Guardiamo insieme, lo so che può essere noioso, i dati
ISTAT di fine settembre in cui si registra che la nostra inflazione su base annua sta sull'1,7%, segnando un incremento dello 0,2 %, mentre il tasso di disoccupazione si trova all'8,3%, e la disoccupazione giovanile, nello stesso periodo, si è attestata al 26,4%.
Dati che mettono i giovani non specializzati e soprattutto i neolaureati di fronte ad un reale problema d'impiego futuro nel mercato del lavoro.
Se pensiamo alle parole del premio nobel Nobel per l'economia 2010 Dale T. Mortensen in cui sostiene che, per quanto riguarda la disoccupazione,
“La soluzione non è semplice, il punto sarà capire come funziona questo processo, perché qualche volta non c'è abbastanza lavoro e altre volte non ci sono abbastanza lavoratori. Spesso bisogna sperare che chi si occupa di questo, i politici, ci pensino davvero. Non c'è una soluzione magica al problema della disoccupazione".
Comunque il dato meno incoraggiante è la disoccupazione giovanile, in quanto è la fascia della popolazione alla quale appartiene la maggioranza dei disoccupati, avendo ben il 55% di essi un’età compresa tra i 25 e 35 anni.
Proviamo a trovare delle soluzioni, forse apparenti, in quanto il vero indirizzo politico-economico per uscire da questo tormentato momento sociale la deve dare la classe politica tutta.
Partiamo dal concetto incontrovertibile che i giovani sono i soggetti più colpiti e più deboli del un mercato del lavoro. Una causa la si può trovare nella nuova normativa occupazionale e nella flessibilità del lavoro. Ma ciò non significa inoccupazione, ma deve significare da parte delle imprese un nuovo approccio verso il mondo del lavoro. Quindi negli anni si è passati da contratti di lavoro che possiamo definire tipici ( a tempo indeterminato e a tempo determinato a contratti a tipici (a progetto, occasionale etc).
Una soluzione per incentivare l’occupazione giovanile potrebbe essere da parte delle imprese l'attivazione di strumenti di orientamento per favorire le personali e professionali che diano soddisfazione alla persona, scelte
che si devono realizzare in contesti economici di ampio riferimento, con forte attenzione alle tecniche di ricerca per l’inserimento nel vero mercato del lavoro.
Imprese che producono lavoro, qualità del lavoro e progetti di lavoro. Certo questi concetti devono essere aiutati da un indirizzo politico in cui le azioni devono essere guidate dalla politica, dalle parti sociali e dagli organismi economici (Confindustria, giovani imprenditori etc.).
L'Ansa nei giorni scorsi ha riportato che: La disoccupazione reale in Italia, secondo la Cgia di Mestre, supera in termini assoluti di 528mila unità i numeri censiti ufficialmente dall'Istat. In Campania la disoccupazione reale sarebbe così al 20,1% (5,8 punti in più rispetto al dato ufficiale calcolato dall'Istat).
Come ho già
scritto nei giorni scorsi un primo passo è aumentare la produttività delle imprese ed il secondo fornire maggiori garanzie sociali ai dipendenti lavoratori.