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domenica 10 gennaio 2016

Professionisti, arriva la tessera professionale europea dal 18 gennaio


Dal prossimo 18 gennaio entra in vigore la normativa UE sulla tessera professionale europea per esercitare in tutto il territorio comunitario. Con l'introduzione della tessera professionale si apre le porte allo strumento che semplifica la materia di riconoscimento della qualifiche professionali.

I professionisti italiani che vogliono svolgere la propria attività in un altro Paese dell’Unione Europea avranno uno strumento. La tessera professionale europea: entra in vigore la direttiva 2013/55/Ue in base alla quale i liberi professionisti possono esercitare liberamente all’interno del mercato europeo.

Il ministero dello Sviluppo Economico con circolare 3685/C del 30 dicembre 2015 spiega che la libertà di prestare servizi comporta: «che i prestatori che legittimamente operano in uno Stato membro dell’Unione, siano essi persone  fisiche o giuridiche, hanno diritto di offrire i propri servizi a destinatari residenti in altri Stati membri, su base temporanea e senza che da ciò derivi la necessità di uno stabilimento nello Stato del destinatario della prestazione offerta».

La tessera professionale europea renderà quindi più agevole lo scambio di competenze tra gli Stati membri favorendo la circolazione dei liberi professionisti nei diversi settori, siano essi persone fisiche o giuridiche. Il governo è pronto all’emanazione della legge ad hoc sul lavoro all'estero dei professionisti ma, se anche questo dovesse avvenire oltre il termine del 18 gennaio, il recepimento delle disposizioni UE avverrà in automatico.

La normativa europea entra in vigore il prossimo 18 gennaio. La legge italiana in realtà è in dirittura d’arrivo ma, una volta scaduto il termine di recepimento del 18 gennaio 2016, si applicheranno comunque automaticamente le disposizioni UE, che sono sufficientemente chiare, precise ed incondizionate; sono le «cosiddette direttive dettagliate o self-executing, secondo i principi affermati dalla Corte di Giustizia europea a partire dal caso Van Gend en Loos, causa 26/62, sentenza 5 febbraio 1963), con prevalenza anche sulle eventuali difformi norme legislative nazionali».

Si tratta di una procedura semplificata per esercitare all’interno dell’Unione Europea con una richiesta che si presenta online alle autorità nazionali. L’esperienza professionale richiesta è dimezzata a un anno (prima ce ne volevano due), nel corso dei dieci anni che precedono la prestazione di servizi, a meno che la professione non sia diversamente regolamentata nello Stato membro di origine.

La tessera professionale europea parte con alcune professioni ad alto tasso di mobilità, come medici, infermieri, farmacisti, fisioterapisti, ingegneri, guide alpine, agenti immobiliari. Gli appartenenti ad altre professioni continuano a ricorrere alla procedure classiche per esercitare in altri paesi europei, ma è previsto un ampliamento delle nuove regole.

La tessera avrà la forma di un certificato elettronico che attesterà come il professionista abbia superato ogni procedura per ottenere il riconoscimento della qualifica professionale nel Paese ospitante. Riguarderà sia i professionisti europei che intendano esercitare in Italia, sia i professionisti italiani che intendano esercitare in un altro Paese europeo e faciliterà il trasferimento, anche solo temporaneamente, dell'attività in un altro Paese dell'Unione.

Al momento l’iniziativa riguarda solo cinque professioni (infermiere, farmacista, fisioterapista, guida alpina e agente immobiliare), ma in futuro potrà essere estesa dalla Commissione anche ad altre professioni.

Molte altre le novità previste dalla direttiva 2013/55/UE: un meccanismo di allerta per segnalare, attraverso il sistema IMI, i professionisti colpiti da una sanzione disciplinare o penale che abbia incidenza sull'esercizio della professione; la possibilità, a determinate condizioni, di ottenere un accesso parziale alla professione; la possibilità di ottenere il riconoscimento del tirocinio professionale effettuato in parte all'estero.

Al momento, la tessera riguarda solo cinque professioni (infermiere, farmacista, fisioterapista, guida alpina e agente immobiliare) ma in futuro potrà essere estesa dalla Commissione anche ad altre professioni.

La domanda per la tessera professionale europea si può fare online presso il portale delle autorità nazionali di competenza. L’esperienza minima richiesta per lavorare all'estero mediante questo canale è di un anno nell’ultimo decennio. Il debutto della tessera professionale europea si estende alle professioni per le quali è richiesta maggiore mobilità: medici, infermieri, farmacisti, fisioterapisti, ingegneri, guide alpine e agenti immobiliari in primis. Per tutte le altre, momentaneamente, viene mantenuta la procedura standard per esercitare negli altri paesi europei.

sabato 5 settembre 2015

Lavorare all’estero, offerte e siti online per trovare lavoro



Ogni anno sono sempre di più gli italiani, giovani e meno giovani, che lasciano l’Italia per lavorare all’estero infatti secondo le statistiche solo nel 2014 gli italiani che sono andati all’estero per trovare un lavoro sono stati più di 100.000, in crescita dai 94.126 del 2013. Tra i paesi in maggior misura scelti c’è la Germania dove vi si recano circa 14.270 italiani, subito dietro c’è il Regno Unito scelto come meta da 13.388 connazionali espatriati, al terzo posto troviamo la Svizzera con circa 11.092.

Cercare e trovare lavoro da stranieri ovviamente è più difficile. Detto questo, trovare lavoro in un altro Paese non è impossibile. Le opportunità esistono, ma vanno trovate, e bisogna mettersi nella condizione di poterle cogliere.

Ed ecco perché, per avere successo, è fondamentale mettere a punto una vera e propria strategia di ricerca globale.

Da dove partire? Anzitutto da un'analisi obiettiva delle proprie capacità. Quindi che cosa so fare? In che settori potrei essere impiegato? Quanto sono effettivamente flessibile e disposto ad adattarmi o a imparare un nuovo mestiere?

Fatto questo, e magari dopo aver individuato una sorta di lista dei paesi in cui vi piacerebbe trasferirvi, è necessario effettuare qualche ricerca per capire se in quelle nazioni il lavoro per voi c'è.

Come fare? Semplice: bisogna individuare un paio di siti di agenzie di lavoro e inserire i criteri che meglio vi descrivono per avere anche solo una vaga idea di quello che quel particolare settore offre. Se invece la vostra e una professionalità di nicchia, conviene contattare direttamente un paio di head hunter e chiedere consigli mirati.

Dopo aver individuato paese e settore di riferimento dovete chiedervi anzitutto se parlate la lingua della nazione in questione. Una conoscenza base potrebbe bastare per svolgere professioni più semplici che non richiedono moltissima interazione con il pubblico. Una cosa è certa: la lingua si perfeziona, ma non si impara sul posto.

Altra domanda fondamentale: assicuratevi di entrare nel paese che vi interessa con un visto che vi permetta di lavorare. Magari ci sono stati in cui riuscireste a farla franca, ma nella maggior parte dei casi non è così. E non dimenticate che, spesso, un visto di lavoro offre anche una copertura sanitaria minima e altri vantaggi. Quindi se esiste la possibilità di emigrare legalmente in un altro stato, perché non sfruttarla rendendosi così anche la vita più facile?

Confrontarsi con chi ha già un po' di esperienza nel luogo, soprattutto dal punto di vista della cultura di lavoro del posto, visto che ogni paese ha la propria, è fondamentale per adattarsi bene e in fretta.

Le differenze possono essere minime se i nostri interlocutori sono italiani, ma australiani, cinesi, indiani e brasiliani, solo per fare un paio di esempi, lavorano in maniera molto diversa da noi, e essere preparati su cosa possiamo e non possiamo aspettarci è utile, anche solo per fare una buona impressione su chi ci esamina durante un colloquio.

I benefici derivanti da un’esperienza di lavoro o formazione all’estero sono molteplici: si sperimenta uno stile di vita diverso, si sviluppano nuove competenze e si fa tesoro di conoscenze, ma soprattutto si esplorano culture diverse e si ampliano i propri orizzonti mentali.

Per cercare e offrire lavoro in Europa c’è Eures Employment Services), la rete dei servizi pubblici per l’impiego europei istituita nel 1993, che fornisce gratuitamente servizi d'informazione e consulenza per la mobilità professionale europea.

L’Unione Europea ha, infatti, riconosciuto il diritto al futuro a tutti i suoi cittadini, abbattendo le frontiere e decretando il principio della libertà di circolazione dei lavoratori, facendo della mobilità uno dei suoi capisaldi.

