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lunedì 2 ottobre 2017

Sgravio contributivo cooperative: solo ai nuovi soci



Per potere la società cooperativa di lavoro fruire dello sgravio contributivo previsto dalla legge 448 1998, il lavoratore neoassunto deve essere anche un nuovo socio. Questo quanto stabilito dalla Corte di Cassazione nella sentenza n. 20739 del 4 settembre 2017.

La cooperativa in questione aveva  fruito degli sgravi contributivi totali , ex art. 3, comma 5, I. n. 448/1998, per l'assunzione di 3 lavoratrici    con contratto di lavoro subordinato a far data dal 2001, Tali lavoratrici però  figuravano quali socie della cooperativa fin dal giugno 1998. La corte di appello ha giudicato insussistente il diritto della cooperativa a fruire  dell'agevolazione  in quanto la norma  prevede , testualmente che si applichi  "alle società cooperative di lavoro, relativamente ai nuovi soci lavoratori con i quali venga instaurato un rapporto di lavoro assimilabile a quello di lavoratori dipendenti».

L’azienda ha presentato ricorso per Cassazione ma anche i giudici di legittimità  hanno rigettato il ricorso, affermando che l'art. 3, comma 5, della L. n. 448 del 1998, deve interpretarsi nel senso che, per potere la società cooperativa di lavoro fruire dello sgravio in questione, il lavoratore neoassunto deve essere anche un nuovo socio, essendo l'aggettivo «nuovi» riferito tanto ai soci quanto ai lavoratori e non potendo attribuirsi alla disposizione altro senso che quello «fatto palese dal significato proprio delle parole secondo la connessione di esse».

Le Cooperative sociali per l'inserimento di persone svantaggiate svolgono attività finalizzate all'inserimento lavorativo di:

invalidi fisici, psichici e sensoriali

ex degenti di istituti psichiatrici (anche giudiziari)

soggetti in trattamento psichiatrico

tossicodipendenti

alcoolisti

minori in età lavorativa in situazioni di difficoltà familiare

persone detenute o internate negli istituti penitenziari

condannati e internati ammessi alle misure alternative alla detenzione e al lavoro esterno

Le persone svantaggiate devono costituire almeno il 30% dei lavoratori della cooperativa e, compatibilmente con il loro stato soggettivo, essere socie della cooperativa stessa.

Per le cooperative rispondenti ai requisiti sopra esposti è prevista una serie di agevolazioni contributive: le retribuzioni corrisposte alle persone svantaggiate godono della totale esenzione dal pagamento dei contributi previdenziali.

Le citate agevolazioni contributive non valgono per:

le persone detenute o internate negli istituti penitenziari

gli ex degenti di ospedali psichiatrici giudiziari

per le persone condannate e internate ammesse al lavoro esterno

Le aliquote contributive da applicare nei confronti di tali soggetti, infatti, sono ridotte nella misura percentuale individuata ogni due anni con DM. Gli sgravi contributivi spettano anche per i 6 mesi successivi alla cessazione dello stato di detenzione;

La condizione di persona svantaggiata deve risultare da documentazione proveniente dalla PA, fatto salvo il diritto alla riservatezza.

La percentuale del 30% deve essere calcolata in relazione al numero complessivo dei lavoratori, sia soci che dipendenti della cooperativa, con esclusione dei soci volontari. Le persone svantaggiate non concorrono alla determinazione del numero complessivo dei lavoratori cui si deve fare riferimento per la determinazione dell'aliquota.

Per la valutazione del rispetto della percentuale del 30% può essere preso a riferimento un "arco temporale»" non superiore a 12 mesi nel caso in cui, a fronte di determinati eventi di carattere produttivo, la percentuale stessa non sia stata mantenuta costantemente.

I lavoratori svantaggiati possono essere assunti con contratto di lavoro part-time al fine di consentire la fruizione di cure e terapie riabilitative.


venerdì 6 luglio 2012

Lavoro: rapporto Censis sul mondo delle cooperative


Cooperazione, un arcipelago di quasi 80 mila imprese. Danno lavoro a oltre un milione di persone.

