I giovani disoccupati italiani sono "650 mila: un numero aggredibile": lo afferma il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ribadendo la differenza per cui "non è vero che il 40% dei giovani italiani è senza lavoro, perché è l'l'11% dei giovani italiani che è senza lavoro, il 40% dei giovani attivi". Il reddito minimo a tempo? ''Non so di cosa si tratta. Abbiamo tante ipotesi allo studio'': così risponde il ministro alla domanda sulla proposta lanciata dai giovani di Confindustria, arrivando al convegno.
''Il reddito minimo di inserimento è una cosa, il reddito di cittadinanza un'altra. Abbiamo ammortizzatori sociali che funzionano per un periodo di tempo, quindi è difficile capire da uno slogan'', ha aggiunto.''Stiamo valutando'': Giovannini risponde così a chi gli chiede una stima sulle risorse da destinare al piano per l'occupazione. ''Le risorse disponibili a metà anno non sono molte. Questo governo ha deciso, contrariamente a quelli precedenti, di non fare manovre a metà anno ed è per questo che stiamo valutando i fondi disponibili, sia quelli europei sia altri fondi'', afferma il ministro: ''E' proprio quello su cui stiamo lavorando''. Il ministro ribadisce comunque che ''stiamo lavorando seriamente per modificare quello che serve sulla legge che regola il mercato del lavoro per trovare incentivi per stimolare l'occupazione, in particolare quella giovanile, rivedere gli ammortizzatori, anche quelli in deroga, dare una forza maggiore ai sistemi per l'impiego perché - sottolinea - se non riusciamo a migliorare la nostra formazione e soprattutto l'orientamento dei giovani verso l'impiego, non possiamo avere ammortizzatori sociali che durano in eterno''.
Su questo si sta lavorando ''oltre ad una serie di semplificazioni''.
Alla domanda se incontrerà le parti sociali prima del vertice del 14 giugno a Roma dei ministri dell'Economia e del Lavoro di Italia, Francia, Germania e Spagna sull'occupazione, Giovannini sottolinea che ''quello è un vertice di lavoro europeo. Le parti sociali le incontreremo prima naturalmente della preparazione finale dei piani e dell'intervento che facciamo per fine giugno''.''Il piano per l'occupazione lo sto facendo copiando i giornali, che raccontano anche oggi di un fantomatico documento già pronto con fantomatiche percentuali di sgravi fiscali. Non esiste, però rende più facile il mio lavoro, basta copiare'', ha concluso Giovannini.
"Le diseguaglianze hanno ripreso ad allargarsi. Siamo diventati uno dei Paesi più diseguali del mondo, ma anche fra quelli con una mobilità sociale pressoché bloccata: una combinazione davvero esplosiva per la tenuta civile del Paese". Così la presidente della Camera Laura Boldrini al convegno di Confindustria.
"Hanno svuotato il domani di speranza e colmato il presente di angoscia", sottolineano le tesi dei Giovani imprenditori di Confindustria. Il leader Jacopo Morelli avverte: "Senza prospettive per il futuro l'unica prospettiva diventa la rivolta". Ora "perseguire insieme sviluppo, libertà economica, coesione sociale".
I giovani di Confindustria chiedono "uno strumento universale e flessibile" per il mercato del lavoro. Le tesi dei giovani, illustrate dal presidente Jacopo Morelli, sottolineano che non serve "il sussidio a pioggia del reddito di cittadinanza" ma, questa la proposta dei giovani industriali lanciata dal convegno di Santa Margherita Ligure, "una sorta di reddito minimo a tempo condizionato all'attiva ricerca di lavoro e alla formazione professionale".
Chi ha la responsabilità di Governo "non è chiamato a ripetere quello che già si fa o a farlo un po' meglio ma a compiere quanto al momento nessuno fa". Così i giovani di Confindustria invitano il nuovo governo a"a dare un progetto concreto di futuro. A disegnare l'Italia che sarà tra 10 anni". "La capacità di visione per un leader è essenziale" dice Jacopo Morelli: "Non un governo che faccia miracoli ma che agisca sulla competitività del Paese. Miracoli no, statisti sì".
La priorità dovrebbe essere "il livello di tassazione su lavoro e imprese", chiedono i giovani di Confindustria: 'Se sull'Imu in governo è "intervenuto in 10 giorni", sul cuneo fiscale "non si intravedono riforme all'orizzonte". "120 miliardi di evasione fiscale sono una ferita, 60 miliardi di corruzione sulle spalle del nostro Paese sono un macigno", sottolinea il presidente dei giovani, Jacopo Morelli, nelle tesi presentate al convegno di Santa Margherita Ligure.
