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sabato 12 gennaio 2013

Un piano per il lavoro per il 2013


Il 2012 è stato un anno nero per gli italiani. La crisi ha colpito l'80% delle famiglie, l'86% delle quali ha dovuto ridurre le spese. È quanto emerge da un sondaggio Confesercenti-Swg secondo cui il 41% della popolazione ha avuto difficoltà ad arrivare a fine mese sia con i propri redditi che con quelli familiari.

Solo un'azienda su tre punta su assunzioni di under 30. Per la maggioranza delle imprese la giovane età è ininfluente, mentre il 15,1% preferisce assumere ultratrentenni. E' quanto emerge in uno studio del Censis per la Confederazione nazionale artigianato (Cna). I motivi? Scarsa preparazione tecnica (per il 39,5%), aspettative economiche alte e non in linea con le effettive possibilità delle microimprese (28%), scarsa attitudine al lavoro di artigiano (26,6%), e infine difficoltà a sopportare la fatica (25,1%).

Poco più di 520 mila lavoratori in cassa integrazione a zero ore per un totale di un miliardo e novanta milioni di ore di cig nel 2012. Lavoratori costretti così a rinunciare a 8 mila euro a testa in busta paga, pari a un taglio complessivo di 4,2 miliardi al netto delle tasse. Il calcolo è stato fatto dalla Cgil rielaborando i dati Inps sulla cassa integrazione nel 2012.

Nei prossimi giorni la Cgil presenterà un proprio piano sul tema del lavoro in Italia. Lo ha annunciato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso: "Stiamo lavorando -ha spiegato- e nei prossimi giorni presenteremo un piano del lavoro perchè un progetto del Paese deve creare lavoro dignitoso e tutelato e dare soluzioni". Per la Camusso "una crisi di questo tipo si affronta con un grande governo e con una mobilitazione collettiva e non dei singoli. Noi -ha aggiunto- la nostra parte ce la metteremo, ma non si scappa dal fatto che un grande Paese ha bisogno di governo, di prospettive".

Economia la crisi del lavoro continuerà nel 2013

Gli italiani sono sempre più scettici sull'uscita rapida dalla crisi del mercato lavoro. Per i prossimi dodici mesi, solo il 16%  vede in arrivo un miglioramento per l'economia del Paese, mentre il restante 84% pensa che il 2013 non porterà alcun progresso, ma addirittura un ulteriore peggioramento. E' il quadro che emerge da un sondaggio Confesercenti-Swg sulle prospettive economiche dell'Italia per il 2013.

La salute dell'economia in Italia è giudicata negativamente dall'87% degli intervistati. Il 36% la ritiene inadeguata, mentre il 51%, la maggioranza, addirittura pessima. A promuoverla solo il 13%, che la segnala come discreta (11%, in aumento del 3% sullo scorso anno) o buona (2%, in calo dell'1%). Anche sulle prospettive si registra una grave sfiducia. Solo il 16% degli intervistati vede una svolta (lo scorso anno erano esattamente il doppio (32%). Ad avere una visione più positiva sono i giovani sotto i 24 anni (22,9% di ottimisti) e chi vive nelle Isole (22,2%). Il 40% degli italiani ritiene invece che la situazione resterà la stessa del 2012: anche in questo caso, i valori massimi si registrano nella fascia d'età tra 18 e 24 anni, dove si registra un picco del 42,9%. Se per l'Italia ci si aspetta un ulteriore peggioramento, le prospettive per la propria famiglia e la situazione personale sono solo un po' meno negative. L'84% degli intervistati non crede in un miglioramento. Il 52% ritiene che la situazione rimarrà la stessa, in aumento del 5% sullo scorso anno.

Calano gli ottimisti, che passano dal 17 al 14 per cento, così come i pessimisti, che scendono al 34% dal 36% dello scorso anno. Per il 2013, la maggioranza degli italiani (il 59%) vuole far leva sul nuovo esecutivo per porre alla sua attenzione l'emergenza lavoro, scelta dal 31% degli intervistati a causa del forte sentimento d'insicurezza sul futuro. Gli italiani chiedano di abbassare le tasse e di ridurre i costi della politica (il 23% del campione in entrambi i casi). Ovvero meno spese e meno sprechi per liberare risorse utili a tagliare l'insostenibile pressione fiscale.

L'accento posto sulla questione lavoro nasce dalla crescente difficoltà degli italiani ad arrivare alla fine del mese con i loro guadagni. Nel 2012 il 41% degli interpellati ha dichiarato di non riuscirci, né con il proprio reddito né con quello familiare. E se nel 2010 circa il 72% del campione riusciva a far fronte alle spese della famiglia per tutto il mese, quest'anno la percentuale cala bruscamente al 59%.

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