Al centro i temi del lavoro, fisco, crescita e welfare.
I segretari di Cgil, Cisl e Uil, hanno visitato alcuni dei luoghi più colpiti dal Sisma. In mattinata nella sede operativa della protezione civile di Marzaglia hanno incontrato il presidente della Regione Vasco Errani e il capo della protezione civile Franco Gabrielli. Dopo il terremoto che ha colpito l'Emilia, dalla Cgil arriverà ''tutto lo sforzo possibile per sostenere il mantenimento dell'attività produttiva, avere gli strumenti di emergenza e le deroghe sugli ammortizzatori sociali che servono subito perchè i lavoratori siano protetti''. Lo ha assicurato il segretario della Cgil Susanna Camusso che, insieme a Angeletti e Bonanni, ha visitato i luoghi colpiti dal terremoto. I tre segretari, dopo un incontro alla sede operativa della protezione civile di Marzaglia con il presidente della Regione Vasco Errani e il capo della protezione civile Franco Gabrielli, hanno visitato alcuni dei luoghi più colpiti. ''Lo sforzo più grande - ha detto la Camusso - sarà quello di dare il messaggio che si potrà continuare a lavorare qui, non si devono delocalizzare le imprese, è già stata fatta una prima intesa, si sta continuando una discussione sulle norme che permettano di intervenire per la messa in sicurezza con le norme vigenti e per farlo in tempi ragionevoli''. Questioni che, secondo la leader Cgil, vanno affrontati ''nella massima trasparenza con l'attenzione dovuta affinché rimanga nella legalità da un lato e nella rapidità dall' altro''.
Il presidente della Regione Emilia-Romagna, dopo l'incontro con i sindacati ha detto ''Lavoreremo per far sì che quelle imprese che hanno bisogno di fare produzione subito si possano sposare con un accordo tra sindacati e imprenditori per garantire quella produzione e non perdere il cliente e nello stesso tempo ristrutturare. Vogliamo provarci e siamo convinti di farcela''. E sull'ipotesi di uno spostamento provvisorio delle aziende danneggiate dal sisma'', Errani ha detto "Abbiamo già ottenuto - ha detto -un fondo di rotazione a tasso zero per tutte le imprese che serva per un investimento immediato a riattivare, ristrutturare o ricostruire il proprio impianto: questo è il primo punto che diventerà operativo nei prossimi giorni e consentirà di costruire un ponte fra il riconoscimento dei danni e l'avvio del lavoro. C'è poi il tema delle imprese che vogliono trovare soluzioni alternative in attesa di ricostruire, per garantire il cliente e garantire l'attivita'''. Rassicurazioni sono arrivate anche per le imprese del biomedicale che attendono da lunghissimo tempo pagamenti dalle amministrazioni pubbliche.
domenica 3 giugno 2012
2 giugno 2012 i sindacati nei luoghi colpiti dal sisma per una ripresa dell’economia e del lavoro
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sabato 2 giugno 2012
L'Economist e la crescita economica in Italia
Secondo il settimanale economico britannico negli ultimi mesi Mario Monti e i suoi ministri sembrano «dare più ascolto ai partiti e, implicitamente, agli interessi costituiti che si nascondono dietro di loro».
Il settimanale britannico ha ricordato al governo dei tecnici e a Monti in particolare che è stato insediato per varare le misure da cui i politici rifuggivano. Finora secondo l'Economist, ci sono stati scarsi segnali che i grandi partiti siamo pronti a rovesciare il governo e "assumersi la responsabilità di buttare l'Italia in un nuovo vortice". Eppure, negli ultimi mesi Mario Monti e i suoi ministri sembrano "dare più ascolto ai partiti e, implicitamente, agli interessi costituiti che si nascondono dietro di loro".
Ma il giornale non ha perso le speranze: la decisione di usare il voto di fiducia per fare avanzare in Parlamento riforme del lavoro "già diluite" potrebbe essere un segnale che il governo è pronto a mostrare maggiore fermezza. "Ne ha bisogno".
Il governo Monti deve mostrare più coraggio sulle riforme"preoccupanti segni di arretramento" nella travagliata economia italiana, "la più lenta d'Europa".
Bruxelles potrebbe avere "sottovalutato l''impatto psicologico sulla spesa per consumi degli sforzi del governo di sradicare l'evasione fiscale, dice all'Economist Elena Carletti, docente di economia all'Istituto universitario europeo di Firenze, facendo notare che questo governo ha fatto molto più dei precedenti, anche se ha ancora tanto da fare. Bruxelles è particolarmente preoccupata per l'efficacia e l'efficienza della spesa pubblica, sottolinea l'Economist. A condividere questa preoccupazione c'è Giorgio Squinzi, nuovo presidente di Confindustria. Squinzi ha detto di non riuscire a capire perché lo Stato non possa risparmiare e tagliare come fanno le imprese e le famiglie. "Una ragione è che i tagli aggravano la recessione", osserva il settimanale britannico. "Un'altra è che i sindacati sono particolarmente forti nel settore pubblico". Il sindacato più grande (la Cgil, ndr) e, secondo l'Economist, "più intrattabile".
Il settimanale britannico ha ricordato al governo dei tecnici e a Monti in particolare che è stato insediato per varare le misure da cui i politici rifuggivano. Finora secondo l'Economist, ci sono stati scarsi segnali che i grandi partiti siamo pronti a rovesciare il governo e "assumersi la responsabilità di buttare l'Italia in un nuovo vortice". Eppure, negli ultimi mesi Mario Monti e i suoi ministri sembrano "dare più ascolto ai partiti e, implicitamente, agli interessi costituiti che si nascondono dietro di loro".