"Scateniamoci. Liberiamo l'Italia da vincoli e catene": con questo slogan i giovani imprenditori di Confindustria presentano le proprie tesi al 43/mo convegno di Santa Margherita Ligure. "Qualcuno accusa gli imprenditori e Confindustria di ripetere le stesse cose. Ribattiamo che non siamo ripetitivi per mancanza di argomenti, ma purtroppo perché, da troppo tempo, continuiamo ad essere bloccati sui soliti problemi", dice il presidente Jacopo Morelli, sottolineando che l'Italia "per troppi anni non si è mossa". E' "arrivato il tempo di guardare avanti: con orgoglio, con fiducia, con dignità. Tocca a noi. Scateniamoci!".
"3,8 milioni di posti di lavoro persi. -12% di produzione industriale. Un bollettino di guerra per 5 anni di crisi" in Europa, sottolinea il presidente dei giovani di Confindustria, Jacopo Morelli, nelle tesi al convegno di Santa Margherita Ligure. "L'occupazione non nasce da sola per decreto, nasce perché qualcuno, l'imprenditore, riesce a combinare i fattori della produzione. Non serve che ci siano lavoratori, terreni, impianti, macchinari, se tutto è inutilizzato. Nessun imprenditore può lavorare se non ha sicurezza e mancano le prospettive". Qualunque società, dice Morelli, "esige fiducia". I giovani industriali ricordano anche i dati italiani sulla 'disoccupazione giovanile al 40,5, che sale di dieci punti al Sud'', la "contrazione della produzione del 25%", il "Pil atteso ancora in calo a fine anno".
"Nell'estate del 1513 Machiavelli inizia a scrivere Il Principe, in una Italia tormentata da incertezze e lotte. Oggi, dopo 500 anni, le similitudini non mancano". Il presidente dei giovani di Confindustria, Jacopo Morelli, ha esordito così nelle "tesi dei giovani imprenditori" presentate al tradizionale convegno di Santa Margherita Ligure. "Quando il futuro fa paure, quando la diseguaglianza minaccia la nostra società, non serve fingere. Arriva un momento, e quel momento è adesso, in cui chiederci quante occasioni possiamo ancora sprecare", ha aggiunto.
"Oggi l'imprenditore é solo quando deve chiudere la propria azienda. Solo quando deve comunicare ai propri dipendenti il licenziamento. Solo quando si trova davanti alle ipoteche sulla casa. Troppi imprenditori sono stati soli quando hanno deciso di finirla con tutto". Lo ha sottolineato al convegno di Santa Margherita Ligure il leader dei giovani imprenditori di Confindustria. Che rilancia anche l'allarme fisco con le stesse parole che aveva usato all'ultimo convegno di Capri innescando un dibattito: Il fisco ha raggiunto i livelli di una confisca".
Si fa più forte la caduta dei prestiti bancari ad aprile. Secondo i dati della Banca d'Italia i prestiti al settore privato hanno registrato un calo su base annua del 2,3% (1,7% a marzo). I prestiti alle famiglie sono scesi dello 0,8% sui 12 mesi, come nel mese precedente. Per le società non finanziarie sono scesi del 3,7% (2,8% a marzo). Il calo più consistente riguarda le retribuzioni della Pubblica amministrazione (da 31.964 a 30.765 con quasi 1.200 euro persi con il blocco dei contratti) e il credito con oltre 1.200 euro persi in media.
Aumenta il tasso di crescita sui dodici mesi delle sofferenze bancarie. Secondo la Banca d'Italia é risultato pari al 22,3% (21,7% a marzo). Nello stesso mese resta sostenuto il tasso di crescita su base annua dei depositi del settore privato, attestandosi al 7,1 per cento (7,0% a marzo). Il tasso di crescita sui dodici mesi della raccolta obbligazionaria, includendo le obbligazioni detenute dal sistema bancario, è stato pari al -3,0% (-3,3% nel mese precedente).
Lieve rialzo ad aprile per i tassi d'interesse erogati dalle banche alle famiglie per l'acquisto di abitazioni. Secondo la Banca d'Italia in media sono al 3,95% (3,90% a marzo); quelli sulle nuove erogazioni al consumo sono calati al 9,48% (9,64% a marzo). I tassi sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sotto il 1 milione sono stati pari al 4,39% (4,36% a marzo); quelli sui nuovi prestiti di importo superiore sono saliti al 3,12% (2,93% a marzo). I tassi passivi sul complesso dei depositi sono stabili all'1,14% (1,16%).
