Confindustria ha chiesto di ''rivedere la proposta''.
Ma a gelare le previsioni del capo del governo arrivano i paletti di Susanna Camusso: il segretario generale della cgil punta il dito su misure "molto squilibrate" che le appaiono "molto lontane da portare ad un accordo".
Dello stesso avviso Raffaele Bonanni: "la discussione e' tra gli opposti estremisti", evidenzia il segretario della Cisl denunciando "il gioco al massacro che vuole che il governo decida". Il risultato, lamenta il sindacalista, sarà che "il governo deciderà nel peggiore dei modi come ha fatto sulle pensioni". Osserva che sull'art. 18, senza un'intesa, "il governo è tentato di andare molto più avanti". "E' un errore storico grave quello di chi si oppone a mediare sull'art. 18 ha riferito ancora Bonanni -. Così si consente al governo di cambiarlo unilateralmente. Noi lo vogliamo salvare, gli altri preferiscono lavarsi le mani".
Pessimista anche Luigi Angeletti: per il segretario generale della Uil, sulla riforma del mercato lavoro "non ci sono allo stato attuale soluzioni condivise.

sabato 10 marzo 2012

Lavoro il punto di vista della CISL

Si stanno rincorrendo le tensioni in vista del nuovo tavolo sul lavoro. "Spero che il governo voglia un accordo innovativo ed equilibrato e non dia la stura a chi rincorre tensioni sociali e si barrica dietro ai no. La CISL farà la sua parte". Così il leader della CISL Raffaele Bonanni, in vista del nuovo incontro con l'esecutivo sulla riforma del lavoro e dopo le affermazioni del segretario della Cgil Camusso che ha paventato la possibilità di tensioni sociali nel caso in cui il governo cerchi licenziamenti facili.   Il tema della riforma del lavoro e le trattative con il governo dividono i principali esponenti sindacali. Il segretario della CISL Bonanni affida a twitter una breve riflessione polemica: “Spero che il governo voglia un accordo innovativo ed equilibrato e non fornisca alibi …. Una frase che sembra essere una sentenza  nei confronti di Susanna Camusso, segretario CGIL.
Per Luigi Angeletti segretario della UIL, risorse e certezze sono la soluzione per un buon esito "Non possiamo che condividere l'approccio espresso dal Presidente della Repubblica circa gli obiettivi del negoziato". E' quanto ha affermato in una nota, Angeletti in vista della ripresa, lunedì, della trattativa sulla riforma del mercato del lavoro. "La trattativa -prosegue Angeletti - avrà un buon esito se tutti accetteranno soluzioni razionali: le tutele si diffondono stanziando le risorse necessarie; i diritti diventano certi riducendo i margini interpretativi".

sabato 3 marzo 2012

Edili in piazza. Che fine ha fatto la riforma del lavoro?

In 3 anni persi 300mila posti di lavoro per gli edili. Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil hanno messo a punto una piattaforma rivendicativa con le proposte per portare fuori dalla crisi il settore delle costruzioni. I sindacati spiegano che in tre anni di crisi sono stati persi 300mila posti di lavoro. Un appuntamento, questo "In piazza per costruire il futuro", per lanciare, dicono, «la piattaforma rivendicativa da presentare al governo, per affrontare uno stato che l'intera filiera non viveva dall'immediato dopoguerra”

Il segretario generale della CGIL in piazza a Roma assieme ai leader CISL e UIL per la manifestazione dei sindacati di categoria dell'edilizia ha dichiarato che le risorse che il governo sta cercando per sostenere la riforma degli ammortizzatori sociali potrebbero essere trovate "dai patrimoni".

Per il leader della CISL Bonanni, siamo in blackout. "Aspettiamo la proposta" del governo, ora "siamo nel blackout": lo ha affermato il leader della CISL, Raffaele Bonanni, parlando del tavolo sulla riforma del mercato del lavoro e delle risorse che il governo sta cercando per sostenere l'intervento sugli ammortizzatori sociali. Risorse che, ha ribadito Bonanni, "si potrebbero trovare dalle tante sottratte alle pensioni". Rispetto alla nuova convocazione, il leader della CISL dice che non ci sono novità e comunque che "il problema non è quando ci vediamo, è perché ci vediamo".

