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domenica 1 dicembre 2013
Lavoratori pubblici: 5mila dipendenti denunciati
Tre miliardi rubati allo Stato. Il rapporto della Guardia di Finanza per il 2013 parla di oltre 5mila dipendenti pubblici denunciati per corruzione e truffa (dai falsi poveri ai finti consulenti). Due cifre su tutte: i danni erariali provocati da funzionari e i danni erariali provocati da funzionari e impiegati infedeli fino allo scorso ottobre ammontano a 2 miliardi e 22 milioni di euro; quelli per le truffe sono pari a un miliardo e 358 milioni di euro. I dipendenti pubblici denunciati nei primi dieci mesi dell’anno sono stati 5.073, ma numerose indagini sono tuttora in corso.
Ammontano a due miliardi e 22 milioni di euro i danni erariali provocati dai finti poveri, mentre quelli per le truffe sono pari a un miliardo e 358 milioni di euro. I dipendenti pubblici denunciati da gennaio a ottobre sono stati 5.073. Come ricostruisce il "Corriere della Sera", anche la galassia dei falsi poveri è molto popolata. Decine di migliaia di persone riescono a ottenere benefici senza averne i requisiti.
Su 8mila controlli effettuati, sono stati trovati 2.500 soggetti che hanno indebitamente beneficiato di prestazioni sociali agevolate. Le persone finite nel mirino della Finanza avevano ottenuto benefici come l’accesso in corsia preferenziale ad asili nido ed altri servizi per l’infanzia, la riduzione del costo delle mense scolastiche, i “buoni libro” per studenti e le borse di studio, i servizi socio sanitari domiciliari, le agevolazioni per i servizi di pubblica utilità, quali luce o gas.
Saccheggiano i funzionari, ma non sono gli unici. Perché sfruttando i mancati controlli interni ai vari enti, decine di migliaia di persone riescono ad ottenere benefici senza averne i requisiti. Scrivono nella relazione gli specialisti della Finanza: «Nell’ambito delle verifiche imposte dai processi di spending review sono state predisposte campagne massive di controllo su forme diffuse di irregolarità, relativamente alla fruizione dei ticket sanitari e delle prestazioni sociali agevolate, per incrementare i livelli di compliance tra i potenziali beneficiari di tali agevolazioni».
Parliamo anche di consulenze inutili. Le solite quella dei cosiddetti «esperti» assoldati dalla pubblica amministrazione continua ad essere una vera e propria piaga sociale Perché serve a moltiplicare gli incarichi, nella maggior parte dei casi, inutili. E a provocare una vera e propria emorragia di fondi. È solo uno dei casi contestati. Tra gennaio e ottobre 2013 la Guardia di Finanza ha denunciato alla Corte dei Conti 150 casi di consulenze non necessarie, calcolando un esborso illecito pari a 8 milioni e 454 mila euro. Ben più alte sono le altre spese causate dalla mala gestione delle istituzioni.
Il settore della salute pubblica è certamente uno dei più «saccheggiati». Sono 626 i dipendenti pubblici che dovranno rendere conto dei propri illeciti e di aver provocato un danno di ben 233 milioni di euro. E sono migliaia i cittadini che hanno truffato lo Stato riuscendo ad ottenere prestazioni pur non avendone i requisiti o comunque rimborsi non dovuti. Le denunce finora presentate nel 2013 sono state 5.300 con un danno calcolato di oltre 9 milioni di euro.
Vicenda simbolo - molte altre analoghe sono state verificate in numerose parti d’Italia - è stato scoperta dai finanzieri di Caserta dove la Asl non aveva aggiornato da anni gli iscritti nelle liste dei medici di base. Sfruttando sia pur inconsapevolmente queste omissioni circa 400 dottori di tutta la provincia hanno continuato a percepire compensi relativi a «1.215 soggetti deceduti, 2.010 emigrati all’estero e 2.763 emigrati fuori provincia». Danno accertato: 1,5 milioni di euro.
Le case e i buoni scuola. Sono migliaia i casi di «falsi poveri» scoperti dai finanzieri. E’ stata denunciata una pensionata settantenne che abitava in una villa con piscina, aveva altri 14 immobili di proprietà affittati «in nero» per un canone mensile che oscillava tra i fino a 4.600 e i 5.000 euro al mese. Non solo non aveva denunciato introiti per oltre 220 mila euro, ma negli anni scorsi aveva ottenuto il rimborso delle tasse universitarie sostenute per il figlio e chiesto al Comune le prestazioni economiche assistenziali, dichiarando di appartenere a un nucleo familiare indigente.
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sabato 5 maggio 2012
Intesa sul lavoro pubblico
L'intesa tra ministero della Pubblica Amministrazione, Regioni, Province, Comuni e Sindacati "ridisegna il sistema delle relazioni sindacali restituendo un ruolo attivo alle parti sociali, attualmente bloccato dalla normativa vigente". Così Pirani, segretario confederale Uil.
Al centro dell'intesa l'armonizzazione delle regole sul mercato del lavoro, la valorizzazione delle relazioni sindacali e la revisione della cosiddetta riforma Brunetta.
L’Intesa rappresenta un passo importante perché stabilisce che la riorganizzazione del pubblico impiego si fa insieme ai lavoratori pubblici, con più contrattazione, più partecipazione e più trasparenza” così i segretari generali Giovanni Faverin (Cisl Fp) e Francesco Scrima (Cisl Scuola) hanno commentato l’Intesa sul lavoro
pubblico.