Nata con l’obiettivo di migliorare il mercato del lavoro europeo stimolando l’occupazione attraverso una maggiore mobilità dei lavoratori, Eures si rivolge a tutti coloro, cittadini, lavoratori e datori di lavoro, che vogliono aprirsi al mercato del lavoro europeo, con uno sguardo particolare ai giovani, in un quadro di mobilità regolamentata e sicura.

Il programma Leonardo Da Vinci, Erasmus For Young Enterpreuneurs, Volontariato Internazionale sono alcuni dei programmi contenuti all’interno di Erasmus + che apre le sue porte non solo agli studenti ma anche ai tirocinanti, a coloro che fanno il loro ingresso nel mondo del lavoro, agli sportivi e ai volontari allo scopo di creare uno scambio di conoscenze che mescoli ancora di più i cittadini europei.

Per conoscere diritti e opportunità del mercato unico europeo è possibile avvalersi di Your Europe, il servizio informativo offerto dall'Ue.

I cittadini italiani (o comunitari residenti in Italia) interessati a un'esperienza di lavoro in un Paese extra-Ue possono indicare la propria disponibilità nella pagina personale riservata agli utenti registrati a Cliclavoro. In questo modo le aziende registrate al portale che sono intenzionate ad assumere nuovi lavoratori presso le proprie sedi estere possono consultare i dati degli iscritti alla lista, selezionare i profili più idonei e avviare la procedura necessaria per il trasferimento dei lavoratori all'estero.

Il principale mezzo che gli italiani usano per trovare lavoro all’estero è sicuramente internet grazie al quale acquisire informazioni su un paese estero è diventato davvero molto facile, basta avere un Pc collegato in rete e comodamente dalla propria Sedia si possono trovare qualsiasi tipo di Informazioni compreso ovviamente le offerte di lavoro all’estero.

http://www.cwjobs.co.uk/


https://jobs.telegraph.co.uk


http://www.bloglavoro.com/


http://www.totaljobs.com/


http://mycareer.com.au/


http://www.careersandjobsuk.com


http://www.bloglavoro.com


http://www.eurobrussels.com


http://europa.eu/youth


http://www.jobbydoo.fr/

domenica 31 maggio 2015

L’Unione europea seleziona amministratori per la cooperazione



La Commissione Europea ricerca amministratori per la cooperazione con i paesi extra UE. Serve la laurea e esperienza. Domande entro il 9 giugno 2015.

L’Unione Europea, tramite il portale di selezione del personale EPSO, ha indetto una selezione per l’assunzione di 60 amministratori per la Cooperazione allo sviluppo e gestione degli aiuti in paesi extra-ue. I candidati ritenuti idonei verranno inseriti in una graduatoria da cui l’UE attingerà per l’assunzione di funzionari nel ruolo di amministratori a seconda delle esigenze. I candidati dovranno sottoporsi a una rigida selezione che consisterà in: una prova a risposta multipla, valutazione dei titoli e prove presso il centro di valutazione. I candidati verranno assunti con uno stipendio di partenza di 5.612, 65 euro al mese, a seconda dell’esperienza e lavoreranno presso le delegazioni europee.

Epso ha aperto un nuovo concorso per la selezione di Amministratori da assumere come personale permanente dell’Unione Europea. C’è tempo fino al 9 giugno 2015 per partecipare al bando per funzionari dell’UE.

La Commissione europea ricerca Amministratori nel settore della cooperazione allo sviluppo. Gli amministratori verranno assunti dalla Commissione Europea per la gestione degli aiuti ai paesi extra dell’UE e forniranno supporto ai responsabili nelle decisioni. In particolare: seguiranno le politiche in materia di sviluppo e gestiranno progetti e programmi di cooperazione di sostegno al bilancio.

I candidati devono  essere in possesso dei seguenti requisiti generali:

cittadinanza di uno Stato membro dell’UE;

pieno godimento dei diritti civili;

posizione regolare rispetto agli obblighi di leva;

garanzie di moralità richieste per l’esercizio delle funzioni da svolgere;

conoscenza di una lingua straniera tra Francese, Inglese o Tedesco, corrispondente almeno al livello B2 del QCER;

laurea quadriennale con almeno 6 anni di esperienza professionale, oppure laurea triennale con 7 anni di esperienza professionale.

Compiti da svolgere
Gli amministratori verranno assunti dalla Commissione Europea per attività nel settore della cooperazione allo sviluppo e della gestione degli aiuti ai paesi extra dell’UE e forniranno supporto ai responsabili nelle decisioni.

Mansioni da svolgere
Tra le mansioni di competenza degli amministratori rientrano:
– l’analisi di questioni e politiche in materia di sviluppo
– l’individuazione, lo sviluppo e la gestione di progetti e programmi di cooperazione gestione di programmi di sostegno al bilancio

Requisiti di ammissione
I candidati devono:
– essere cittadini di uno Stato membro dell’Unione europea
– avere conoscenza approfondita di una lingua ufficiale europea e buona conoscenza di una seconda lingua a scelta tra inglese, francese e tedesco
– avere formazione universitaria
– avere esperienza professionale di almeno 6 a

Scadenza concorso europeo
Il termine per presentare domanda di partecipazione è fissato per il giorno 09 giugno 2015 ore 12.00 (mezzogiorno), ora di Bruxelles tramite l’apposita procedura online.



lunedì 27 aprile 2015

Lavorare nella Ue: figure professionali cercasi



Lavorare nella Ue? Un sogno difficile ma non impossibile da realizzare. Nelle istituzioni dell'Unione europea lavorano più di 40 000 uomini e donne dei 28 paesi membri. L'Ufficio europeo di selezione del personale (EPSO) organizza concorsi pubblici per selezionare il personale per posti a tempo determinato e indeterminato. L'UE assume anche agenti sia contrattuali che temporanei, offre opportunità di tirocinio e possiede banche dati di esperti.

L'Ufficio europeo di selezione del personale (EPSO) è il primo punto di approdo per chi vuole lavorare per l'UE. Il suo sito spiega le modalità di selezione e dà suggerimenti su come prepararsi ai concorsi.

Assunzione di personale a tempo indeterminato
L'EPSO organizza concorsi pubblici per selezionare personale a tempo indeterminato. I concorsi permettono di valutare le capacità dei candidati tramite una serie di prove e valutazioni che assicurano la selezione dei migliori. Ogni anno ci sono concorsi per funzionari amministrativi, linguisti, interpreti, traduttori, segretari ed altre categorie di personale.

L'EPSO seleziona il personale per tutte le istituzioni dell'UE:
Il Parlamento europeo, che dispone di tre sedi: Bruxelles (Belgio), Lussemburgo e Strasburgo (Francia)

Il Consiglio dell'UE, a Bruxelles
La Commissione europea – con sede a Bruxelles (Belgio) e Lussemburgo. Di tutte le istituzioni dell'UE, la Commissione è quella che ha il personale più numeroso, in Europa e nelle sue delegazioni nel resto del mondo. Sono disponibili numerosi posti per personale specializzato, per esempio nel campo delle scienze, delle lingue o delle scienze statistiche/economiche.

La Corte di giustizia dell’Unione europea, a Lussemburgo

La Corte dei conti, a Lussemburgo

Il Comitato economico e sociale europeo, a Bruxelles

Il Comitato delle regioni, a Bruxelles

Il Mediatore europeo, a Strasburgo

Il Garante europeo della protezione dei dati, a Bruxelles.

In qualunque istituzione, la procedura di selezione e i tipi di contratto sono gli stessi.
I funzionari a tempo indeterminato sono suddivisi in amministratori e assistenti.

Amministratori (AD)

Gli amministratori contribuiscono alla definizione delle politiche e al controllo dell'applicazione delle norme dell'Unione, svolgendo una funzione di analisi e di informazione. Generalmente, bisogna aver completato un corso universitario di almeno tre anni per poter partecipare al concorso per amministratore.

Assistenti (AST)

Gli assistenti svolgono ruoli di supporto necessari alla gestione interna delle istituzioni. Generalmente, è necessario avere almeno un diploma di scuola superiore per accedere al concorso per questo ruolo.

