sabato 26 maggio 2012
Imprese e lavoro: quattro su 10 chiuse entro cinque anni
Quattro imprese su dieci non arrivano a compiere il quinto compleanno. Secondo quanto emerge da uno studio Infocamere, in cui si calcola che solo il 58% delle aziende nate nel 2006 era ancora in vita nel 2011. A peggiorare le cose, il confronto con il quinquennio precedente: le imprese nate nel 2001 e vissute almeno fino al 2006 erano infatti il 61,7%. Il tasso di sopravvivenza, negli anni più duri della crisi, è sceso di oltre tre punti percentuali (-3,3%). Lo studio, realizzato sulle aziende iscritte al Registro delle Imprese gestito dalle Camere di Commercio, fornisce anche indicazioni riguardo al territorio. Si vede cosi' che l'area più colpita dalla crisi sembra essere il Mezzogiorno, che rispetto al 2006 ha registrato un crollo nella probabilità di sopravvivenza di 5,3 punti percentuali, seguita dal Nord-Est e dal Nord-Ovest che hanno superato entrambe la soglia dei 4 .
Unica nota positiva è rappresentata dal Centro, che ha invece visto aumentare di 2 punti la percentuale delle imprese ancora in vita dopo un lustro passando dal 57,4% del 2006 al 59,5% del 2011. Il Mezzogiorno, pur rappresentando l'area che tra i due momenti in esame ha evidenziato la differenza negativa più marcata, rimane comunque la circoscrizione rispetto alle altre aree del Paese con la percentuale più' alta di imprese che sopravvivono dopo i 5 anni, sfiorando il 61%. Ultimo il Nord-Ovest con il 55,7%.
L'analisi dei dati per forma giuridica stabilisce invece che le ditte individuali hanno una probabilità di sopravvivenza significativamente più bassa delle società' (di persone e di capitali) e altre forme. Al 2011 le ditte individuali sopravvissute dopo 5 anni di attività' hanno sfiorato il 57%, contro il 59% e oltre il 62% registrato rispettivamente dalle società di persone e dalle società' di capitali.
Confrontando i valori 2011 con quelli 2006 si può vedere come la percentuale delle imprese che sopravvive dopo 5 anni e' diminuita sia per le società' di persone, passando dal 60,9% al 56,9%, sia per le ditte individuali, dove la riduzione, particolarmente significativa, e' stata pari a quasi 7 punti percentuali passando da un valore 2006 pari a 63,7% al 56,9% del 2011. Se da un lato il numero delle imprese individuali che sopravvivono a distanza di cinque anni si riduce con il passare del tempo, dall'altro le società' di capitale rappresentano la forma giuridica che più' resiste rispetto al passato e per cui il tasso di sopravvivenza più' si e' rafforzato: pesava il 57,9% nel 2006, ha raggiunto il valore del 62,5% nel 2011.
A peggiorare le cose, il confronto con il quinquennio precedente: le imprese nate nel 2001 e vissute almeno fino al 2006 erano infatti il 61,7%. Il tasso di sopravvivenza, negli anni più duri della crisi, è quindi sceso di oltre tre punti percentuali (-3,3%).
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lunedì 21 maggio 2012
Tasse sul lavoro Italia al top
Eurostat ha diffuso i dati relativi alla pressione fiscale dei vari stati sui contribuenti europei; tra i dati si evidenziano inoltre quelli relativi al costo sul lavoro, ossia la pressione fiscale dello Stato sulle aziende per i lavoratori occupati. Purtroppo l’Italia questa volta esce vincitrice, o di nuovo sconfitta a seconda di come si vuol leggere la classifica.
Nel 2010, in base ai dati resi noti oggi, il peso 'implicito' - ovvero tasse più oneri sociali - dello Stato sul costo del lavoro è salito dal 42,3 del 2009 al 42,6%. Nei 17 Paesi dell'Eurozona il tasso medio è stato del 34%.
Quest'anno il peso del fisco sulle spalle degli italiani - persone fisiche - è destinato a crescere di quasi due punti percentuali passando dal 45,6 al 47,3%. Lo ha reso noto oggi Eurostat, secondo il quale resterà invece ferma al 31,4% la pressione sulle aziende.
L'Italia era al settimo posto nella graduatoria europea del 2007 per pressione fiscale apparente e passa al quinto nel 2012 per effetto di un incremento di pressione e per il fatto che Danimarca, Svezia e Belgio riducono la propria pressione. È quanto emerge dallo studio di Confcommercio presentato al Forum di Cernobbio su «Le prospettive economiche dell'Italia nel breve-medio termine».
I lavoratori italiani sono quelli che pagano più tasse in Europa. Ma non solo, la pressione fiscale è aumentata.
I dati Eurostat relativi al biennio 2009-2010 diffusi oggi parlano chiaro: la media europea di contributi da lavoro dipendente con l’aggiunta degli oneri sociali si attestano al 34 per cento della retribuzione, mentre in Italia si è saliti dal 42,3 per cento del 2009 al 42,6 per cento del 2010.
Nel 2010, in base ai dati resi noti oggi, il peso 'implicito' - ovvero tasse più oneri sociali - dello Stato sul costo del lavoro è salito dal 42,3 del 2009 al 42,6%. Nei 17 Paesi dell'Eurozona il tasso medio è stato del 34%.
Quest'anno il peso del fisco sulle spalle degli italiani - persone fisiche - è destinato a crescere di quasi due punti percentuali passando dal 45,6 al 47,3%. Lo ha reso noto oggi Eurostat, secondo il quale resterà invece ferma al 31,4% la pressione sulle aziende.
