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martedì 24 dicembre 2013

Lavoro: il ministro Giovannini, e la di proposta di Matteo Renzi sul contratto unico




Il governo è pronto ad una accelerazione sui temi del lavoro. A garantire un impegno forte già da gennaio è il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, che però frena Renzi. «La proposta del contratto unico - spiega - è una delle vie possibili, ma non è l’unica».

Su neoassunti non è idea nuova. ''Questa non è una proposta nuova: riuscire a rendere più stabile il lavoro è una delle esigenze che tutti abbiamo. Nella legge di stabilità abbiamo introdotto un incentivo per le imprese che trasformano in tempo indeterminato un contratto a tempo determinato. Solo un lavoro che ha un respiro a lungo termine consente di metter su famiglia, di avere dei piani di vita a lungo termine. Dobbiamo vederla la proposta che farà Renzi e il suo team perché ce ne sono varie di versioni''. Così il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini in un'intervista radiofonica alla Rai risponde alla richiesta di un commento sul piano del lavoro elaborato o in via di definizione da Renzi.

''Per esempio c'è chi dice facciamo questa eliminazione dell'articolo 18 solo per i primi 3 anni in cui l'impresa capirà se la persona è valida o meno e poi lo trasforma in tempo indeterminato. Altri invece nel passato hanno detto no, l'impresa deve avere libertà di licenziamento in cambio di un'indennità per tutta la vita lavorativa della persona", sottolinea. ''Ogni trimestre - afferma il ministro - noi abbiamo 2.500.000 contratti di lavoro, di questi 1 milione e 6 sono a tempo determinato e poi ci sono tutte le altre formule. E' chiaro che se trasformiamo quel 1.600.000 a tempo determinato in un contratto cosiddetto indeterminato a tutele progressive non è che abbiamo spostato chissà di che cosa il mercato del lavoro''.

Secondo Giovannini ''noi abbiamo bisogno di strumenti che aiutino sia le imprese che vogliono investire sul lungo termine sia imprese che ancora, in questa fragile ripresa, sono ancora incerti sul da farsi. C'è un po' di confusione e speriamo che a gennaio queste diventino molto più concrete. A proposito della Cig il responsabile del Welfare dice che ''molte imprese e molti lavoratori pagano la cassa integrazione di tasca propria. In altri termini ogni mesi viene accantonata presso l'Inps una certa somma che poi l'impresa utilizza quando, eventualmente, ne ha bisogno. Questo è il meccanismo ordinario. La cassa in deroga aiuta le persone che non hanno questo meccanismo e va a carico della fiscalità generale e quindi la paghiamo tutti. Quest'anno nel 2013 sono stati circa 2.800.000.000 una cifra molto alta. Intanto da gennaio il meccanismo cambia perché impresa e lavoratori per i vari settori devono fare i cosiddetti fondi bilaterali ovvero devono mettere insieme una parte di soldi per fronteggiare questi eventi per il futuro''. Il governo ha convocato le parti sociali per l'inizio dell'anno per discutere di come cambiare questi ammortizzatori perché ''è anche vero che la cassa integrazione e in deroga e soprattutto la mobilità in alcuni casi ha determinato degli abusi. Pensare ad un ammortizzatore generalizzato per tutti ha un costo molto elevato''.

Il responsabile del Lavoro chiama le parti sociali: «Abbiamo già convocato sindacati e imprese per discutere la riforma degli ammortizzatori sociali e sempre nel primo mese faremo la proposta per una legge delega di semplificazione normativa per le assunzioni». Giovannini ribadisce la volontà massima al dialogo: «Chiamerò e discuterò con i responsabili lavoro dei vari partiti».
Da Giovannini arriva però un altolà alla proposta di contratto unico avanzata da Renzi: «C’è un po’ di confusione e speriamo che a gennaio queste proposte diventino molto più concrete. Siamo pronti a discuterne ma senza una ripresa più forte di questi mesi è difficile creare lavoro». Le idee stanno piovendo sul tavolo del governo sia da destra che da sinistra. «Dobbiamo ricordare sempre che solo con la ripresa economica si crea nuovo lavoro. Pensare che una modifica normativa di per se produca immediatamente tanto lavoro mi sembra che sia un’aspettativa ingiustificata», dice ancora replicando alle domande su un possibile nuovo intervento sull’articolo 18 profilato dal segretario Pd, Matteo Renzi, mentre a proposito dei contratti individuali o aziendali ricorda come «la possibilità di prevedere deroghe alla contrattazione nazionale è già possibile con l’articolo 8 della manovra 2011». «Cambiando solo le regole comunque è difficile che si crei lavoro», ribadisce.

I punti in questione sono: «Flessibilità in entrata e in uscita» ma, nel caso di perdita di lavoro, «un sussidio unico statale» di due anni che consenta a chi non ha più un’occupazione di mantenere la famiglia e, nel frattempo, corsi di formazione, che lo agevolino nella ricerca di un nuovo impiego. Ancora una volta il segretario del PD ribadisce che il punto non è articolo 18 sì o no, perché se si inizia da questo «si torna alla casella di partenza». «La rivoluzione sul lavoro - evidenzia - è possibile se tutti abbandoniamo le certezze altrimenti se ripartiamo dal solito percorso perdiamo la strada per tornare a casa». La risposta di Letta è stata chiara: «A gennaio nel contratto di governo affronteremo tutte le proposte degli attori della maggioranza. Tutto ciò che aiuta nuova occupazione è benvenuta, dobbiamo creare occupazione buona e non senza diritti».




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