I tassisti hanno un reddito medio annuo di impresa di 14.200 euro, gli esercenti degli stabilimenti balneari 13.600, i baristi 15.800, gli orafi 12.300. E' quanto risulta dalle ultime statistiche fiscali sugli studi di settore pubblicate dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia
A puntare un faro sui guadagni legati alle attività degli studi di settore è il Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia che ha reso pubbliche le ultime statistiche fiscali (quelle relative all'anno di imposta 2009) di tutte le attività d'impresa. Le aziende che pagano le tasse attraverso gli studi di settore sono state toccate nel 2009, come tutte le attività di impresa, dalla crisi economica: il 37% delle aziende italiane, infatti, ha il bilancio in rosso mentre aumentano i fallimenti.
Dai dati compare una lunga schiera di autonomi e professionisti che dichiara meno di operai e impiegati. Tra coloro che vendono le barche, per esempio, il reddito medio di impresa o di lavoro autonomo è di 14.400 euro l'anno. I pasticceri se la passano meglio con 19.000 euro di reddito. Per gli istituti di bellezza il reddito medio è di appena 5.300 euro l'anno. Accanto alla casella degli esercizi alberghieri e affittacamere appare un reddito di soli 11.900 euro, mentre le lavanderie avrebbero - almeno secondo quanto emerge dalle dichiarazioni dei redditi - un giro d'affari mediamente pari a 8.800 euro. Ricavi sotto i 18.000 euro anche per i giocattolai (11.900 euro l'anno), gli autosaloni (12.000 euro), i giornalai, appunto a 18.000. I fiorai hanno un reddito di impresa poco superiore ai 12.000 euro l'anno e non cambia molto se hanno il negozio (12.600 euro) e se vendono fiori e piante sulla bancarella (12.300 euro). Tra i professionisti - anche loro al centro del provvedimento sulle liberalizzazioni - si registrano redditi di impresa mediamente più alti: per gli avvocati 58.200 euro l'anno, per gli architetti 30.500, per gli studi medici 68.300, solo per citare alcune categorie lavorative.
lunedì 16 gennaio 2012
Studi di settore e redditi
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domenica 15 gennaio 2012
Estate 2012. Come cercare lavoro nei parchi divertimento
Nei parchi di divertimento o parchi giochi, soprattutto nel periodo compreso tra maggio e settembre in cui sono visitati da migliaia di frequentatori e sono praticati orari di apertura più ampi, vengono assunti lavoratori stagionali (con contratti a tempo determinato o con prestazione occasionale) per far fronte ai maggiori carichi di lavoro. Lavorare in un parco divertimenti prevede innanzitutto il contatto continuo con famiglie e gruppi di visitatori, un impegno che comporta uno spiccato spirito di adattamento ed una notevole disinvoltura. Inoltre al lavoratore si richiede di sorridere sempre e a chiunque, ed essere sempre cordiale e paziente anche quando le condizioni non lo favoriscono.
La retribuzione generalmente varia tra 500 e 1.000 euro al mese ed inoltre si offre vitto, alloggio e spese di viaggio. I prescelti saranno impegnati per 40 ore alla settimana facendo turni distribuiti su tre porzioni della giornata.
L'obbiettivo principale che viene assegnato ai dipendenti dalla direzione dei parchi divertimento è quello di cooperare con i colleghi per rendere l'atmosfera del parco sempre magica e gioiosa. Infatti, in alcune occasioni, per i Cast Members (così vengono definiti i dipendenti dei parchi) può diventare estremamente difficile infondere serenità, cordialità ed efficienza negli ospiti del parco. E' il caso, per esempio, delle giornate di sovraffollamento quando possono verificarsi delle proteste da parte dei visitatori per le lunghe attese o altri problemi. Spesso è anche difficile, per il Cast Member, dare una giustificazione che soddisfi il visitatore, il quale si sente onnipotente solo perché ha pagato un biglietto d'entrata.
