domenica 4 agosto 2013

Riordino delle professioni sanitarie




Secondo l’ultimo rapporto Excelsior-Unioncamere l’infermiere occupa il primo posto nella classifica delle 30 professioni di sbocco per i laureati d’Italia. E nonostante la crisi, l’area medico-sanitaria è stata quella che ha riscontrato una maggiore crescita dell’offerta di neo-laureati (+3,2%). In questo ambito il lavoro sembrerebbe non mancare. Tuttavia risulta difficoltoso trovare una collocazione stabile nel panorama professionale. Se da noi quindi i giovani infermieri vivono i primi anni di lavoro nel precariato, in Germania sono una merce così pregiata da spingere le aziende che operano nel settore sanità a reclutare infermieri in Italia, pagando loro anche i corsi di lingua che preludono all’inserimento nel mondo del lavoro.

La decisione assunta dal Ministro alla Salute di presentare un disegno di legge sul riordino complessivo del sistema ordinistico delle professioni sanitarie è una scelta opportuna per il reale rilancio di tutte le professioni sanitarie”. Lo affermano in una nota congiunta Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl.

“Nel Sistema Sanitario Italiano che si fonda sulla regolamentazione delle professioni sanitarie in ordini” spiegano le federazioni del pubblico impiego, “con la trasformazione dei collegi degli infermieri, delle ostetriche e dei tecnici sanitari di radiologia medica in ordini e con l’istituzione degli albi e degli ordini delle altre professioni sanitarie si completa il percorso iniziato nell’anno 2006. E finalmente riparte il percorso di riforma, riconoscimento e valorizzazione dei professionisti della salute, che per troppo tempo è stato sospeso”.

“La necessità di regolamentare compiutamente e omogeneamente l’esercizio professionale degli operatori sanitari è ormai indifferibile” continuano Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl, “L’istituzione di ordini realmente rappresentativi, autorevoli e democratici è una garanzia ulteriore per contrastare il dilagante abusivismo professionale. Questo a tutela dei cittadini che potranno ricevere sempre più servizi di qualità da personale competente e formato. Ma anche a vantaggio delle nuove competenze dei professionisti della salute che, nei propri spazi di autonomia professionale, possono assicurare prestazioni migliori ai bisogni di salute di una popolazione sempre più anziana e in cui crescono le patologie croniche, le pluripatologie e le fragilità sociali. Auspichiamo che, con la conclusione di questo percorso, che continueremo a sostenere nel suo iter, sarà possibile ripartire per affrontare e risolvere tutti i dubbi e le problematiche inerenti le opportunità di sviluppo, i costi reali a carico dei professionisti dipendenti e dei liberi professionisti, l’autonomia, la responsabilità e l’organizzazione del lavoro”.

“E’ un interesse di tutti aprire una nuova stagione delle professioni sanitarie per realizzare concretamente gli obiettivi organizzativi di un sistema salute che sia in grado di rispondere efficacemente ai reali bisogni dei cittadini”, concludono Fp Cgil, Cisl fp e Uil fpl che ora chiedono “una rapida prosecuzione dei lavori parlamentari per la definitiva approvazione del Disegno di Legge”.

Le novità sulla questione borse di studio per l'anno accademico 2013-2014


La questione borse di studio è sempre più confusa. Tra decreti e dietrofront si capisce ben poco e mentre gli studenti si preparano ad affrontare un nuovo anno accademico, il Governo non sa come sciogliere il bandolo della matassa.

Il Governo prepara un correttivo sulle misure di sostegno al diritto allo studio. È stato depositato in commissione un emendamento dell'Esecutivo al decreto del fare che, tra le altre cose, elimina la destinazione a un programma nazionale gestito dalla Fondazione per il merito prevista dalla riforma Gelmini di una parte (250 milioni) delle quote premiali previste per gli atenei e assegnate sulla base delle classifiche dell'Anvur.

Nella versione approvata precedentemente dalla Camera, il decreto del fare prevedeva sia un piano per le borse di mobilità agli studenti meritevoli (articolo 59) sia un programma nazionale per il merito (articolo 59-bis).

L'emendamento ultimo depositato dal Governo sconvolge il precedente ed interviene su entrambe le disposizioni. Per la seconda l'intervento immaginato è più radicale.

Significa che scomparirà la destinazione alla Fondazione per il merito di 250 milioni di quota premiale del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) degli atenei.

Al suo posto, il comma 10 dell’articolo 59 prevede di lasciare tutto nelle mani del MIUR. Quest’ultimo avrà infatti il dovere, attraverso un nuovo decreto, di emanare un piano nazionale per il merito e la mobilità degli studenti universitari capaci, meritevoli e privi di mezzi, che definisce la tipologia degli interventi e i criteri di individuazione dei beneficiari»

Il Piano durerà 3 anni e sarà finanziato mediante le risorse reperite annualmente con la legge di stabilità.

L’articolo 59 del decreto del fare stabilisce l’assegnazione di borse di mobilità destinate agli studenti che decidono di frequentare un’università situata al di fuori della propria regione di residenza. Gli studenti che volessero usufruire della borsa di mobilità dovranno farne richiesta. Spetterà poi al MIUR il compito di comunicare la graduatoria e assegnare la borsa stessa.

Posto che il bando dovrà essere adottato entro 15 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, tale comunicazione non potrà essere effettuata entro il 3 settembre 2013 come attualmente previsto dal Dl. Bensì entro 45 giorni dal bando e comunque non oltre il 30 settembre 2013, cioè in tempo utile per l'iscrizione all'anno accademico 2013-2014.

La classifica Ocse 2013. Quali sono i Paesi migliori in cui lavorare?



Stando all’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) la risposta è: l’Olanda, la Danimarca e la Norvegia; esattamente in quest’ordine. Sono queste le Nazioni che occupano i primi tre posti della classifica avente come parametro il rapporto tra le ore lavorative settimanali e uno stipendio medio annuale. Quattro giorni di lavoro a settimana e reddito annuo da 35mila euro? Non è un sogno. E' l'Olanda. Qui l'86% degli impiegati lavora 34 ore (o meno) ogni sette giorni. La settimana breve non è un lusso, e lo dimostra la diffusione del part time anche tra gli uomini: il 12%, secondo le statistiche di Amsterdam. Come? Grazie a una legislazione che promuove l'equilibrio vita-lavoro, con misure ad hoc per ridurre lo stress e aumentare il benessere.

Congedi parentali per padri e madri e vacanze pagate sono il minimo sindacale: e dal 2000, i dipendenti possono modificare il contratto a piacimento, da full time a part time. Senza una virgola fuori posto su retribuzione, assistenza medica e benefit. Risultato: media di 29 ore lavorative, record Ocse.

L’Italia è al decimo posto con una media di 36 ore settimanali retribuite all’incirca 25.500 euro all'anno. Una situazione quasi paradisiaca che deve essere assolutamente contestualizzata. Le statistiche dell’Ocse hanno come riferimento i dati dei dipendenti aventi un contratto nazionale e prendono in considerazione qualunque settore escludendo coloro che non hanno un contratto stabile e tutti i lavoratori autonomi. In altre parole la fascia di persone che effettivamente lavora quel numero di ore per la retribuzione riportata non è esattamente rappresentativa di tutti gli italiani e lo stesso probabilmente si può dire per almeno una parte dei Paesi citati nella classifica che, dunque, va presa in considerazione con le dovute precauzioni.
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