Dal prossimo 12 giugno gli italiani non lavoreranno più per il fisco. Lo dice la Cgia di Mestre che da anni calcola la data in cui i contribuenti italiani cominciano a lavorare per se stessi. Quest'anno sono serviti 162 giorni per assolvere agli obblighi fiscali e contributivi: una punta massima mai toccata nella storia recente del nostro Paese. Per Cgia ciò è dovuto soprattutto al forte aumento registrato negli ultimi anni dalla pressione fiscale: nel 2013, infatti, toccherà il record storico del 44,4% del Pil.
"Dobbiamo lavorare anche sulle liberalizzazioni. Il governo presenterà a breve misure in questo campo". Lo annuncia il ministro dell'Economia, Saccomanni, parlando al Consiglio delle relazioni Italia-Usa a Venezia. Poi sottolinea: "Dobbiamo ridurre le tasse sulle aziende e sul lavoro" e le risorse vanno trovate "tagliando le spese, i sussidi e gli incentivi, in passato dati troppo generosamente". Plauso alla Bce: "E' stata in grado di adottare politiche monetarie che ridurranno i rischi di grandi disastri".
mercoledì 12 giugno 2013
Lavoro: tasse, liberalizzazioni e salari. Che accadrà ancora nel 2013?
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venerdì 7 giugno 2013
Stipendi statali bloccati rinnovi e indennità
Un decreto ministeriale fa scattare le previsioni della legge sulla "spending review": sospesi gli effetti dei contratti e congelate le retribuzioni per tre milioni di dipendenti pubblici. Per il settore della scuola c'è anche lo stop agli scatti di anzianità per il 2013.
Stipendi congelati fino al 2014 per gli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici. I conti, nelle tasche dei dipendenti pubblici, li hanno fatti i sindacati. E sono conti al ribasso, aggiornati dal blocco dei contratti, peraltro ribadito dal ministro della Funzione Pubblica, Giampiero D’Alia. Seimila euro persi in cinque anni per mancati aumenti di stipendio. Gli anni che vanno dal 2010 al 2014, cioè quelli relativi a tutto il periodo di stop della contrattazione e delle indennità. Come dire che in un lustro, i tre milioni di statali, dovranno rassegnarsi a veder ridotte le proprie retribuzioni di 240 euro al mese. Secondo le organizzazioni sindacali, alla fine del prossimo anno mancheranno all’appello almeno 10 punti di potere di acquisto.
Un conto altissimo pagato alla crisi e alla spending review, ma che potrebbe risultare ancora più pesante se solo si prendesse in esame, più in dettaglio, la dinamica contrattuale.
Vero è che il blocco riguarda il quinquennio 2010-2014, ma in effetti la steccato si prolunga almeno dal 2008-2009, biennio in cui avvennero gli ultimi rinnovi. Aggiungere i due-tre anni, ai cinque di blocco in atto, significa arrivare a quota otto. Non è finita. Secondo l’Istat, quindi l’istituto principe che si occupa di statistiche, i tempi medi per rinnovare i contratti nel pubblico e nel privato variano tra i ventiquattro e i trenta mesi. L’ultima promessa del ministro, Gianpiero D’Alia, parla di un possibile sblocco dei contratti per il 2015. Ma la firma potrebbe non arrivare prima del 2017-2018. Risultato finale: i dipendenti statali rischiano di ritrovarsi con i nuovi contratti e quindi i nuovi aumenti (se ci saranno) a distanza di dieci anni dalla firma sui vecchi. Prospettiva assolutamente non incoraggiante per una categoria che, a torto o a ragione, si è sentita spesso bistrattata. Comunque presa di mira per inefficienza e scarso attaccamento al servizio.
Il settore più numeroso è quello della scuola con un milione di dipendenti, seguito da quello della sanità con oltre 600.000. Poi Regioni e autonomie locali (488.000). Più di 300.000 gli uomini delle forze dell’ordine, quasi 120.000 quelli delle forze armate. Nella magistratura sono impiegate 10.000 persone, nelle università circa 90.000, nella ricerca 20.000. E’ la Lombardia la regione con il maggior numero di dipendenti pubblici: 406.000. Al secondo posto il Lazio con 401.000. Ma proprio il Lazio ad avere il maggior numero di impiegati (12,35% ).
Nel decreto vengono fissate anche le modalità di calcolo relative all'indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2015-2017 e ulteriori misure di risparmio, razionalizzazione e qualificazione della spesa delle amministrazioni centrali. "Non si dà luogo, - si legge nel testo - , senza possibilità di recupero, al riconoscimento dell'indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2013 e 2014. Con riferimento al triennio contrattuale 2015-2017 l'indennità di vacanza contrattuale, calcolata secondo le modalità e i parametri individuati dai protocolli e dalla normativa vigenti in materia, è corrisposta a decorrere dal 2015".
