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sabato 17 marzo 2018

Contratti di lavoro si cambia



E' stato firmato il testo definitivo della riforma del modello contrattuale. Dopo anni di tentativi Confindustria, Cgil, Cisl e Uil hanno finalmente chiuso una partita che si protraeva da tempo e che - oltre a definire un modello con cui disciplinare il contratto nazionale (su due livelli di contrattazione e livelli salariali autonomi) - definisce anche nuove regole sulla rappresentanza sindacale e, per la prima volta, anche quella delle imprese.

Una firma, inoltre, che riporta in primo piano il ruolo di regolatore che Confindustria e sindacati giocano nella vita economica del Paese dopo una lunga stagione che ne aveva messo in discussione le competenze ed allontana eventuali interventi di legge con cui scavalcare le parti sociali, come quel salario minimo per legge a cui ha pensato negli ultimi mesi la politica.

Viene individuato un trattamento economico complessivo (Tec), costituito dal trattamento economico minimo (Tem, i minimi tabellari) e da tutte quelle voci (dagli scatti di anzianità, all’Edr, all’elemento perequativo, al welfare sanitario o previdenziale) che il Ccnl considera comuni a tutti i lavoratori del settore. In sostanza le differenti esperienze negoziali delle categorie vengono sistematizzate dal documento conclusivo delle parti sociali. Alla luce di queste esperienze, il menù a disposizione delle parti nella negoziazione si è arricchito. Il contratto nazionale non si limita più a indicare i minimi tabellari ma ricomprende ormai altre voci: tra queste, il welfare entra a pieno titolo nel trattamento economico complessivo. Il contratto nazionale individuerà, dunque, i minimi tabellari per la vigenza contrattuale e la variazione avverrà, secondo le regole dei singoli Ccnl, in base agli scostamenti registrati dall’Ipca, l’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i Paesi Ue (depurato dei prezzi dei beni energetici importati), calcolato dall’Istat.

In busta paga, inoltre, entreranno anche eventuali forme di welfare: il trattamento economico complessivo, infatti, sarà costituito dal salario minimo e da tutti i trattamenti economici, dunque compreso il welfare, che il contratto collettivo nazionale di categoria qualifica come "comuni a tutti i lavoratori del settore". Per quanto riguarda la contrattazione aziendale, il secondo livello, invece, l'accordo punta ad incentivarne uno "sviluppo virtuoso", sia quantitativo che qualitativo. E tornando alle norme sulla rappresentanza e all'obiettivo anti dumping che si pongono le parti sociali sembrano non voler escludere un intervento di legge che rafforzi lo scopo anti pirateria. "Le intese in materia di rappresentanza possono costituire, attraverso il loro recepimento, il presupposto per l'eventuale definizione di un quadro normativo in materia", si legge infatti nel documento.

Un modello contrattuale che spinge alla crescita della produttività aziendale e, con essa, dei salari dei lavoratori. Il documento conclusivo di Confindustria e Cgil, Cisl e Uil, confermando gli attuali due livelli contrattuali (nazionale e aziendale o, in alternativa, territoriale) valorizza il ruolo del contratto nazionale e della contrattazione decentrata: il primo come fonte di regolazione dei rapporti di lavoro e garante dei trattamenti economici e normativi comuni ai lavoratori del settore, sull’intero territorio nazionale; la seconda, come luogo in cui si realizza l’incontro virtuoso tra salario e produttività.

Le parti riconoscono un ruolo importante alla contrattazione collettiva che può creare le condizioni per «migliorare il valore reale» delle retribuzioni e, nel contempo, «favorire la crescita del valore aggiunto e dei risultati aziendali», valorizzando le «competenze tecniche e organizzative dei lavoratori» contro il rischio di un appiattimento nelle politiche salariali.

Si tratta, appunto, di un modello che lascia alle categorie la decisione se distribuire gli aumenti ex post (come fanno i meccanici) o ex ante (come i chimici). Sempre in tema di autonomia e responsabilità delle parti, attraverso la contrattazione si potrà valorizzare nei diversi settori la partecipazione organizzativa, per contribuire alla competitività delle imprese e valorizzare il lavoro.




domenica 23 giugno 2013

Cgil-Cisl-Uil: insieme in piazza a Roma per il lavoro dopo 10 anni


Hanno sfilato per le strade del centro i due cortei di Cgil, Cisl e Uil che da piazza della Repubblica e da piazzale dei Partigiani sono arrivati in piazza San Giovanni al grido «Lavoro è democrazia».
Cgil-Cisl-Uil: insieme in piazza dopo 10 anni a Roma, per la manifestazione nazionale unitaria sul tema 'Lavoro e' democrazia'.

Due cortei si sono mossi da Piazza della Repubblica e da Piazzale dei Partigiani per raggiungere Piazza S.Giovanni, dove ci sono stati i comizi dei segretari generali Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti.

''Non vanno bene i continui annunci che non si traducono in una scelta che dia il senso del cambiamento''. La leader della Cgil, Susanna Camusso, riassume cosi' il senso della manifestazione unitaria a Roma. ''La priorita', dice, deve essere ''una restituzione fiscale a lavoratori dipendenti e pensioni''. ''Oggi siamo in piazza - ha detto Susanna Camusso alla testa del corteo - perche' il Paese ha bisogno di risposte rapide per uscire dalla crisi. E la prima risposta di cui il Paese ha bisogno e' una restituzione fiscale a lavoratori dipendenti e pensionati, che permetta di far ripartire i consumi e la produzione''.

E sul piano per il lavoro che il governo si accinge a mettere in campo Camusso dice: ''Abbiamo avuto tante occasioni per dire che sul tema del lavoro si possono fare cose anche importanti che non hanno bisogno di risorse. Il problema e' che invece si continua a fare una vecchia discussione sul tema della flessibilita' anche se e' ormai dimostrato che non e' utile a far ripartire l'economia''. Oggi - dice la leader della Cgil, ''facciamo una manifestazione e vedremo quali risposte arriveranno. Cgil.

Cisl e Uil sono profondamente convinti che senza risposte da un lato si continuera' a perdere tempo, dall'altro continuera' ad aggravarsi la crisi''. E ad una domanda sulle parole del leader della Uil che ha avvertito del rischio che con l'aumentare dell'emergenza lavoro possano essere i cortei di disoccupati a far cadere il governo, Camusso Risponde: ''E' una lettura possibile. Di sicuro senza misure che contrastino la crisi, la situazione peggiora''.

"Siamo stufi" di "tante belle parole" su crisi, lavoro, emergenza disoccupazione giovanile, dice il leader della Uil, Luigi Angeletti. E avverte che andiamo verso "un deserto di posti di lavoro: il Paese tornerà quello di 50 anni fa, un Paese di migranti". Ma, "questo futuro non lo accetteremo,i sindacati non piegheranno mai le ginocchia". Ed al governo dice: "'Non basta dire quali sono i problemi, i governi ci sono per risolverli''.

"Non è più il tempo di aspettare, non è più il tempo di promesse e annunci". Angeletti parla alla prima manifestazione unitaria di Cgil-Cisl-Uil dopo 10 anni. Il segretario della Uil chiede al governo "una nuova politica industriale" contro la recessione e la disoccupazione. Indica la necessità di "scelte" perché "le imprese chiudono", dice nel comizio a piazza San Giovanni a Roma. Poi, lancia l'allarme: "Il Paese sta sprofondando in un baratro di povertà". Ora la priorità "è la riforma fiscale, vero dramma del Paese".
"Il Paese perisce e la classe dirigente si perde in chiacchiere" dice il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. "Troppe tasse, bisogna dimezzare le tasse e inasprire le pene sull'evasione fiscale". E più volte Bonanni ha ripetuto: "Letta deve avere coraggio".

"Il premier Letta deve avere coraggio, deve mettere all'ordine del giorno l'unica questione che a noi interessa, vale a dire una riduzione fortissima delle tasse sul lavoro, sulle pensioni, sulle imprese che investono. Gli altri provvedimenti sono brodini che non ci interessano". Così il segretario della Cisl, Bonanni, alla manifestazione unitaria dei sindacati. "Il Paese perisce - ha aggiunto - e la classe dirigente si perde in chiacchiere". Sull'evasione fiscale: "Il governo non ha la forza per combatterla".

mercoledì 1 maggio 2013

Festa del lavoro 2013: priorità lavoro



"Priorità lavoro": con questo slogan i sindacati manifestano alla festa del lavoro che si svolgerà a Perugia, la manifestazione nazionale del Primo maggio 2013 con i sindacati Cgil, Cisl e Uil. Prenderanno la parola dal palco i leader della Cgil, Susanna Camusso, della Cisl, Raffaele Bonanni e della Uil,Luigi Angeletti.