L'Italia era al settimo posto nella graduatoria europea del 2007 per pressione fiscale apparente e passa al quinto nel 2012 per effetto di un incremento di pressione e per il fatto che Danimarca, Svezia e Belgio riducono la propria pressione. È quanto emerge dallo studio di Confcommercio presentato al Forum di Cernobbio su «Le prospettive economiche dell'Italia nel breve-medio termine».
I lavoratori italiani sono quelli che pagano più tasse in Europa. Ma non solo, la pressione fiscale è aumentata.
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domenica 20 maggio 2012
Lavoro e imprenditoria giovanile
ISTAT, calo record degli ordini industriali Guido Corbetta, professore ordinario di Strategia aziendale e titolare della cattedra AIdAF ha spiegato che «L’allarmismo non aiuta nessuno. Sta di fatto che i dati fotografano una situazione reale. E celano grandi problemi di liquidità. Gli ordinativi si stanno riducendo per una difficoltà ad accettare ordini di cui non c’è la certezza dei pagamenti».
E’ nato su iniziativa del Dipartimento della Gioventù e finanziato attraverso il Fondo delle Politiche Giovanili, il sito on line Giovane Impresa, è il portale per gli under 35 con un'idea imprenditoriale vincente che ha l’obiettivo di diffondere, consolidare e sviluppare la cultura d’impresa tra i giovani, presupposto indispensabile per incentivare la nascita di nuove iniziative imprenditoriali e creare nuove opportunità di lavoro.
Ed è strutturato in 6 aree che vanno a creare un percorso informativo in grado di accompagnare il giovane nelle fasi fondamentali della vita di un'impresa, dalla nascita al successivo sviluppo. E' già ricco di contenuti, più di 1000 pagine, con oltre 200 documenti disponibili tra modulistica, allegati e gli innovativi seminari web.
Parliamo del lavoro e del suo futuro. E’ su questo tema che le Università si confrontano con i soggetti che concorrono per lo sviluppo economico, parlando di opportunità d’impresa, bandi, agevolazioni finanziarie. Il Simposio sull’Imprenditorialità organizzato congiuntamente dall’Entrepreneurial Laboratory (E-Lab) dell’Università di Bergamo e dal Dipartimento di Studi in Impresa, Governo e Filosofia dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
Il risultato del Simposio è chi ha intenzione di lavorare in proprio deve saper misurare le azioni e definire le strategie adeguate al raggiungimento degli obiettivi prefissati. La categoria in sette anni si è quasi dimezzata (- 42%, fonte Istat), contrazione che scoraggia chi comincia da zero un’avventura aziendale, perciò è bene impadronirsi di tutti gli strumenti che occorrono a raccogliere le sfide - sempre più ardue - del mercato italiano, senza escludere le opportunità offerte da quello europeo. I termini usati sono stati: ‘pre-incubazione’: pacchetto servizi integrati che consentono di beneficiare di un costante sostegno nella risoluzione dei problemi legati all’ avvio di una nuova attività. Si parla di ‘formazione’, che permette di individuare i punti di forza e debolezza e verificarne la fattibilità fino a realizzare il ‘business plan’, ovvero il percorso dall’idea all’impresa per prevedere la possibilità di successo sul mercato.
E’ nato su iniziativa del Dipartimento della Gioventù e finanziato attraverso il Fondo delle Politiche Giovanili, il sito on line Giovane Impresa, è il portale per gli under 35 con un'idea imprenditoriale vincente che ha l’obiettivo di diffondere, consolidare e sviluppare la cultura d’impresa tra i giovani, presupposto indispensabile per incentivare la nascita di nuove iniziative imprenditoriali e creare nuove opportunità di lavoro.
Ed è strutturato in 6 aree che vanno a creare un percorso informativo in grado di accompagnare il giovane nelle fasi fondamentali della vita di un'impresa, dalla nascita al successivo sviluppo. E' già ricco di contenuti, più di 1000 pagine, con oltre 200 documenti disponibili tra modulistica, allegati e gli innovativi seminari web.
Parliamo del lavoro e del suo futuro. E’ su questo tema che le Università si confrontano con i soggetti che concorrono per lo sviluppo economico, parlando di opportunità d’impresa, bandi, agevolazioni finanziarie. Il Simposio sull’Imprenditorialità organizzato congiuntamente dall’Entrepreneurial Laboratory (E-Lab) dell’Università di Bergamo e dal Dipartimento di Studi in Impresa, Governo e Filosofia dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
Il risultato del Simposio è chi ha intenzione di lavorare in proprio deve saper misurare le azioni e definire le strategie adeguate al raggiungimento degli obiettivi prefissati. La categoria in sette anni si è quasi dimezzata (- 42%, fonte Istat), contrazione che scoraggia chi comincia da zero un’avventura aziendale, perciò è bene impadronirsi di tutti gli strumenti che occorrono a raccogliere le sfide - sempre più ardue - del mercato italiano, senza escludere le opportunità offerte da quello europeo. I termini usati sono stati: ‘pre-incubazione’: pacchetto servizi integrati che consentono di beneficiare di un costante sostegno nella risoluzione dei problemi legati all’ avvio di una nuova attività. Si parla di ‘formazione’, che permette di individuare i punti di forza e debolezza e verificarne la fattibilità fino a realizzare il ‘business plan’, ovvero il percorso dall’idea all’impresa per prevedere la possibilità di successo sul mercato.
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