Altre procedure di selezione e assunzione

Agenti contrattuali

Gli agenti contrattuali sono reclutati per mansioni manuali o di supporto amministrativo. Si tratta di impieghi a breve termine – il contratto iniziale è in genere di 6-12 mesi.
Agenti temporanei

Gli agenti temporanei sono assunti per compiti specializzati o temporanei con un contratto della durata massima di sei anni.
Personale interinale

Alcune istituzioni assumono anche personale interinale locale con contratti della durata massima di sei mesi. In questo caso il reclutamento avviene tramite un'agenzia per il lavoro.
Tirocini

Sette istituzioni assumono anche tirocinanti per un periodo che va dai tre ai cinque mesi. I tirocinanti (stagisti), possono essere studenti, laureati o linguisti e svolgono compiti simili a quelli degli amministratori all'inizio della carriera. La selezione è organizzata dalle istituzioni (e non dall'EPSO).

Servizi in appalto

Per compiti specifici (manutenzione, mensa, ecc.), il personale è reclutato da contraenti esterni scelti tramite gare di appalto.

Esperti nazionali distaccati (END)

Si tratta di norma di dipendenti provenienti dall'amministrazione pubblica del loro paese di origine, che vengono distaccati per un preciso periodo di tempo presso un'istituzione dell'UE per condividere le loro competenze e per apprendere le politiche e le procedure dell'UE. Gli esperti nazionali sono selezionati secondo una procedura particolare che non coinvolge l'EPSO. La rappresentanza permanente del vostro paese presso l'UE può informarvi sulle opportunità disponibili.

Esperti dell'UE

L'UE gestisce banche dati con nomi e qualifiche degli esperti esterni che possono fornire un aiuto specifico alle istituzioni e alle agenzie. Gli esperti creano e gestiscono un loro profilo protetto da password, con informazioni sulle loro esperienze lavorative, conoscenze e competenze. Responsabili di queste banche dati sono le singole istituzioni e agenzie (e non l'EPSO). Il Servizio comunitario d'informazione in materia di ricerca e sviluppo (CORDIS), per esempio, ospita una banca dati di esperti English che operano nell'ambito del Settimo programma quadro per la ricerca dell'UE.

L’Ufficio Europeo di Selezione del Personale (EPSO) ha pubblicato un nuovo bando per la creazione di una graduatoria permanente, mediante la quale saranno assunti, a tempo indeterminato, 149 Funzionari Amministrativi generici.

Le condizioni generali, richieste per poter validamente partecipare, sono:

essere cittadini di uno Stato membro dell’UE e godere dei diritti civili;

trovarsi in posizione regolare, secondo le leggi nazionali, relativamente al servizio militare;

offrire le garanzie di moralità richieste per le mansioni previste.

E' necessario inoltre aver conseguito un diploma che attesti almeno tre anni di studi universitari.

La sede di lavoro e Bruxelles o Lussemburgo.

I funzionari amministrativi saranno inquadrati, in un primo tempo, col grado AD 5, livello "base" applicato ad inizio carriera ai giovani laureati e diplomati; il trattamento sarà pari a € 4.384,38 (retribuzione base mensile, montante indicativo per una settimana di lavoro di 40 ore).

Figure professionali ricercate

Direttore presso il Servizio giuridico del Consiglio
Consiglio europeo Epso ha aperto una procedura per un posto vacante di Direttore presso il Servizio giuridico del Consiglio.

Il Servizio giuridico è il giureconsulto del Consiglio europeo e del Consiglio, assiste il Consiglio europeo e i suoi organi preparatori, la presidenza e il Segretariato generale nel garantire la legalità e la qualità redazionale degli atti. Contribuisce ad individuare soluzioni giuridicamente corrette e politicamente accettabili attraverso pareri orali e scritti.

La figura richiesta è un/una giurista con una buona conoscenza e un'esperienza pratica nei settori contemplati dalla direzione, che comprendono l’energia, le telecomunicazioni, gli affari sociali, la ricerca, Euratom, lo spazio, l'istruzione, la gioventù, la cultura e le questioni in materia di audiovisivi. In questi settori il candidato prescelto sarà chiamato ad assistere il Consiglio e i suoi organi preparatori e ad assicurare la difesa del Consiglio dinanzi agli organi giurisdizionali dell'Unione.

I candidati devono possedere i seguenti requisiti di ammissione al momento della presentazione della candidatura:

essere cittadino di uno degli Stati membri dell'Unione Europea;

aver maturato almeno quindici anni di esperienza professionale, di cui almeno cinque con funzioni di consulenza legale e almeno tre in posizione dirigenziale

possedere un diploma universitario in giurisprudenza

avere una buona conoscenza della lingua inglese e francese

Le candidature devono essere trasmesse tramite posta elettronica all’indirizzo Selection.of.Officials-Applications.Management.Posts@consilium.europa.eu

Capi di amministrazione presso il Servizio europeo per l’azione esterna Seae.

E' avviata la costituzione elenco di riserva di 30 candidati idonei dal quale il Servizio europeo per l’azione esterna attingerà per l'assunzione di nuovi funzionari capi dell’amministrazione (gruppo di funzioni AST).

I capi dell'amministrazione forniscono assistenza ai capi delle delegazioni dell’UE in merito alla gestione corrente della delegazione e assicurano il coordinamento delle attività della sezione amministrativa. Si occupa inoltre di predisporre previsioni di bilancio ed il fabbisogno del personale.

Per partecipare, i candidati devono:

essere cittadini di uno Stato membro dell’Unione Europea

avere buona conoscenza di una lingua ufficiale europea e conoscenza di una seconda lingua tra inglese o francese

avere formazione scolastica superiore
avere esperienza professionale attinente



lunedì 6 ottobre 2014

Tfr 50% in busta paga, per i Consulenti del lavoro dai 40 agli 82 euro al mese




"Sui giornali, grandi discussioni sul Jobs Act e sull'articolo 18. A tempo debito sarà bello spiegare cosa cambia per un giovane precario. Ma ne parleremo prestissimo''. Questo l'annuncio del premier nella sua enews.

Ma per il momento: "L'Italia è il Paese con il più alto numero di lavoratori scoraggiati d'Europa, e con il tasso di attività più basso". A rivelarlo è l'ultimo rapporto trimestrale della Commissione Ue su occupazione e situazione sociale. Per Bruxelles l'Italia è anche tra i Paesi dove "la disoccupazione giovanile e quella a lungo termine salgono più che nel resto d'Europa, e dove le entrate delle famiglie continuano a scendere".

"L'Italia - continua il rapporto - è ancora il Paese con il più elevato tasso di lavoratori scoraggiati e l'evoluzione recente non è incoraggiante (12,8% nel primo trimestre 2014, +1 punti percentuali rispetto al primo trimestre 2013). Per quanto riguarda la situazione sociale, "tra i grandi Stati membri le entrate delle famiglie continuano ad aumentare in Germania e Regno Unito, mentre scendono in Italia, Polonia e Spagna".

Tra 40 a 82 euro al mese in busta paga se andasse in porto il provvedimento proposto dal Governo. È quanto hanno calcolato gli esperti della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro in un parere che ha l'obiettivo, oltre di prevedere l'ammontare della somma da percepire, anche quello di chiarire tutti i passaggi tecnici della proposta, illustrando il bacino d'utenza e le criticità legate alle coperture finanziare e agli equilibri pensionistici.

Secondo le previsioni della Fondazione entrerebbero nelle buste paga dei lavoratori “circa 40 euro al mese (in caso di Tfr erogato al 50%), circa 62 euro (con Tfr erogato al 75%) e circa 82 euro al mese (in caso di Tfr erogato al 100%)”. Se si decidesse di mantenere l'odierna agevolazione fiscale, l'ammontare mensile varierebbe di circa 5 euro in eccesso. I lavoratori interessati all'anticipo del Tfr in busta paga dovrebbero essere “esclusivamente i dipendenti del settore privato, ovvero circa 12 milioni di lavoratori rispetto agli oltre 3 milioni del settore pubblico”.

Per il settore privato, afferma la Fondazione, “ ogni anno vengono erogate 315 miliardi di retribuzioni contro i 115 miliardi per quelle dei lavoratori pubblici, per un totale di circa 430 miliardi di retribuzioni l'anno. Il Tfr maturato ogni anno è circa 21 miliardi, 451 milioni di euro. Sapendo che per le imprese che superano i 49 dipendenti il Tfr rimasto in azienda viene destinato al Fondo di Tesoreria Inps, dal quale non è possibile sottrarlo per non incorrere in problemi di gettito, questa proposta riguarderebbe solo la metà dei lavoratori privati, ovvero i 6 milioni e 500 mila dipendenti di aziende private con meno di 50 dipendenti”.

Un altro fattore da considerare, per la Fondazione studi dei consulenti del lavoro, è la riforma delle previdenza complementare, entrata in vigore dal 1° gennaio 2007, a cui ogni anno vengono destinati 6 miliardi del Tfr.

