Sessantacinquemila per il Ministero del Lavoro, 130 mila per l'Inps, oltre 300 mila per i sindacati: sul numero degli esodati - coloro che rischiano di restare senza reddito e senza pensione, alla luce della riforma previdenziale che ha innalzato l'età pensionabile e che avevano già raggiunto accordi per essere accompagnati alla pensione sulla base delle vecchie regole - le stime differiscono perché partono da criteri di inquadramento della platea diversi.
Il balletto sulle cifre degli esodati continua. E probabilmente in questa guerra dei numeri non sono stati calcolati coloro che sono usciti dal lavoro per accordi individuali e collettivi: circa 10 mila seguendo la linea del ministero, che si ferma al periodo 2012 – 2013, ed almeno 70 mila se si guarda al prossimo quadriennio. E sei si calcola a pieno il numero di coloro che sono stati autorizzati a pagare contributi volontari: 1,4 milioni secondo i dati pubblicati dall’Inps. La possibilità di sottoscrivere accordi individuali – prevista dal Codice di procedura civile all’articolo 410 sul tentativo di conciliazione, nonché all’articolo 411 sul processo verbale di conciliazione e all’articolo 412-ter sulle modalità di conciliazione e arbitrato previste dalla contrattazione collettiva – interessa però molti altri lavoratori esodati.
Per poter usufruire dei ai trattamenti pensionistici prima della riforma Fornero è necessario aver maturato i requisiti anagrafici e contributivi entro il 31 dicembre 2011.
C’è poi la questione delle risorse economiche, poiché il decreto prevede che le misure per i lavoratori che sviluppano i requisiti successivamente al 31 dicembre 2011 sono vincolare alle risorse economiche dello Stato, che verranno specificate mediante D.M., entro il 30 giugno 2012. Nel caso in cui il Governo reperisca risorse sufficienti, risulteranno esenti dalla riforma Fornero anche i lavoratori che maturino i requisiti anagrafici e contributivi successivamente al 31 dicembre 2011, ma solo se onorano i seguenti vincoli:
essere in mobilità, sulla base di accordi sindacali firmati prima del 4 dicembre 2011, solo impiegati in imprese con più di 15 dipendenti ed con licenziamenti che riguardano almeno 5 lavoratori;
essere in mobilità lunga per effetto di accordi collettivi stipulati entro il 4 dicembre 2011, o titolari alla stessa data di una prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà di settore;
essere stati autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione prima del 4 dicembre 2011 o essere dipendenti pubblici che abbiano chiesto di essere esonerati dal servizio.
Alla luce di tali vincoli, risultano comunque esclusi i lavoratori delle imprese sotto i 15 dipendenti. A rischio anche coloro che non entrino in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi entro il 2012, facendo scattare la pensione entro il 2013, secondo la vecchia disciplina previdenziale.
Con un comunicato, il Ministero del Lavoro ha diffuso i dati a conclusione dell'analisi compiuta dal tavolo tecnico istituito tra lo stesso ministero, il ministero dell'Economia-Ragioneria dello Stato e l'Inps sugli esodati. Viene indicato il numero di circa 65 mila persone "complessivamente interessate". Nella nota si definiscono 'salvaguardati' e si fa riferimento ai lavoratori "in prossimità del pensionamento". Ossia - come spiegato da fonti tecniche - a coloro che entro due anni matureranno i requisiti per la pensione con le vecchie regole. E che hanno già lasciato il lavoro al 31 dicembre 2011. Mentre ad un successivo intervento normativo è affidata la possibilità - come affermato dallo stesso Ministero del Lavoro - di far rientrare "per specifiche situazioni e con criteri analoghi" i lavoratori interessati da "accordi collettivi stipulati in sede governativa entro il 2011", comunque beneficiari di ammortizzatori sociali per l'accompagnamento alla pensione. Tra questi, ad esempio, Termini Imerese, che al momento è fuori: il primo dicembre scorso è stato firmato l'accordo per l'accompagnamento alla pensione di 640 lavoratori dell'ex stabilimento Fiat, con due anni di cassa integrazione straordinaria e quattro anni di mobilità.
Il direttore generale dell'Inps, Mauro Nori, ha indicato cifre che non presentano "alcuna contraddizione" con quelle del Ministero del Lavoro. Si tratta di una platea potenziale di 130 mila nei prossimi quattro anni: circa 45 mila che entreranno in mobilità sulla base di accordi fatti entro dicembre 2011; altri 13-15.000 lavoratori che sono nel fondo di solidarietà del credito; 70.000 usciti dal lavoro sulla base di accordi volontari.
Per i sindacati il numero di tutti gli esodati è invece superiore a 300 mila. Cgil, Cisl, Uil e Ugl contestano al governo di aver indicato solo una parte della platea e nel conteggio considerano anche quanti hanno fatto accordi collettivi e individuali entro il 2011, ma lasciano il lavoro dopo e maturano i requisiti per la pensione oltre i due anni stabiliti dal Milleproroghe.
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