Il decreto ministeriale prevede anche il blocco degli scatti di anzianità per il 2013 per i lavoratori della scuola (personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario). Il provvedimento proroga infatti per l'anno in corso le disposizioni contenute nel decreto 78 del 2010 secondo cui "per il personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario della scuola gli anni 2010, 2011, 2012 non sono utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti" dai contratti in vigore.
Stipendi congelati fino al 2014 per gli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici. I conti, nelle tasche dei dipendenti pubblici, li hanno fatti i sindacati. E sono conti al ribasso, aggiornati dal blocco dei contratti, peraltro ribadito dal ministro della Funzione Pubblica, Giampiero D’Alia. Seimila euro persi in cinque anni per mancati aumenti di stipendio. Gli anni che vanno dal 2010 al 2014, cioè quelli relativi a tutto il periodo di stop della contrattazione e delle indennità. Come dire che in un lustro, i tre milioni di statali, dovranno rassegnarsi a veder ridotte le proprie retribuzioni di 240 euro al mese. Secondo le organizzazioni sindacali, alla fine del prossimo anno mancheranno all’appello almeno 10 punti di potere di acquisto.
Un conto altissimo pagato alla crisi e alla spending review, ma che potrebbe risultare ancora più pesante se solo si prendesse in esame, più in dettaglio, la dinamica contrattuale.
Vero è che il blocco riguarda il quinquennio 2010-2014, ma in effetti la steccato si prolunga almeno dal 2008-2009, biennio in cui avvennero gli ultimi rinnovi. Aggiungere i due-tre anni, ai cinque di blocco in atto, significa arrivare a quota otto. Non è finita. Secondo l’Istat, quindi l’istituto principe che si occupa di statistiche, i tempi medi per rinnovare i contratti nel pubblico e nel privato variano tra i ventiquattro e i trenta mesi. L’ultima promessa del ministro, Gianpiero D’Alia, parla di un possibile sblocco dei contratti per il 2015. Ma la firma potrebbe non arrivare prima del 2017-2018. Risultato finale: i dipendenti statali rischiano di ritrovarsi con i nuovi contratti e quindi i nuovi aumenti (se ci saranno) a distanza di dieci anni dalla firma sui vecchi. Prospettiva assolutamente non incoraggiante per una categoria che, a torto o a ragione, si è sentita spesso bistrattata. Comunque presa di mira per inefficienza e scarso attaccamento al servizio.
Il settore più numeroso è quello della scuola con un milione di dipendenti, seguito da quello della sanità con oltre 600.000. Poi Regioni e autonomie locali (488.000). Più di 300.000 gli uomini delle forze dell’ordine, quasi 120.000 quelli delle forze armate. Nella magistratura sono impiegate 10.000 persone, nelle università circa 90.000, nella ricerca 20.000. E’ la Lombardia la regione con il maggior numero di dipendenti pubblici: 406.000. Al secondo posto il Lazio con 401.000. Ma proprio il Lazio ad avere il maggior numero di impiegati (12,35% ).
Nel decreto vengono fissate anche le modalità di calcolo relative all'indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2015-2017 e ulteriori misure di risparmio, razionalizzazione e qualificazione della spesa delle amministrazioni centrali. "Non si dà luogo, - si legge nel testo - , senza possibilità di recupero, al riconoscimento dell'indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2013 e 2014. Con riferimento al triennio contrattuale 2015-2017 l'indennità di vacanza contrattuale, calcolata secondo le modalità e i parametri individuati dai protocolli e dalla normativa vigenti in materia, è corrisposta a decorrere dal 2015".
Il decreto ministeriale prevede anche il blocco degli scatti di anzianità per il 2013 per i lavoratori della scuola (personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario). Il provvedimento proroga infatti per l'anno in corso le disposizioni contenute nel decreto 78 del 2010 secondo cui "per il personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario della scuola gli anni 2010, 2011, 2012 non sono utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti" dai contratti in vigore.
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Giugno 2013 Alitalia, scongiurati i licenziamenti
Prossimo passo è il piano industriale che sarà presentato il 27 giugno. L'accordo firmato dopo una settimana di incontri tra le parti, prevede la solidarietà per due anni con una riduzione di 5 giorni lavorativi al mese e circa 50-60 euro in meno in busta paga.