Mentre per il leader della UIL Angeletti, senza risorse riforma è solo propaganda: "Il governo mi sembra sia entrato nell'ordine di idee che per fare la riforma" degli ammortizzatori sociali "servono risorse pubbliche. C'é la necessità di trovarle. Senza risorse non credo potremmo parlare di riforma se non in termini propagandistici".

Comunque serve una politica per la crescita il debito non è diminuito e la ripresa non c'è. Questo è il vero problema. Il Governo, dopo tanto clamore e annunci deve mettere in campo una vera politica per la crescita, a partire dal mercato lavoro. La crisi in cui versa il settore delle costruzioni è drammatica» e a parlare sono i numeri: in tre anni sono stati persi 300 mila posti di lavoro.

Disoccupazione Italia 2012 un giovane su tre è disoccupato

L'Istat ha comunicato che il tasso di disoccupazione è salito ancora dello 0,2% rispetto a dicembre, portandosi così a gennaio 2012 al 9,2%.
Il 2012 inizia in modo negativo sul fronte lavoro, con la disoccupazione che tocca nuovi record: il tasso dei senza posto raggiunge quota 9,2%, il valore massimo dall'inizio del 2004, ovvero da quando sono cominciate le serie statistiche storiche mensili. Lo stesso vale per il numero dei disoccupati, un esercito di oltre 2,3 milioni di persone, che, guardando ancora più indietro, risulta essere il livello maggiore dal terzo trimestre del 2000. A pagare il prezzo più alto sono ancora una volta i giovani, per loro il tasso di disoccupazione è pari al 31,1%.
Ha riportato l’Istat: che il tasso di occupazione è pari al 57,0%, in aumento nel confronto congiunturale di 0,1 punti percentuali e di 0,2 punti in termini tendenziali. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuiscono dello 0,4% (-63 mila unità) rispetto al mese precedente. Il tasso di inattività si posiziona al 37,3%, con una flessione di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,8 punti su base annua.
Tuttavia a gennaio, insieme alla cifra di chi è alla ricerca di un impiego, sale anche il numero degli occupati. Un recupero dietro a cui, con tutta probabilità, si nasconde la mancata uscita degli over 55, che, soprattutto a causa del cosiddetto effetto finestra, sono costretti a restare più a lungo sul posto di lavoro. Insomma, a fronte di un sensibile aumento della disoccupati (in crescita del 2,8%, ovvero di 64 mila unità, su dicembre e del 14,1%, ovvero di ben 286 mila persone, su base annua) c'é stato un modesto rialzo dell'occupazione (in aumento dello 0,1%, circa 18 mila lavoratori, e di 40 mila rispetto a gennaio 2011).
Quindi, il quadro è sicuramente peggiorato; l'unica nota positiva potrebbe essere rappresentata dal calo dell'inattività, cioè di coloro che né hanno né cercano un impiego (-63 mila in un mese). Mentre il tasto più dolente riguarda le nuove generazioni, il tasso di disoccupazione tra gli sotto i 25 anni ormai si colloca sopra quota 30% da 5 mesi, ovvero da settembre. E a gennaio ha di poco sfiorato il record raggiunto a novembre 2011 (31,2%). Oltre che per i giovani gennaio risulta un mese cupo anche per la componente maschile, con il tasso degli uomini senza lavoro che tocca una quota record (8,7%). Nonostante i continui rialzi il tasso di disoccupazione in Italia si mantiene sotto la media del Vecchio continente, pari al 10,7% nella zona euro, dove tocca la percentuale più alta dall'ottobre del 1997, e al 10,1% nell'Intera Ue. Il presidente della Commissione Ue José Barroso ha asserito di livelli altamente drammatici, sottolineando come ora la priorità "sia creare occupazione". Il quadro, però, cambia se si restringe il campo ai soli giovani: la quota dei senza lavoro sotto i 25 anni nella Penisola è ampiamente al di sopra del dato medio registrato sia per l'area euro (21,6%) che per l'Ue a 27 (22,4%).
Tra i sindacati e le associazioni del mondo imprenditoriale i nuovi dati dell'Istat non fanno che riaccendere i timori per l'emergenza lavoro. Per la Cgil i numeri sui senza posto mostrano "che il problema dovrebbe essere fermare i licenziamenti e non facilitare la flessibilità in uscita". I dati sulla disoccupazione diffusi dall'Istat «sono preoccupanti, ma non basta preoccuparsi con le chiacchiere, bisogna reagire». Lo sottolinea il leader della Cisl, Raffaele Bonanni a margine della chiusura della campagna elettorale per il rinnovo delle Rsu funzione pubblica della Cisl Lombardia.
Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha espresso molta preoccupazione: "Siamo al 9,2% è il peggior dato dal 2004. Certo dobbiamo fare equilibrio di bilancio ma se non ricominciamo a crescere i problemi saranno molto forti".

