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sabato 1 settembre 2012
Lavoro: autunno caldo per 180mila lavoratori
Circa 150 tavoli di crisi aziendale aperti al ministero dello Sviluppo economico per circa 180.000 lavoratori coinvolti e oltre 30.000 esuberi: l'autunno - secondo i sindacati che hanno rielaborato dati del ministero - si prepara ad essere molto difficile sul fronte delle crisi industriali, con la situazione più dura nell'ultimo ventennio.
Ci sono poi altre migliaia di posti a rischio in vertenze che non arrivano neanche al ministero dello sviluppo economico come quelle delle piccole aziende tessili.
Tensione altissima a Palermo, dove 1.800 operai della Gesip, società comunale in liquidazione, sono senza posto di lavoro e senza salario. Dal governo Monti non è arrivato l'ok per i 5 milioni di euro che avrebbero consentito la proroga del servizio sino a fine settembre. Il consiglio comunale non ha potuto far altro che prendere atto della situazione mentre per le strade sono comparsi i primi manifestanti.
Intano è record di precari che sono 2,5 milioni, mentre la disoccupazione giovanile è al 35,3%
Quindi è record di precari nel secondo trimestre del 2012. I contratti a termine sono, infatti, quasi 2,5 milioni (2,455): si tratta del livello più alto dal secondo trimestre del 1993 sia in valore assoluto, sia per l'incidenza sul totale degli occupati che ha toccato il picco del 10,7%. Lo ha comunicato l'Istat.
Sommando i collaboratori al numero dei contratti a termine si arriva, poi, alla cifra record, di 3 milioni di precari.
Nel Mezzogiorno quasi una giovane su due è disoccupata tra coloro che partecipano attivamente al mercato del lavoro. Nel secondo trimestre del 2012, infatti, il tasso di disoccupazione tra le 15-24enni del Sud ha toccato il picco del 48%. Lo ha comunicato l'Istat.
domenica 29 luglio 2012
Secondo il dossier della Cgil, salgono a 131 i tavoli di crisi aziendale aperti al Ministero dello Sviluppo dove sono coinvolti 163.152 lavoratori, e «gli ammortizzatori non bastano».
A luglio è salito a 131 il numero delle vertenze che vengono discusse con maggiore frequenza al Ministero dello Sviluppo economico (erano 109 a gennaio 2011) per un totale di 163.152 lavoratori coinvolti (135.839 a gennaio 2011), secondo i dati riportati dallo stesso Mise.
Questo quanto emerge dal dossier.
''Cifre - ha spiegato la Cgil - che stanno crescendo vertiginosamente, se si considerano gli innumerevoli altri casi di crisi aziendali non ancora giunte al Ministero, ma già avviate a livello territoriale che contribuiscono a mettere in ginocchio il tessuto industriale ed occupazionale di intere Regioni''.
Per la Cgil ''occorre risolvere, al più presto i singoli casi di crisi presenti a partire dai tavoli aperti al Ministero dello sviluppo economico, che non possono concludersi con il solo intervento degli ammortizzatori sociali''.
Quindi non solo grandi crisi e grossi nomi come Alcoa, Eurallumina, Fiat, Ilva: a luglio è salito a 131 il numero delle vertenze che vengono discusse con maggiore frequenza al ministero dello Sviluppo economico.
Numeri «che stanno crescendo vertiginosamente, se si considerano gli innumerevoli altri casi di crisi aziendali non ancora giunte al Ministero - si legge nel dossier - ma già avviate a livello territoriale che contribuiscono a mettere in ginocchio il tessuto industriale ed occupazionale di intere Regioni». Per la Cgil «occorre risolvere, al più presto i singoli casi di crisi presenti a partire dai tavoli aperti al Ministero dello sviluppo economico, che non possono concludersi con il solo intervento degli ammortizzatori sociali».
Sono oltre 30mila le imprese che hanno chiuso i cancelli dal 2009. «Siamo ormai al quarto anno di Cassa integrazione, un ammortizzatore sociale del quale ad oggi usufruiscono circa 500mila lavoratori che, in media, hanno visto diminuire il proprio reddito di circa 4mila euro». Si tratta, afferma la Cgil, di «un quadro decisamente preoccupante sotto tutti i punti di vista e che rende necessario e urgente un disegno di politica industriale con al centro gli investimenti e l'innovazione» senza il quale «c'è solo il perdurare della recessione».
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