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martedì 2 dicembre 2014

Calcolare la pensione: l'Inps rilancia la busta arancione online



Parte la sperimentazione della cosi detta busta arancione. L'Inps ha elaborato un sistema di calcolo che consentirà ai lavoratori di ottenere una proiezione della loro pensione futura, che non sarà inviata per posta, ma potrà essere ottenuta direttamente online.

L’Inps è pronta a lanciare la busta arancione, il documento che permetterà ai contribuenti di avere un quadro chiaro e definito di quanto potranno attendersi alla conclusione della propria vita professionale. Della busta arancione si parla in verità da molti anni, si tratta di uno strumento che viene utilizzato da tempo in Svezia e che l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale vuole portare in Italia dopo una fase di sperimentazione che interessa 10mila pensionandi coinvolti nel test denominato Simula.

Le persone scelte per il test sono state estratte tra coloro che risultano avere contributi nel fondo pensione lavoratori dipendenti e nelle gestioni speciali dei lavoratori autonomi. Restano pertanto esclusi, al momento, gli iscritti ai fondi speciali sostitutivi ed integrativi come fondo volo, elettrici e telefonici, e gli iscritti ai fondi confluiti da altri enti come Inpdap e Enpals. Si tratta di individui con contributi versati interamente all'istituto di previdenza con una situazione definita e vicini alla pensione.

L'elaborazione, indica l'Inps, non avrà alcun valore di certificato e sarà basata sui dati in possesso dell'istituto riguardanti la carriera "di lavoro fino ad oggi condotta e sui relativi contributi versati". Partendo dall'estratto conto previdenziale, visibile a tutti sul sito dell'Inps, la nuova applicazione elabora una proiezione dei contributi che ancora mancano alla pensione e calcolando l'importo dell'assegno.

L’Inps assegnerà un Pin personale a ogni contribuente: con questo codice i lavoratori potranno accedere ai servizi online dell’Inps. L’applicazione incrocerà tre dati:

1) l’estratto conto allo stato attuale,

2) una proiezione dei contributi mancanti,

3) il contesto dello scenario macro-economico sulla base dei dati della Ragioneria di Stato.

Quest’ultimo dato sarà, a sua volta, il risultato di quattro parametri: l’andamento dell’economia, quello delle retribuzioni, il livello di inflazione e l’aspettativa di vita. Naturalmente un aumento nell'aspettativa di vita farà diminuire l’importo dell’assegno.

Per gli anni a venire il sistema utilizza come scenario di riferimento quello “standard” adottato dalla Ragioneria generale dello Stato per effettuare ogni anno le previsioni a medio-lungo termine, ma dà la possibilità di intervenire su alcuni parametri, quali, per esempio, l'andamento della retribuzione.

La simulazione tiene inoltre in considerazione diversi elementi che andranno ad incidere sull'importo della prestazione quali ad esempio l'età in cui la persone deciderà di interrompere la propria carriera lavorativa nonchè la continuità dei versamenti effettuati.

Se tutto andrà per il verso giusto, la “busta arancione” potrebbe debuttare ufficialmente l'anno prossimo, previo via libera del ministro del Lavoro a cui spetta l'ultima parola.

Alcuni dettagli di questa fase sono stati spiegati dal direttore regionale Inps dell'Emilia Romagna, Giuliano Quattrone in occasione del convegno «Previdenza in tour» organizzato dalla Cassa nazionale di previdenza dei commercialisti a Bologna.

Partendo dall'estratto conto previdenziale, visibile a tutti sul sito dell'Inps, la nuova applicazione fa un passo in più, elaborando una proiezione dei contributi che ancora mancano alla pensione e calcolando l'importo dell'assegno. Per gli anni a venire il sistema utilizza come scenario di riferimento quello “standard” adottato dalla Ragioneria generale dello Stato per effettuare ogni anno le previsioni a medio-lungo termine, ma dà la possibilità di intervenire su alcuni parametri, quali, per esempio, l'andamento della retribuzione.

Prevista dalla riforma delle pensioni del 1995, che ha introdotto il sistema contributivo, la “busta arancione” (dal colore del plico inviato ai cittadini svedesi, all'avanguardia da questo punto di vista) non è mai diventata realtà anche perché se da una parte consente al cittadino di acquisire maggiore consapevolezza della propria situazione previdenziale, conseguenze negative potrebbero essere determinate dalla diffusione di previsioni poco attendibili o dalla prospettiva di incassare un assegno inadeguato per garantirsi uno standard di vita analogo a quello tenuto durante gli anni di lavoro.

I sistemi con i quali viene calcolata la pensione sono tre: il sistema contributivo e le due forme del sistema misto, quello retributivo (pre-riforma Dini) e quello misto (post-riforma Dini). Il retributivo (tarato sugli ultimi stipendi incassati) riguarda coloro che avevano almeno 18 anni di contributi nel 1995: per questi soggetti il passaggio al contributivo si applica solo dal 2012, per effetto della legge Fornero.

Tutti coloro che al 31 dicembre 1995 non avevano ancora raggiunto i 18 anni di contributi ricadono nel sistema misto in cui, a differenza del sistema retributivo nel quale l’assegno coincide con l’ultima busta paga, l’importo pensionistico viene calcolato sulla media retributiva degli ultimi anni del percorso professionale. Si tratta, appunto, di una formula a metà strada fra il retributivo e il contributivo (calcolato sull'aspettativa di vita e su quanto versato durante la propria attività lavorativa).

Quota C: come funziona

Accanto a queste formule esiste la quota C di pensione che è costituita dalle somme erogate dal lavoratore e dai suoi datori di lavoro durante la propria vita professionale. In questa modalità di calcolo rientrano coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995 e coloro che rientrano nel sistema misto post-riforma Dini. Nella quota C vengono presi in considerazione tutti gli stipendi erogati in costanza di attività lavorativa. Coloro che a fine 1995 avevano raggiunto i 18 anni (i cosiddetti ex retributivi) iniziano a calcolare la quota contributiva a partire dal 1° gennaio 2012. L’importo di tali contributi costituirà il montante che verrà annualmente rivalutato sulla base della variazione quinquennale dell’indice Pil calcolato dall’Istat. Alla fine dell’iter professionale la somma accantonata diventerà quota pensionistica sulla base di coefficienti legati all’età del lavoratore al momento della cessazione dell’attività: maggiore sarà l’età, più alta sarà la rendita previdenziale.



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