Festa dei lavoratori che i tre sindacati confederali quest'anno hanno deciso di celebrare nella città umbra teatro, all'inizio dello scorso marzo, di un "dramma del lavoro": l'omicidio di due impiegate della Regione uccise da un imprenditore che, poi, si è suicidato. Un episodio divenuto simbolo, per
Cgil, Cisl e Uil, della necessità di restituire centralità al lavoro.

Il corteo sarà accompagnato dagli striscioni e dalle bandiere dei tre sindacati, rosse, verdi e blu. "Primo maggio Umbria 2013" con su entrambi i lati lo slogan "priorità lavoro" è lo striscione che apre il corteo. A seguire, tra gli altri, quelli delle diverse categorie. In piazza anche alcuni rappresentanti degli artigiani con le magliette e le bandiere Cna Umbria.

In questa atmosfera vi è  il nuovo record per la disoccupazione nei 17 paesi dell'eurozona: a marzo i senza lavoro erano 19,21 milioni, pari al 12,1% della popolazione attiva, contro il 12% registrato a febbraio. Lo ha rilevato Eurostat. Spicca l'Italia che con il suo 38,4% di giovani senza lavoro, si colloca al top preceduta solo da Grecia e Spagna. Eurostat ha diffuso anche la prima stima flash sull'inflazione nell'eurozona, che registra ad aprile un brusco calo passando all'1,2% dall'1,7% di marzo.

Ma sono i giovani senza lavoro a preoccupare. La disoccupazione giovanile (15-24 anni) a marzo è pari al 38,4%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto a febbraio e di 3,2 punti su base annua. Lo rileva l'Istat (dati destagionalizzati e provvisori). Si tratta di 635 mila 15-24enni in cerca di un lavoro.

Nel messaggio in occasione della Festa del lavoro il Presidente Giorgio Napolitano è tornato a parlare  sulla necessità di impostare riforme condivise per fermare il declino. Ha affermato che è ”Indispensabile il concorso di tutte le forze sociali e politiche”. E ha parlato di “ dovere politico e morale l'emergenza lavoro”.




sabato 13 aprile 2013

Crisi del lavoro: i lavoratori hanno 1.900 euro di meno in busta paga


Deflagra il ricorso alla cig a marzo in crescita in tutti i segmenti sia sul mese (+22,4%) che sull'anno (+11,98% sul primo trimestre 2012). In cassa da inizio anno – ha segnalato la Cgil - ci sono 520 mila lavoratori che hanno subito un taglio del reddito per 1 miliardo di euro, pari a 1.900 euro netti in meno per ogni singolo lavoratore.

La meccanica è ancora il settore dove si è registrato il ricorso più alto allo strumento della cassa integrazione. Secondo le elaborazioni delle rilevazioni Inps da parte dell'Osservatorio cig della Cgil, sul totale delle ore registrate nel periodo gennaio-marzo, la meccanica pesa per 94.263.712, coinvolgendo 184.109 lavoratori. Segue il commercio con 28.430.774 ore di cig autorizzate per 55.529 lavoratori coinvolti e l'edilizia con 28.060.453 ore e 54.806 persone.

"Il sistema produttivo, e l'intero mondo del lavoro, sta letteralmente precipitando, trascinando dietro di sé l'intero Paese, travolto com'é da una valanga che non trova davanti a sé alcun argine", ha osservato il segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada. Per la dirigente sindacale "servono risposte con urgenza che mettano al centro il lavoro, a partire dal finanziamento della cassa in deroga. Nel dettaglio, Lattuada segnala "la forte preoccupazione determinata dall'aumento delle richieste di intervento sulle crisi di grandi gruppi industriali che non trovano risposte soddisfacenti e che rappresentano un ulteriore, inequivocabile segnale della profondità della crisi e della necessità di una politica industriale a tutela dei settori manifatturieri e dell'occupazione".

Gli effetti negativi della crisi economica che si sta vivendo in questi ultimi anni sono più pesanti di quelli registrati negli anni Trenta. A dirlo è stata la Cgia di Mestre, che ha messo a confronto l'andamento di alcuni indicatori economici censiti nei periodi 1929-1934 e 2007-2012.

Pil: a livello aggregato la ricchezza prodotta dal Paese al netto dell'inflazione durante la crisi degli anni Trenta è diminuita del 5,1%. Tra il 2007 e il 2012 la contrazione è stata del 6,9%; Pil pro capite: la ricchezza prodotta per singolo abitante al netto dell'inflazione, invece, è scesa durante la Grande crisi dell'8,6%, in questi ultimi anni del 9,4%.

Investimenti: se tra il 1929 e il 1934 la contrazione fu del 12,8%, tra il 2007 ed il 2012 il calo è stato del 27,6%, più del doppio rispetto a quanto accaduto 80 anni fa; Consumi delle famiglie: negli anni Trenta la caduta fu drammatica: -9,4%. In questi ultimi anni la diminuzione è stata del 5%. "La gravità della situazione - ha commentato Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - richiede la formazione di un Governo forte ed autorevole che in tempi brevi inverta la politica economico/fiscale praticata in questo ultimo anno e mezzo.
Basta con l'austerità ed il rigore che stanno provocando un preoccupante aumento della disoccupazione. Bisogna ridurre le tasse e rilanciare i consumi delle famiglie, altrimenti per la gran parte delle piccole imprese non c'é futuro". "Visto che in Europa nel decennio scorso il 58% dei nuovi posti di lavoro sono stati creati dalle piccole imprese con meno di 10 addetti - continua - se non aiutiamo queste ultime non possiamo sperare di combattere efficacemente la disoccupazione". E' chiaro, ha sottolineato la Cgia, che questa comparazione presenta dei limiti riconducibili all'incompletezza delle statistiche riferite agli anni Trenta. Pertanto, i risultati vanno presi con le molle, anche se ci consentono di realizzare una comparazione che ci ribadisce la gravità della situazione che stiamo vivendo. Va anche ricordato, per gli artigiani, che in questa analisi sono stati presi in esame gli unici indicatori che potevano essere confrontati. Nonostante i numeri mettano in evidenza le difficoltà di questi ultimi tempi, non va dimenticato che negli anni Trenta la durata media della vita, la mortalità infantile, il livello di istruzione, le condizioni abitative, quelle igienico/sanitarie e la ricchezza media delle famiglie non erano minimamente paragonabili a quelle attuali. Da un punto di vista metodologico la Cgia segnala che nel 1929 e nel 2007 si sono registrati i risultati economici maggiormente positivi per il nostro Paese nei due periodi messi a confronto. Pertanto, le due variazioni hanno inizio proprio a partire dal '29 e dal 2007.

Undici lavoratori su 100 conosceranno nel 2013 l'esperienza della cassa integrazione. Lo ha affermato la Uil nel suo terzo rapporto del 2013 calcolando che a marzo di quest'anno sono oltre 570.000 i lavoratori in cassa. Nel primo trimestre dell'anno la Cig cresce del 12% sul 2012, aumenta in 15 Regioni e in tutti i settori produttivi, segnala ancora la Uil. Da rilevare il boom nell'artigianato (+73,4%), commercio (+62%), edilizia (+35,3%). Ed è allarme tasse locali per chi vive con il sussidio, 712 euro l'esborso medio.

sabato 1 dicembre 2012

Lavoro, tasse e IMU. Addio tredicesima di dicembre 2012


A dicembre il saldo dell'Imu rischia di mangiarsi tutta la tredicesima. E' quanto ha reso noto l'Osservatorio periodico sulla fiscalità locale della Uil, secondo cui, il 17 dicembre, il saldo medio dell'Imposta municipale sugli immobili per la prima casa sarà di 136 euro, con punte di 470 euro, mentre per le seconde case sarà di 372 euro, con punte addirittura di 1.209 euro.

In arrivo la stangata del saldo Imu che per molte famiglie assorbirà l'intera tredicesima del 2012. La seconda tranche dell'imposta sarà particolarmente pesante sulle seconde case (soprattutto nelle grandi città, prima tra tutte la Capitale), dal momento che potrà arrivare fino a 1.209 euro. Tariffe più contenute per la prima casa, con punte fino a 470 euro. Sono questi i dati che emergono da uno studio dell'Osservatorio periodico sulla fiscalità locale della Uil Servizio Politiche Territoriali, che ha esaminato le delibere dei 6.169 Comuni pubblicate sul sito del ministero dell'Economia. I calcoli sono sul 76,2% dei Comuni e dunque molto vicini a quello definitivo reale, tanto che la Uil calcola anche il gettito complessivo finale: 23,2 miliardi di euro, un paio in più rispetto a quelli che erano stati preventivati con il Salva-Italia (21 miliardi). Ma di questi 23,2 miliardi di euro di gettito (3,8 per la prima casa), 14,8 miliardi di euro saranno incassati dai Comuni, mentre lo Stato incasserà 8,4 miliardi di euro.

