lunedì 23 luglio 2012

Mercato del lavoro:le baby pensioni quanto costano?

Pubblichiamo un’inchiesta fatta dal quotidiano Il Messaggero.

Innanzitutto l'età media dei baby-pensionati oggi si aggira sui 65 anni. Significa che per almeno altri 15 anni (considerando la vita media) il sistema sociale italiano dovrà far fronte a queste spese. La pensione media di un baby pensionato è di 1500 euro al mese. Importo di tutto rispetto calcolando l'esigua contribuzione e la durata del trattamento: almeno 3 volte quanto versato.

Noi tutti, paghiamo ancora più di mezzo milione di pensioni baby, liquidate a lavoratori con meno di 50 anni d’età: 535.752 per la precisione, che costano circa 9,5 miliardi di euro l’anno. Ancora oggi l’Inpdap, l’ente di previdenza del pubblico impiego, paga 428.802 pensioni concesse sotto i 50 anni: di queste più di 239 mila vanno a donne e quasi 185 mila a uomini, per una spesa nel 2010 di 7,4 miliardi. A queste pensioni si sommano 106.905 pensioni liquidate a persone con meno di 50 anni nel sistema Inps (regimi speciali e prepensionamenti) per un costo di altri 2 miliardi.

Le baby pensioni compaiono nel nostro ordinamento con il decreto (Dpr 1092) che entrò in vigore il 29 dicembre 1973. È l’anno della crisi energetica, della guerra del Kippur, del Watergate nella sua pienezza.
Sono gli anni ’70, quel groviglio di fortissime tensioni politiche, di trasformazioni sociali e di terrorismo.

Il Dpr 1092 prevede per il settore pubblico la possibilità di andare in pensione con 14 anni sei mesi e un giorno per le donne con prole, 19 anni sei mesi e un giorno per gli uomini, e 24 anni sei mesi e un giorno per i dipendenti degli enti locali.

Alberto Brambilla, già sottosegretario al Ministero del Lavoro e uno dei massimi esperti italiani di pensioni, quest’anno, in occasione della giornata mondiale della previdenza, ha curato un testo molto utile per la ricostruzione storica della previdenza in Italia, un libro sfogliabile in internet, “I 150 anni della previdenza sociale nei 150 anni dell’Unità d’Italia”. Ha spiegato al Messaggero: “Quel Dpr chiude un ciclo di interventi esiziali sulle pensioni. Nel 1969 c’era stata la legge Brodolini con l’adozione generalizzata del sistema retributivo, con l’istituzione delle pensioni di anzianità, e l’adeguamento automatico delle pensioni al costo della vita. I due provvedimenti, quello del 1969 e questo del 1973 hanno inciso pesantemente e negativamente sui conti pubblici. Già nel 1978, prima dei lavori della commissione Castellino, era chiaro che
il sistema previdenziale era squilibrato”.

Franco Marini, segretario della Cisl tra il 1985 e il 1991 in quel dicembre del 1973 era appena entrato nella segreteria confederale della Cisl guidata da Storti. Dice: “Sì, è vero che non c’era nella classe politica né nel corpo della stato di allora una grande consapevolezza di quello che sarebbe accaduto, dell’impatto che l’allargamento del welfare avrebbe avuto sui conti pubblici. Però il provvedimento sulle baby-pensioni causò sin da subito una forma di imbarazzo anche nel sindacato che a quel tempo aveva un fortissimo potere contrattuale nei confronti della politica. Era una norma squilibrata. Ci fu disagio nei confronti dei lavoratori privati che erano esclusi da quel trattamento. Anche se qualcuno riteneva che il baby pensionamento compensasse il fatto che i dipendenti del privato avessero avuto fino a quel momento salari molto più alti”.

Secondo un calcolo effettuato da Confartigianato i baby pensionati italiani (pubblici e privati) rispetto al pensionato medio hanno ricevuto un trattamento più lungo di quasi sedici anni. Questo significa che a valori 2010 la differenza (cioè il costo in più rispetto a un normale trattamento pensionistico) varrebbe 148,6 miliardi di euro. Cioè: in questi 40 anni, l’esistenza delle baby pensioni ci è costata quasi 150 miliardi più di quanto ci sarebbe costata la previdenza se i baby pensionati fossero andati a riposo con le stesse regole degli altri. Una tassa cumulata – secondo le stime degli artigiani – di circa 6.630 euro che grava su ognuno degli occupati italiani.

Si tratta di persone che in un calcolo medio restano in pensione per quasi 41 anni.
Per farsi un’idea, i nove miliardi e mezzo l’anno che noi spendiamo per le pensioni baby (tra il 4 e il 5% del totale della nostra spesa pensionistica) sono all’incirca il doppio di quanto – secondo una stima fatta da Confindustria – ci costano tutti gli anni i circa 180.000 eletti del sistema politico-istituzionale italiano, la cosiddetta casta: quattro miliardi contro cui un pezzo di opinione pubblica è costantemente mobilitata.

Eppure le incrostazioni corporative, i riflessi automatici, i punti di principio sono rimasti. Quando l’anno scorso il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, propose un contributo di solidarietà dell’un per cento che avrebbe toccato anche le pensioni baby ci fu una levata di scudi sui diritti acquisiti, che proprio non si toccano. Eppure è chiaro che in alcuni casi la costruzione dei diritti acquisiti è il risultato dell’iniquità, dell’inopportunità o dell’incongruenza di una norma.

Di sicuro c’è un punto che riguarda la natura del debito pubblico: se l’eccesso di spesa pubblica è servito a trasferire sullo stato il costo dei privilegi accordati dalla competizione politica a pezzi di società, forse per recuperare quelle risorse dobbiamo innanzitutto rivolgerci a chi per primo ne ha beneficiato (in previdenza, concessioni fiscali, aiuti, regalie e sprechi). Ovviamente i baby pensionati non sono i più ricchi tra i beneficiari della spesa pubblica allegra, però sono tra quelli che più apertamente hanno goduto di uno squilibrio. Forse è stata una generosità che è andata oltre gli obblighi della solidarietà.

1 commento:

  1. meno male che qualcuno ne parla , un vero schifo.
    una ulteriore conferma del livello della classe politica che ci governa da 50 anni .
    ma possibile che l'ITALIA sia tutta qui ?
    un ciarlatano dopo l'altro ci hanno portato sull'orlo del baratro,e adesso cosa accadrà ?
    una cosa sola voglio dire ai baby pensionati ,
    il loro spregevole privilegio , sarà pagato a caro prezzo dai loro figli e nipoti .
    questo si chiama semplicemente sfruttamento .
    dei veri geni|

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