Secondo i dati rilevati circa il 46% del stipendio percepito dai lavoratori finisce nelle casse del fisco e degli enti previdenziali. La diminuzione dello stipendio è in parte attribuibile, sottolineano all’Ocse, all’inflazione, cresciuta del 2% nel 2007. L’aumento effettivo delle tasse quindi avrebbe inciso sulla retribuzione degli italiani per uno 0,6%, cui tuttavia ha fatto fronte un aumento medio del livello di tassazione dello 0,2%.
La situazione reddituale migliora nel caso delle famiglie monoreddito con due figli a carico, per cui il cuneo si attesta al 33,8% (per i single si attesta sul 45,9%), comunque in aumento dal 33,3% del 2006. E' quindi superiore alla media Ocse (27,3%), dell'Europa a 15 (31,9%) e della Ue a 19 (31,8%).
L'Italia scivola dal 22° al 23° posto nella classifica dei 34 Paesi membri dell'Ocse relativa al peso delle tasse sui salari. E' quanto emerge dal rapporto Taxis wages, secondo il quale il cosiddetto cuneo fiscale nel nostro Paese è al 47,6%. L'Italia finisce dietro a Spagna, Irlanda e a tutti i grandi Stati europei, come Francia, Germania e Gran Bretagna, e viene superata dall'Ungheria.
Restando in Europa, dalla classifica Ocse emerge comunque che un inglese guadagna quasi il doppio (l'87,8% in più) di un italiano, un tedesco il 43,1% e un francese il 28,6% in più. L'Italia è nettamente sotto la media Ocse (24.660 dollari), Ue a 15 (26.434) e Ue a 19 (23.282).
L'Italia è quindi sesta nella classifica dei paesi Ocse per il peso delle tasse sui salari: il cuneo fiscale sale al 47,6% nel 2011 dal 47,2% del 2010, sopra la media del 35,3%. E' quanto emerge da un rapporto dell'organizzazione di Parigi.
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