''Sarà, dunque, un Natale amaro – ha commentato Guglielmo Loy - per lavoratori dipendenti e pensionati, in quanto dovranno far fronte alla rata di saldo dell'Imu con le tredicesime.

Infatti, con il saldo a dicembre, le famiglie italiane dovranno versare ai Comuni e allo Stato, ancora 13,6 miliardi di euro, che si aggiungono ai 9,6 miliardi di euro già pagati con l'acconto di giugno. E purtroppo l'Imu è solo la punta dell'iceberg tra le voci di erosione nelle buste paga, già alleggerite da tutti gli aumenti delle Addizionali Regionali e Comunali IRPEF e dalla Tassa/Tariffa sui rifiuti''.

Quindi questo difficile anno di crisi economica finirà con una forte stangata e le tredicesime tanto sognate ed aspettate verranno in gran parte utilizzate per pagare la tassa sulla casa.

domenica 16 settembre 2012

UIL per la Fiat calo produzione inaccettabile


"Non possiamo accettare riduzioni della capacità produttiva. Noi crediamo ancora che la Fiat possa restare una casa automobilistica competitiva ma perché ciò sia possibile bisogna crederci e fare gli investimenti necessari". Lo dice il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, commentando le ultime polemiche su Fiat. Angeletti spiega i motivi per i quali un calo della produzione non è accettabile: "é evidente che siamo in una fase di crisi di mercato, ma in Italia, malgrado tutto, si produce un terzo delle auto che si comprano. In Europa la recessione ovviamente finirà".

La Fiat manca di progetti e la colpa principale è di Sergio Marchionne perché "chi decide è lui", dice a Repubblica l'ex numero uno del gruppo Cesare Romiti. "Credo che in questi anni gli azionisti abbiano dato abbastanza soldi all'amministratore delegato - spiega -. E bisognerebbe anche calcolare il valore delle tecnologie trasferite da Fiat a Chrysler. Tecnologie e saperi accumulati in cento anni di storia della Fiat".

"Penso - prosegue - che oggi la strategia della Fiat la decida Marchionne, non gli azionisti. Lui voleva andare in America e ci è riuscito". Romiti "rivendica" le scelte compiute in passato: "Investivamo anche in treni, telecomunicazioni, è vero, ma si trattava comunque di settori collaterali e anticiclici rispetto all'auto. Fin dalle origini la Fiat è stata Terra, Mare, Cielo". Un ripensamento sull'ipotesi di acquisto dell'Alfa da parte della Ford: "Devo dire che forse, con il senno di poi, sarebbe stato meglio, più di stimolo, avere un concorrente che produce in Italia". In un'altra intervista, pubblicata sull'Avvenire, Romiti ha affermato che la grande impresa in Italia "non c'é più"; anche la Fiat "é stata grande fino agli anni '90. Oggi no''. E, a suo avviso, la colpa non è dell'andamento del mercato: "quando un'impresa automobilistica per due anni sospende la progettazione perché c'é crisi di vendite, ha decretato la morte dell'azienda. Si è tagliata fuori. E i sindacati, tranne la Fiom, con la loro inerzia hanno facilitato quello che è successo «noi crediamo ancora a una Fiat competitiva» ha sostenuto Angeletti.

domenica 9 settembre 2012

Angeletti: si perdono 1.000 posti di lavoro al giorno

La Uil è scettica sulla possibilità che l'incontro tra Governo e sindacati di martedì e gli eventuali che seguissero porti a una soluzione sul fronte dell'aumento dei salari e della produttività.

La disoccupazione potrebbe peggiorare, ci aspetta un autunno "drammatico". Lo ha detto il leader della Uil Luigi Angeletti in un'intervista. "Stiamo perdendo 1.000 posti al giorno" e questa emorragia "non si arresterà, ci aspettano mesi peggiori di quelli che sono passati", sostiene il segretario della Uil. "L'opera del governo contro l'evasione mi sembra positiva" e "la vera rivolta fiscale la devono fare i lavoratori dipendenti che le tasse le pagano". Ora "bisogna ridurre di 5 miliardi i costi della politica, questo è scandaloso", quei soldi devono ritornare agli italiani", ha continuato Angeletti. "Ci sono 960mila persone che vivono di politica e negli ultimi 10 anni hanno aumentato il loro reddito dell'80%. Non c'è lavoratore o imprenditore che ha beneficiato dello stesso trattamento".

Per l'occupazione in Italia ci aspetta un autunno ''drammatico''. Lo ha detto il numero uno della Uil, Angeletti nel corso di una intervista a Tgcom24 sottolineando che ''stiamo perdendo 1.000 posti al giorno'' e che questa emorragia ''non si arresterà. Ci aspettano mesi peggiori - ha detto - di quelli che sono passati''.

L'azione del Governo sulla crescita finora è stata "deficitaria": ne è convinto il numero uno della Uil, Angeletti che invece ha definito "riuscita" l'azione di Governo concentrata nel creare credibilità verso i mercati finanziari. "Gli italiani si stanno impoverendo. Non solo i giovani non trovano posto di lavoro ma rischiamo, ha spiegato - "di farlo perdere agli adulti e questo è drammatico".

"Il terreno della crescita è il punto debole. Gli italiani si stanno impoverendo e i disoccupati aumentano. Non solo non troviamo lavoro per i giovani, ma rischiamo di farlo perdere anche agli adulti e trovare lavoro a 50 anni è sicuramente più drammatico che a 20", ha aggiunto Angeletti.

lunedì 3 settembre 2012

Carbonsulcis: stop occupazione miniera


Sospesa la protesta a -373 metri dei minatori fondamentale la decisione di non chiudere entro l'anno. Il 4 settembre la miniera riapre, ma lo stato di agitazione resta". Lo hanno annunciato i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil dei lavoratori della miniera Carbosulcis di Nuraxi Figus riuniti in assemblea.

L'occupazione, iniziata una settimana fa, verrà tolta già in mattinata. Rimane la mobilitazione iniziata per ottenere garanzie sul rilancio della miniera. In particolare si chiedono certezze sul progetto carbone-central Sulcis. Il governo ha chiesto alla Regione di rimodularlo per renderlo economicamente sostenibile.

"Questa è la decisione che sta prendendo corpo. Ma -sottolineano i sindacati resteremo in stato di agitazione fino a quando non avremo garanzie che il nuovo piano integrato,che comprende anche una centrale elettrica, non avrà il via di governo, regione e Ue"."Dobbiamo ripartire ma la discarica rimarrà chiusa".

Produttività imprese, il modello tedesco dei contratti aziendali


A giugno 2012 l'occupazione nelle grandi imprese al lordo dei dipendenti in cassa integrazione guadagni (Cig) segna (in termini destagionalizzati) una diminuzione dello 0,2% rispetto a maggio.

Al netto dei dipendenti in Cig si registra una riduzione dello 0,6%. Lo ha comunicato l'Istat. Al netto degli effetti di calendario, il numero di ore lavorate per dipendente (al netto dei dipendenti in Cig) registra una diminuzione, rispetto a giugno 2011, dello 0,5%.

L'incidenza delle ore di cassa integrazione guadagni utilizzate è pari a 38,0 ore ogni mille ore lavorate, con un aumento rispetto a giugno 2011 di 8,9 ore ogni mille.

A giugno la retribuzione lorda per ora lavorata (dati destagionalizzati) registra un aumento dell'1% rispetto al mese precedente. In termini tendenziali l'indice grezzo aumenta dell'1,1%. Lo ha comunicato l'Istat. Rispetto a giugno 2011 la retribuzione lorda per dipendente (al netto dei dipendenti in Cig) cresce dell'1,9%; la medesima variazione si registra anche per il costo del lavoro. Considerando la sola componente continuativa la retribuzione lorda per dipendente aumenta, rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, dell'1,9%.

Politiche mirate che favoriscano l'innovazione e la ricerca, che insieme alle semplificazioni sono «fattori strategici» per la competitività delle imprese. Anche utilizzando la leva fiscale. Ma soprattutto definendo regole certe e stabili nel tempo, che diano un'indicazione compiuta delle politiche economiche che il Governo intende perseguire anche sui temi della produttività.