Le figure cercate per i parchi divertimento sono: capi villaggio, capi animazione, personale per piano bar, animatori, hostess, responsabili e addetti mini club, istruttori di ballo ed altre.
Vediamo in modo particolare alcune strutture.
Gardaland. Attualmente le figure professionali ricercate sono: addetti ristorazione e viene richiesta precedente esperienza in ambito ristorativo/alberghiero e rappresenta titolo preferenziale Diploma Alberghiero; addetti attrazioni Il candidato ideale deve essere in possesso di Diploma di tipo Tecnico;
addetti accoglienza, informazioni. Sono richieste capacità relazionali molto accentuate per potersi e la conoscenza di almeno una lingua straniera;
animatori giovani, dinamici divertenti da inserire nel cast animazione.
Chi è interessato può inviare un'email direttamente alla Direzione del Personale, scrivendo a dpe@gardaland.it
Mirabilandia offre diverse possibilità di lavoro circa 60 figure professionali compilando un modulo on line che si trova nella pagina lavora con noi.
Zoo marine per il momento nel settore marketing si ricercano addetti vendita ed addetti all’organizzazione eventi in possesso di diploma di laurea in Scienze della comunicazione. E serve anche personale nei ristoranti, nei negozi, nelle biglietterie e nell’area dedicata a giostre e piscine. Chi è interessato può inviare il curriculum vitae a risorse umane@zoomarine.it.
Sul sito Parchi online si trovano le strutture che ospitano i parchi giochi.
La retribuzione generalmente varia tra 500 e 1.000 euro al mese ed inoltre si offre vitto, alloggio e spese di viaggio. I prescelti saranno impegnati per 40 ore alla settimana facendo turni distribuiti su tre porzioni della giornata.
L'obbiettivo principale che viene assegnato ai dipendenti dalla direzione dei parchi divertimento è quello di cooperare con i colleghi per rendere l'atmosfera del parco sempre magica e gioiosa. Infatti, in alcune occasioni, per i Cast Members (così vengono definiti i dipendenti dei parchi) può diventare estremamente difficile infondere serenità, cordialità ed efficienza negli ospiti del parco. E' il caso, per esempio, delle giornate di sovraffollamento quando possono verificarsi delle proteste da parte dei visitatori per le lunghe attese o altri problemi. Spesso è anche difficile, per il Cast Member, dare una giustificazione che soddisfi il visitatore, il quale si sente onnipotente solo perché ha pagato un biglietto d'entrata.
Le figure cercate per i parchi divertimento sono: capi villaggio, capi animazione, personale per piano bar, animatori, hostess, responsabili e addetti mini club, istruttori di ballo ed altre.
Vediamo in modo particolare alcune strutture.
Gardaland. Attualmente le figure professionali ricercate sono: addetti ristorazione e viene richiesta precedente esperienza in ambito ristorativo/alberghiero e rappresenta titolo preferenziale Diploma Alberghiero; addetti attrazioni Il candidato ideale deve essere in possesso di Diploma di tipo Tecnico;
addetti accoglienza, informazioni. Sono richieste capacità relazionali molto accentuate per potersi e la conoscenza di almeno una lingua straniera;
animatori giovani, dinamici divertenti da inserire nel cast animazione.
Chi è interessato può inviare un'email direttamente alla Direzione del Personale, scrivendo a dpe@gardaland.it
Mirabilandia offre diverse possibilità di lavoro circa 60 figure professionali compilando un modulo on line che si trova nella pagina lavora con noi.
Zoo marine per il momento nel settore marketing si ricercano addetti vendita ed addetti all’organizzazione eventi in possesso di diploma di laurea in Scienze della comunicazione. E serve anche personale nei ristoranti, nei negozi, nelle biglietterie e nell’area dedicata a giostre e piscine. Chi è interessato può inviare il curriculum vitae a risorse umane@zoomarine.it.
