Il lavoro a tempo determinato non riguarda solo i giovani: ha un impiego con un contratto determinato quasi un milione di dipendenti tra i 35 e i 64 anni. E' quanto emerge dai dati Istat sul primo trimestre 2012. Si tratta di 969 mila dipendenti senza posto fisso: un numero così elevato non si registrava dal primo trimestre 2004. Dal 2004 il rialzo è del 43,8%, quando il numero di dipendenti a termine si fermava a 674 mila. L’evento tra gli over 34 è in aumento anche rispetto allo scorso anno (+3,3%).
La precarietà avanza anche tra le fasce di lavoratori più adulti, con l'Istat che nei primi tre mesi dell'anno conta quasi un milione di dipendenti over 34 senza posto fisso.
Un fatto certo la flessibilità ormai non è più un tabù tra gli adulti. Nel dettaglio tra gli over 34 i dipendenti a termine nel primo trimestre del 2012 sono 969 mila, così ripartiti tra le diverse face d'età: 541 mila per 35-44enni, 317 mila per 45-54enni e 111 mila per i 55-64enni.
In Italia non si era mai registrato un numero così alto, almeno da quando il dato è fruibile, ovvero dal 2004.
Da allora, in base a confronti tendenziali, la crescita dell'occupazione 'a scadenza' tra chi non è più un ragazzo è salita del 43,8%, a un ritmo più accelerato rispetto al dato complessivo (+30,2%). Quindi non solo la maggior parte delle nuove assunzioni avviene attraverso un rapporto a termine, ma spesso chi entra precario resta nella stessa condizione per un lungo periodo e magari si ritrova nell'età matura, quando di solito si hanno anche figli, senza un posto a tempo indeterminato. Di certo la flessibilità ormai non è più un tabù tra gli adulti. Nel dettaglio tra gli over 34 i dipendenti a termine nel primo trimestre del 2012 sono 969 mila, così ripartiti tra le diverse face d'età: 541 mila per 35-44enni, 317 mila per 45-54enni e 111 mila per i 55-64enni. La schiera dei giovani (under 35) a tempo resta comunque più folta, annoverando nelle sue fila ben 1 milione 251 mila persone (56% sul totale). Guardando al totale, in tutto i lavoratori subordinati con un contratto che prima o poi si esaurirà sono circa 2,2 milioni.
Per il numero complessivo dei senza posto fisso le serie storiche dell'Istat vanno molto indietro nel tempo e il risultato è un nuovo record: si tratta del livello più alto dal primo trimestre del 1993. Ecco che in Italia la quota di lavoratori a tempo determinato sul totale dei dipendenti (13%) si conferma sempre più prossima alla media europea, anche se rimangono molto distanti i livelli toccati da Spagna, Polonia e Portogallo, dove circa uno su quattro è senza contratto di lavoro a indeterminato.
Negli ultimi anni l'aumento dell'occupazione a tempo non si è mai arrestato, se si esclude la piccola pausa del 2009. E fin qui si è tenuto solo conto dei dipendenti a tempo, la principale forma di lavoro atipico ma non l'unica. Tra i precari ci sono anche i collaboratori, le cosiddette false partite Iva o le associazioni in partecipazione truccate e tanti altri tipi di rapporti flessibili che farebbero lievitare la platea di chi non possiede una posizione stabile.
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domenica 24 giugno 2012
domenica 20 marzo 2011
Rapporto di lavoro nel 2011
Innanzitutto bisogna mettere in evidenza che le forti difficoltà del mercato del lavoro, dovute alla crisi economica a livello globale e non locale ha portato le amministrazioni che gestiscono il personale a valutare sempre con maggiore attenzione ai contratti di lavoro a tempo determinato in genere per le sostituzioni di maternità e dare maggiore rilevanza a progetti aziendali a lungo termine con contratti a progetto.
I rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, contratto a progetto, devono essere predeterminati dal committente ed autonomamente gestiti dal collaboratore in funzione del risultato, indipendentemente dal tempo impiegato per la realizzazione del progetto. E per il datore di lavoro deve essere un contratto che garantisca tutele sul progetto e maggiori garanzie al collaboratori, infatti la finanziaria 2010 ha aumentato l'indennità disoccupazione dei collaboratori a progetto.
Vediamo qualche dato statistico del 2011
Nel mese di gennaio gli occupati sono 22.831 mila unità, in diminuzione dello 0,4% (-83 mila unità) rispetto a dicembre 2010. Nel confronto con l’anno precedente l’occupazione è in calo dello 0,5% (-110 mila unità). La diminuzione registrata nel mese è dovuta sia alla componente maschile sia a quella femminile.
Il tasso di occupazione è pari al 56,7%, in calo di 0,2 punti percentuali rispetto a dicembre e di 0,4 punti rispetto a gennaio 2010.
Il dato è che il numero dei disoccupati, pari a 2.145 mila, ha registra una crescita dello 0,1% (+2 mila unità) rispetto a dicembre. Il risultato è sintesi della crescita della disoccupazione femminile e della flessione di quella maschile. Su base annua la crescita del numero di disoccupati è del 2,8% (+58 mila unità).
Per il terzo mese consecutivo il tasso di disoccupazione si attesta all’8,6% con una crescita di 0,2 punti percentuali su base annua. Prosegue la crescita del tasso di disoccupazione giovanile, che raggiunge il 29,4%.
Una soluzione di politica del lavoro la si può trovare nel documento prodotto dal sindacato UIL contro la lotta al lavoro sommerso bisogna fare un sforzo per far si che le tante risorse recuperabili tornino a far parte del bilancio dello Stato e siano indirizzate a sostegno di bisogni primari per i lavoratori e per il Paese stesso. Il tasso di lavoro irregolare deve essere colpito e fare in modo un rapporto di lavoro che navighi a vista tra la sua stabilità e la flessibilità, per incentivare le imprese ( creare posti di lavoro stabili) Regolare il rapporto di lavoro.
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