Sono queste le priorità individuate da Confindustria che, in vista dell'incontro del 5 settembre con il premier Mario Monti sull'attuazione dell'Agenda della crescita, rilancia il pacchetto di proposte messe a punto con Abi, Ania, Alleanza delle Coop, Rete Imprese Italia e Confagricoltura.

Per Cgil, Cisl, Uil e Ugl servono interventi sui temi della crescita, dell'occupazione e di «un fisco più equo». Piuttosto scettica sulle reali intenzioni del Governo è Susanna Camusso, che sollecita «un grande piano del lavoro» e propone che i proventi dalla lotta all'evasione vengano utilizzati per rendere più pesanti le tredicesime. «Non abbiamo bisogno che sia il Governo a dire alle parti sociali cosa devono fare sulla produttività – afferma la leader della Cgil –. Ci piacerebbe dal Governo un cambio dell'agenda, riparta dal tema del fisco, dalla necessità di ridare risorse al lavoro e alle pensioni, facendo riavviare i consumi».

Mentre il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, considera un primo successo la convocazione a Palazzo Chigi, avendo da tempo sollecitato l'avvio del tavolo in vista di un patto per la crescita. Per favorire la ripresa della produttività, secondo Bonanni vanno incentivati ulteriormente gli accordi aziendali, inoltre bisogna intervenire sul cuneo fiscale. Al Governo la Cisl propone di individuare i settori in cui tagliare, destinando le risorse alla riduzione delle tasse per lavoratori dipendenti, pensionati e imprese che investono.

Vediamo il modello tedesco  che consente al contratto aziendale di sostituire - in tutto o in parte - il contratto nazionale per meglio aderire alle specifiche condizioni produttive. La via del modello tedesco è quella della partecipazione dei lavoratori alle decisioni strategiche dell’impresa, un elemento qualificante che nei grandi gruppi è basato appunto sulla cogestione che in Germania garantisce ai dipendenti i poteri decisionali attraverso una rappresentanza in specifici organismi aziendali e una partecipazione  ai risultati economici e alla redistribuzione degli utili. In particolar modo si tratta di un diritto presente nella Costituzione italiana che all’art. 46 riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.

mercoledì 8 agosto 2012

Assunzioni scuola 2012: arrivano per 21 mila docenti


Il prossimo 1° settembre saranno assunti 21.112 docenti precari. La conferma è arrivata direttamente dal ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, a margine della firma di una convenzione con l'Inps per una banca dati unica con diplomati e laureati. Queste assunzioni si aggiungono alle 67mila dello scorso anno, riducendo così il numero dei docenti precari. L'annuncio dei sindacati è stato confermato dal ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo: "Siamo in fase di firma del decreto" per le immissioni in ruolo. "E' stato concluso il processo che coinvolgeva la Funzione Pubblica e il ministero dell'Economia e abbiamo tutti gli ok necessari. Ora stiamo concludendo il percorso", ha spiegato il titolare di Viale Trastevere, aggiungendo che entro il "31 agosto saranno fatte tutte le operazioni". In pratica le assunzioni potranno essere operative dal primo settembre.

Duri sono stati i commenti della Gilda sulla spending review: sono riconfermate "tutte le norme che penalizzano l'istruzione e i docenti". Per quanto riguarda, invece, il decreto per l'immissione in ruolo dei 21 mila docenti, il testo è stato predisposto, spiega la Uil, "in applicazione del piano triennale, definito grazie all'intesa tra il Governo e i sindacati Uil, Cisl, Snals e Gilda. Questo, in periodo di forte crisi economica, è il risultato di una azione sindacale concreta e utile". "Per il personale Ata non è ancora possibile ipotizzare un numero preciso di nomine in quanto non sono ancora stati pubblicati i movimenti del personale e, soprattutto, non è stato definito come verrà calcolata l'incidenza dei passaggi previsti dal Decreto Legge sulla revisione della spesa. Resta il nostro impegno per una soluzione equa anche per tale personale", precisa la Uil.

Con le assunzioni, ha affermato Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, "si dà continuità al piano triennale varato lo scorso anno grazie alle intese sindacali di cui la Cisl Scuola è stata protagonista determinante, insieme a Uil Scuola, Snals e Gilda. Con le nuove assunzioni si rafforza l'obiettivo, da noi tenacemente perseguito, di una stabilizzazione del lavoro nella scuola, che certamente va incontro agli interessi di tanti lavoratori, ma favorisce anche una più efficace organizzazione del lavoro e quindi la crescita di qualità del servizio scolastico". Anche l'Anief grida vittoria: "Non possiamo che essere soddisfatti: malgrado il blocco del turn over, i tagli agli organici e le riconversioni obbligatorie del personale inidoneo e soprannumerario, per il secondo anno consecutivo" ci sono delle assunzioni.

Le 21 mila assunzioni secondo una proiezione della Cisl saranno così divise: 1.493 per la scuola dell'infanzia; 3718 per la primaria; 8245 per la secondaria di primo grado e 5.416 per la secondaria di secondo grado; 1991 per il sostegno e 148 educatori.

Questi i dati per regione.
Abruzzo: 57 scuola infanzia; 46 primaria; 186 I grado; 128 II grado; 59 sostegno; 6 educatori; 482 totale.
Basilicata: 16 infanzia; 11 primaria; 78 I grado; 46 II grado; 30 sostegno; un educatore; 182 totale.
Calabria: 74 infanzia; 163 primaria; 350 I grado; 233 II grado; 86 sostegno; 9 educatori; 915 totale.
Campania: 196 infanzia; 170 primaria; 1096 I grado; 595 II grado; 190 sostegno; 6 educatori; 2253 totale.
Emilia Romagna: 76 infanzia; 521 primaria; 460 I grado; 403 II grado; 139 sostegno; 9 educatori; 1608 totale.
Friuli Venezia Giulia: 23 infanzia; 82 primaria; 163 I grado; 121 II grado; 37 sostegno; 22 educatori; 448 totale.
Lazio: 170 infanzia; 376 primaria; 1013 I grado; 559 II grado; 280 sostegno; 6 educatori; 2404 totale.
Liguria: 27 infanzia; 91 primaria; 151 I grado; 161 II grado; 61 sostegno; 0 educatori; 491 totale.
Lombardia: 147 infanzia; 890 primaria; 1077 I grado; 752 II grado; 276 sostegno; 16 educatori; 3158 totale.
Marche: 70 infanzia; 88 primaria; 197 I grado; 165 II grado; 40 sostegno; 9 educatori; 569 totale.
Molise: 12 infanzia; 14 primaria; 46 I grado; 38 II grado; 7 sostegno;0 educatori; 117 totale.
Piemonte: 119 infanzia; 313 primaria; 594 I grado; 363 II grado; 186 sostegno; 13 educatori; 1588 totale.
Puglia: 105 infanzia; 135 primaria; 584 I grado; 388 II grado; 163 sostegno; un educatore; 1376 totale.
Sardegna: 45 infanzia; 98 primaria; 187 I grado; 155 II grado; 50 sostegno; 11 educatori; 546 totale.
Sicilia: 105 infanzia; 21 primaria; 678 I grado; 375 II grado; 117 sostegno; 4 educatori; 1300 totale.
Toscana: 152 infanzia; 356 primaria; 602 I grado; 456 II grado; 106 sostegno; 11 educatori; 1683 totale.
Umbria: 24 infanzia; 104 primaria; 110 I grado; 90 II grado; 29 sostegno; 6 educatori; 363 totale.
Veneto: 25 infanzia; 239 primaria: 673 I grado; 388 II grado; 135 sostegno; 18 educatori; 1528 totale..

martedì 1 maggio 2012

Primo maggio 2012: i sindacati in piazza per la festa del lavoro

Primo Maggio 2012 tra crisi e disoccupazione. Le parole chiave della giornata sono crescita e lavoro. Festa del lavoro all'insegna della crisi e della disoccupazione. Cgil, Cisl e Uil scendono in piazza Rieti.

La Cgil con il segretario generale Susanna Camusso ha chiesto al Governo di tagliare le tasse sul lavoro e di cominciare detassando la tredicesima già quest'anno. "Abbiamo bisogno - ha detto la leader della Cgil, Camusso - di una risposta sui redditi dei lavoratori e dei pensionati. Ci detassi la tredicesima e nel 2013 si faccia una riforma strutturale".

