Nei parchi di divertimento o parchi giochi, soprattutto nel periodo compreso tra maggio e settembre in cui sono visitati da migliaia di frequentatori e sono praticati orari di apertura più ampi, vengono assunti lavoratori stagionali (con contratti a tempo determinato o con prestazione occasionale) per far fronte ai maggiori carichi di lavoro. Lavorare in un parco divertimenti prevede innanzitutto il contatto continuo con famiglie e gruppi di visitatori, un impegno che comporta uno spiccato spirito di adattamento ed una notevole disinvoltura. Inoltre al lavoratore si richiede di sorridere sempre e a chiunque, ed essere sempre cordiale e paziente anche quando le condizioni non lo favoriscono.
La retribuzione generalmente varia tra 500 e 1.000 euro al mese ed inoltre si offre vitto, alloggio e spese di viaggio. I prescelti saranno impegnati per 40 ore alla settimana facendo turni distribuiti su tre porzioni della giornata.
L'obbiettivo principale che viene assegnato ai dipendenti dalla direzione dei parchi divertimento è quello di cooperare con i colleghi per rendere l'atmosfera del parco sempre magica e gioiosa. Infatti, in alcune occasioni, per i Cast Members (così vengono definiti i dipendenti dei parchi) può diventare estremamente difficile infondere serenità, cordialità ed efficienza negli ospiti del parco. E' il caso, per esempio, delle giornate di sovraffollamento quando possono verificarsi delle proteste da parte dei visitatori per le lunghe attese o altri problemi. Spesso è anche difficile, per il Cast Member, dare una giustificazione che soddisfi il visitatore, il quale si sente onnipotente solo perché ha pagato un biglietto d'entrata.
Le figure cercate per i parchi divertimento sono: capi villaggio, capi animazione, personale per piano bar, animatori, hostess, responsabili e addetti mini club, istruttori di ballo ed altre.
Vediamo in modo particolare alcune strutture.
Gardaland. Attualmente le figure professionali ricercate sono: addetti ristorazione e viene richiesta precedente esperienza in ambito ristorativo/alberghiero e rappresenta titolo preferenziale Diploma Alberghiero; addetti attrazioni Il candidato ideale deve essere in possesso di Diploma di tipo Tecnico;
addetti accoglienza, informazioni. Sono richieste capacità relazionali molto accentuate per potersi e la conoscenza di almeno una lingua straniera;
animatori giovani, dinamici divertenti da inserire nel cast animazione.
Chi è interessato può inviare un'email direttamente alla Direzione del Personale, scrivendo a dpe@gardaland.it
Mirabilandia offre diverse possibilità di lavoro circa 60 figure professionali compilando un modulo on line che si trova nella pagina lavora con noi.
Zoo marine per il momento nel settore marketing si ricercano addetti vendita ed addetti all’organizzazione eventi in possesso di diploma di laurea in Scienze della comunicazione. E serve anche personale nei ristoranti, nei negozi, nelle biglietterie e nell’area dedicata a giostre e piscine. Chi è interessato può inviare il curriculum vitae a risorse umane@zoomarine.it.
Sul sito Parchi online si trovano le strutture che ospitano i parchi giochi.
domenica 15 gennaio 2012
Nel 2012 le prospettive sull’articolo 18 Statuto dei lavoratori
La non attuazione dell’ articolo 18 dello statuto dei lavoratori alle piccole e medie aziende che si uniscano, superando così i 15 dipendenti, «può essere un’opportunità per le imprese per concorrere alla crescita». È la posizione netta espressa da Rete Imprese Italia (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) al ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nell’incontro sulla riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali.
Ed è proprio le modifiche relative all’articolo 18 che ha portato i tre maggiori sindacati a trovare una unità di vedute sulla riforma del mercato del lavoro.
Abbiamo chiesto al ministro del Lavoro che si agisca presto per ottenere una maggiore flessibilità del lavoro — ha spiegato Marco Venturi, presidente di turno di Rete Imprese Italia—e una riduzione dei costi. Siamo inoltre favorevoli all’estensione degli ammortizzatori sociali ai settori che oggi ne sono sprovvisti. Da parte del ministro c’è stata disponibilità all’ascolto: niente di più per ora». La stessa disponibilità riscontrata dalle Acli, l’associazione dei lavoratori cattolici, che ha illustrato al ministro la sua proposta di «contratto prevalente» che prevede un periodo di ingresso di tre anni, durante il quale si può risolvere il rapporto di lavoro, e poi la stabilizzazione. Sarebbe rimasto invece fuori da tutti i confronti il tema dell’articolo 18: Fornero non avrebbe nemmeno fornito spiegazioni sulla genesi della norma che sarebbe inserita nel provvedimento sulle liberalizzazioni e che riguarderebbe le Pmi.