«Poi, ci sono i 6 miliardi distribuiti annualmente al Fondo Tesoreria Inps e i restanti 10 miliardi che rimangono in azienda. Di conseguenza, se la proposta normativa riguarderà solo le aziende fino a 49 dipendenti, il Tfr sarebbe circa la metà di quello maturato complessivamente», prosegue. «Il Tfr, sia che venga corrisposto al termine del rapporto sia che venga in parte anticipato durante il rapporto, gode di un'agevolazione fiscale e previdenziale. La prima riguarda un regime di tassazione agevolata che va dal 23 al 25% della somma percepita; la seconda è invece la totale esenzione, in quanto la somma del Tfr non alimenta il trattamento pensionistico dei lavoratori», fa notare.

«In passato, in caso di Tfr anticipato mensilmente in busta paga dai datori di lavoro -ricorda la Fondazione studi nel parere- i giudici del lavoro avevano stabilito un cambiamento della natura della retribuzione, che diventava così ordinaria e non speciale. Di conseguenza, le imprese sono tenute a pagare i contributi corrispettivi e i lavoratori le imposte con un tasso ordinario e non più agevolato. Per conservare, dunque, l'agevolazione fiscale e contributiva, bisogna necessariamente prevedere un'adeguata copertura finanziaria». «La scelta di destinare il Tfr dei lavoratori alla previdenza complementare -continua- in seguito all'entrata in vigore della riforma della previdenza del 2006 dava la possibilità di integrare il metodo contributivo». «Se adesso si scegliesse di anticipare -rimarca- la somma o parte di essa in busta paga, si creerebbe un danno al sistema pensionistico direttamente proporzionale al numero degli anni per cui viene percepito l'anticipo».

«Il Tfr è da sempre usato -precisa la Fondazione studi- come uno strumento per autofinanziarsi. Se, quindi, si decidesse di anticiparlo ogni mese, bisognerebbe prevedere un sistema di compensazione. Se è vero che il Tfr da monetizzare è quello per il futuro, e non quello maturato per il passato, è pur vero che le imprese sarebbero a rischio liquidità e, quindi, bisognerebbe compensare riducendo i costi contributivi, così come avvenne per il versamento al Fondo di Tesoreria per le aziende con 50 dipendenti». Secondo quanto è emerso da un'indagine effettuata dalla Fondazione studi sulle microimprese, «gli imprenditori vorrebbero liquidare il Tfr per favorire il clima aziendale e al tempo stesso evitare di dover versare somme superiori al loro volume d'affari al termine del rapporto di lavoro del dipendente». «Ma è necessario sottolineare -avverte- che questa proposta non porterà a un aumento delle retribuzioni. Si tratta, infatti, solo di un sistema di autofinanziamento con cui i lavoratori si anticipano indennità future, mettendo però a rischio gli equilibri pensionistici e indirizzando i futuri pensionati a una misera esistenza».

Per rassicurare le imprese, il Governo ha in serbo una proposta concreta che tiene conto dei punti critici segnalati, a partire dall’esborso per i datori di lavoro, e che garantisce a tutti solo vantaggi, coinvolgendo tanto i lavoratori del settore privato quanto quelli del pubblico.

Il meccanismo previsto non dovrebbe comportare oneri aggiuntivi per le aziende, perché passa attraverso l’istituzione di un Fondo anticipo TFR FATFR) che assicurerebbe alle imprese la liquidità necessaria per anticipare la liquidazione parziale del Trattamento di Fine Rapporto.

Il TFR anticipato resterebbe soggetto a tassazione separata senza passaggio di aliquota IRPEF (pur davanti a un aumento di scaglione di reddito). La scelta spetterà comunque al dipendente, che potrà anche lasciare il TFR in azienda o in un fondo pensione. Inoltre, oltre alla possibilità di anticipo del 50% di quanto maturato con le buste paga 2015, il lavoratore potrà scegliere l’erogazione in un’unica soluzione, con lo stipendio di febbraio.



giovedì 18 settembre 2014

Annunci di lavoro: piano Garanzia Giovani la UE controlla



La Commissione UE ha avviato l'analisi del programma Garanzia Giovani nei Paesi in cui è stata effettuata la sperimentazione, tra cui l'Italia.

Il 2014 è l'anno di avvio della Youth Guarantee, programma europeo per favorire l'occupabilità e l'avvicinamento dei giovani al mercato del lavoro. Un percorso che prevede una serie di misure, a livello nazionale e territoriale, volte a facilitare la presa in carico dei giovani tra 15 e 25 anni per offrire loro opportunità di orientamento, formazione e inserimento al lavoro.

La “Garanzia Giovani” (Youth Guarantee) è il Piano Europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile. In sostanza l’Unione Europea ha stanziato dei finanziamenti per gli Stati con tassi di disoccupazione superiori al 25% e tra questi rientra anche l’Italia.Questi soldi devono essere investiti da ogni Paese con attività di formazione, politiche attive di orientamento, sostegno e aiuti per l’inserimento nel mondo del lavoro. Lo scopo è far sì che i giovani possano trovare un posto di lavoro o un percorso formativo entro pochi mesi.

Infatti, in base a quanto stabilito dalla Raccomandazione Europea, l’Italia deve riuscire a garantire ai giovani una offerta di lavoro qualitativamente valida o una assunzione con apprendistato o un tirocinio oppure il proseguimento degli studi, entro 4 mesi dall’inizio dello stato di disoccupazione o dal termine del percorso di studi formale.

Osservato speciale della Commissione Europea il progetto “Garanzia Giovani”, l’iniziativa UE volta a contrastare la disoccupazione giovanile valorizzando il ruolo dei centri per l’impiego favorendo l’occupazione degli under 29 senza lavoro e dei cosiddetti Neet (giovani che non studiano, lavorano, né cercano impiego) al quale ha aderito anche l’Italia con uno stanziamento di 1,5 miliardi di euro. La Commissione UE sta passando in rassegna i 18 progetti pilota, tra i quali rientra anche quello italiano, per individuare la migliore strategia per la formazione e l’inserimento nel mondo del lavoro dei Neet.

Quello che valuterà la Commissione UE sono i programmi messi in atto da ciascun Paese per fare in modo che ciascuno Stato Membro possa acquisire il maggior livello di esperienza pratica nell’attuazione della Garanzia Giovani arrivando a garantire a tutti i propri giovani un’opportunità lavorativa, un tirocinio, un contratto di apprendistato, un percorso di apprendimento, un incentivo all’auto-imprenditorialità o un’esperienza nel servizio civile entro quattro mesi dall’inizio della disoccupazione, o dall’uscita dal sistema di istruzione formale.

Ogni singola Regione italiana ha il compito di attuare il programma Garanzia Giovani, ossia di organizzare, coordinare e gestire tutte queste iniziative, servendosi delle strutture locali – i Centri per l’impiego e gli enti privati accreditati. All’interno di ogni ente accreditato ci sarà uno “Youth Corner” cioè uno sportello informativo dedicato alla Garanzia Giovani. Saranno infatti questi sportelli a svolgere tutte le attività di accoglienza, orientamento e individuazione delle necessità e potenzialità dei giovani per individuare il percorso più in linea con le attitudini e le esperienze professionali. Il primo step è la registrazione alla Garanzia Giovani e poi il colloquio di orientamento presso uno dei Youth Corner. I giovani hanno la possibilità di fruire dei servizi del programma in qualunque città del territorio nazionale, anche in una Regione diversa da quella di domicilio o residenza.

Per il Commissario UE Laszlo Andor si tratta di una «Riforma strutturale che impone agli Stati membri di migliorare le politiche di occupazione giovanile a tutti i livelli. I progetti pilota dimostrano che si tratta di un approccio vincente che sta dando risultati. La Garanzia per i Giovani si sta rivelando la riforma strutturale di più rapida attuazione nell’UE. La Commissione lavora direttamente con tutti gli Stati Membri per garantire un’attuazione rapida e completa della Garanzia per i Giovani.».


domenica 9 febbraio 2014

Unione europea: migliori norme sui lavoratori stagionali



I lavoratori stagionali provenienti da paesi terzi potranno beneficiare di migliori condizioni di vita e di lavoro - incluso un alloggio adeguato e un limite all'orario lavorativo - grazie alla legge approvata dal Parlamento europeo. La nuova normativa, la prima a livello Ue per questa categoria di lavoratori, mira a porre fine allo sfruttamento e a impedire che i permessi di soggiorno temporanei diventino permanenti.