La Cisl con Raffaele Bonnani ha chiesto di "far sparire la tassa sulla prima casa perché lavoratori e pensionati più di una casa non ce l'hanno". E' quanto ha detto il segretario generale della Cisl, Bonanni, parlando da Rieti. "Ci hanno caricati come muli - ha detto a proposito delle imposte sui lavoratori dipendenti e pensionati - abbiamo chiesto la patrimoniale e il governo l'ha fatta a carico dei poveri". La Cisl è tornata a chiedere di abbassare le pressione fiscale sui redditi da lavoro dipendente e da pensione.
"In Italia non solo il lavoro diminuisce ma è sottopagato. Stanno facendo di tutto per guastare la festa": così il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ha aperto il suo intervento sul palco della manifestazione a Rieti per il Primo Maggio. "Questo governo ci ha promesso il risanamento dei conti pubblici, la crescita e l'equità sociale. Sono stati veloci nel risanare i conti ma hanno fatto in modo che solo dipendenti e pensionati pagassero il conto". La Uil è pronta a mettere in campo ogni iniziativa, compreso lo sciopero, perché il governo cambi marcia e operi effettivamente nella crescita. "La politica di questo governo - ha detto il numero uno della Uil - sta producendo disastri. Dobbiamo mettere in campo iniziative per far cambiare politica. Non escludiamo nessuna iniziativa. Dobbiamo salvare il Paese".

Festa del lavoro all'insegna della crisi e della disoccupazione, che in Italia - secondo gli ultimi dati dell'Ilo - arriva ad un tasso del 9,7% e diventa ancora più ampia considerando anche cassintegrati e scoraggiati. Il Primo Maggio cade quest'anno proprio mentre è più caldo il confronto tra sindacati e governo, alla vigilia del voto sul nuovo ddl lavoro. Così il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, alla trasmissione radiofonica satirica "Un giorno da Pecora", tra il serio e il faceto, si lascia scappare una battuta sul ministro del lavoro, Elsa Fornero: "Perché i sindacati non hanno invitato al Primo maggio il ministro del Lavoro, Elsa Fornero? Perché ?

Punture di spillo a parte, il sindacato non si rassegna alla crisi; rilancia così su crescita e lavoro: sono queste, infatti, le parole chiave dello striscione dietro al quale sfilano a Rieti i leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti per festeggiare il primo maggio, il più difficile degli ultimi 10 anni sul fronte della disoccupazione. Secondo la scheda sull'Italia dell'Ilo (l'organizzazione internazionale del lavoro) il nostro Paese ha raggiunto nel quarto trimestre del 2011 il 9,7% di disoccupazione, il peggiore dal 2001 mentre il tasso di occupazione nella fascia 15-64 anni scende al 56,9%. "Sarà il primo maggio - ha detto la Camusso - di un Paese attraversato da una crisi lunga con una condizione generale delle persone che è sempre più preoccupata della disoccupazione, della difficoltà di reggere con il reddito a disposizione.

Nello stesso tempo però è un primo maggio in cui non bisogna rinunciare al cambiamento, all'idea che c'è un declino ineluttabile del Paese: si può contrastarlo, a partire dal lavoro e dalla creazione di lavoro. E il messaggio che noi vogliamo mandare è proprio questo: non ci rassegnano, non rinunciamo al cambiamento". Bonanni esprime preoccupazione per la "miscela esplosiva" che si sta creando nel Paese. "La gente - ha detto - è stanca di fare sacrifici, senza un segnale altrettanto chiaro da parte delle istituzioni e della politica. Il Governo dei professori non basta. Ecco perché di fronte a questa situazione noi continuiamo a sollecitare un patto per la crescita in cui tutti facciano la propria parte per favorire il rilancio degli investimenti". "Il principale messaggio - afferma Angeletti - è che bisogna ridurre le tasse sulle buste paga perché , non solo è giusto ma é lo strumento più importante che abbiamo per evitare l'acuirsi della recessione e quindi della perdita di posti di lavoro. Bisogna fare in modo di aumentare i consumi nel nostro Paese altrimenti lavoro e crescita restano solo parole".
Per uscire dalla crisi servono "più infrastrutture, soprattutto al Sud, e vera detassazione delle buste paga.

Solo così, attraverso una ripresa dei consumi, aumenteranno le produzioni e i posti di lavoro, quindi potremo tornare a crescere". Lo sottolinea il leader Ugl, Centrella,al comizio a Priolo Gargallo. Il segretario generale della Cisal, Cavallaro, a Cosenza per la festa del Lavoro, pone l'accento sul problema meridionale denunciando "il fallimento delle politiche messe in atto fino ad ora" e "le sofferenze" del Sud. La Cisal "alza il vessillo del riscatto". E sollecita "interventi di ordine fiscale, sociali e per il lavoro".

domenica 22 aprile 2012

Riforma del mercato del lavoro e il nodo degli esodati


Potrebbero tornare al lavoro una parte degli esodati, quei lavoratori che oggi, in base a accordi stipulati entro il 4 dicembre 2011, stanno godendo di trattamenti d'integrazione al reddito in vista di una pensione che la riforma previdenziale ha spostato però più in là rispetto al previsto.

E' quanto ha ipotizzato il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nella lettera in cui ha invitato i sindacati a fissare la data di un incontro sul tema, come essi stessi avevano chiesto qualche giorno fa. Obiettivo: fugare «ogni dubbio» e «trovare soluzioni condivise», si legge nella missiva recapitata ieri sera a Cgil, Cisl, Uil e Ugl.
Nella lettera il ministro del Lavoro fornisce anche una indicazione sulla cura del problema: «Ove il lasso temporale che separa il lavoratore dalla pensione anche secondo le previgenti disposizioni sia ampio», è da confidare che «non si debba ipotizzare il ricorso solo ad un accesso al trattamento pensionistico piuttosto che di prolungamento di integrazione salariale, quanto lavorare anche nella prospettiva di offrire nuove opportunità occupazionali in funzione dell'auspicata ripresa economica, così da evitare di disperdere professionalità utili».
Si è aperto un dibattito sulla possibilità, a cui accenna la lettera del ministro, che per gli esodati (chi ha lasciato il lavoro ma, per gli effetti della riforma previdenziale, allo scadere degli ammortizzatori sociali non potrà' accedere alla pensione) si possa puntare anche su ''nuove opportunità occupazionali'' eventualmente legate ''all'auspicata ripresa economica''.

Vediamo la reazione dei sindacati alla nuova lettera del ministro Fornero.

''Tanto tuonò che piovve'', è il commento del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni: ''Spero - dice dopo la lettera del ministro - che adesso si chiarisca la vicenda e che l'incontro si faccia subito perché non abbiamo ancora la data e la vorremmo avere''.

La Uil ricorda che era stato chiesto ''un tavolo proprio per trovare la soluzione migliore per migliaia di lavoratori e - commenta il segretario confederale Domenico Proietti - finalmente il ministro del lavoro ha capito che il confronto con il sindacato e' utile per risolvere i problemi'': per il sindacato di Luigi Angeletti ''la via maestra e' applicare a tutti gli esodati le regole di accesso alla pensione in
vigore prima dei provvedimenti Fornero'' ma un tavolo servirà ''anche a valutare altre possibilità'''.
Per evitare che ci siano solo lamentele bisogna avere la disponibilità a comprendere ed accettare le proposte degli altri quando sono ragionevoli". E sull'ipotesi di ritorno all'occupazione per gli esodati lanciata da Fornero,Angeletti frena: "No alle soluzioni miracolistiche, bisogna prima vedere se ci sono posti di lavoro nelle aziende. Ci si dimentica che quei lavoratori non sono andati via volontariamente".

Per il segretario della CGIL Susanna Camusso su Twitter: ha scritto che è “un modo per prendere tempo.” La Cgil è critica sulla lettera inviata ai sindacati dalLa lettera della Fornero, ha affermato il segretario generale, «è senza data. Temo sia un modo per prendere ulteriore tempo invece che per dare risposte».

«Siamo pronti a dialogare per trovare soluzioni» ha invece commentato il segretario dell'Ugl, Giovanni Centrella.

