Con sentenza definitiva della Corte d’Appello di l’Aquila del 14 Febbraio 2013 è stato riconosciuto un indennizzo, con inabilità lavorativa pari al 15%, ad un bancario per accertata tecnopatia causata da uso eccessivo del mouse del computer dopo la rinuncia da parte dell’Inail di interporre ricorso in Cassazione.
I fatti. I giudici, confermando la sentenza di primo grado del Tribunale di Pescara, hanno riconosciuto ad un lavoratore di 53 anni, dipendente della Caripe dal 1983, impiegato come addetto alla «movimentazione titoli», la «sindrome pronatoria» dell’arto superiore destro causata da «overuse» da mouse del computer. La consulenza tecnica d’ufficio in primo grado (in secondo grado non è stata rinnovata), infatti, aveva ricondotto l’insorgenza della malattia all’esercizio della sua abituale attività lavorativa. In particolare il funzionario utilizzava il mouse tutti i giorni dalle 8:15 fino alle 17:00; 18:00, ora di chiusura della Borsa.
La perizia medica. Secondo la perizia, che ha citato anche la letteratura anglosassone sulla materia, “nella SOU (sindrome da over ouse) accade che la ripetuta attività muscolo-tendinea esaurisca la capacità ricostitutiva dei tessuti (tendini, muscoli, legamenti, etc.) che manifestano un danno locale acuto di tipo flogistico, nell’esercizio cronico il danno cumulativo tende ad estendersi alle strutture limitrofe compromettendo il microcircolo di uno o di tutti i compartimenti (normalmente già poco estensibili) del segmento interessato con un sub-edema interstiziale ipertensivo che, l’eventuale ulteriore flogosi riparativa, stabilizza fino a provocare ispessimento e retrazione della trama connettivale ed un ulteriore aumento di tensione. Nell’avambraccio, questa condizione può condurre all’instaurarsi di una sindrome compartimentale cronica, con eventuale associato danno nervoso”.
La tesi dell’Inail. Bocciata dunque la tesi dei sanitari dell’Inail secondo cui l’uso eccessivo del mouse non poteva cagionare la tecnopatia de qua, dovendosi al contrario ritenere che la malattia fosse di origine congenita. Infatti: “Lo sforzo richiesto ad un impiegato per manovrare il mouse del computer, non può giustificare.. .un superlavoro del muscolo stesso”.
La decisione. Secondo il tribunale di Pescara, decisione confermata anche in appello, invece: “Il consulente tecnico d’ufficio, sulla scorta della documentazione in atti, nonché di diretti e specifici accertamenti, tenendo anche adeguatamente conto degli elementi indicati dalla stessa parte attrice, ha accertato che il ricorrente è affetto da ‘sindrome pronatoria con compressione del nervo mediano all’avambraccio destro da overuse’, ed altresì stabilito che l’insorgenza di tale malattia deve ritenersi determinata dai fattori morbigeni cui il medesimo è stato nell’esercizio della sua abituale attività lavorativa”.
Per queste ragioni il tribunale ha dichiarato l’inabilità generica del 15% e condannato l’Inail a corrispondere al lavoratore il relativo indennizzo ai sensi dell’articolo 13 del Dlgs 38/2000, più interessi.
Inca, primo caso in Italia. La vicenda – ha commentato l’Inca Cgil – assume particolare rilievo perché si tratta del primo caso accertato in Italia e va incontro alle nuove esigenze di tutela dalle malattie professionali che possono essere causate dall’uso massivo delle nuove tecnologie, quali i computer.
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