sabato 15 giugno 2013

12 giugno 2013 Giornata mondiale contro il lavoro minorile


Il 12 giugno 2013 si è celebrato in tutto il mondo la Giornata mondiale contro il lavoro minorile, quest’anno è stata dedicata al tema del lavoro domestico. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) il numero totale di minori lavoratori a livello mondiale è di 215 milioni. Di questi, 115 milioni svolgono lavori considerati pericolosi, incluse le forme peggiori di lavoro minorile. Il lavoro domestico dei minori è un fenomeno largamente diffuso e in costante aumento. Almeno 15,5 milioni di bambini — perlopiù femmine — sono vittime di questa forma nascosta di sfruttamento che comporta spesso anche abusi, rischi per la salute e violenze.

In Italia un minore ogni 20 lavora. E' uno dei dati denunciati da Game Over, Dossier realizzato dall'Associazione Bruno Trentin e da Save the Children presentato a Roma alla vigilia della Giornata mondiale contro il lavoro minorile . Dei 260 mila under 16 che lavorano nel nostro Paese, 30 mila sono a rischio di sfruttamento,fanno un lavoro pericoloso per salute, sicurezza o integrità morale, lavorano di notte e in modo continuativo con ricadute negative sugli studi e molti non hanno tempo per riposare né per divertirsi con gli amici.

D’altronde, ha messo in risalto il Dossier, l’allontanamento dalla scuola è correlato anche a "un'offerta formativa generalmente distante dalle necessità di sviluppare competenze professionali richieste dal mercato del lavoro".

Secondo il Dossier è la famigli a giocare un ruolo decisivo anche quando non lo decide direttamente. Il ragazzo non ha interesse per lo studio, non vuole andare a scuola. Il rischio è la strada, il non avere niente da fare, il passare le giornate da soli. Allora meglio è, per qualche genitore, non ostacolare l’inserimento in attività lavorative precoci anche se a volte sono rischiose.

Gli operatori sociali intervistati, ha spiegato l'indagine, sottolinea che i giovani lavoratori provengono, prevalentemente, da due tipi di famiglie: quelle che per far fronte ad uno stato di indigenza coinvolgono in attività lavorative anche i figli che ancora devono adempiere agli obblighi scolastici, e quelle dove sono venuti a mancare ruoli e responsabilità genitoriali. E' la famiglia, dunque, secondo il Dossier, "il primo soggetto sociale da sostenere".
Lo sfruttamento sul lavoro può costituire la spinta per un giovane ad entrare nella criminalità.
E' un'altra osservazione di "Game Over": "non solo l'appartenenza familiare a circuiti criminali", anche l'esperienza di sfruttamento sul lavoro può essere percepita "non troppo distante nelle modalità di relazione tra chi comanda e chi esegue un lavoro".  Tuttora: "le attività illecite sono legate alle amicizie/legami nel quartiere", possono offrire opportunità di guadagnare tanto e con poche ore di lavoro e sono avvertite come la sola possibilità “per coloro che hanno problemi economici e non riescono a trovare un lavoro, specie quando si entra in un circuito vizioso di disagio familiare".

mercoledì 12 giugno 2013

Contributi INPS cocopro per il 2013

Con la Circolare Inps n. 27 del 12 febbraio 2013, sono state rese note le nuove aliquote contributive dovute alla Gestione Separata Inps per l’anno 2013. In particolare, viene recepito l’aumento del 2% dell'aliquota contributiva per i titolari di pensione e per i soggetti provvisti di altra tutela pensionistica obbligatoria, disposto dalla Riforma del Lavoro Fornero a seguito della modifica da parte della legge di conversione del Decreto Sviluppo 2012. Per tali soggetti, quindi, l'aliquota passa dal 18% al 20%, mentre per i soggetti privi di altra copertura previdenziale l'aliquota resta ferma al 27,72%.

I co co pro sono anche detti lavoratori parasubordinati e rappresentano una categoria intermedia fra il lavoro autonomo ed il lavoro dipendente che  lavorano infatti in piena autonomia operativa. Le caratteristiche del contratto co co pro sono: la completa autonomia, per cui è il collaboratore che decide autonomamente tempi e modalità di esecuzione della commessa, tuttavia non impiega propri mezzi organizzati, bensì, ove occorra, quelli del committente, coordinamento con le esigenze dell’organizzazione aziendale esercitato dal committente,   la continuità (il che distingue il co co pro dalla fattispecie di collaboratore occasionale).