A preoccupare i sindacati non ci sono soltanto i 65mila ''salvaguardati'' calcolati dal ministero del Lavoro, e per i quali è atteso a un decreto per una soluzione ma anche i lavoratori di una seconda area, dai contorni più indefiniti. Sono tutti quei lavoratori che hanno lasciato il lavoro con un percorso di accompagnamento alla pensione - come cassa integrazione e mobilità - ma che per gli effetti della riforma previdenziale dovranno affrontare un periodo nel quale verranno meno tutte le tutele sul reddito e non potranno ancora accedere alla pensione e per i quali il ministro Fornero ha parlato anche della "'prospettiva di offrire nuove opportunità' occupazionali''.

martedì 3 aprile 2012

Riforma del lavoro ed esodati per Angeletti: «Fornero da licenziare per giusta causa»

Riforma delle pensioni ed esodati è il tema preoccupante. Chi sono gli esodati? Sono coloro che si trovano in bilico, bordline tra l'età lavorativa e quella della pensione. Ossia, è il nodo dei patti aziendali basati sul vecchio sistema pensionistico. Il problema è che in sede INPS è emerso che gli esodati sarebbero circa 350.000 mila. E questi sono lavoratori coperti dalla legge che assicura loro di potersi avvalere delle regole in vigore prima del 2012 ma per pagare le loro pensioni i fondi non ci sono.

In sostanza la variazione più incisiva è rappresentata dal passaggio, a decorrere dal 1° gennaio 2012 e per tutti i lavoratori, al sistema contributivo.

Altre modifiche riguardano la variazione dell’età pensionabile e l’incremento dell’aliquote contributi veda versare di alcuni tipologie di lavoratori.  Tale tipo di intervento pone però il problema di un buon numero di contribuenti che si trovano proprio al limite  del passaggio tra vita lavorativa e pensione.

"La vicenda dell'articolo 18, così come la vicenda degli esodati, se posso dirla con una battuta, rappresentano un fondato motivo per un licenziamento del ministro del Lavoro Fornero, una giusta causa". Così il leader della Uil Angeletti, ospite di SkyTg24. "Dobbiamo constatare che, nel bene e nel male, l'epoca della concertazione è finita" ha aggiunto Angeletti. E ancora: "Il vero problema che abbiamo è l'eccessiva pressione fiscale sul lavoro dipendente che sta producendo certamente una generica ingiustizia sociale, ma soprattutto l'aumento della disoccupazione. Dobbiamo scendere in campo per il problema numero uno:i posti di lavoro".

Per la Uil, «ad aggravare questa situazione si aggiungono le addizionali Irpef, l'Imu e i possibili incrementi delle aliquote Iva». Mentre manca «l' emanazione di un provvedimento attuativo per la detassazione strutturale degli incrementi salariali derivanti dalla produttività», cosa che determina «decurtazione economica a danno di circa sei milioni di lavoratori».

In uno scenario che vede una riduzione «drastica» del potere di acquisto per lavoratori e pensionati che frena i consumi, la disoccupazione attesa in aumento, il Pil in frenata, «lavoro e sviluppo restano solo parole, predicate da un Governo le cui politiche economiche stanno, invece, perpetuando effetti recessivi. E ciò accade mentre i costi della politica continuano ad essere esorbitanti».

Per Uil «bisogna affrontare, poi, altri nodi importanti, a partire dalla soluzione della questione degli esodati. Si tratta di oltre trecentomila persone che hanno sottoscritto un patto, affidandosi alle leggi dello Stato, che deve essere onorato garantendo loro una continuità tra salario e pensioni».

domenica 18 marzo 2012

Riforma del mercato del lavoro la partita fra governo e parti sociali

La partita fra governo, sindacati e Confindustria si gioca principalmente sugli ammortizzatori sociali e sull’art 18 dello Statuto dei lavoratori. Il Governo si sta preparando a intervenire sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori limitando ai soli licenziamenti discriminatori l'obbligo del reintegro nel posto di lavoro ma la modifica potrebbe valere almeno all'inizio solo per i nuovi assunti.
E' quanto emerso dalle dichiarazioni del presidente del Consiglio Mario Monti nel corso del convegno del Centro studi di Confindustria. Monti ha affermato che martedì ''si chiuderà la trattativa'' sulla riforma del mercato del lavoro. Quindi, con o senza accordo (oggi più difficile secondo quando ammesso dai sindacati), il Governo andrà avanti con la riforma. Ma se l'articolo 18 sembra il tema più complicato da affrontare anche sulle altre questioni aperte non si è ancora trovato un punto di equilibrio.
Ecco, in estrema sintesi, i temi sui quali si interverrà e si giocherà questa difficile partita.
Articolo 18: Il Governo avrebbe voluto limitare l'obbligo del rientro nel posto di lavoro solo per i licenziamenti discriminatori (considerati nulli e quindi mai effettuati) prevedendo per quelli senza giusta causa o giustificato motivo solo l'indennizzo economico. La mediazione alla quale il Governo sta lavorando è di lasciare per i licenziamenti disciplinari (giusta causa e giustificato motivo soggettivo) la scelta al giudice tra reintegro e risarcimento economico mentre per i motivi economici (il cosiddetto giustificato motivo oggettivo) resterebbe solo l'indennizzo. La mediazione sembra comunque indigeribile per la Cgil pronta ad accettare al massimo interventi sui tempi dei processi mentre Cisl e Uil potrebbero accettarla per sbarrare la strada a ipotesi più drastiche.
Ammortizzatori sociali: il Governo punta a un sussidio di disoccupazione universale (l'Aspi) che sostituisca l'attuale indennità di disoccupazione (che dura 8-12 mesi) ma anche la mobilità (l'indennità erogata in caso di licenziamenti collettivi nelle aziende industriali con più di 15 dipendenti che può durare fino a 48 mesi per un over 50 del Sud). Il nuovo sistema (l'indennità dura 12 mesi per gli under 55 e 18 per gli over 55) rende più omogenee le tutele ma ha scatenato la rivolta delle piccole imprese e in particolare degli artigiani che si troverebbero a pagare contributi più alti. Potrebbero accettare la parificazione del contributo (all'1,3%) se venisse loro riconosciuta una riduzione dell'aliquota Inail, cassa nella quale commercianti e artigiani risultano largamente in attivo. I sindacati hanno comunque chiesto che si mantenga la mobilità almeno per i lavoratori più anziani che dovessero perdere il lavoro dopo i 60 anni con una sorta di scivolo verso la pensione. Il Governo punta a limitare anche l'uso della cassa integrazione con l'esclusione della causale cessazione di attività (eliminando quindi l'autorizzazione della cig straordinaria nei casi di chiusura degli impianti).
Contratti: il sistema proposto dal Governo penalizza sul fronte dei costi e degli adempimenti burocratici i contratti flessibili. In particolare si prevede per i contratti a tempo determinato un contributo aggiuntivo dell'1,4% mentre per i contratti a progetto (spesso utilizzati dalle aziende per rapporti che sono sostanzialmente subordinati) dovrebbe arrivare un aumento dei contributi previdenziali (27,72%), avvicinandoli all'aliquota dei lavoratori dipendenti (33%). Dovrebbe essere valorizzato il contratto di apprendistato rafforzandone il contenuto formativo. Sulla flessibilità in entrata c'è preoccupazione da parte delle imprese perché si prevedono più costi e maggiore burocrazia, motivo per cui la Confindustria ha chiesto di ''rivedere la proposta''.
Ma a gelare le previsioni del capo del governo arrivano i paletti di Susanna Camusso: il segretario generale della cgil punta il dito su misure "molto squilibrate" che le appaiono "molto lontane da portare ad un accordo".
Dello stesso avviso Raffaele Bonanni: "la discussione e' tra gli opposti estremisti", evidenzia il segretario della Cisl denunciando "il gioco al massacro che vuole che il governo decida". Il risultato, lamenta il sindacalista, sarà che "il governo deciderà nel peggiore dei modi come ha fatto sulle pensioni". Osserva che sull'art. 18, senza un'intesa, "il governo è tentato di andare molto più avanti". "E' un errore storico grave quello di chi si oppone a mediare sull'art. 18 ha riferito ancora Bonanni -. Così si consente al governo di cambiarlo unilateralmente. Noi lo vogliamo salvare, gli altri preferiscono lavarsi le mani".
Pessimista anche Luigi Angeletti: per il segretario generale della Uil, sulla riforma del mercato lavoro "non ci sono allo stato attuale soluzioni condivise.

sabato 10 marzo 2012

Lavoro il punto di vista della CISL

Si stanno rincorrendo le tensioni in vista del nuovo tavolo sul lavoro. "Spero che il governo voglia un accordo innovativo ed equilibrato e non dia la stura a chi rincorre tensioni sociali e si barrica dietro ai no. La CISL farà la sua parte". Così il leader della CISL Raffaele Bonanni, in vista del nuovo incontro con l'esecutivo sulla riforma del lavoro e dopo le affermazioni del segretario della Cgil Camusso che ha paventato la possibilità di tensioni sociali nel caso in cui il governo cerchi licenziamenti facili.   Il tema della riforma del lavoro e le trattative con il governo dividono i principali esponenti sindacali. Il segretario della CISL Bonanni affida a twitter una breve riflessione polemica: “Spero che il governo voglia un accordo innovativo ed equilibrato e non fornisca alibi …. Una frase che sembra essere una sentenza  nei confronti di Susanna Camusso, segretario CGIL.
Per Luigi Angeletti segretario della UIL, risorse e certezze sono la soluzione per un buon esito "Non possiamo che condividere l'approccio espresso dal Presidente della Repubblica circa gli obiettivi del negoziato". E' quanto ha affermato in una nota, Angeletti in vista della ripresa, lunedì, della trattativa sulla riforma del mercato del lavoro. "La trattativa -prosegue Angeletti - avrà un buon esito se tutti accetteranno soluzioni razionali: le tutele si diffondono stanziando le risorse necessarie; i diritti diventano certi riducendo i margini interpretativi".

sabato 3 marzo 2012

Edili in piazza. Che fine ha fatto la riforma del lavoro?