E' questa la fotografia scattata dal Censis nel primo Rapporto sulla cooperazione italiana presentato nel corso della giornata celebrativa dell'Anno Internazionale ONU delle Cooperative. Le cooperative si legge nel dossier, contribuiscono al 7,4% dell'occupazione creata dal sistema delle imprese in Italia. I settori in cui la cooperazione fornisce il suo apporto più importante sono il terziario sociale (dove il 23,7% dei lavoratori è occupato in cooperative) e in particolare il settore sanità e assistenza sociale (49,7%), il settore dei trasporti e della logistica (24% di occupati) e i servizi di supporto alle imprese (19,3%).

Con più di 12 milioni di soci, 1 milione e 300 mila addetti, il mondo delle imprese aderenti all'Alleanza produce un fatturato globale di circa 140 miliardi di euro. La cooperazione ha conosciuto un lento ma graduale sviluppo nel corso degli ultimi 40 anni, proseguito anche nell'ultimo decennio.

Un insieme di circa 80 mila tra piccole, medie e grandi imprese, che danno lavoro a 1,3 milioni di persone. Si presenta così la cooperazione in Italia, una presenza "chiave" in molti settori strategici dell'economia, dal sociale alla sanità, dai trasporti alla logistica, dall'agroalimentare alla grande distribuzione, che inverte anche il 'tradizionale' rapporto Nord-Sud risultando più capillare nel mezzogiorno rispetto al Centro nord per il rilevante ruolo che svolge in agricoltura e, in parte, nel settore edile: a fronte di una media Italia di 12,3 cooperative ogni 10 mila abitanti, al Sud il dato sale al 16,3, contro il 10,5 del Nord Ovest, il 9,9 del Nord Est e il 9,6 del Centro.

Le cooperative presentano dimensioni molto più consolidate delle imprese tradizionali, considerato che nel 2011, a fronte di una media di 3,5 addetti per impresa, le cooperative ne contavano 17,3. La cooperazione inoltre, dice ancora il Censis, è stato capace di reagire positivamente" alla difficile crisi economica "difendendo l'occupazione e cercando, dove possibile, nuovi spazi di mercato".
Per il 2012 "le prospettive per le cooperative non sembrano destinate a migliorare più di tanto: la maggioranza (il 51,2%) si aspetta una situazione di ristagno mentre il 4% prevede addirittura la crisi per la propria cooperativa".

La cooperazione, si legge nel rapporto Censis, risulta diffusa in tutto il Paese, con una presenza molto più capillare al Sud rispetto al Centro Nord, grazie al rilevante ruolo che questa svolge in ambito agricolo e, in parte, edile: a fronte di una media Italia di 12,3 cooperative ogni 10 mila abitanti, al Sud il dato sale al 16,3, contro il 10,5 del Nord Ovest, il 9,9 del Nord Est e il 9,6 del Centro. Tuttavia guardando all'impatto occupazionale che la cooperazione ha sul territorio, la situazione appare ribaltata con un ruolo più rilevante del Nord Est, dove contribuisce per il 9,4% all'occupazione generata dal sistema imprese (al sud la percentuale è del 7,6%, al Centro del 6,8% e al Nord Ovest del 6,2%).

A trainare l'aumento dell'occupazione è stato il settore della cooperazione sociale, che ha registrato tra 2007 e 2011 un vero e proprio incremento, con una crescita del numero dei lavoratori del 17,3%,facendo lievitare il numero degli occupati tra soci e non soci da 1 milione 279 mila agli attuali 1 milione 382 mila in decisa controtendenza con il quadro nazionale.
Per questo, conclude il rapporto, la cooperazione è "un modello innovativo per uscire dalla crisi". La dimostrazione non è solo nella capacità sul fronte occupazionale ma nella filosofia e nella logica di fare impresa diversa da quella tradizionale. La cooperazione ha mostrato negli anni della crisi una straordinaria capacità di tenuta, continuando a costituire un bacino prezioso e di nuove opportunità di lavoro.
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