Migliori condizioni di lavoro per i lavoratori stagionali immigrati: regole sul trattamento, gli orari, l'alloggio, le ferie e sanzioni per i datori di lavoro inadempienti. Queste le norme approvate dal Parlamento Ue a larghissima maggioranza con 498 voti favorevoli, 56 contrari e 68 astensioni. Si avvicinano così i diritti dei lavoratori immigrati ai diritti dei lavoratori Ue riguardo all'età minima lavorativa, la retribuzione, il licenziamento, l'orario di lavoro, le ferie, la copertura sanitaria e i requisiti di sicurezza. «Stimolo a lavorare per colmare questo gap legislativo sono state anche le scene che abbiamo visto in Italia , a Rosarno , dove i lavoratori stagionali venivano sfruttati» ha dichiarato Claude Moraes relatore della normativa e eurodeputato dei Socialisti e Democratici.

La nuova legislazione dovrà essere applicata entro due anni e mezzo in tutti gli stati membri ai quali rimarrà invece competenza di stabilire quanti lavoratori stagionali accettare e la massima durata di permanenza temporanea del lavoratore, che dovrà essere compresa tra i cinque e i nove mesi su un periodo di dodici mesi. I lavoratori potranno scegliere, superato quel periodo, di estendere i loro contratti qualora vi sia la possibilità o di cambiare lavoro. «Abbiamo cercato di inviare un messaggio ai datori di lavoro corretti perché continuino a fare quello che stanno facendo, ma abbiamo detto ai datori di lavoro negligenti che è necessario disporre di norme minime a tutela dei lavoratori stagionali. Non si tratta di diritti solo sulla carta, essi permettono effettivamente una certa flessibilità, essenziale perché i lavoratori non siano trattati alla stregua di merce, ma come esseri umani» ha affermato Moraes.

Qualsiasi richiesta dei lavoratori stagionali di soggiornare all'interno dell'Ue dovrà riportare l'orario di lavoro previsto e la retribuzione. Inoltre gli immigrati lavoratori potranno iscriversi a un sindacato, aver accesso alla sicurezza sociale, alla pensione e alla formazione. I lavoratori stagionali che desiderino ritornare nuovamente in un Paese Ue godranno di semplificazione delle normative nello stato membro interessato e potranno ricevere diversi permessi di lavoro stagionali in unico atto amministrativo. Previste anche sanzioni «effettive, proporzionate e dissuasive» per i datori di lavoro e i sub-appaltatori tra cui l'obbligo di risarcimento al lavoratore e il divieto di impiegare futuri lavoratori stagionali. «La dignità della persona – ha sottolineato Salvatore Iacolino, eurodeputato dei Popolari Europei– riacquista così centralità nel processo legislativo, in un'Europa che promuove la migrazione legale e sostiene chi rispetta le regole, sanzionando invece in modo rigoroso chi le trasgredisce e chi sfrutta situazioni d'indigenza e bisogno di migranti irregolari».

Si tratta di un importante passo avanti anche per Sergio Cofferati europarlamentare S&D, che è la prima normativa sulla migrazione da quando è entrato in vigore il trattato di Lisbona e parte proprio dalle persone più deboli che si muovono in cerca di lavoro:«La parità di trattamento dei lavoratori Ue e non Ue ma anche perché pone le stesse regole da seguire a tutte le imprese e quindi evita la concorrenza sleale».

Sulla base dell'accordo tra Pe e Consiglio, qualsiasi richiesta di soggiornare sul territorio comunitario come lavoratore stagionale dovrà includere un contratto di lavoro o un'offerta vincolante di lavoro, che specifichi, tra l'altro, la retribuzione e l'orario di lavoro. Su richiesta dei deputati, la domanda dovrà inoltre essere accompagnata dalla prova che il lavoratore stagionale disporrà di un alloggio adeguato. Qualora fosse il datore di lavoro a fornire l'alloggio, l'affitto non potrà essere eccessivo o automaticamente detratto dallo stipendio del lavoratore.

La normativa sancisce che i lavoratori stagionali extracomunitari avranno gli stessi diritti dei cittadini dell'Ue per quanto riguarda l'età minima lavorativa, la retribuzione, il licenziamento, l'orario di lavoro, le ferie, la copertura sanitaria e i requisiti di sicurezza. Godranno inoltre del diritto di iscriversi a un sindacato, all'accesso alla sicurezza sociale, alla pensione, alla formazione, alla consulenza sul lavoro stagionale offerto dagli uffici di collocamento e da altri servizi pubblici, ma non all'edilizia residenziale pubblica. Le nuove norme agevoleranno, inoltre, il reingresso dei cittadini di paesi terzi nello Stato membro interessato.

Nell'eventualità i datori di lavoro non assolvessero ai loro obblighi, incorrerebbero in sanzioni "effettive, proporzionate e dissuasive", incluso un obbligo di risarcimento al lavoratore stagionale in questione. Anche i subappaltatori possono incorrere in dette sanzioni. Ai datori di lavoro, infine, potrebbe essere imposto il divieto nel futuro di impiegare lavoratori stagionali. Le nuove regole semplificheranno e accelereranno le procedure che consentono ai lavoratori stagionali extracomunitari di tornare nuovamente nell'Ue per soggiorni temporanei e di lavoro. Ciò può essere fatto accelerando le pratiche burocratiche per il ritorno dei candidati, dando loro la priorità per l'ammissione o con il rilascio di diversi permessi di lavoro stagionali in un unico atto amministrativo.


giovedì 19 dicembre 2013

Istat: pensioni nel pubblico doppie rispetto a privati. 'Sistema solido, forse migliore in Ue'



''Il sistema pensionistico italiano è in solido equilibrio. Forse è il più affidabile sistema pensionistico in Europa''. Lo ha dichiarato Antonio Mastrapasqua, presidente dell'Inps, su Tgcom24. ''L'Inps è solida e le risorse per pagare le pensioni si sono e ci saranno sempre - ha detto-. Il problema sono i giovani che non lavorano, il Paese deve crescere e aumentare i posti di lavoro per il pagamento delle pensioni future. Ci devono essere inoltre delle misure di sostegno al reddito quando si perde il lavoro".

''Gli importi medi annui delle prestazioni erogate nel comparto pubblico risultano doppi rispetto a quelli delle pensioni erogate nel comparto privato e nell'ordine assumono valore pari a 21.951 e 11.023 euro''. E' quanto riporta l'Istat nell'Annuario statistico, con riferimento al 2011.

''L'elevata sopravvivenza, unita al calo della fecondità, rende l'Italia uno dei Paesi più vecchi al mondo''. Lo afferma l'Istat spiegando che l'indice di vecchiaia, 148,6 anziani ogni 100 giovani, colloca l'Italia al secondo posto in Europa dopo la Germania (155,8%). La speranza di vita è di 79,4 anni per gli uomini e 84,4 anni per le donne.

I disoccupati durante la crisi, tra il 2008 e il 2012, sono aumentati di oltre un milione. E' quanto emerge dalle tabelle contenute nell'Annuario statistico dell'Istat. Nel dettaglio le persone in cerca di lavoro sono salite di 1 milione 52 mila nel giro di quattro anni.

L'Italia è tra i paesi più vecchi d'Europa, seconda solo alla Germania nel vecchio Continente. L'Istat spiega che l'elevato indice di vecchiaia, 148,6 anziani ogni 100 giovani, colloca l'Italia al secondo posto in Europa dopo la Germania (155,8%) è dovuto all'alta sopravvivenza, unita al calo della fecondità. La speranza di vita è di 79,4 anni per gli uomini e 84,4 anni per le donne. Inoltre le donne continuano a posticipare la maternità e a limitarsi, spesso, a un solo figlio: con un numero medio di bambini a donna pari a 1,39, in calo nel 2011 rispetto all'anno precedente (1,41), ''Nell'Unione europea a 15 Paesi l'Italia si colloca al quinto posto per bassa fecondità''. L'età media del parto è cresciuta a 31,4 anni, tra le più alte in Europa. Le mamme italiane in questo sono seconde (ma per un soffio) solo a quelle irlandesi e spagnole dove la maternità arriva a 31,5 anni.