Il documento, è un accordo di alto profilo che rimette i lavoratori al centro delle relazioni sindacali nel pubblico impiego e la contrattazione è definita come la fonte deputata per determinare retribuzioni e rapporti di lavoro, c’è un pieno riconoscimento del ruolo delle Rsu, la mobilità è riportata alla concertazione e a percorsi di formazione e qualificazione professionale. Si pone anche la premessa per risolvere in modo positivo il contenzioso che per mesi abbiamo sostenuto, in particolare nella scuola, in difesa delle prerogative contrattuali su importanti aspetti dell’organizzazione del lavoro e della gestione del personale.
Si riapre adesso una stagione di coinvolgimento dei lavoratori pubblici nella trasformazione dei servizi. Il punto però ora è far ripartire le retribuzioni dei dipendenti pubblici e della scuola”, rilanciano Faverin e Scrima. “L’Intesa recepisce il principio secondo cui parte dei risparmi di spesa pubblica che i lavoratori contribuiscono a generare debbano andare ai salari. Su questo ci aspettiamo concretezza e rapidità. Da parte del Governo, ma anche da parte di governatori, sindaci e presidenti di provincia”.
Per Baratta, segretario confederale della Cisl, l'intesa è "un importante traguardo perché i sindacati e la Pubblica Amministrazione, insieme, tornano ad essere protagonisti del cambiamento attraverso la contrattazione integrativa,rispetto ai processi di miglioramento dei servizi pubblici". E aggiunge: "Ora aspettiamo che il ministro Griffi presenti il disegno di legge delega”.
Quindi anche il lavoro pubblico avrà nuove regole, incluso un riordino normativo dei licenziamenti disciplinari. Ma diverse dal lavoro privato. Nelle otto pagine dell'intesa emergono molte novità.
Le ragioni di questo accordo risiedono nell'articolo 2 della riforma Monti-Fornero sul mercato del lavoro che rimanda proprio al ministro delle Pubblica Amministrazione il compito di armonizzare la disciplina relativa ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche. Articolo 18 compreso.
L' accordo opera su molti aspetti. Sul licenziamento disciplinare, mentre per i privati sarà il giudice a stabilire - laddove sia illegittimo - se il lavoratore ha diritto all'indennità o al reintegro, per i pubblici è previsto solo il reintegro. Almeno così appare quando nel testo si parla di «garanzie di stabilità». Nei licenziamenti economici, al contrario della riforma Brunetta, ritorna il coinvolgimento dei sindacati in «tutte le fasi» di mobilità collettiva.
Al centro dell'intesa l'armonizzazione delle regole sul mercato del lavoro, la valorizzazione delle relazioni sindacali e la revisione della cosiddetta riforma Brunetta.
L’Intesa rappresenta un passo importante perché stabilisce che la riorganizzazione del pubblico impiego si fa insieme ai lavoratori pubblici, con più contrattazione, più partecipazione e più trasparenza” così i segretari generali Giovanni Faverin (Cisl Fp) e Francesco Scrima (Cisl Scuola) hanno commentato l’Intesa sul lavoro
pubblico.
Il documento, è un accordo di alto profilo che rimette i lavoratori al centro delle relazioni sindacali nel pubblico impiego e la contrattazione è definita come la fonte deputata per determinare retribuzioni e rapporti di lavoro, c’è un pieno riconoscimento del ruolo delle Rsu, la mobilità è riportata alla concertazione e a percorsi di formazione e qualificazione professionale. Si pone anche la premessa per risolvere in modo positivo il contenzioso che per mesi abbiamo sostenuto, in particolare nella scuola, in difesa delle prerogative contrattuali su importanti aspetti dell’organizzazione del lavoro e della gestione del personale.
Si riapre adesso una stagione di coinvolgimento dei lavoratori pubblici nella trasformazione dei servizi. Il punto però ora è far ripartire le retribuzioni dei dipendenti pubblici e della scuola”, rilanciano Faverin e Scrima. “L’Intesa recepisce il principio secondo cui parte dei risparmi di spesa pubblica che i lavoratori contribuiscono a generare debbano andare ai salari. Su questo ci aspettiamo concretezza e rapidità. Da parte del Governo, ma anche da parte di governatori, sindaci e presidenti di provincia”.
Per Baratta, segretario confederale della Cisl, l'intesa è "un importante traguardo perché i sindacati e la Pubblica Amministrazione, insieme, tornano ad essere protagonisti del cambiamento attraverso la contrattazione integrativa,rispetto ai processi di miglioramento dei servizi pubblici". E aggiunge: "Ora aspettiamo che il ministro Griffi presenti il disegno di legge delega”.
Quindi anche il lavoro pubblico avrà nuove regole, incluso un riordino normativo dei licenziamenti disciplinari. Ma diverse dal lavoro privato. Nelle otto pagine dell'intesa emergono molte novità.
Le ragioni di questo accordo risiedono nell'articolo 2 della riforma Monti-Fornero sul mercato del lavoro che rimanda proprio al ministro delle Pubblica Amministrazione il compito di armonizzare la disciplina relativa ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche. Articolo 18 compreso.
L' accordo opera su molti aspetti. Sul licenziamento disciplinare, mentre per i privati sarà il giudice a stabilire - laddove sia illegittimo - se il lavoratore ha diritto all'indennità o al reintegro, per i pubblici è previsto solo il reintegro. Almeno così appare quando nel testo si parla di «garanzie di stabilità». Nei licenziamenti economici, al contrario della riforma Brunetta, ritorna il coinvolgimento dei sindacati in «tutte le fasi» di mobilità collettiva.
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