sabato 10 marzo 2012

Allarme lavoro: l’ 8 marzo 2012 e le donne

L'8 Marzo, nell’anno della crisi economica per le donne è vera emergenza lavoro. Per le donne italiane, i numeri sull'occupazione sono allarmanti (lavorano meno della metà, prendono il 20% in meno in busta paga rispetto agli uomini) e il confronto europeo è veramente drammatico (solo la piccola isola, lo stato di Malta sta peggio dell’Italia). Le donne occupate sono il 46,1% (2010), il Sud è al 30,5% (56,1% al Nord); significativo è il tasso di non occupazione (non attività), o meglio coloro che non cercano più un lavoro) che secondo le stime ufficiali è al 48,9% contro il 35,5% europeo, differenza significativa. Nel mese di dicembre 2011, la disoccupazione femminile è cresciuta del 3,2% rispetto al 2010. E quando si diventa mamme, una su tre lascia il lavoro.
Questo deve essere un motivo per sperare che ci sia per le donne una tendenza diversa un cambio: quindi è augurabile che bisogna investire sul lavoro delle donne, anche per uscire dalla crisi e rilanciare il paese. ''La situazione delle donne nel mercato del lavoro è peggiorata con la crisi, quantitativamente e qualitativamente, partendo da una situazione già grave'' come ha sostenuto Linda Laura Sabbadini, direttore del dipartimento statistiche sociali e ambientali dell'Istat. Infatti in due anni, dal 2008 al 2010 l'occupazione femminile è diminuita di 103 mila unità (-1,1%); e si è anche ridotta l'occupazione qualificata (-270 mila), mentre si è sviluppata quella non qualificata (+218 mila). Ovviamente cresce il contratto di lavoro a tempo parziale  e si accentuano le disparità. Favorire l' occupazione femminile vuol dire anche intervenire sul lavoro di cura e servizi per le donne:''O si redistribuisce il lavoro di cura fra i generi - osserva Sabbadini - sviluppando la rete dei servizi e il lavoro flessibile o difficilmente potrà esserci futuro per l'occupazione femminile.
Occupazione e tempi di cura sono temi fra loro legati anche per Maria Teresa Roghi, responsabile pari opportunità dell'Ugl, per la quale ''non c'è niente da festeggiare''. ''Tuttora, infatti - ha osservato - le donne hanno difficoltà a trovare un'occupazione, e se la ottengono devono combattere per riuscire a conciliare i tempi di vita con quelli del lavoro. Senza contare le forti discriminazioni che ancora esistono a livello economico e professionale".

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