Non si arresta il trend negativo delle immatricolazioni cominciato nel 2004, ma aumentano le persone che riescono a laurearsi. I giovani iscritti per la prima volta sono quasi 279 mila, 9.400 circa in meno rispetto all'anno precedente. La popolazione universitaria è composta da 1.751.192 studenti, -1,7% rispetto all'anno precedente, con una partecipazione agli studi particolarmente alta in Molise, Abruzzo e Basilicata. A proseguire gli studi sono soprattutto i diplomati dei licei rispetto a quelli degli istituti tecnici o professionali. Nel 2011 circa 299 mila studenti hanno conseguito una laurea o un diploma universitario, +3,4% rispetto all'anno precedente, interrompendo così una tendenza decrescente iniziata nel 2006. A 4 anni dalla laurea lavora il 69,4% dei laureati in corsi a ciclo unico, il 69,3% di quelli laureati nei corsi triennali e l'82,1% di quelli che hanno completato i corsi biennali.


domenica 3 novembre 2013

Osservatorio Mercer 2013 stipendi neolaureati in UE



Primo contratto in Francia: 35mila euro. Primo contratto in Germania: 40mila euro. E in Italia? Lo scarto si allarga: addirittura 15mila euro.

Una recente ricerca dell'Osservatorio Mercer 2013 sul costo del lavoro, a messo in evidenza che i neolaureati assunti nel nostro paese percepiscono mediamente una retribuzione annua lorda di 25mila euro. Nulla a che vedere con i colleghi di Berlino che sempre secondo i dati forniti dalla ricerca ne incasserebbero almeno 10mila in più.

L'indagine condotta dall'Osservatorio Mercer è stata redatta su un campione di 340 aziende italiane o stanziate in Italia, con fatturato medio sopra ai 128 milioni di euro e con un organico di circa 260 dipendenti. Nello specifico la ricerca racconta che un disegnatore meccanico in Italia, con un anno e mezzo di esperienza in curriculum può ambire a un massimo di 24mila euro annui, diversamente da quanto potrebbe attingere da Londra, ovviamente considerando anche il cambio in sterline, la sua parcella salirebbe di circa 41mila. Senza dimenticare benefit e scatti di carriera, con il doppio criterio di competenze specifiche e anni di esperienza: più competenze hai, maggiore è il premio salariale, più anni di produzione accumuli, maggiore è il fisso netto.

Secondo Elena Oriani, direttrice di Mercer Italia: "I neolaureati italiani costano poco rispetto a francesi, tedeschi e inglesi. Questa è un'opportunità per le multinazionali del nostro paese, che potrebbero reclutare giovani italiani e inserirli in un sistema di rotazione cross-countries, accrescendo così la cultura internazionale dell'azienda, prima che il giovane italiano si rivolga autonomamente all'estero per avviare la propria carriera".

I bonus erogati nel 2013 sono scesi fino al 20%: incentivi alleggeriti di 20mila euro rispetto al target prefissato.

Sempre secondo la ricerca le donne percepiscono uno stipendio dell'8% più basso rispetto ai colleghi uomini, nulla di nuovo in questo senso, anche se la forbice si restringerebbe scalando le gerarchie aziendali fino alla posizione di direttore generale o direttore di prima linea. La forbice si restringe nelle posizione di direzione. O meglio, si restringerebbe: scalando le gerarchie aziendali fino alla posizione di direttore generale o direttore di prima linea, le "quota rosa" aziendali tendono allo zero.

I numeri sono confermati dalla ricerca. Che avanza una proposta: piani per intercettare i talenti in fuga, inserendoli in schemi di formazione internazionale. Il ragionamento è lineare, soprattutto per colossi con una fatturazione sopra i 200 milioni: «I neolaureati italiani costano poco rispetto a francesi, tedeschi e inglesi - spiega Elena Oriani, direttrice di Mercer Italia -. Questa è un'opportunità per le multinazionali del nostro paese, che potrebbero reclutare giovani italiani e inserirli in un sistema di rotazione "cross-countries", accrescendo così la cultura internazionale dell'azienda, prima che il giovane italiano si rivolga autonomamente all'estero per avviare la propria carriera».


sabato 28 settembre 2013

Lavoro e giovani le strade che portano verso l’estero



Se si possiede una discreta conoscenza della lingua del Paese scelto e un minimo di esperienza lavorativa, la ricerca del lavoro può iniziare anche dall’Italia, rispondendo agli annunci da internet e inviando il proprio CV.

Sui numerosi siti che si occupano di lavoro all’estero si moltiplicano le offerte rivolte a giovani italiani qualificati. Oltre a Eures, il portale europeo della mobilità professionale, fra i siti più seguiti ci sono il sito Lavoro Estero e Vivi all’estero che oltre a raccogliere le offerte di lavoro, forniscono consigli per la ricerca di alloggio o per l’ottenimento di visti, permessi e cittadinanza.

Ricordiamo che l'Unione Europea promuove la mobilità transnazionale in materia di istruzione e formazione attraverso una serie di Programmi rivolti a favorire: maggiori opportunità professionali, l'apprendimento di una lingua straniera, la conoscenze di culture diverse, lo scambio e il confronto di esperienze.

Il sogno di molti giovani laureati, soprattutto in questo periodo di crisi, è di fare un’esperienza di lavoro all’estero dopo o anche durante l’Università. E molti decidono di trasferirsi anche per diversi anni o per tutta la vita in un Paese che offra una reale opportunità di carriera.

Proponiamo di leggere l’articolo Formazione e lavoro: le vie d’uscita dalla crisi con i programmi dell’Unione Europea.

Ma quali sono le strade migliori per cercare di uscire dall’Italia. La scelta avviene generalmente tra le chance offerte dalle Università o dalle scuole specializzate, le proposte sui siti Web o direttamente le soluzioni proposte dalle aziende.

Sono per esempio sei gli stage in Europa, messi in palio da Poli.design, consorzio del Politecnico di Milano, con rimborso spese, destinati a giovani designer, lombardi, con età compresa tra i 23 e i 30 anni inoccupati o disoccupati che dovranno sviluppare progetti innovativi sul tema delle Smart Communities. Un’iniziativa che si inserisce nell’ambito del progetto MOV.IN. (Design MOVing INnovation), finanziato dalla Regione Lombardia, con Fondazione Cariplo, tramite il Fondo Sociale Europeo. L’obiettivo è proprio quello di creare chance di occupazione internazionale per giovani professionisti in aziende, studi, atenei in Belgio, Olanda, Spagna e Germania (http://www.polidesign.net/it/DesignMovIn).

Ogni anno la Fondazione Banca del Monte di Lombardia, nell’ambito del Progetto Professionalità Ivano Becchi, sostiene un massimo di 25 progetti personalizzati di formazione, da svolgere presso imprese, associazioni, istituti universitari o di ricerca, scuole e pubbliche amministrazioni, in Italia o altri Paesi. La durata del percorso può essere al massimo di sei mesi. Le domande vanno presentate entro il 15 novembre. Ma quali sono i requisiti per essere ammessi? La cittadinanza italiana, comunitaria, della zona Schengen, straniera (con permesso di soggiorno CE per lungo periodo), residenza o luogo di lavoro in Italia da almeno un anno, esperienza lavorativa, età compresa tra i 18 e i 36 anni (per informazioni: professionalita@fbml.it, Daniela Ruffino o Elisabetta Bonforte). Richiesta la conoscenza della lingua inglese per il soggiorno all’estero.

EURES (European Employment Services - Servizi europei per l'impiego) è una rete creata per facilitare la libera circolazione dei lavoratori all'interno dello Spazio economico europeo, a cui partecipa anche la Svizzera. La rete è coordinata dalla Commissione europea, Eures che è un portale finanziato dall’Unione Europea che funziona come una vera e propria banca dati per chi cerca una occupazione all’estero. cliccando sulla finestra Cercare un lavoro è possibile avere accesso a offerte di lavoro. Gli annunci si lavoro sono aggiornati in tempo reale e arrivano da ben trentuno Paesi. Oltre all’Unione Europea, infatti, hanno aderito al progetto anche Norvegia, Liechtenstein, Islanda e Svizzera. Inoltre registrandosi gratuitamente su My EURES per i candidati alla ricerca di un lavoro all’estero è possibile creare il proprio CV e renderlo disponibile ai datori di lavoro registrati e ai consulenti EURES, aiutando i datori di lavoro a trovare candidati idonei. E con un account personale il portale permette di pubblicare annunci e Cv, fornire informazioni sul proprio profilo e ricevere risposte via email. Eures, che ha nel suo database anche «job vacancy» per profili più senior,  che possono andare dagli specialisti nell’insegnamento, nelle scienze fisiche, matematiche e tecniche, nelle scienze della vita e della salute fino ai direttori di società, agli imprenditori e ai membri dell’esecutivo e dei corpi legislativi. Un altro sito Web che dà utili consigli per chi vuole «fuggire» è Italiansinfuga.com, realizzato e gestito da Aldo Mencaraglia, direttamente dall’Australia, che racconta inoltre storie di successo e pubblica alcune opportunità di occupazione. Tra i suggerimenti c’è anche quello di visitare il motore di ricerca Jobijoba.it, specializzato proprio in annunci di lavoro e presente in Francia, Spagna, Belgio, Regno Unito, Germania, Svizzera, Messico, Russia e presto in Turchia.





martedì 24 settembre 2013

Politiche del lavoro per il 2014. Ipotesi taglio del cuneo fiscale per un rilancio dell’occupazione



Il cuneo fiscale, ricordiamo, è la differenza tra il costo del lavoro (retribuzione lorda+oneri sociali) a carico dell’azienda e la retribuzione netta percepita dal lavoratore. Ed a tormentare è soprattutto la situazione  attuale del mercato di lavoro che si espone  in modo considerevole ai più giovani: nella fascia under 25, nonostante il calo di oltre un punto in un mese, si contano quasi due disoccupati su cinque (38,5%), anche se nei prossimi mesi l'Italia potrà contare su 1,5 miliardi di fondi Ue da destinare al piano garanzia giovani (youth guarantee)  per agevolare il loro ingresso nel mercato del lavoro.

