domenica 20 marzo 2011

Rapporto di lavoro nel 2011

Innanzitutto bisogna mettere in evidenza che le forti difficoltà del mercato del lavoro, dovute alla crisi economica a livello globale e non locale ha portato le amministrazioni che gestiscono il personale a valutare sempre con maggiore attenzione ai contratti di lavoro a tempo determinato in genere per le sostituzioni di maternità  e dare maggiore rilevanza a progetti aziendali a lungo termine con contratti a progetto.

I rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, contratto a progetto, devono essere predeterminati dal committente ed autonomamente gestiti dal collaboratore in funzione del risultato, indipendentemente dal tempo impiegato per la realizzazione del progetto. E per il datore di lavoro deve essere un contratto che garantisca tutele sul progetto e maggiori garanzie al collaboratori, infatti la finanziaria 2010 ha aumentato l'indennità disoccupazione dei collaboratori a progetto.

Secondo il Codice Civile il rapporto lavoro è un contratto tipico e nel ambito del rapporto di lavoro il datore è tenuto ad applicare nell'ambito dell'impresa ogni innovazione che risulti dal campo della scienza ancor prima che sia in effettiva diffusione e che ne sia stata verificata l'effettività. Questa è una garanzia per il datore di lavoro e deve essere una tutela per il lavoratore.
Vediamo qualche dato statistico del 2011
Nel mese di gennaio gli occupati sono 22.831 mila unità, in diminuzione dello 0,4% (-83 mila unità) rispetto a dicembre 2010. Nel confronto con l’anno precedente l’occupazione è in calo dello 0,5% (-110 mila unità). La diminuzione registrata nel mese è dovuta sia alla componente maschile sia a quella femminile.
Il tasso di occupazione è pari al 56,7%, in calo di 0,2 punti percentuali rispetto a dicembre e di 0,4 punti rispetto a gennaio 2010.
Il dato è che il numero dei disoccupati, pari a 2.145 mila, ha registra una crescita dello 0,1% (+2 mila unità) rispetto a dicembre. Il risultato è sintesi della crescita della disoccupazione femminile e della flessione di quella maschile. Su base annua la crescita del numero di disoccupati è del 2,8% (+58 mila unità).
Per il terzo mese consecutivo il tasso di disoccupazione si attesta all’8,6% con una crescita di 0,2 punti percentuali su base annua. Prosegue la crescita del tasso di disoccupazione giovanile, che raggiunge il 29,4%.
Una soluzione di politica del lavoro la si può trovare nel documento prodotto dal sindacato UIL contro la lotta al lavoro sommerso bisogna fare un sforzo per far si che le tante risorse recuperabili tornino a far parte del bilancio dello Stato e siano indirizzate a sostegno di bisogni primari per i lavoratori e per il Paese stesso. Il tasso di lavoro irregolare deve essere colpito e fare in modo un rapporto di lavoro che navighi a vista tra la sua stabilità e la flessibilità, per incentivare le imprese ( creare posti di lavoro stabili) Regolare il rapporto di lavoro.

domenica 13 marzo 2011

Curriculum vitae europeo, istruzioni

Un curriculum vitae europeo per facilitare la mobilità dei lavoratori tra i Paesi dell’Unione Europea.
Nonostante la libera circolazione, definita per legge e diritti, le persone (i lavoratori) non vedono riconosciute sia le qualifiche che le competenze in un paese che non sia quello in cui siano state maturate.
L’Unione Europea ha proposto, viste le difficoltà, vari strumenti per favorire la trasparenza e il riconoscimento delle qualifiche e dei titoli acquisiti, con lo scopo di consentire alle persone di poter presentare ed utilizzare le proprie competenze nei paesi dell’europei intesi come comunità, Unione Europea.

Cosa contiene il curriculum europeo?
Innanzitutto informazioni sulla esperienza professionale,  istruzione e formazione ossia qualifiche e titoli, competenze linguistiche. Il dato particolare consiste nella adozione di un formato standard per tutti i Paesi ,  che sia in grado di facilitare l’eliminazione delle barriere poste dai diversificati metodi istituzionali e nazionali di riconoscimento delle competenze, facendo in modo che la propria storia professionale sia comprensibile a 360 gradi, a tutti.