E’ giusto ricordare che il governo dei tecnici intende modificare l’articolo 18, passando per il decreto sulle liberalizzazioni, ed in una delle bozze, ce n’è una che modifica la norma dello Statuto dei lavoratori che stabilisce l’obbligo di reintegro per i licenziati senza giusta causa. In caso di fusione tra due o più mini imprese, la soglia delle aziende alle quali si applica l’articolo 18 - stando alla bozza - dovrebbe salire dagli attuali 15 dipendenti a 30. O a 50, a seconda della versione. Misura tutto sommato di buon senso e meno radicale rispetto alle alternative che ci vorrebbe dettare l’Europa. L'articolo 3 della bozza del decreto, che s'intitola "Sviluppo delle imprese e flessibilità del lavoro", interviene direttamente sull'articolo 18 della legge 20 maggio 1970, numero 300, ossia sul cardine dello Statuto dei lavoratori. All'articolo 1 dell'articolo 18 viene aggiunto un comma 1 bis, che recita: "In caso di incorporazione o di fusione di due o più imprese che occupano alle proprie dipendenze alla data del 31 gennaio 2012 un numero di prestatori d'opera pari o inferiore a 15 dipendenti, il numero di prestatori di cui al comma precedente è elevato a cinquanta". La premessa di Monti è semplice: se piccole imprese si aggregano e il numero di dipendenti sale a causa della fusione, comunque non scatta l'obbligo di reintegro fino a 50 dipendenti. L'articolo 18, per inciso, impone al datore di lavoro che ha licenziato senza giusta causa, che viene stabilita da un tribunale, di reintegrare il dipendente se la sua azienda ha più di 15 dipendenti.
Vediamo alcuni aspetti dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Lo statuto dei lavoratori nasce nel 1970 con la legge n. 300 e prevede la reintegrazione del lavoratore al proprio posto, in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato. In assenza di questi presupposti, il giudice dichiara l'illegittimità dell'atto e ordina la reintegrazione del ricorrente nel posto di lavoro. La norma dispone che il giudice “annulla il licenziamento intimato senza giusta causa e “ordina al datore di lavoro il reintegro del dipendente licenziato. La reintegrazione deve avvenire riammettendo il dipendente nel medesimo posto che occupava prima del licenziamento, salva la possibilità di procedere al trasferimento in un secondo momento, se ricorrono apprezzabili esigenze tecnico-organizzative o in caso di soppressione dell’unità produttiva cui era addetto il lavoratore licenziato.
Ed è proprio le modifiche relative all’articolo 18 che ha portato i tre maggiori sindacati a trovare una unità di vedute sulla riforma del mercato del lavoro.
Abbiamo chiesto al ministro del Lavoro che si agisca presto per ottenere una maggiore flessibilità del lavoro — ha spiegato Marco Venturi, presidente di turno di Rete Imprese Italia—e una riduzione dei costi. Siamo inoltre favorevoli all’estensione degli ammortizzatori sociali ai settori che oggi ne sono sprovvisti. Da parte del ministro c’è stata disponibilità all’ascolto: niente di più per ora». La stessa disponibilità riscontrata dalle Acli, l’associazione dei lavoratori cattolici, che ha illustrato al ministro la sua proposta di «contratto prevalente» che prevede un periodo di ingresso di tre anni, durante il quale si può risolvere il rapporto di lavoro, e poi la stabilizzazione. Sarebbe rimasto invece fuori da tutti i confronti il tema dell’articolo 18: Fornero non avrebbe nemmeno fornito spiegazioni sulla genesi della norma che sarebbe inserita nel provvedimento sulle liberalizzazioni e che riguarderebbe le Pmi.