Il problema principale sono le risorse necessarie per dare il via libera al taglio del costo del lavoro che riguarda tutte le fasce di età e che potrebbe spingere le imprese ad assumere a tempo indeterminato. A riguardo tra gli esperti in materia domina un forte scetticismo.  l governo del premier Letta sta cercando di mettere sul piatto 8 miliardi, anche se la cifra potrebbe essere inferiore e non è detto che alla fine sia sufficiente: il ministro dell’Economia del Lavoro Enrico Giovannini ha ricordato che per tagliare il costo del lavoro il governo Prodi mobilitò 5 miliardi di euro, ma "senza sortire gli effetti sperati".

La legge di Stabilità deve portare un taglio della tassazione su stipendi e pensioni, oppure "saremo costretti a riaprire una nuovo periodo di mobilitazione unitaria" è quanto ha sostenuto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, : “questo sarà il punto dirimente, la misura di giudizio del provvedimento", ha affermato. "Il dibattito attuale - ha spiegato - non ci convince. Stiamo galleggiando, non ci si sta confrontando con il profilo del Paese e con le reali necessità dei cittadini. Non aggredisce il nodo fondamentale che è l’ingiusta distribuzione del reddito". Se il provvedimento "non cambierà il passo, saremo costretti a declinare", ha puntualizzato chiedendo l’apertura di un confronto tra Governo e parti sociali. "Se non si scioglie questo nodo non si potrebbe che procedere con una mobilitazione con Cisl e Uil. Non vogliamo seguire uno schema di galleggiamento c’è bisogno di risposte differenti".

Il sostegno all’occupazione deve avere come punti partenza. abbassare la pretesa contributiva e sul reddito di chi emergeva dal nero, incentivare i lavori autonomi invece di alzare i loro contributi come è stato fatto fino ad ora. Quello che continua a mancare è la capacità di abbassare le imposte sui lavoro e reddito: abbiamo un cuneo fiscale troppo alto, se ai contributi obbligatori per impresa e dipendente sommiamo Irap, Tfr e Inail, arriviamo al 53,5% della busta paga lorda, solo il Belgio ci supera col 55%.

Il costo del lavoro è una delle voci che più incide in modo significativo sulla competitività di un’azienda. Il direttore generale di Confindustria Marcella Panucci, ha sottolineato che «l’elevato livello del cuneo fiscale e contributivo sul lavoro e del carico fiscale sulle imprese ancora differenzia e penalizza il nostro Paese rispetto ai partner europei». Secondo i dati Ocse 2011, il cuneo fiscale in Italia è pari al 47,6%, un valore che è cresciuto negli anni e che ha subito un’impennata tra il 2010 e l’anno successivo pari al 4,2%. Se ci confrontiamo con gli altri Paesi europei, risultiamo al sesto posto dopo Belgio, Germania, Francia, Ungheria e Austria.

Scomponendo la parte a carico del lavoratore e quella a carico dell’impresa, si osserva che siamo tra quei Paesi in cui gli oneri a carico delle aziende sono maggiori rispetto alle trattenute dei lavoratori. Peggio di noi fa la Francia, ma in un contesto industriale differente, dove ad esempio il costo dell’energia è il 40% in meno rispetto al resto dell’Europa, tale da consentire alle aziende d’Oltralpe di reggere la concorrenza. Se si guarda il paese che sta guidando l’economia in d’Europa, si osserva che il cuneo fiscale è tra i più alti, ma a carico del dipendente. A fronte di 100 euro di retribuzione netta, un’azienda tedesca ne versa 32,9 di tasse mentre le trattenute del lavoratore sono 66,3. Se poi si prende in considerazione l’incidenza del cuneo fiscale sul costo del lavoro negli ultimi undici anni, si constata che in Germania è sceso del 6%, dal 52,9% al 49,8%, consentendo a Berlino di restare competitiva sui mercati mondiali.

Il taglio del cuneo fiscale potrebbe avere un duplice effetto: rilanciare la competitività delle nostre imprese e liberare risorse a vantaggio del lavoratore.

lunedì 26 agosto 2013

Lavorare con la biotecnologia: opportunità di lavoro e politica occupazionale



In un momento in cui per i giovani è estremamente difficile trovare lavoro nonostante le nuove politiche sul lavoro, l’idea di architettare un lavoro, per  fare una propria impresa, si fa sempre più reale.

Skuola.net ha raccontato varie vicende di ragazzi che hanno creato occupazione partendo da un pensiero. Parliamo delle opportunità di lavoro nel campo della biotecnologia, ed in modo particolare della Bio Soil Expert, una delle più recenti startup italiane di successo, nata dal connubio della passione per l’ambiente con l’applicazione delle tecnologie sostenibili. Gli ideatori sono esperti in materia di biotecnologie agro-alimentari.

Le biotecnologie hanno ormai conquistato una posizione preminente tra le priorità strategiche dell’Unione Europea, concretizzata dalla pubblicazione nel 2002 del Piano d’azione europeo sulla biotecnologia e le scienze della vita. Questa consapevolezza del ruolo strategico rivestito dalle biotecnologie, serve come innesco di una rinnovata competizione per uno sviluppo delle biotecnologie, che coinvolge i singoli Paesi membri e li pone a confronto in materia di offerta ai potenziali investitori.

L’Italia, si ritrova oggi in una posizione non solamente di sicura e doverosa possibilità di recupero ma di forte privilegio dato l’alto potenziale per la creazione di imprenditoria biotecnologica disponibile in termini di risorse scientifiche, umane e culturali esistenti ed ancora ampiamente da sfruttare.

Le attività in biotecnologia – in particolare a livello di Ricerca & Sviluppo - sono caratterizzate da una relativamente bassa intensità di capitale, perlomeno in fase iniziale. Perciò appare particolarmente idonea a priori allo sviluppo dell’imprenditoria biotecnologica la struttura industriale italiana, la cui ossatura è costituita da piccole e medie imprese, ed è spesso organizzata in aree territoriali con vocazione specifica, flessibile e capace di inserirsi nel mercato internazionale, come già ampiamente dimostrato dai livelli di eccellenza raggiunti in diverse “nicchie” produttive.

L’Italia in questo momento non solo è chiamata a recepire le indicazioni del Piano di azione europeo sulle biotecnologie e le scienze della vita, ma ha anche il dovere di valorizzare attraverso un piano nazionale di sviluppo per le biotecnologie il potenziale disponibile per ottenere da questo settore strategico quei risultati in termini di aumentata competitività.

Il contenimento del dissesto idrogeologico, la salvaguardia dei corsi d’acqua dal rischio contaminazione, la bonifica dei terreni dismessi e inquinati: queste le principali aree business della giovane realtà imprenditoriale nata con l’obiettivo di risolvere alcune delle più delicate problematiche legate al territorio attraverso l’impiego di rimedi senza rischio e impatto ambientale.

La prevenzione come anche la limitazione del dissesto del suolo, ad esempio, viene affidata ad alcuni batteri in grado di accelerare lo sviluppo vegetativo di piante il cui apparato radicale può raggiungere anche 3-5 metri di profondità, assicurando così la stabilità del terreno. Il rimedio utile, invece, per ridurre il pericolo di contaminazione dei corsi d’acqua sono le fasce tampone in chiave biotech: un’applicazione, questa, molto vantaggiosa per l’agricoltura.

