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sabato 23 novembre 2013

Giovani e lavoro con gli ITS 6 studenti su 10 trova lavoro subito



Più della metà degli studenti con un lavoro subito dopo aver ottenuto il diploma, è  un vero exploit per le nuove tecnologie per il made in Italy: è positivo il primo bilancio degli ITS, le scuole post-diploma ad alta specializzazione nate due anni fa con l’intento di formare tecnici nelle aree tecnologiche strategiche.

A presentare i dati sulle performance dei 62 istituti sparsi in tutta Italia è stato il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, durante Job&Orienta, la 23esima edizione della mostra-convegno che si tiene a Verona su orientamento, scuola, formazione e lavoro.

Alcuni ITS sfiorano ormai quasi il 100% di occupati tra i neo-diplomati: in pratica gli iscritti non fanno in tempo a uscire dalla scuola che già c'è un posto che li aspetta in azienda. E molto spesso si tratta della stessa dove hanno già trascorso un stage obbligatorio che vale almeno il 30% dell'orario delle lezioni.

La media di occupati tra gli studenti già usciti dai 64 ITS d'Italia è comunque altissima: sei su dieci hanno infatti un posto di lavoro. Da qui la spinta del ministero dell'Istruzione che nel suo recente decreto sulla scuola ha eliminato, tra le altre cose, il divieto di creare non più di un ITS in ogni Regione per la stessa area tecnologica.

Su 2971 studenti che frequentano i 139 percorsi di studio attivati finora dalle 62 Fondazioni, si sono già diplomati 825 ragazzi, e circa 250 completeranno il corso biennale tra novembre e dicembre: 470 hanno già un posto di lavoro, il 56,96%. Ovviamente ci sono casi assolutamente virtuosi, come l’ITS Accademia mercantile di Genova, dove tutti e 65 i diplomati sono già occupati o l’ITS di Gallarate per la mobilità sostenibile, dove 24 ex studenti su 24 lavorano, o ancora l’ITS di Vicenza per la meccanica, dove sono 21 su 22 i ragazzi che hanno trovato un impiego. Ma ci sono anche casi meno positivi: l’istituto di Conegliano per il made in Italy agroalimentare ha un solo studente che è entrato nel mondo del lavoro contro 11 diplomati, quello di Ferrara per i Beni culturali ne conta 8 su 23, l’ITS di Pavia per il made in Italy nel settore della casa conta 5 lavoratori su 15.

Poi abbiamo l'ITS Caboto di Gaeta che forma i professionisti del mare a quello di Somma Lombardo che prepara i tecnici del cielo, dall'ITS meccatronico di Vicenza all'Istituto di Scandicci che sforna i professionisti della moda. Performance da record di occupati si registrano anche nei sette ITS che gravitano attorno all'universo di Finmeccanica (in Lombardia, Piemonte, Campania, Puglia, Toscana, Friuli Venezia Giulia e Liguria).

Attualmente si contano più di 5mila corsisti e 825 studenti già con il titolo in mano, di cui ben 491, pari al 59,52% con un posto di lavoro. Questi i settori dove operano e la percentuale di occupazione: efficienza energetica (69,57%), mobilità sostenibile (79,73%), nuove tecnologie della vita (72,22%), tecnologie dell'informazione e comunicazione (36,79%), tecnologie innovative per i beni e le attività culturali-turismo (47,62%). Sul made in Italy infine: servizi alle imprese (34,38%), agroalimentare (32%), sistema casa (33,33%), sistema meccanica (65,15%), sistema moda (56,12%).

Finora sono stati avviati a percorsi di orientamento al lavoro 50mila studenti, con 550 istituti messi in rete da «Italia Lavoro». Un'iniziativa che ha un duplice obiettivo: favorire e migliorare la transizione scuola-lavoro e ridurre la contraddizione tra il titolo di studio acquisito e l'occupazione trovata. Dei 550 istituti, 327 sono stati individuati come capofila e hanno già realizzato al loro interno uno sportello di placement per mettere in collegamento giovani e imprese. Sono stati infine avviati 17mila percorsi personalizzati di orientamento e placement, di cui 2.368 conclusi. Un vero e proprio ponte tra istruzione e lavoro, per promuovere l'ingresso e la permanenza dei giovani nel mercato del lavoro.


domenica 15 settembre 2013

Rapporto studenti e stage aziendale



Lo stage, o tirocinio formativo e di orientamento, è un periodo di formazione rivolto a studenti e specializzandi durante il percorso di studi e ai neolaureati entro 12 mesi dal conseguimento del titolo, presso aziende, enti pubblici e professionisti. Può essere previsto obbligatoriamente dal regolamento del corso di laurea, oppure essere svolto facoltativamente.