Nelle collaborazioni coordinate e continuative, i contributi Inps sono per 2/3 a carico del committente e per 1/3 a carico del collaboratore. L’obbligo di versamento compete tuttavia al committente anche per la quota a carico del lavoratore, che viene pertanto trattenuta in busta paga all’atto della corresponsione del compenso. Il versamento va effettuato con mod. F24 ed il termine di scadenza è il giorno 16 del mese successivo a quello di pagamento del compenso.

Proprio per ciò che riguarda i contributi per i co co pro, l’Inps con la circolare n. 27 del 12 febbraio 2013 ha fissato le nuove aliquote contributive dovute alla Gestione Separata Inps per l’anno 2013. In particolare, per il 2013 le aliquote contributive della Gestione Separata Inps sono pari a:

•27,72% per i soggetti privi di altra copertura previdenziale obbligatoria (27% + 0,72% a titolo di contributo aggiuntivo per il sostegno della maternità, dell’assegno al nucleo familiare, della malattia, della degenza ospedaliera e del congedo parentale);
•20% per tutti gli altri soggetti (soggetti titolari di pensione o provvisti di altra tutela pensionistica obbligatoria).

I  collaboratori coordinati e continuativi (c.d. co-co-co) sono anche detti lavoratori parasubordinati, perché rappresentano una categoria intermedia fra il lavoro autonomo ed il lavoro dipendente.

Lavorano infatti in piena autonomia operativa, escluso ogni vincolo di subordinazione, ma nel quadro di un rapporto unitario e continuativo con il committente del lavoro. Sono pertanto funzionalmente inseriti nell’organizzazione aziendale e possono operare all’interno del ciclo produttivo del committente, al quale viene riconosciuto un potere di coordinamento dell’attività del lavoratore con le esigenze dell’organizzazione aziendale.

I requisiti tipici della collaborazione coordinata e continuativa sono quindi:

l’autonomia: il collaboratore decide autonomamente tempi e modalità di esecuzione della commessa, tuttavia non impiega propri mezzi organizzati, bensì, ove occorra, quelli del committente;

il potere di coordinamento con le esigenze dell’organizzazione aziendale esercitato dal committente, quale unico limite all’autonomia operativa del collaboratore; esso non può in ogni caso essere tale da pregiudicare
l’autonomia operativa e di scelta del collaboratore nell’esecuzione della prestazione, autonomia che continuerà quindi ad esplicarsi all’interno delle pattuizioni convenute;

la prevalente personalità della prestazione;

la continuità che va ravvisata non tanto e non solo nella reiterazione degli adempimenti, che potrebbe anche mancare in virtù delle peculiarità specifiche dell’attività lavorativa, quanto nella permanenza nel tempo del vincolo che lega le parti contraenti. In mancanza di tale requisito, e del correlato potere di coordinamento e del vincolo funzionale, si delinea invece la fattispecie della prestazione occasionale;

il contenuto artistico-professionale dell’attività (fino al 31/12/2000): questo requisito, presente nella vecchia stesura dell’art. 49,c. 2, lett. a del TUIR, è stato abolito, a decorrere dal 1° gennaio 2001, dall’art. 34 della L. 342/2000; pertanto da tale data anche le attività manuali e operative possono essere oggetto di rapporti di co-co-co, purché il rapporto lavorativo conservi il suo carattere autonomo e sussistano quindi tutti gli altri requisiti tipici della categoria;

la non attrazione dell’attività lavorativa nell’oggetto dell’eventuale professione svolta dal contribuente;
la retribuzione che deve essere corrisposta in forma periodica e prestabilita.

Lavoro: tasse, liberalizzazioni e salari. Che accadrà ancora nel 2013?

I giovani disoccupati italiani sono "650 mila: un numero aggredibile": lo afferma il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ribadendo la differenza per cui "non è vero che il 40% dei giovani italiani è senza lavoro, perché è l'l'11% dei giovani italiani che è senza lavoro, il 40% dei giovani attivi". Il reddito minimo a tempo? ''Non so di cosa si tratta. Abbiamo tante ipotesi allo studio'': così risponde il ministro alla domanda sulla proposta lanciata dai giovani di Confindustria, arrivando al convegno.