Ma il giornale non ha perso le speranze: la decisione di usare il voto di fiducia per fare avanzare in Parlamento riforme del lavoro "già diluite" potrebbe essere un segnale che il governo è pronto a mostrare maggiore fermezza. "Ne ha bisogno".
Il governo Monti deve mostrare più coraggio sulle riforme"preoccupanti segni di arretramento" nella travagliata economia italiana, "la più lenta d'Europa".
Bruxelles potrebbe avere "sottovalutato l''impatto psicologico sulla spesa per consumi degli sforzi del governo di sradicare l'evasione fiscale, dice all'Economist Elena Carletti, docente di economia all'Istituto universitario europeo di Firenze, facendo notare che questo governo ha fatto molto più dei precedenti, anche se ha ancora tanto da fare. Bruxelles è particolarmente preoccupata per l'efficacia e l'efficienza della spesa pubblica, sottolinea l'Economist. A condividere questa preoccupazione c'è Giorgio Squinzi, nuovo presidente di Confindustria. Squinzi ha detto di non riuscire a capire perché lo Stato non possa risparmiare e tagliare come fanno le imprese e le famiglie. "Una ragione è che i tagli aggravano la recessione", osserva il settimanale britannico. "Un'altra è che i sindacati sono particolarmente forti nel settore pubblico". Il sindacato più grande (la Cgil, ndr) e, secondo l'Economist, "più intrattabile".
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venerdì 1 giugno 2012
Aprile 2012: emergenza per l'occupazione giovanile
Ultima fotografia dell'ISTAT sulla disoccupazione. Il tasso di disoccupazione ad aprile è al 10,2%, in rialzo di 0,1 punti percentuali su marzo e di 2,2 punti su base annua.
Il tasso di disoccupazione viaggia sopra il 10% ormai da due mesi, marzo (10,1%) e aprile (10,2%).
E' quanto rileva l'ISTAT (dati provvisorie e destagionalizzati). E' stata così superata la soglia psicologica del 10% e guardando ai dati grezzi di aprile il tasso di disoccupazione è addirittura superiore, pari all'11,1%. I tecnici dell'Istat parlano di una fotografia "preoccupante".
Per la Camusso, senza lotta alla recessione sarà' sempre più difficile. "E' la conseguenza di un Paese che é in recessione e di scelte politiche che non fanno nulla per contrastare gli effetti recessivi sul Paese". Così Susanna Camusso, segretario generale della Cgil ha commentato i dati sulla disoccupazione dell'Istat, a margine del festival dell'economia di Trento. "Non ci si può limitare a delle politiche di rigore che continuano ad alimentare la recessione. Bisogna cominciare a creare lavoro, sennò i dati saranno, mese dopo mese, sempre peggio", ha aggiunto.
I dati Istat "relativi al mese di aprile sono in ulteriore pesante peggioramento rispetto alla già grave situazione precedente". E' quanto ha sostenuto in una nota il segretario generale aggiunto della Cisl Giorgio Santini, commentando i dati ISTAT su occupati e disoccupati. "Tutti gli indicatori sono negativi", sottolinea Santini, a a partire da "un aumento della disoccupazione ormai stabilmente al di sopra del 10%". Per il sindacalista "la disoccupazione giovanile resta il problema più acuto, stabilmente al di sopra del 35%, con un aumento di quasi 8 punti su base annua". Ecco che, aggiunge, "si profila con contorni sempre più netti in tutto il Paese una vera e propria emergenza che in alcune aree del Sud è ormai a livelli di dramma socialmente insostenibile". Secondo Santini "non ci può rassegnare al declino che rischia di essere sempre più rapido se il Governo non metterà in campo politiche mirate ed efficaci per la crescita e per il lavoro".
Vediamo alcuni dei dati ISTAT in modo più analitico.
Per i disoccupati +1,5% su marzo Il numero dei disoccupati ad aprile è di 2 milioni 615 mila. Il rialzo è dell'1,5% su marzo (+38 mila unità). Su base annua l'aumento è del 31,1%, ovvero 621 mila unità.
Tra i 15-24enni, rileva l'Istat, le persone in cerca di lavoro sono 611mila. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni (l'incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca) è pari al 35,2%, in diminuzione di 0,8 punti percentuali rispetto a marzo ma in aumento di 7,9 punti su base annua.
Gli inattivi tra 15 e 64 anni diminuiscono dello 0,1% rispetto al mese precedente. In confronto a marzo, il tasso di inattività risulta invariato e si mantiene al 36,6 per cento.
Donne occupate: +1,2% nei 12 mesi. Ad aprile (dati provvisori) l'occupazione maschile segna una variazione negativa sia in termini congiunturali (-0,2%) sia su base annua (-0,6%). L'occupazione femminile resta sostanzialmente invariata rispetto al mese precedente mentre aumenta dell'1,2% nei dodici mesi.
Diminuiscono gli occupati a tempo pieno Nel trimestre gli occupati a tempo pieno, rileva l'Istat, accentuano la dinamica riduttiva (-2,1%, pari a -415.000 unità). La caduta tendenziale, settorialmente diffusa, riguarda sia l'occupazione dipendente a carattere permanente sia quella autonoma a tempo pieno.
Gli occupati a tempo parziale continuano a crescere, e in misura eccezionalmente forte (+9,6%, pari a 334.000 unità), ma si tratta quasi esclusivamente di tempo parzale involontario.
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