In 3 anni persi 300mila posti di lavoro per gli edili. Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil hanno messo a punto una piattaforma rivendicativa con le proposte per portare fuori dalla crisi il settore delle costruzioni. I sindacati spiegano che in tre anni di crisi sono stati persi 300mila posti di lavoro. Un appuntamento, questo "In piazza per costruire il futuro", per lanciare, dicono, «la piattaforma rivendicativa da presentare al governo, per affrontare uno stato che l'intera filiera non viveva dall'immediato dopoguerra”

Il segretario generale della CGIL in piazza a Roma assieme ai leader CISL e UIL per la manifestazione dei sindacati di categoria dell'edilizia ha dichiarato che le risorse che il governo sta cercando per sostenere la riforma degli ammortizzatori sociali potrebbero essere trovate "dai patrimoni".

Per il leader della CISL Bonanni, siamo in blackout. "Aspettiamo la proposta" del governo, ora "siamo nel blackout": lo ha affermato il leader della CISL, Raffaele Bonanni, parlando del tavolo sulla riforma del mercato del lavoro e delle risorse che il governo sta cercando per sostenere l'intervento sugli ammortizzatori sociali. Risorse che, ha ribadito Bonanni, "si potrebbero trovare dalle tante sottratte alle pensioni". Rispetto alla nuova convocazione, il leader della CISL dice che non ci sono novità e comunque che "il problema non è quando ci vediamo, è perché ci vediamo".

Mentre per il leader della UIL Angeletti, senza risorse riforma è solo propaganda: "Il governo mi sembra sia entrato nell'ordine di idee che per fare la riforma" degli ammortizzatori sociali "servono risorse pubbliche. C'é la necessità di trovarle. Senza risorse non credo potremmo parlare di riforma se non in termini propagandistici".

Comunque serve una politica per la crescita il debito non è diminuito e la ripresa non c'è. Questo è il vero problema. Il Governo, dopo tanto clamore e annunci deve mettere in campo una vera politica per la crescita, a partire dal mercato lavoro. La crisi in cui versa il settore delle costruzioni è drammatica» e a parlare sono i numeri: in tre anni sono stati persi 300 mila posti di lavoro.

sabato 14 gennaio 2012

Mercato del lavoro: accordo sindacale

I vertici di Cgil, Cisl e Uil hanno raggiunto un accordo con il quale presentarsi al confronto con il Governo Monti per quanto riguarda la riforma del mercato del lavoro. I sindacati sono pronti discussione vera. Bisognerà vedere se il governo è  pronto per affrontare il tema della riforma del mercato del lavoro.
I sindacati danno al confronto con il governo la forza di una posizione armonica. Limate le divergenze, i leader dei tre sindacati di riferimento Cgil, Cisl e Uil hanno trovato l'intesa per una linea con una voce sola, a partire da una piattaforma comune sulla riforma del lavoro, per poi spingere il governo a trattare anche su sviluppo e liberalizzazioni, e a riaprire il dossier pensioni. Che tanto fa soffrire.
Due i messaggi chiari lanciati da Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti al governo  Monti. Sul tema del lavoro non metta sul tavolo il nodo dell'articolo 18 se non vuole un blocco del dialogo. E apra un confronto vero con proposte ufficiali e chiare per sgomberare il campo dalle indiscrezioni che stanno animando un dibattito che è ancora senza un vero luogo di discussione.
"Un confronto serio governo-sindacati non tollera furbizie o colpi di mano", dice la Cgil, Susanna Camusso, della norma sull'articolo 18 comparsa in una bozza del decreto sulle liberalizzazioni. "Quando non c'é dialogo si istiga la rivolta", avverte il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, accennando all'esempio "lampante" dei taxi: il governo, dice, "non deve aver paura di discutere". E non bastano "semplici audizioni", dice il segretario della Uil Luigi Angeletti: la strada per fare le riforme non può essere quella "di sospendere la partecipazione, quindi la democrazia", altrimenti "questo governo rischia di essere un treno che pian piano si impantana".
I sindacati hanno fatto il loro passo, con un accordo che può aiutare il governo a chiudere la trattativa sul mercato del lavoro in tempi brevi. "Noi siamo assolutamente responsabili", sottolineano, attendendo ora dall'esecutivo la convocazione di un tavolo formale di confronto, con tutte le parti dopo il primo round di incontri bilaterali informali voluto dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero. L'accordo raggiunto dai leader della Cgil, della Cisl e della Uil traccia un percorso poi condiviso anche da Giovanni Centrella per l'Ugl.
Si tradurrà presto in un documento tecnico: una piattaforma sul mercato del lavoro che sarà martedì sul tavolo della segreteria unitaria Cgil-Cisl-Uil. E che parte dai contratti, incentivando apprendistato per i giovani e reingresso per gli over-50, e arriva agli ammortizzatori sociali di cui si chiede l'estensione della garanzia a tutti i lavoratori e dei costi a tutte le imprese. Categorico il no dei sindacati a interventi sull'articolo 18. "Ci auguriamo che il governo non voglia il fallimento prima della discussione. Ancora per quanto riguarda i problemi del mercato del lavoro si tratta prima di ogni cosa, di andare ad una drastica riduzione delle forme contrattuali che oggi sono 46. Il sindacato propone di passare ad un massimo di 5 forme contrattuali. Altro punto importante del confronto con il Governo e quindi della piattaforma unitaria sarà quello delle pensioni, un tema molto importante e delicato, non solo perché mette in gioco i diritti, ma anche perché ha un impatto diretto anche sul fronte economico.

domenica 4 settembre 2011

Art 8 contratti aziendali e territoriali più forti

I contratti di lavoro sottoscritti a livello aziendale o territoriale "operano anche in deroga alle disposizioni di legge" e "alle relative regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazionali". E' quanto esplicita un emendamento alla manovra, presentato dalla maggioranza e approvato dalla Commissione Bilancio del Senato. Tra le materie per le quali è possibile la deroga dalla legge e dai contratti nazionali figura anche il licenziamento. Salve solo la "Costituzione nonché i vincoli derivanti dalle normative comunitarie e dalle convenzioni internazionali sul lavoro".
Quindi si potrà licenziare con il sì dei sindacati.
Saranno possibili deroghe alle leggi nazionali sul contratto di lavoro per gli accordi aziendali e territoriali, comprese quelle sui licenziamenti. L'emendamento riguarda anche il capitolo licenziamenti, quindi le deroghe all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Un altro emendamento prevede che l'accordo interconfederale del 28 giugno tra le parti sociali venga recepito nell'articolo 8 della tanto sofferta manovra. Pertanto l'efficacia delle intese sottoscritte a livello aziendale o territoriale riguarda «tutti i lavoratori interessati a condizione di essere sottoscritte sulla base di un criterio maggioritario relative alle predette rappresentanze sindacali». Nelle intese aziendali o territoriali valide erga omnes, per misurare la rappresentatività del sindacato basta anche il criterio «territoriale». Si aggiunge la parola «territoriale» quando si parla delle «associazioni dei lavoratori comparativamente più rappresentative»: viene così esplicitato «sul piano nazionale o territoriale».
Più tutele anche per le neo mamme: che saranno i soggetti che non possono essere licenziati in deroga alle leggi. Le intese a livello aziendale o territoriale sottoscritte dalle associazioni dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o territoriale possono decidere su diverse materie mansioni, contratti a termine, orario di lavoro, tra le quali anche il recesso dal rapporto di lavoro. Quindi  non rientrano nella disponibilità delle parti che fanno intese aziendali o territoriali: «il licenziamento della lavoratrice in concomitanza del matrimonio, il licenziamento della lavoratrice dall'inizio del periodo di gravidanza fino al termine dei periodi di interdizione al lavoro, nonché fino ad un anno di età del bambino, il licenziamento causato dalla domanda o dalla fruizione del congedo parentale e per la malattia del bambino da parte della lavoratrice o del lavoratore ed il licenziamento in caso di adozione o affidamento».
"Le modifiche della maggioranza di governo all'articolo 8 indicano la volontà di annullare il contratto collettivo nazionale di lavoro e di cancellare lo Statuto dei lavoratori, e non solo l'articolo 18, in violazione dell'articolo 39 della Costituzione e di tutti i principi di uguaglianza sul lavoro che la Costituzione stessa richiama". Così il leader della Cgil, Susanna Camusso, sul nuovo art.8 della manovra che esplicita per gli accordi aziendali e territoriali la possibilità di derogare alla legge ed ai contratti nazionali, anche sul licenziamento.

