sabato 4 febbraio 2012

Flessibilità sul lavoro ipotesi al vaglio e la “flessibilità buona”


Probabilmente il significato della flessibilità sul lavoro, lavoro flessibile cambierà con la Riforma del mercato del lavoro.
E con molta probabilità il lavoratore si dovrà accontentare di un indennità economica in sostituzione del reintegro deciso dal giudice. Un ipotesi verosimile al vaglio è quella che prevede la sospensione della tutela secondo l’art 18 dello statuto dei lavoratori solo per i nuovi assunti e per i primi tre anni di rapporto di lavoro. Passato questo periodo se l’azienda vuole ancora quel lavoratore, lo deve assumere a tempo indeterminato con la tutela dell’ art 18.

Il Ministro del Lavoro Elsa Fornero ha parlato sui programmi del governo per lavoro e previdenza. Ospite di Maria Latella a SkyTg24, Fornero ha ribadito l'intenzione dell'esecutivo di distinguere tra flessibilità e precarietà: "Il mio modello è la capacità di avere nel sistema economico una flessibilità che sia buona", ha detto, "Abbiamo imparato che si può avere una flessibilità cattiva che si traduce in precarietà. Abbiamo fatto le liberalizzazioni e anche questo per molte categorie è stata vista come una cattiveria del governo, ma l'idea era introdurre elementi di flessibilità. Non bisogna demonizzare il posto fisso che resta un'importante aspirazione per molti, ma se non lo possiamo fare per tutti l'importante è che per chi accetta la flessibilità non sia precarietà". Ha spiegato la Fornero: "Questo governo è tecnico, non ha parti della società italiana che vuole favorire o partiti cui è particolarmente legato. Si dialoga, però questo governo ha l'ambizione di fare politiche per il Paese, per il futuro del Paese. Può essere un'ambizione eccessiva ma è questa".

Flessibilità in uscita. Nessuno mai può licenziare per motivi di discriminazione, però può volere dire che in alcune circostante non è una soluzione ottimale cercare di tenere stretto a tutti i costi il lavoratore all'azienda. L'importante è chi perde il posto di lavoro deve essere aiutato a trovarne un altro, anche dall'azienda stessa". Per il ministro "se il datore trova che la flessibilità è un elemento positivo un po’ la deve pagare. Quello che si deve rompere - ha spiegato - è il meccanismo per cui il lavoro flessibile è quello che costa meno, quindi dobbiamo dire che la flessibilità è qualcosa che vale ma si deve pagare. Le imprese sanno che se hanno la possibilità di usare la flessibilità devono pagarla un po’ di più e non meno". Ma il ministro ha anche specificato: "Nessuno, mai, potrà licenziare per motivi di discriminazione: questo è inaccettabile in qualunque Paese civile. E quindi deve essere inaccettabile anche in Italia che è un Paese civile".

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