Il tema del collegamento tra scuola e lavoro è prioritario per un Paese con una disoccupazione giovanile al 39 per cento. D'accordo gli studenti: il 96% dei 2.200 ragazzi intervistati via web dal portale Skuola.net ritiene utile svolgere uno stage in azienda durante il percorso scolastico e uno su quattro giudica l'introduzione di percorsi lavorativi in azienda durante gli studi come una priorità per la scuola del futuro. Vogliono (almeno il 39%) «comprendere meglio il funzionamento del mondo del lavoro». Per un terzo di loro il tirocinio è l'opportunità per effettuare la prima esperienza lavorativa, per entrare in quel «mondo dei grandi» che richiede per lo più figure già esperte. Quasi altrettanti lo giudicano fondamentale per orientarsi alle scelte formative e professionali.

E se si pensa che tra il 2010 e il 2013 è crollato il numero degli under 35 al lavoro, passati da 6,3 a 5,3 milioni (-1 milione): è' quanto si legge sulle tabelle dell'Istat riferite al secondo trimestre dalle quali emerge la difficoltà nella quale si trova soprattutto la fascia tra i 25 e i 34 anni per la quale si e' registrato un calo di 750.000 unità.

In questo momento tutti devono mettersi in gioco. La scuola per prima è quanto ha sostenuto il sottosegretario all'istruzione, Gabriele Toccafondi: «Nonostante la crisi, in Italia ci sono 137 mila aziende che ricercano ma non trovano figure professionali qualificate - ha spiegato -. La scuola deve cambiare e formare sempre più giovani pronti per il mondo del lavoro». «Negli altri Paesi europei - ha ricordato il Sottosegretario - l’alternanza scuola-lavoro funziona; in Italia gli studenti in formazione e parallelamente occupati sono solo il 3,7%, dato più basso tra i Paesi del Vecchio Continente. In Germania, invece, si supera il 20% e la media europea tocca il 13%».

Inoltre ci sono 758mila i giovani tra i 18 e 24 anni, pari al 17,6%, che hanno abbandonato ogni percorso formativo con in tasca la sola licenza media; i disoccupati tra i 15 e i 24 anni hanno raggiunto il 40%; i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano, i cosiddetti NEET, oltre 2 milioni, il 22% di quella fascia di età. «A fronte di questo, Unioncamere registra decine di migliaia di posizioni lavorative che le imprese non riescono a coprire per la mancanza di professionalità specifiche. Perché ciò accada occorre reperire nuove idee, fondi e soprattutto cambiare la mentalità. Nessuno si vuole rassegnare ad essere un paese per vecchi».

Ricordiamo che il decreto del Fare ha introdotto i tirocini formativi da 400 euro al mese in azienda - metà a carico dello Stato, metà del privato - a partire dal 2014.

Tirocini e stage sono però in crescita tra gli universitari. Andrea Cammelli, direttore del consorzio interuniversitario AlmaLaurea non si ritrova nell'analisi fatta dal ministro Carrozza. Non sarebbero pochi, ma «tanti, tantissimi i ragazzi che lavorano, che magari non frequentano le lezioni perché impegnati in occupazioni che gli consentano di mantenersi agli studi», sostiene.

Nel 2012, dicono le rilevazioni di AlmaLaurea, 56 su cento (contro i 20 su 100 pre-riforma) hanno fatto stage e tirocini, con una punta del 68% tra i laureati triennali che non intendono iscriversi alla specialistica e del 72% tra quelli magistrali.

E’ importante che le esperienze di lavoro siano di qualità e impegnino i giovani in aziende che funzionano:  infatti Non si può mettere un 17enne a fare fotocopie, o a contatto con dei fannulloni. Conta l'esempio e l'effettiva formazione che si riceve. Dove il binomio studio e lavoro funziona, la probabilità di trovare un’occupazione aumenta. Secondo Almalaurea, almeno del 12%.

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