Il neo ministro del lavoro Enrico Giovannini ha citato le «due emergenze» cassa in deroga e gli esodati su cui il ministero è impegnato nella loro «quantificazione precisa, di cose stiamo parlando», cosa che «nel caso dei salvaguardati non è semplice». Si lavora ad un «superamento del precariato nella PA, ad un fisco amico nell'ambito dei contributi del lavoro e pensionistici, ad una revisione del welfare, alla staffetta generazionale e a politiche contro la povertà».
La rilevazione Isfol sul quarto trimestre del 2012 indica una forte riduzione dei contratti di collaborazione (-25% rispetto allo stesso periodo del 2011), ma un aumento (+3,7%) delle assunzioni a termine. In calo i contratti a tempo indeterminato (-3,3%). Per monitorare meglio gli effetti della riforma - annuncia il ministro - «è in arrivo un comitato scientifico».Modifiche in vista anche per la riforma della previdenza. Aver allungato l’età pensionabile, infatti, mette in sicurezza maggiore i conti del sistema, ma non aiuta a fare spazio ai giovani. Ed ecco che Giovannini ha rivelato che il governo stia pensando ad una «flessibilizzazione» delle possibilità di uscita dal lavoro «in cambio di penalizzazioni». Ossia chi vuole andare in pensione prima potrà farlo, ma perderà una porzione della pensione. È in questo quadro che potrebbe inserirsi anche la norma sulla staffetta generazionale. «Un intervento che ha evidenti vantaggi ma è costoso» spiega il ministro. Inoltre c’è da considerare il fatto che «la condizione sociale delle persone a reddito fisso, in alcuni settori, non è proprio favolosa, per cui potrebbe non incontrare un grande successo».
Quindi, «Entro giugno verrà approvato un pacchetto articolato di misure per l'occupazione giovanile» che poggia su un mix di «politiche europee e nazionali». E’ quanto ha annunciato Giovannini, spiegando che il Governo punta ad agire su più livelli, utilizzando anzitutto le risorse comunitarie, i 6 miliardi che il piano europeo Garanzia giovani (400 milioni circa per l'Italia) destina all'offerta di un posto di lavoro o di un percorso formativo.
“Stiamo lavorando con l'Ocse sulle buone pratiche internazionali per costruire un pacchetto di misure – ha
detto il ministro–. In ambito europeo si sta ragionando sull'esclusione delle spese per l'occupazione dal rispetto dei parametri del Patto di stabilità su deficit e Pil o, almeno, di tenerle in considerazione in sede di interpretazione dei risultati, trattandosi di un problema comune». Giovannini ha fatto chiarezza sui numeri:
«Abbiamo 2,1 milioni di "neet", giovani che non ricevono un'istruzione né hanno un lavoro, mentre i giovani disoccupati sono 650mila, pari ad un tasso del 38,4% calcolato sui soli giovani che stanno cercando attivamente un lavoro, che equivale a circa il 10,6% dei giovani». Nel complesso «con 3 milioni di disoccupati e 3 milioni di scoraggiati o posti ai margini del mercato del lavoro», il problema occupazionale «è talmente ampio che non si può affrontare solo con interventi sul piano legislativo», il «riassorbimento di una così ampia platea può avvenire solo attraverso una crescita economica che sia inclusiva».
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