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domenica 9 settembre 2012

Lavoro, rapporto IRES-CGIL per quasi 4,5 milioni "in sofferenza lavoro"


Quasi 4 milioni e mezzo di italiani si trovano nell'area della "sofferenza occupazionale". Emerge da un'analisi dell'Ires, il centro studi della Cgil. L'inattività è un fenomeno molto più diffuso nel nostro Paese rispetto al resto dell'Europa,dentro al quale si trova una parte rilevante di esclusi dal mondo del lavoro non riconosciuti come disoccupati. La "vera sofferenza" vede sommati i disoccupati, i cassaintegrati e i cosiddetti "scoraggiati" disponibili a lavorare. "Le motivazioni dell'inattività sono molteplici, ma la forza lavoro potenziale è di oltre 3 milioni di persone", hanno detto Minelli (Ires) e Fammoni (Fondazione Di Vittorio).

E' quanto sostiene la Cgil spiegando che nel secondo trimestre ai 2,7 milioni di disoccupati censiti dall'Istat vanno aggiunti 1.687.000 persone tra 'scoraggiati'(coloro che non cercano lavoro poiché pensano di non trovarlo) e cassaintegrati.

Secondo la Cgil nello stesso periodo del 2007, quindi nel periodo prima della crisi, si trovavano nell'area del disagio occupazionale circa 2.475.000 persone. L'aumento negli ultimi 5 anni è stato del 77%. Il dato emerge da uno studio dell'Ires che sottolinea come nel nostro Paese l'inattività sia un fenomeno molto più diffuso rispetto al resto dell'Europa. Dentro quest'area - si legge nella ricerca - "si trova una parte rilevante di esclusi dal mondo del lavoro non formalmente riconosciuti come disoccupati. Sarebbe altrimenti inspiegabile un tasso di disoccupazione nella media e un tasso di occupazione molto più basso di quello europeo". "Le motivazioni dell'inattività sono molteplici – hanno spiegato Raffaele Minelli, presidente dell'Ires e Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Di Vittorio - ma la forza lavoro potenziale rilevabile al suo interno è appunto di oltre tre milioni di persone". "E' una simulazione molto realistica e prudenziale della vera area di disagio occupazionale - affermano - e rappresenta l' immagine, purtroppo più vera e drammatica, di come la crisi ha colpito il lavoro. A questi milioni di persone non si può dire che la prospettiva di essere travolti dalla crisi si è allontanata. E' evidente che il lavoro è il principale fattore non affrontato dal Governo per uscire dalla crisi".

Tra gennaio e luglio del 2012 i disoccupati in Italia sono aumentati di 292.000 unità passando dai 2.472.000 a 2.764.000 unità. Nello stesso periodo l'Ue nel complesso ha registrato 881.000 disoccupati in più: è quanto risulta da elaborazioni della Cgil su dati Istat e Eurostat secondo le quali l'aumento dei disoccupati in Italia nel periodo "ha rappresentato un terzo dell'intero incremento complessivo europeo. "Si è a lungo sostenuto - affermano Raffaele Minelli, presidente dell'Ires Cgil e Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Di Vittorio - basandosi solo sui dati dei disoccupati 'formalmente riconosciuti' e non tenendo in alcun conto l'enorme area della inattività, che l'Italia si trovava in una situazione di vantaggio rispetto all'Europa. Questa differenza è ormai superata e come si vede l'aumento dei disoccupati in Italia è ora molto più forte della media europea". "Risulta evidente – hanno aggiunto Minelli e Fammoni - come l'andamento della crisi e le scelte fatte per contrastarla producano in Italia un netto peggioramento, con effetti insopportabilmente negativi sull'occupazione. Dato che comporta un primo giudizio severo e negativo.

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