lunedì 20 febbraio 2012

Tavolo del lavoro 2012. Sussidio disoccupazione al posto della mobilità

L'obiettivo è fine marzo per la riforma del lavoro, o meglio del mercato del lavoro. E' giusto sentire le parti, dopo di che non ho nulla in contrario se ad un certo punto il governo vada avanti e presenti la riforma". Lo ha detto la leader di Confindustria, Emma Marcegaglia, al termine della riunione al ministero del Lavoro. "Stiamo lavorando, su alcune cose saremo d'accordo, su altre no. E' giusto che il governo vada avanti", ha aggiunto la Marcegaglia. Non siamo per dire che ci vuole più tempo per fare la riforma del mercato del lavoro, pensiamo che se lavoriamo bene si può fare una buona riforma.

Il sussidio di disoccupazione su base assicurativa dovrebbe essere l'unica indennità che sostituisca la disoccupazione ordinaria, quella con requisiti ridotti e la mobilità. E’ quanto ha asserito il Ministro del Lavoro  alle parti sociali al tavolo di trattativa sulla riforma del mercato del lavoro. Il governo pensa anche di rendere più conveniente la stabilizzazione dei lavoratori a tempo indeterminato rispetto ai contratti a tempo determinato, con un sistema di incentivi.
Il nuovo sussidio di disoccupazione dovrebbe essere unico e sostituire quindi tutte le indennità esistenti dopo la perdita del posto di lavoro (disoccupazione ordinaria, con requisiti ridotti, mobilità). Il nuovo sussidio sarà rafforzato e esteso a tutti i settori.

La riforma degli ammortizzatori sociali non potrà partire prima dell'autunno 2013. Lo ha detto Elsa Fornero, e ha aggiunto che bisogna gestire la crisi con gli strumenti già esistenti. Si punta a un riordino della cassa integrazione articolandolo su due pilastri: la tutela del posto del lavoro e la protezione del lavoratore: nel primo pilastro ci sarà la cassa integrazione riportata alla sua funzione originale. Potranno usarla anche credito e commercio.

Quello delle risorse è un problema essenziale, se vogliamo costruire un sistema di ammortizzatori sociali universale servono risorse", così la leader Cgil Camusso, mentre per Bonanni, Cisl, il governo deve chiarire il suo punto di vista sulla ricollocazione dei lavoratori e sul reperimento delle risorse: "Dobbiamo sapere quanti soldi abbiamo e cosa dobbiamo farne". Angeletti (Uil) ha ribadito: "La riforma funzionerà se si risolve il problema delle risorse". Mi piacerebbe sentire qualcuno di così abile da dirci che cosa metterebbe al posto della Cassa integrazione straordinaria". La riforma del lavoro funzionerà se si risolve il problema delle risorse.

Dopo l'incontro programmato per giovedì tra governo e parti sociali nel quale si approfondirà ancora il tema degli ammortizzatori sociali, al tavolo del primo marzo "parleremo anche i flessibilità in uscita". Lo ha affermato Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria. Marcegaglia spiega che sulla flessibilità in entrata nel mercato del lavoro le imprese presenteranno un documento comune al Ministro del Lavoro. "Siamo d'accordo che bisogna combattere la cattiva flessibilità, ma vogliamo che la buona flessibilità non sia irrigidita, burocratizzata e non ci sia un aumento dei costi.

"Dobbiamo arrivare subito a un'intesa" sulla riforma del mercato del lavoro "perché la gente è preoccupata e
fare dell'allarmismo è sbagliato" ma l'ipotesi di sostituire la cassa integrazione straordinaria con un sussidio di disoccupazione non va bene. Lo ha detto il leader della Cisl Bonanni, il governo deve chiarire il suo punto di vista sulla ricollocazione dei lavoratori e sul reperimento delle risorse.

sabato 18 febbraio 2012

Cassa integrazione dibattito sul lavoro fra governo e i sindacati

E' battaglia tra il Governo e i sindacati sull'ipotesi di abolire la cassa integrazione straordinaria per sostituirla con un sussidio di disoccupazione. Lo scopo del Governo è di mettere in campo una revisione importante del sistema degli ammortizzatori sociali sostituendo una situazione di grande segmentazione (con differenze in caso di crisi tra lavoratori di aziende grandi e piccole, tra licenziamenti collettivi ed individuali) con un sistema più omogeneo ed una platea di beneficiari più grande.