E’ giusto ricordare che il governo dei tecnici intende modificare l’articolo 18, passando per il decreto sulle liberalizzazioni, ed in una delle bozze, ce n’è una che modifica la norma dello Statuto dei lavoratori che stabilisce l’obbligo di reintegro per i licenziati senza giusta causa. In caso di fusione tra due o più mini imprese, la soglia delle aziende alle quali si applica l’articolo 18 - stando alla bozza - dovrebbe salire dagli attuali 15 dipendenti a 30. O a 50, a seconda della versione. Misura tutto sommato di buon senso e meno radicale rispetto alle alternative che ci vorrebbe dettare l’Europa. L'articolo 3 della bozza del decreto, che s'intitola "Sviluppo delle imprese e flessibilità del lavoro", interviene direttamente sull'articolo 18 della legge 20 maggio 1970, numero 300, ossia sul cardine dello Statuto dei lavoratori. All'articolo 1 dell'articolo 18 viene aggiunto un comma 1 bis, che recita: "In caso di incorporazione o di fusione di due o più imprese che occupano alle proprie dipendenze alla data del 31 gennaio 2012 un numero di prestatori d'opera pari o inferiore a 15 dipendenti, il numero di prestatori di cui al comma precedente è elevato a cinquanta". La premessa di Monti è semplice: se piccole imprese si aggregano e il numero di dipendenti sale a causa della fusione, comunque non scatta l'obbligo di reintegro fino a 50 dipendenti. L'articolo 18, per inciso, impone al datore di lavoro che ha licenziato senza giusta causa, che viene stabilita da un tribunale, di reintegrare il dipendente se la sua azienda ha più di 15 dipendenti.
Vediamo alcuni aspetti dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Lo statuto dei lavoratori nasce nel 1970 con la legge n. 300 e prevede la reintegrazione del lavoratore al proprio posto, in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato. In assenza di questi presupposti, il giudice dichiara l'illegittimità dell'atto e ordina la reintegrazione del ricorrente nel posto di lavoro. La norma dispone che il giudice “annulla il licenziamento intimato senza giusta causa e “ordina al datore di lavoro il reintegro del dipendente licenziato. La reintegrazione deve avvenire riammettendo il dipendente nel medesimo posto che occupava prima del licenziamento, salva la possibilità di procedere al trasferimento in un secondo momento, se ricorrono apprezzabili esigenze tecnico-organizzative o in caso di soppressione dell’unità produttiva cui era addetto il lavoratore licenziato.
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sabato 14 gennaio 2012
Mercato del lavoro: accordo sindacale
I vertici di Cgil, Cisl e Uil hanno raggiunto un accordo con il quale presentarsi al confronto con il Governo Monti per quanto riguarda la riforma del mercato del lavoro. I sindacati sono pronti discussione vera. Bisognerà vedere se il governo è pronto per affrontare il tema della riforma del mercato del lavoro.
I sindacati danno al confronto con il governo la forza di una posizione armonica. Limate le divergenze, i leader dei tre sindacati di riferimento Cgil, Cisl e Uil hanno trovato l'intesa per una linea con una voce sola, a partire da una piattaforma comune sulla riforma del lavoro, per poi spingere il governo a trattare anche su sviluppo e liberalizzazioni, e a riaprire il dossier pensioni. Che tanto fa soffrire.
Due i messaggi chiari lanciati da Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti al governo Monti. Sul tema del lavoro non metta sul tavolo il nodo dell'articolo 18 se non vuole un blocco del dialogo. E apra un confronto vero con proposte ufficiali e chiare per sgomberare il campo dalle indiscrezioni che stanno animando un dibattito che è ancora senza un vero luogo di discussione.
"Un confronto serio governo-sindacati non tollera furbizie o colpi di mano", dice la Cgil, Susanna Camusso, della norma sull'articolo 18 comparsa in una bozza del decreto sulle liberalizzazioni. "Quando non c'é dialogo si istiga la rivolta", avverte il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, accennando all'esempio "lampante" dei taxi: il governo, dice, "non deve aver paura di discutere". E non bastano "semplici audizioni", dice il segretario della Uil Luigi Angeletti: la strada per fare le riforme non può essere quella "di sospendere la partecipazione, quindi la democrazia", altrimenti "questo governo rischia di essere un treno che pian piano si impantana".