A chi può servire il curriculum europeo?
A tutti coloro che desiderano lavorare all’estero, in un paese diverso da quello di origine;, a coloro  che hanno competenze in ambiti diversi  da quello educativo formativo, non documentati da titoli; a coloro che hanno acquisito un titolo all’estero o esperienze di lavoro in diversi paesi europei.

Il Centro Nazionale Europass Italia, istituito presso l’Isfol, è la struttura incaricata dalla Commissione europea per fornire informazioni di carattere generale sull’ Europass curriculum vitae. L'Europass curriculum vitae è un modello standardizzato che consente di descrivere, sulla base di un formato condiviso e riconosciuto in tutta Europa, le esperienze di studio e di lavoro e le competenze sviluppate da un individuo, al momento della presentazione di una candidatura per un lavoro o per la prosecuzione di un percorso formativo. Questo strumento può essere utilizzato in tutti i casi di mobilità geografica e professionale. Informazioni dettagliate si trovano sul sito del Nec Italia http://www.europass-italia.it/scelta2.asp , dove è possibile prendere visione del modello proposto , il quale può essere scaricato e compilato.

giovedì 10 marzo 2011

Mobilità per gli studi professionali

Il parere del ministero del Lavoro sul quesito sollevato da Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro e da Confprofessioni ha cambiato gli orientamenti dei centri per l'impiego che non vogliono iscrivere nelle liste di mobilità questa categoria di dipendenti, perché non licenziati da imprese.
Adesso con l'interpretazione del ministero del Lavoro i dipendenti degli studi professionali hanno diritto alla procedura della mobilità, come prevista dalla legge 223 del 91 in caso di licenziamento per riduzione di personale o per cessazione dell'attività.
L’interpello n 10 del 2011 ha risposto al quesito posto dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, che era volto a chiarire la possibilità, per i dipendenti degli studi professionali di essere iscritti alla lista di mobilità.
Sicuramente risulta una vittoria “legale” da parete degli studi professionali o dei dipendenti che lavorano presso di loro.
Ricordiamo che secondo l'articolo 4 della legge n. 236 del 1991, possono essere iscritti nelle liste di mobilità i lavoratori licenziati da imprese, anche artigiane o cooperative di produzione e lavoro, che occupano anche meno di quindici dipendenti, licenziati per giustificato motivo oggettivo riconducibile a riduzione, trasformazione o cessazione dell’attività lavorativa.
Il ministero ha sottolineato che la Corte dell'Unione Europea ha esteso la nozione di datore di lavoro, affermando che bisogna applicare la dottrina ai licenziamenti collettivi effettuati da qualunque datore, persona fisica o giuridica. La possibilità di iscrivere nelle liste anche i dipendenti degli studi professionali, licenziati per riduzione di personale, va dunque nella linea delle direttive dell'Unione Europea. Oltre che essere iscritti alla lista, questi lavoratori potrebbero aver diritto anche all'indennità di mobilità in deroga, se possono vantare un'anzianità aziendale di almeno dodici mesi, di cui almeno sei di effettivo lavoro. Le leggi 203 del 2008 e 2 del 2009 hanno esteso alcune misure di sostegno, in deroga ai canonici ammortizzatori, a categorie di lavoratori che per il settore di attività o per le dimensioni aziendali ne sarebbero stati esclusi.
Pertanto, l’indennità di mobilità in deroga può essere erogata anche dai dipendenti licenziati da studi professionali a seguito della crisi, se posseggono i requisiti richiesti e dichiarano la loro immediata disponibilità al lavoro e a percorsi formativi, senza che rilevi la forma giuridica, individuale o associata, dello studio professionale di provenienza.
Si è trattato di un risultato importante perché il chiarimento del ministero ha posto sullo stesso livello i lavoratori degli studi professionali ai lavoratori degli altri settori, commercio, industria e servizi in cui la legge per la legislazione in materia di cassa integrazione, mobilità e trattamenti di disoccupazione era già in vigore.
Il ministero ha precisato che i lavoratori degli studi professionali, in presenza di almeno 12 mesi di anzianità lavorativa presso lo stesso studio (di cui almeno 6 di lavoro effettivamente prestato) hanno diritto anche all'indennità di mobilità in deroga.
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