''Il reddito minimo di inserimento è una cosa, il reddito di cittadinanza un'altra. Abbiamo ammortizzatori sociali che funzionano per un periodo di tempo, quindi è difficile capire da uno slogan'', ha aggiunto.''Stiamo valutando'': Giovannini risponde così a chi gli chiede una stima sulle risorse da destinare al piano per l'occupazione. ''Le risorse disponibili a metà anno non sono molte. Questo governo ha deciso, contrariamente a quelli precedenti, di non fare manovre a metà anno ed è per questo che stiamo valutando i fondi disponibili, sia quelli europei sia altri fondi'', afferma il ministro: ''E' proprio quello su cui stiamo lavorando''. Il ministro ribadisce comunque che ''stiamo lavorando seriamente per modificare quello che serve sulla legge che regola il mercato del lavoro per trovare incentivi per stimolare l'occupazione, in particolare quella giovanile, rivedere gli ammortizzatori, anche quelli in deroga, dare una forza maggiore ai sistemi per l'impiego perché - sottolinea - se non riusciamo a migliorare la nostra formazione e soprattutto l'orientamento dei giovani verso l'impiego, non possiamo avere ammortizzatori sociali che durano in eterno''.
Su questo si sta lavorando ''oltre ad una serie di semplificazioni''.

Alla domanda se incontrerà le parti sociali prima del vertice del 14 giugno a Roma dei ministri dell'Economia e del Lavoro di Italia, Francia, Germania e Spagna sull'occupazione, Giovannini sottolinea che ''quello è un vertice di lavoro europeo. Le parti sociali le incontreremo prima naturalmente della preparazione finale dei piani e dell'intervento che facciamo per fine giugno''.''Il piano per l'occupazione lo sto facendo copiando i giornali, che raccontano anche oggi di un fantomatico documento già pronto con fantomatiche percentuali di sgravi fiscali. Non esiste, però rende più facile il mio lavoro, basta copiare'', ha concluso Giovannini.

"Le diseguaglianze hanno ripreso ad allargarsi. Siamo diventati uno dei Paesi più diseguali del mondo, ma anche fra quelli con una mobilità sociale pressoché bloccata: una combinazione davvero esplosiva per la tenuta civile del Paese". Così la presidente della Camera Laura Boldrini al convegno di Confindustria.
"Hanno svuotato il domani di speranza e colmato il presente di angoscia", sottolineano le tesi dei Giovani imprenditori di Confindustria. Il leader Jacopo Morelli avverte: "Senza prospettive per il futuro l'unica prospettiva diventa la rivolta". Ora "perseguire insieme sviluppo, libertà economica, coesione sociale".
I giovani di Confindustria chiedono "uno strumento universale e flessibile" per il mercato del lavoro. Le tesi dei giovani, illustrate dal presidente Jacopo Morelli, sottolineano che non serve "il sussidio a pioggia del reddito di cittadinanza" ma, questa la proposta dei giovani industriali lanciata dal convegno di Santa Margherita Ligure, "una sorta di reddito minimo a tempo condizionato all'attiva ricerca di lavoro e alla formazione professionale".

Chi ha la responsabilità di Governo "non è chiamato a ripetere quello che già si fa o a farlo un po' meglio ma a compiere quanto al momento nessuno fa". Così i giovani di Confindustria invitano il nuovo governo a"a dare un progetto concreto di futuro. A disegnare l'Italia che sarà tra 10 anni". "La capacità di visione per un leader è essenziale" dice Jacopo Morelli: "Non un governo che faccia miracoli ma che agisca sulla competitività del Paese. Miracoli no, statisti sì".

La priorità dovrebbe essere "il livello di tassazione su lavoro e imprese", chiedono i giovani di Confindustria: 'Se sull'Imu in governo è "intervenuto in 10 giorni", sul cuneo fiscale "non si intravedono riforme all'orizzonte". "120 miliardi di evasione fiscale sono una ferita, 60 miliardi di corruzione sulle spalle del nostro Paese sono un macigno", sottolinea il presidente dei giovani, Jacopo Morelli, nelle tesi presentate al convegno di Santa Margherita Ligure.

"Scateniamoci. Liberiamo l'Italia da vincoli e catene": con questo slogan i giovani imprenditori di Confindustria presentano le proprie tesi al 43/mo convegno di Santa Margherita Ligure. "Qualcuno accusa gli imprenditori e Confindustria di ripetere le stesse cose. Ribattiamo che non siamo ripetitivi per mancanza di argomenti, ma purtroppo perché, da troppo tempo, continuiamo ad essere bloccati sui soliti problemi", dice il presidente Jacopo Morelli, sottolineando che l'Italia "per troppi anni non si è mossa". E' "arrivato il tempo di guardare avanti: con orgoglio, con fiducia, con dignità. Tocca a noi. Scateniamoci!".