E' decisamente diverso il giudizio della Cisl e della Uil che giudicano un fatto positivo che la nuova formulazione" dell'art.8 della manovra "precisi che solo i sindacati comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale e territoriale possano siglare intese a livello aziendale". Questo il parere della  Cisl sugli emendamenti approvati dalla Commissione Bilancio. Anche il segretario confederale Uil Pirani ritiene che con l'art.8 si recepisce l'accordo interconfederale del 28 giugno e si evita la costituzione di sindacati di comodo.

mercoledì 29 giugno 2011

Intesa su contratti e rappresentanza sindacale

L’intesa fra sindacati CGI,L CISL e UIL e Confidustria stabilisce che se un accordo aziendale viene approvato dalla maggioranza delle rappresentanze unitarie (RSU) o dalle rappresentanze sindacali aziendali (RSA) le norme approvate e firmate sono efficaci per tutto il personale in forza dell’azienda e perciò vincolano tutte le organizzazioni sindacali che hanno firmato l’intesa.
Nel caso degli accordi siglati dalle Rsa è comunque previsto un referendum abrogativo. Questo sicuramente è stato uno dei punti più delicati della trattativa, insieme all'aspetto delle possibile modifiche che può contenere il contratto aziendale rispetto a quello nazionale.
Il contratto collettivo nazionale ha la funzione di garantire la certezza dei trattamenti economici normativi comuni per tutti i lavoratori del settore ovunque impiegati nel territorio nazionale. La contrattazione aziendale si esercita nelle materie delegate dal contratto nazionale di lavoro di categorie o dalla legge.
Vediamo cosa prevede il protocollo d’intesa. Il protocollo inserisce oltre all'esigibilità degli accordi aziendali approvati a maggioranza dalle Rsu e Rsa, anche il principio di tregua sindacale, con il principio di evitare che una volta approvata l'intesa ci sia qualche sigla che proclama gli scioperi. Saranno i contratti aziendali a definire le clausole di tregua sindacale per garantire l'esigibilità delle intese stesse. L'effetto sarà vincolante per le organizzazioni sindacali che hanno firmato l'intesa e non per i singoli lavoratori.
Il protocollo affronta anche la questione della rappresentatività delle sigle sindacali. Infatti, il numero delle deleghe viene certificato dall’INPS e trasmesso al Cnel, il quale dovrà ponderarlo con i voti delle RSU. Per poterlo legittimare è necessario che il dato della rappresentatività per ogni organizzazione superi il 5% del totale dei lavoratori, quindi il peso dei  sindacati verrà certificato dall’Inps che dovrà contare formalmente il numero degli iscritti alle varie organizzazioni (ponderato con i voti presi alle elezioni delle Rsu).
Il sì della Cgil, sicuramente rafforza la leadership della Camusso, all'accordo Confindustria sindacati su rappresentanza sindacale ed efficacia dei contratti  e segna la svolta del ritorno ad una intesa unitaria nelle relazioni sindacali in Italia, che mancava da quattro anni. "Si chiude la stagione delle divisioni", hanno detto la leader della Cgil Susanna Camusso, e la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.
Il nodo del confronto con il Lingotto si riaccende ora nel dibattito interno alla Cgil: il testo dell'accordo sui contratti (che tocca punti al centro dello scontro tra Fiom e Fiat sugli accordi firmati dalle altre organizzazioni sindacali per Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco) verrà ora portato da Susanna Camusso all'approvazione del direttivo della CGIL, dove dovrà confrontarsi con il no della Fiom. Sarà battaglia.
Soddisfazione dalle sigle sindacali Cisl, Uil, e Ugl. L'accordo raggiunto ha un grande, grande valore in un momento difficile per l'economia, ed è il miglior contributo che i sindacati potevamo dare ai lavoratori, questa è "una occasione di rilancio del movimento sindacale", dice il leader della Cisl Raffaele Bonanni. Per il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, é stato firmato "un accordo molto importante" che permette "di superare i conflitti e le lacerazioni degli ultimi tempi" e incentivando la contrattazione di secondo livello "apre una nuova frontiera": basta con le "regole scritte lontano dai posti di lavoro". Mentre l'Ugl, con Giovanni Centrella, sottolinea che "con la firma dell’intesa si è posto un tassello importante per recuperare il tempo perso con accordi separati o polemiche inutili". Per il ministro dell'Economia Giulio Tremonti è arrivato, con una nota, un “grazie a Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti, Susanna Camusso ed Emma Marcegaglia. Per il presidente di Confidustria l'accordo "é un risultato frutto del lavoro e dell'autonomia delle parti, di una discussione tra di noi" e che "quello dell'autonomia è un valore che Confindustria e la Cgil condividono".
Auguriamoci una nuova stagione fra Aziende e sindacati che operino a favore dei lavoratori.

domenica 20 marzo 2011

Rapporto di lavoro nel 2011

Innanzitutto bisogna mettere in evidenza che le forti difficoltà del mercato del lavoro, dovute alla crisi economica a livello globale e non locale ha portato le amministrazioni che gestiscono il personale a valutare sempre con maggiore attenzione ai contratti di lavoro a tempo determinato in genere per le sostituzioni di maternità  e dare maggiore rilevanza a progetti aziendali a lungo termine con contratti a progetto.

I rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, contratto a progetto, devono essere predeterminati dal committente ed autonomamente gestiti dal collaboratore in funzione del risultato, indipendentemente dal tempo impiegato per la realizzazione del progetto. E per il datore di lavoro deve essere un contratto che garantisca tutele sul progetto e maggiori garanzie al collaboratori, infatti la finanziaria 2010 ha aumentato l'indennità disoccupazione dei collaboratori a progetto.

Secondo il Codice Civile il rapporto lavoro è un contratto tipico e nel ambito del rapporto di lavoro il datore è tenuto ad applicare nell'ambito dell'impresa ogni innovazione che risulti dal campo della scienza ancor prima che sia in effettiva diffusione e che ne sia stata verificata l'effettività. Questa è una garanzia per il datore di lavoro e deve essere una tutela per il lavoratore.
Vediamo qualche dato statistico del 2011
Nel mese di gennaio gli occupati sono 22.831 mila unità, in diminuzione dello 0,4% (-83 mila unità) rispetto a dicembre 2010. Nel confronto con l’anno precedente l’occupazione è in calo dello 0,5% (-110 mila unità). La diminuzione registrata nel mese è dovuta sia alla componente maschile sia a quella femminile.
Il tasso di occupazione è pari al 56,7%, in calo di 0,2 punti percentuali rispetto a dicembre e di 0,4 punti rispetto a gennaio 2010.
Il dato è che il numero dei disoccupati, pari a 2.145 mila, ha registra una crescita dello 0,1% (+2 mila unità) rispetto a dicembre. Il risultato è sintesi della crescita della disoccupazione femminile e della flessione di quella maschile. Su base annua la crescita del numero di disoccupati è del 2,8% (+58 mila unità).
Per il terzo mese consecutivo il tasso di disoccupazione si attesta all’8,6% con una crescita di 0,2 punti percentuali su base annua. Prosegue la crescita del tasso di disoccupazione giovanile, che raggiunge il 29,4%.
Una soluzione di politica del lavoro la si può trovare nel documento prodotto dal sindacato UIL contro la lotta al lavoro sommerso bisogna fare un sforzo per far si che le tante risorse recuperabili tornino a far parte del bilancio dello Stato e siano indirizzate a sostegno di bisogni primari per i lavoratori e per il Paese stesso. Il tasso di lavoro irregolare deve essere colpito e fare in modo un rapporto di lavoro che navighi a vista tra la sua stabilità e la flessibilità, per incentivare le imprese ( creare posti di lavoro stabili) Regolare il rapporto di lavoro.
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