Sul sito Parchi online si trovano le strutture che ospitano i parchi giochi.
Nel 2012 le prospettive sull’articolo 18 Statuto dei lavoratori
La non attuazione dell’ articolo 18 dello statuto dei lavoratori alle piccole e medie aziende che si uniscano, superando così i 15 dipendenti, «può essere un’opportunità per le imprese per concorrere alla crescita». È la posizione netta espressa da Rete Imprese Italia (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) al ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nell’incontro sulla riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali.
Ed è proprio le modifiche relative all’articolo 18 che ha portato i tre maggiori sindacati a trovare una unità di vedute sulla riforma del mercato del lavoro.
Abbiamo chiesto al ministro del Lavoro che si agisca presto per ottenere una maggiore flessibilità del lavoro — ha spiegato Marco Venturi, presidente di turno di Rete Imprese Italia—e una riduzione dei costi. Siamo inoltre favorevoli all’estensione degli ammortizzatori sociali ai settori che oggi ne sono sprovvisti. Da parte del ministro c’è stata disponibilità all’ascolto: niente di più per ora». La stessa disponibilità riscontrata dalle Acli, l’associazione dei lavoratori cattolici, che ha illustrato al ministro la sua proposta di «contratto prevalente» che prevede un periodo di ingresso di tre anni, durante il quale si può risolvere il rapporto di lavoro, e poi la stabilizzazione. Sarebbe rimasto invece fuori da tutti i confronti il tema dell’articolo 18: Fornero non avrebbe nemmeno fornito spiegazioni sulla genesi della norma che sarebbe inserita nel provvedimento sulle liberalizzazioni e che riguarderebbe le Pmi.
E’ giusto ricordare che il governo dei tecnici intende modificare l’articolo 18, passando per il decreto sulle liberalizzazioni, ed in una delle bozze, ce n’è una che modifica la norma dello Statuto dei lavoratori che stabilisce l’obbligo di reintegro per i licenziati senza giusta causa. In caso di fusione tra due o più mini imprese, la soglia delle aziende alle quali si applica l’articolo 18 - stando alla bozza - dovrebbe salire dagli attuali 15 dipendenti a 30. O a 50, a seconda della versione. Misura tutto sommato di buon senso e meno radicale rispetto alle alternative che ci vorrebbe dettare l’Europa. L'articolo 3 della bozza del decreto, che s'intitola "Sviluppo delle imprese e flessibilità del lavoro", interviene direttamente sull'articolo 18 della legge 20 maggio 1970, numero 300, ossia sul cardine dello Statuto dei lavoratori. All'articolo 1 dell'articolo 18 viene aggiunto un comma 1 bis, che recita: "In caso di incorporazione o di fusione di due o più imprese che occupano alle proprie dipendenze alla data del 31 gennaio 2012 un numero di prestatori d'opera pari o inferiore a 15 dipendenti, il numero di prestatori di cui al comma precedente è elevato a cinquanta". La premessa di Monti è semplice: se piccole imprese si aggregano e il numero di dipendenti sale a causa della fusione, comunque non scatta l'obbligo di reintegro fino a 50 dipendenti. L'articolo 18, per inciso, impone al datore di lavoro che ha licenziato senza giusta causa, che viene stabilita da un tribunale, di reintegrare il dipendente se la sua azienda ha più di 15 dipendenti.
Vediamo alcuni aspetti dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Lo statuto dei lavoratori nasce nel 1970 con la legge n. 300 e prevede la reintegrazione del lavoratore al proprio posto, in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato. In assenza di questi presupposti, il giudice dichiara l'illegittimità dell'atto e ordina la reintegrazione del ricorrente nel posto di lavoro. La norma dispone che il giudice “annulla il licenziamento intimato senza giusta causa e “ordina al datore di lavoro il reintegro del dipendente licenziato. La reintegrazione deve avvenire riammettendo il dipendente nel medesimo posto che occupava prima del licenziamento, salva la possibilità di procedere al trasferimento in un secondo momento, se ricorrono apprezzabili esigenze tecnico-organizzative o in caso di soppressione dell’unità produttiva cui era addetto il lavoratore licenziato.