I sindacati hanno fatto il loro passo, con un accordo che può aiutare il governo a chiudere la trattativa sul mercato del lavoro in tempi brevi. "Noi siamo assolutamente responsabili", sottolineano, attendendo ora dall'esecutivo la convocazione di un tavolo formale di confronto, con tutte le parti dopo il primo round di incontri bilaterali informali voluto dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero. L'accordo raggiunto dai leader della Cgil, della Cisl e della Uil traccia un percorso poi condiviso anche da Giovanni Centrella per l'Ugl.
Si tradurrà presto in un documento tecnico: una piattaforma sul mercato del lavoro che sarà martedì sul tavolo della segreteria unitaria Cgil-Cisl-Uil. E che parte dai contratti, incentivando apprendistato per i giovani e reingresso per gli over-50, e arriva agli ammortizzatori sociali di cui si chiede l'estensione della garanzia a tutti i lavoratori e dei costi a tutte le imprese. Categorico il no dei sindacati a interventi sull'articolo 18. "Ci auguriamo che il governo non voglia il fallimento prima della discussione. Ancora per quanto riguarda i problemi del mercato del lavoro si tratta prima di ogni cosa, di andare ad una drastica riduzione delle forme contrattuali che oggi sono 46. Il sindacato propone di passare ad un massimo di 5 forme contrattuali. Altro punto importante del confronto con il Governo e quindi della piattaforma unitaria sarà quello delle pensioni, un tema molto importante e delicato, non solo perché mette in gioco i diritti, ma anche perché ha un impatto diretto anche sul fronte economico.
I sindacati danno al confronto con il governo la forza di una posizione armonica. Limate le divergenze, i leader dei tre sindacati di riferimento Cgil, Cisl e Uil hanno trovato l'intesa per una linea con una voce sola, a partire da una piattaforma comune sulla riforma del lavoro, per poi spingere il governo a trattare anche su sviluppo e liberalizzazioni, e a riaprire il dossier pensioni. Che tanto fa soffrire.
Due i messaggi chiari lanciati da Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti al governo Monti. Sul tema del lavoro non metta sul tavolo il nodo dell'articolo 18 se non vuole un blocco del dialogo. E apra un confronto vero con proposte ufficiali e chiare per sgomberare il campo dalle indiscrezioni che stanno animando un dibattito che è ancora senza un vero luogo di discussione.
"Un confronto serio governo-sindacati non tollera furbizie o colpi di mano", dice la Cgil, Susanna Camusso, della norma sull'articolo 18 comparsa in una bozza del decreto sulle liberalizzazioni. "Quando non c'é dialogo si istiga la rivolta", avverte il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, accennando all'esempio "lampante" dei taxi: il governo, dice, "non deve aver paura di discutere". E non bastano "semplici audizioni", dice il segretario della Uil Luigi Angeletti: la strada per fare le riforme non può essere quella "di sospendere la partecipazione, quindi la democrazia", altrimenti "questo governo rischia di essere un treno che pian piano si impantana".
I sindacati hanno fatto il loro passo, con un accordo che può aiutare il governo a chiudere la trattativa sul mercato del lavoro in tempi brevi. "Noi siamo assolutamente responsabili", sottolineano, attendendo ora dall'esecutivo la convocazione di un tavolo formale di confronto, con tutte le parti dopo il primo round di incontri bilaterali informali voluto dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero. L'accordo raggiunto dai leader della Cgil, della Cisl e della Uil traccia un percorso poi condiviso anche da Giovanni Centrella per l'Ugl.
Si tradurrà presto in un documento tecnico: una piattaforma sul mercato del lavoro che sarà martedì sul tavolo della segreteria unitaria Cgil-Cisl-Uil. E che parte dai contratti, incentivando apprendistato per i giovani e reingresso per gli over-50, e arriva agli ammortizzatori sociali di cui si chiede l'estensione della garanzia a tutti i lavoratori e dei costi a tutte le imprese. Categorico il no dei sindacati a interventi sull'articolo 18. "Ci auguriamo che il governo non voglia il fallimento prima della discussione. Ancora per quanto riguarda i problemi del mercato del lavoro si tratta prima di ogni cosa, di andare ad una drastica riduzione delle forme contrattuali che oggi sono 46. Il sindacato propone di passare ad un massimo di 5 forme contrattuali. Altro punto importante del confronto con il Governo e quindi della piattaforma unitaria sarà quello delle pensioni, un tema molto importante e delicato, non solo perché mette in gioco i diritti, ma anche perché ha un impatto diretto anche sul fronte economico.
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