Scongiurati oltre 500 licenziamenti con 2.200 contratti di solidarietà. E' questo il risultato della trattativa tra Alitalia e sindacati, che oggi hanno siglato l'accordo per evitare gli esuberi tra il personale di terra. Un'intesa che per l'ad Gabriele Del Torchio segna l'avvio di "una stagione di grande collaborazione". Ora il prossimo passo e' il piano industriale che sarà presentato il 27 giugno. L'accordo firmato oggi, dopo una settimana di incontri tra le parti, prevede la solidarietà per due anni con una riduzione di 5 giorni lavorativi al mese e circa 50-60 euro in meno in busta paga.
I primi contratti per 1.800 dipendenti non operativi partiranno lunedì 10 giugno, mentre gli altri 400 (su un bacino di 600) vanno individuati entro un mese tra i personale operativo. "E' stato fatto un ottimo lavoro da parte di tutti: tutti abbiamo rinunciato a qualcosa nell'interesse collettivo", ha detto soddisfatto Del Torchio, che per dimostrare il senso di responsabilità dell'azienda ha portato al tavolo con i sindacati accordi già accettati e sottoscritti per il taglio del 20% del proprio stipendio e di quello di Presidente, Vicepresidenti e Cda e del 10% dei dirigenti.
Del Torchio, che ha messo la propria firma sul primo accordo nella compagnia, ha spiegato che i risparmi sono "significativi", rimandando però ogni cifra al Piano Industriale che - ha annunciato - sarà presentato il 27 giugno e "dovrà vedere la convinta partecipazione di tutti". Nel corso della trattativa è stata anche condivisa una linea di soluzione della vicenda Nas - la società addetta alle pulizie di bordo che dal 1 giugno è stata messa in liquidazione - per la salvaguardia degli addetti. Ma e' proprio al Piano e al rilancio della compagnia che guardano ora i sindacati che intanto esprimono soddisfazione per l'intesa.
"Abbiamo sottoscritto un accordo che tutela l'occupazione, scongiurando espulsioni strutturali dal ciclo produttivo e mantenendo integro il perimetro aziendale", affermano congiuntamente Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporti, chiedendo che ora si passi al rilancio: "Si apre ora una nuova fase progettuale che deve però essere accompagnata da una iniziativa di governo per il riordino dell'intera industria del trasporto aereo".
Scongiurati oltre 500 licenziamenti con 2.200 contratti di solidarietà. E' questo il risultato della trattativa tra Alitalia e sindacati, che oggi hanno siglato l'accordo per evitare gli esuberi tra il personale di terra. Un'intesa che per l'ad Gabriele Del Torchio segna l'avvio di "una stagione di grande collaborazione". Ora il prossimo passo e' il piano industriale che sarà presentato il 27 giugno. L'accordo firmato oggi, dopo una settimana di incontri tra le parti, prevede la solidarietà per due anni con una riduzione di 5 giorni lavorativi al mese e circa 50-60 euro in meno in busta paga.
I primi contratti per 1.800 dipendenti non operativi partiranno lunedì 10 giugno, mentre gli altri 400 (su un bacino di 600) vanno individuati entro un mese tra i personale operativo. "E' stato fatto un ottimo lavoro da parte di tutti: tutti abbiamo rinunciato a qualcosa nell'interesse collettivo", ha detto soddisfatto Del Torchio, che per dimostrare il senso di responsabilità dell'azienda ha portato al tavolo con i sindacati accordi già accettati e sottoscritti per il taglio del 20% del proprio stipendio e di quello di Presidente, Vicepresidenti e Cda e del 10% dei dirigenti.
Del Torchio, che ha messo la propria firma sul primo accordo nella compagnia, ha spiegato che i risparmi sono "significativi", rimandando però ogni cifra al Piano Industriale che - ha annunciato - sarà presentato il 27 giugno e "dovrà vedere la convinta partecipazione di tutti". Nel corso della trattativa è stata anche condivisa una linea di soluzione della vicenda Nas - la società addetta alle pulizie di bordo che dal 1 giugno è stata messa in liquidazione - per la salvaguardia degli addetti. Ma e' proprio al Piano e al rilancio della compagnia che guardano ora i sindacati che intanto esprimono soddisfazione per l'intesa.
"Abbiamo sottoscritto un accordo che tutela l'occupazione, scongiurando espulsioni strutturali dal ciclo produttivo e mantenendo integro il perimetro aziendale", affermano congiuntamente Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporti, chiedendo che ora si passi al rilancio: "Si apre ora una nuova fase progettuale che deve però essere accompagnata da una iniziativa di governo per il riordino dell'intera industria del trasporto aereo".
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