mercoledì 3 novembre 2010

Lo stile del Curriculum Vitae

Innanzitutto il modo di scrivere per un curriculum vitae deve essere chiaro ed efficace e nello stesso tempo deve mostrare in modo sintetico le proprie competenze, conoscenze e d esperienze. Quindi primo consiglio semplicità e linearità.
Porsi alcune domande. L'azienda a cui  sto per  inviare il curriculum di cosa si occupa? può interessarsi al mio curriculum? in che modo potrei interessare all’azienda?.
Il principale scopo del cv, ovviamente, è quello di segnalarsi, per consentire l'avvio delle fasi successive del processo di conoscenza e di eventuale colloquio di lavoro e deve essere compito del candidato suscitare un certo interesse.

Il curriculum deve contenere diverse voci essenziali:
  • Generalità anagrafiche: Cognome e nome,data di nascita, indirizzo, telefono, stato civile e assolvimento del servizio militare;
  • Studi (formazione professionale): bisogna indicare come ordine quelli più recenti, nell’eventualità che nel percorso di formazione ed aggiornamento sono stati fatti studi, stage e specializzazione, è fondamentale indicarlo con una determinata precisione, pena la poca credibilità da parte dell’interlocutore. Lo stesso trattamento deve essere riferito ai corsi di lingue, in questo caso sarà utile indicare  il livello raggiunto.
  • Precedenti esperienze di lavoro: indicare le esperienze significative per il lavoro che ritenete possa avervi arricchito la storia formativa.
  • Interessi professionali: indicate il tipo di mansioni a cui aspirate.
  • Disponibilità ad eventuali trasferimenti o se è del caso ad un eventuale lavoro a tempo parziale o a contratto a tempo determinato.
  • Conoscenze informatiche dall’utilizzo dei programmi applicativi, conoscenza dei sistemi di programmazione ed eventualmente fino a determinati software.
Bisogna ricordarsi di inserire l'autorizzazione all'utilizzo dei propri dati personali (legge 196 del 2003) e di allegare fotografie, ma solo se esplicitamente richiesto.
 

martedì 2 novembre 2010

TROVARE LAVORO CON UN CONTRATTO A PROGETTO

Per un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, ovvero il contratto a progetto, devono essere ben chiari i termini da parte di colui che propone il contratto di lavoro e devono essere presente  nel contratto che il collaboratore dovrà gestire il progetto in modo autonomo anche se, ovviamente, è finalizzato al risultato, indipendentemente dal tempo impiegato per la realizzazione del progetto.

Il contratto a progetto deve essere redatto in forma scritta e deve contenere: la durata della prestazione, la retribuzione totale del progetto, e, le modalità della sua erogazione.

Il contratto a progetto si risolve al momento della realizzazione del progetto; le parti possono recedere prima della scadenza del termine senza recare danno al collaboratore.

Vediamo alcuni aspetti del contratto a progetto o Co.co.pro.
Durante lo svolgimento del progetto il collaboratore ha diritto comunque alla sospensione del rapporto senza compenso se si verifica un ipotesi di gravidanza, malattia o infortunio del lavoratore a progetto, sospensione che non comporta in modo automatico una proroga della durata del contratto, che comunque si estingue alla scadenza. Ciò tuttavia non comporta l’estinzione del rapporto di lavoro in modo perentorio.

Novità per i collaboratori a progetto. La legge finanziaria 2010 ha aumentato l'indennità disoccupazione dei collaboratori a progetto, il motivo è da individuare alla crisi finanziaria.

lunedì 1 novembre 2010

TASSO DI DISOCCUPAZIONE: DOBBIAMO PREOCCUPARCI?

Disoccupazione secondo l'Istat
Guardiamo insieme, lo so che può essere noioso, i dati ISTAT di fine settembre in cui si registra che la nostra inflazione su base annua sta sull'1,7%, segnando un incremento dello 0,2 %, mentre il tasso di disoccupazione si trova all'8,3%, e la disoccupazione giovanile, nello stesso periodo, si è attestata al 26,4%.

Dati che mettono i giovani non specializzati e soprattutto i neolaureati di fronte ad un reale problema d'impiego futuro nel mercato del lavoro.

Se pensiamo alle parole del premio nobel Nobel per l'economia 2010 Dale T. Mortensen in cui sostiene che, per quanto riguarda la disoccupazione, “La soluzione non è semplice, il punto sarà capire come funziona questo processo, perché qualche volta non c'è abbastanza lavoro e altre volte non ci sono abbastanza lavoratori. Spesso bisogna sperare che chi si occupa di questo, i politici, ci pensino davvero. Non c'è una soluzione magica al problema della disoccupazione".

Comunque il dato meno incoraggiante è la disoccupazione giovanile, in quanto è la fascia della popolazione alla quale appartiene la maggioranza dei disoccupati, avendo ben il 55% di essi un’età compresa tra i 25 e 35 anni.

Proviamo a trovare delle soluzioni, forse apparenti, in quanto il vero indirizzo politico-economico per uscire da questo tormentato momento sociale la deve dare la classe politica tutta.

Partiamo dal concetto incontrovertibile che i giovani sono i soggetti più colpiti e più deboli del un mercato del lavoro. Una causa la si può  trovare nella nuova normativa occupazionale e nella flessibilità del lavoro. Ma ciò non significa inoccupazione, ma deve significare da parte delle imprese un nuovo approccio verso il mondo del lavoro. Quindi negli anni si è passati da contratti di lavoro che possiamo definire tipici ( a tempo indeterminato e a tempo determinato a contratti a tipici (a progetto, occasionale etc).

Una soluzione per incentivare l’occupazione giovanile potrebbe essere da parte delle imprese l'attivazione di strumenti di orientamento per favorire le personali e professionali che diano soddisfazione alla persona, scelte   
che si devono realizzare in contesti economici di ampio riferimento, con forte attenzione alle tecniche di ricerca per l’inserimento nel vero mercato del lavoro.

Imprese che producono lavoro, qualità del lavoro e progetti di lavoro. Certo questi concetti devono essere aiutati da un indirizzo politico in cui le azioni devono essere guidate dalla politica, dalle parti sociali e dagli organismi economici (Confindustria, giovani imprenditori etc.).

L'Ansa nei giorni scorsi ha riportato che: La disoccupazione reale in Italia, secondo la Cgia di Mestre, supera in termini assoluti di 528mila unità i numeri censiti ufficialmente dall'Istat. In Campania la disoccupazione reale sarebbe così al 20,1% (5,8 punti in più rispetto al dato ufficiale calcolato dall'Istat).

Come ho già scritto nei giorni scorsi  un primo passo è aumentare la produttività delle imprese ed il secondo fornire maggiori garanzie sociali ai dipendenti lavoratori.
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