Ricordiamo i dati che fotografano questo periodo di crisi economica. Nel 2011 i lavoratori che si sono trovati in cassa integrazione sono stati un milione e mezzo, quelli in mobilità 189 mila, quelli in disoccupazione più di 2 milioni. Diamo uno sguardo alla spesa. Per gli ammortizzatori sociali che è passata da 8 miliardi del 2006 a una media di più di 18 miliardi all’anno nel’ultimo triennio.

Nel 2011 la voce che ha prosciugato più risorse è stata l’indennità di disoccupazione: 10 miliardi e mezzo di euro tra ordinaria, agricola e a requisiti ridotti . L’assegno può durare al massimo 12 mesi. È pari al 60% della retribuzione per i primi sei mesi, poi cala fino al 40%. Al secondo posto, con quasi 2,4 miliardi, l’indennità di mobilità, che viene corrisposta per 2 anni, 3 per che a più di 50 anni, ai lavoratori allontanati dalle aziende in crisi. Al terzo, con 2,3 miliardi, la cassa integrazione straordinaria, erogata per un massimo di due anni ai lavoratori non ancora espulsi. Al quarto posto la cassa integrazione in deroga, che dal 2009 ha fornito un sussidio (in genere non più di 12 mesi) anche ai lavoratori delle piccole imprese e dei settori fino ad allora non coperti da ammortizzatori, ma che è servita anche a prorogare la cassa integrazione ordinaria e straordinaria una volta scaduta. Per la deroga si è speso quasi un miliardo e 600 milioni. Al quinto posto la cassa integrazione ordinaria, con 1 miliardo e cento milioni, che interviene al massimo per un anno in caso di crisi temporanee. Tranne la cassa in deroga, che è finanziata con la fiscalità generale, cioè da tutti noi, gli altri ammortizzatori sono alimentati da specifici contributi che imprese e lavoratori versano all’Inps. Di solito le entrate sono superiori alle spese. Ma non è stato più così dal 2008. Nel 2011 il saldo negativo, a carico del bilancio pubblico, è stato di 9,3 miliardi, dei quali 6,5 in capo all’indennità di disoccupazione, 1,7 alla mobilità e 1,6 alla deroga. Nell’ultimo triennio il rosso sale a 28,3 miliardi.

Il governo dei tecnici ha annunciato una revisione profonda del sistema degli ammortizzatori sociali anche se l'operatività non scatterà subito a causa della crisi economica (probabilmente nel 2014). Si cercherà di mettere a punto un sussidio di disoccupazione più considerevole di quello attuale dando invece una grossa stretta alla cassa integrazione straordinaria.  Sarà invece rafforzata la cassa ordinaria limitando quindi lo strumento ai casi di effettivo reinserimento dei lavoratori in azienda.

A tal proposito , il leader della Fiom, Landini, ha detto no all'ipotesi di una stretta sulla Cassa integrazione straordinaria. "Sostituirla con l'indennità di disoccupazione è come aprire ai licenziamenti collettivi di fronte alle riorganizzazioni aziendali", risponde al ministro del Lavoro Fornero che ha avanzato la proposta. Landini chiede piuttosto di "estendere la Cassa anche a chi non ce l'ha". "Da sempre la Cigs è stata lo strumento che ha impedito i licenziamenti di massa", sottolinea.

Anche la Cisl ha bocciato l'ipotesi di cancellazione della Cassa integrazione straordinaria e la sostituzione con un sussidio di disoccupazione. "Siamo contrari, il ministro sa che vogliamo confermare il sistema degli ammortizzatori esistenti", ha sostenuto Bonanni.

La Cgil ha rielaborato i dati di gennaio sulla cassa integrazione, citando i dati delle rilevazioni Inps da parte del proprio osservatorio Cig, affermando che il calo del mese di fatto è in segnale di una "progressiva transizione verso la disoccupazione". A gennaio erano in cassa integrazione l'equivalente di 312.000 lavoratori con una perdita media in busta paga di 675 euro.
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