"3,8 milioni di posti di lavoro persi. -12% di produzione industriale. Un bollettino di guerra per 5 anni di crisi" in Europa, sottolinea il presidente dei giovani di Confindustria, Jacopo Morelli, nelle tesi al convegno di Santa Margherita Ligure. "L'occupazione non nasce da sola per decreto, nasce perché qualcuno, l'imprenditore, riesce a combinare i fattori della produzione. Non serve che ci siano lavoratori, terreni, impianti, macchinari, se tutto è inutilizzato. Nessun imprenditore può lavorare se non ha sicurezza e mancano le prospettive". Qualunque società, dice Morelli, "esige fiducia". I giovani industriali ricordano anche i dati italiani sulla 'disoccupazione giovanile al 40,5, che sale di dieci punti al Sud'', la "contrazione della produzione del 25%", il "Pil atteso ancora in calo a fine anno".

"Nell'estate del 1513 Machiavelli inizia a scrivere Il Principe, in una Italia tormentata da incertezze e lotte. Oggi, dopo 500 anni, le similitudini non mancano". Il presidente dei giovani di Confindustria, Jacopo Morelli, ha esordito così nelle "tesi dei giovani imprenditori" presentate al tradizionale convegno di Santa Margherita Ligure. "Quando il futuro fa paure, quando la diseguaglianza minaccia la nostra società, non serve fingere. Arriva un momento, e quel momento è adesso, in cui chiederci quante occasioni possiamo ancora sprecare", ha aggiunto.

"Oggi l'imprenditore é solo quando deve chiudere la propria azienda. Solo quando deve comunicare ai propri dipendenti il licenziamento. Solo quando si trova davanti alle ipoteche sulla casa. Troppi imprenditori sono stati soli quando hanno deciso di finirla con tutto". Lo ha sottolineato al convegno di Santa Margherita Ligure il leader dei giovani imprenditori di Confindustria. Che rilancia anche l'allarme fisco con le stesse parole che aveva usato all'ultimo convegno di Capri innescando un dibattito: Il fisco ha raggiunto i livelli di una confisca".

Si fa più forte la caduta dei prestiti bancari ad aprile. Secondo i dati della Banca d'Italia i prestiti al settore privato hanno registrato un calo su base annua del 2,3% (1,7% a marzo). I prestiti alle famiglie sono scesi dello 0,8% sui 12 mesi, come nel mese precedente. Per le società non finanziarie sono scesi del 3,7% (2,8% a marzo). Il calo più consistente riguarda le retribuzioni della Pubblica amministrazione (da 31.964 a 30.765 con quasi 1.200 euro persi con il blocco dei contratti) e il credito con oltre 1.200 euro persi in media.

Aumenta il tasso di crescita sui dodici mesi delle sofferenze bancarie. Secondo la Banca d'Italia é risultato pari al 22,3% (21,7% a marzo). Nello stesso mese resta sostenuto il tasso di crescita su base annua dei depositi del settore privato, attestandosi al 7,1 per cento (7,0% a marzo). Il tasso di crescita sui dodici mesi della raccolta obbligazionaria, includendo le obbligazioni detenute dal sistema bancario, è stato pari al -3,0% (-3,3% nel mese precedente).

Lieve rialzo ad aprile per i tassi d'interesse erogati dalle banche alle famiglie per l'acquisto di abitazioni. Secondo la Banca d'Italia in media sono al 3,95% (3,90% a marzo); quelli sulle nuove erogazioni al consumo sono calati al 9,48% (9,64% a marzo). I tassi sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sotto il 1 milione sono stati pari al 4,39% (4,36% a marzo); quelli sui nuovi prestiti di importo superiore sono saliti al 3,12% (2,93% a marzo). I tassi passivi sul complesso dei depositi sono stabili all'1,14% (1,16%).

Dal prossimo 12 giugno gli italiani non lavoreranno più per il fisco. Lo dice la Cgia di Mestre che da anni calcola la data in cui i contribuenti italiani cominciano a lavorare per se stessi. Quest'anno sono serviti 162 giorni per assolvere agli obblighi fiscali e contributivi: una punta massima mai toccata nella storia recente del nostro Paese. Per Cgia ciò è dovuto soprattutto al forte aumento registrato negli ultimi anni dalla pressione fiscale: nel 2013, infatti, toccherà il record storico del 44,4% del Pil.

"Dobbiamo lavorare anche sulle liberalizzazioni. Il governo presenterà a breve misure in questo campo". Lo annuncia il ministro dell'Economia, Saccomanni, parlando al Consiglio delle relazioni Italia-Usa a Venezia. Poi sottolinea: "Dobbiamo ridurre le tasse sulle aziende e sul lavoro" e le risorse vanno trovate "tagliando le spese, i sussidi e gli incentivi, in passato dati troppo generosamente". Plauso alla Bce: "E' stata in grado di adottare politiche monetarie che ridurranno i rischi di grandi disastri".
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