Ed è proprio le modifiche relative all’articolo 18 che ha portato i tre maggiori sindacati a trovare una unità di vedute sulla riforma del mercato del lavoro.
Abbiamo chiesto al ministro del Lavoro che si agisca presto per ottenere una maggiore flessibilità del lavoro — ha spiegato Marco Venturi, presidente di turno di Rete Imprese Italia—e una riduzione dei costi. Siamo inoltre favorevoli all’estensione degli ammortizzatori sociali ai settori che oggi ne sono sprovvisti. Da parte del ministro c’è stata disponibilità all’ascolto: niente di più per ora». La stessa disponibilità riscontrata dalle Acli, l’associazione dei lavoratori cattolici, che ha illustrato al ministro la sua proposta di «contratto prevalente» che prevede un periodo di ingresso di tre anni, durante il quale si può risolvere il rapporto di lavoro, e poi la stabilizzazione. Sarebbe rimasto invece fuori da tutti i confronti il tema dell’articolo 18: Fornero non avrebbe nemmeno fornito spiegazioni sulla genesi della norma che sarebbe inserita nel provvedimento sulle liberalizzazioni e che riguarderebbe le Pmi.
E’ giusto ricordare che il governo dei tecnici intende modificare l’articolo 18, passando per il decreto sulle liberalizzazioni, ed in una delle bozze, ce n’è una che modifica la norma dello Statuto dei lavoratori che stabilisce l’obbligo di reintegro per i licenziati senza giusta causa. In caso di fusione tra due o più mini imprese, la soglia delle aziende alle quali si applica l’articolo 18 - stando alla bozza - dovrebbe salire dagli attuali 15 dipendenti a 30. O a 50, a seconda della versione. Misura tutto sommato di buon senso e meno radicale rispetto alle alternative che ci vorrebbe dettare l’Europa. L'articolo 3 della bozza del decreto, che s'intitola "Sviluppo delle imprese e flessibilità del lavoro", interviene direttamente sull'articolo 18 della legge 20 maggio 1970, numero 300, ossia sul cardine dello Statuto dei lavoratori. All'articolo 1 dell'articolo 18 viene aggiunto un comma 1 bis, che recita: "In caso di incorporazione o di fusione di due o più imprese che occupano alle proprie dipendenze alla data del 31 gennaio 2012 un numero di prestatori d'opera pari o inferiore a 15 dipendenti, il numero di prestatori di cui al comma precedente è elevato a cinquanta". La premessa di Monti è semplice: se piccole imprese si aggregano e il numero di dipendenti sale a causa della fusione, comunque non scatta l'obbligo di reintegro fino a 50 dipendenti. L'articolo 18, per inciso, impone al datore di lavoro che ha licenziato senza giusta causa, che viene stabilita da un tribunale, di reintegrare il dipendente se la sua azienda ha più di 15 dipendenti.
Vediamo alcuni aspetti dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Lo statuto dei lavoratori nasce nel 1970 con la legge n. 300 e prevede la reintegrazione del lavoratore al proprio posto, in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato. In assenza di questi presupposti, il giudice dichiara l'illegittimità dell'atto e ordina la reintegrazione del ricorrente nel posto di lavoro. La norma dispone che il giudice “annulla il licenziamento intimato senza giusta causa e “ordina al datore di lavoro il reintegro del dipendente licenziato. La reintegrazione deve avvenire riammettendo il dipendente nel medesimo posto che occupava prima del licenziamento, salva la possibilità di procedere al trasferimento in un secondo momento, se ricorrono apprezzabili esigenze tecnico-organizzative o in caso di soppressione dell’unità produttiva cui era addetto il lavoratore licenziato.
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