Una politica di innovazione industriale basata sullo sviluppo di nuove tecnologie che deve essere chiaramente percepita come impegno stabile da quanti, individui o istituzioni, possano essere liberamente disposti ad impegnarsi nello studio, nel rischio imprenditoriale ed in quello finanziario. In un contesto europeo sempre più orientato alla sussidiarietà ed alla valorizzazione delle particolari vocazioni esistenti in specifici territori, è del tutto evidente come la qualità dell’offerta in materia di infrastrutture e “ambiente innovativo” costituisca un fondamentale strumento di stimolo per accrescere le risorse esistenti e “catturarne” di nuove, in alternativa ed in competizione con altre aree.

Nell’ottica della promozione della ricerca biotecnologica in Italia, non va dimenticato un settore per il quale le condizioni degli ultimi anni hanno affievolito in maniera notevole l’impegno dei nostri ricercatori. In campo agronomico, siamo stati tra i primi ad aver concentrato l’attenzione sulla protezione dell’agrobiodiversità e sulla qualità dei prodotti e in questo senso si pongono sicuramente all’avanguardia le ricerche di Università e Istituti Sperimentali per la terapia genica delle patologie più ostiche (quali le virosi) che minacciano specie ad elevato valore aggiunto tipiche della tradizione agricola nazionale, quali certe produzioni orticole di qualità in alcuni casi in via di estinzione (riso carnaroli, pomodoro S. Marzano, mela della Val D’Aosta).


giovedì 22 agosto 2013

Opportunità stage alla Commissione Europea scadenza 30 agosto 2013


E’ un’opportunità per i giovani laureati in cerca di esperienze professionali all'estero che hanno una ottima formazione linguistica soprattutto in inglese, francese o tedesco.

Alle ore 12 del 30 agosto 2013 scadranno i termini per presentare la domanda di partecipazione allo stage di 5 mesi che si terrà nel marzo del prossimo anno a Bruxelles presso l’organo UE.

Requisiti richiesti per accedere agli stage sono richiesti il conseguimento di un diploma di laurea triennale e la conoscenza approfondita di almeno una delle lingue di lavoro della Commissione (inglese, francese o tedesco) la conoscenza delle lingue comunitarie e non comunitarie deve essere in ogni caso documentata. Non possono presentare la domanda coloro che hanno già effettuato un’esperienza presso uno dei rami delle istituzioni europee.

È possibile sottoporre la candidatura registrandosi al sito della Commissione e compilando l’application form. Entro il mese di ottobre saranno diffusi i risultati della preselezione, mentre a dicembre verranno resi i noti i nominativi dei partecipanti. Lo stage prevede una retribuzione di 1.000 euro mensili e il rimborso delle spese di viaggio.

Il tirocinio permetterà di maturare un’esperienza unica all’interno di un ambiente internazionale e multiculturale. I partecipanti avranno la possibilità di seguire quotidianamente i lavori della Commissione Europea, confrontandosi con lo svolgimento e la realizzazione di progetti; l’organizzazione e la partecipazione riunioni ed udienze pubbliche; l’elaborazione di relazioni e la revisione linguistica di documenti ufficiali.

L’Unione Europea offre ai neolaureati una grande opportunità per rendere pratiche le nozioni teoriche acquisite nel corso della formazione accademica. Stimolando l’approfondimento delle tematiche europee e proiettando i tirocinanti nel vivo dei metodi di lavoro istituzionali, lo stage presso la Commissione Europea si presenta come un passaggio essenziale per arricchire il curriculum e preparare all’ingresso nel mondo del lavoro.

Al tirocinante selezionato verrà data la possibilità di seguire da vicino il lavoro di un Consigliere della Commissione, al quale verrà, inoltre, affidato per tutta la durata prevista del tirocinio.

Cosa offre il tirocinio
Data di inizio prevista del tirocinio: marzo 2014.
Durata prevista del tirocinio: 5 mesi.
Sedi del tirocinio: Bruxelles, Lussemburgo, le delegazioni, le rappresentanze, Dublino, Londra.

Il compenso previsto per il tirocinante ammonta a 1.000,00 € (comprensivi del viaggio e della copertura sanitaria).

Una prima preselezione è prevista tra la metà di settembre ed ottobre 2013 durante la quale verranno valutati i candidati in base principalmente ai loro curricula universitari, competenze linguistiche e altri elementi di valutazione. Una seconda selezione sarà effettuata a dicembre 2013.

Ulteriori tirocini:
Non solo Commissione Europea per i candidati ammessi al tirocinio, in quanto c'è la possibilità di poter fare dei tirocini anche presso altri organi dell'Unione Europea, tra cui:

Parlamento Europeo, Consiglio dell'Unione Europea, Corte di Giustizia, Comitato delle Regioni, Comitato Economico e Sociale europeo, Segretariato del Mediatore europeo, Garante europeo della protezione dei dati.

martedì 20 agosto 2013

Finanziamenti Ue periodo 2014-2020 istruzione, formazione ed innovazione



La futura generazione di programmi sarà caratterizzata da alcuni elementi di fondo: nel Periodo 2014-2020 sarà prioritario concentrarsi sulla realizzazione degli obiettivi della strategia Europa 2020, che diviene, secondo la Commissione, il filo conduttore della programmazione UE post 2013. Il filo conduttore della nuova programmazione deve essere la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.

Le risorse verranno distribuite a settori prioritari quali le infrastrutture paneuropee, la ricerca e l'innovazione, l'istruzione e la cultura, la sicurezza delle frontiere e i rapporti con l'area mediterranea. Ma anche alle priorità strategiche trasversali, quali la protezione dell'ambiente e la lotta contro il cambiamento climatico, come parte integrante di tutti i principali strumenti e interventi. La complessa discussione sulla programmazione settennale – la cui approvazione avverrà entro la fine del 2013 - è un passaggio decisivo in quanto stabilisce gli orientamenti e gli obiettivi di lungo-termine dell'UE definendo le aree nelle quali verranno concentrati gli interventi.

Vediamo qui alcuni punti di nostro stretto interesse.

Istruzione, Formazione e Giovani

Programma "Erasmus per tutti" per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport Erasmus per tutti sostituirà, fondendoli in un unico programma, i sette programmi esistenti nei settori dell’istruzione, della formazione e della gioventù. Un singolo strumento, dunque, che ingloberà gli attuali programmi Apprendimento permanente e Gioventù in Azione, più i cinque programmi di cooperazione internazionale nel settore dell’istruzione superiore, Erasmus Mundus, Tempus, Alfa, Edulink e il programma di cooperazione bilaterale con i Paesi industrializzati. Inoltre, attraverso azioni specifiche distinte ma incluse nel programma, Erasmus per tutti continuerà a sostenere la ricerca e l'insegnamento in materia di integrazione europea (Jean Monnet), così come la cooperazione europea nel settore dello sport, compreso la lotta al doping e alla violenza e la promozione della buona governance delle organizzazioni sportive. Per questo programma la Commissione ha proposto un budget di 19,111 miliardi di euro.

Innovazione sociale
Questo strumento costituirà il nuovo programma UE per i settori dell’occupazione e degli affari sociali. Sarà strutturato in tre assi distinti ma complementari che riuniscono in un quadro di finanziamento globale tre strumenti attualmente esistenti: il programma PROGRESS (per l’occupazione e la solidarietà sociale), EURES (la rete di servizi per l’impiego e la mobilità professionale) e lo Strumento Progress di microfinanza. Al nuovo programma è stato proposto di destinare un budget di 958,19 milioni di euro. I lavoratori licenziati a seguito di profondi cambiamenti strutturali beneficeranno di un aiuto specifico erogato attraverso il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (Feg). Tramite il Feg, l'Unione europea continuerà ad aiutare gli Stati membri a fornire un'assistenza ad hoc ai lavoratori licenziati in ragione di mutamenti strutturali fondamentali provocati dalla crescente globalizzazione dei modelli di produzione e di scambio.

Un posto di primo piano va al programma "Orizzonte 2020: un quadro strategico comune per la ricerca, l'innovazione" - dotato di un budget pari a 80 miliardi di euro - punta ad eliminare la frammentazione e garantire più coerenza, anche con i programmi di ricerca nazionali. Una caratteristica della nuova strategia di finanziamento della ricerca sarà il maggiore ricorso a strumenti finanziari innovativi.

Il FSE sarà indirizzato verso quattro obiettivi tematici: l'occupazione e la mobilità professionale; l'istruzione, le competenze e l'apprendimento permanente; l'integrazione sociale e la lotta contro la povertà; il rafforzamento delle capacità amministrative (quest’ultimo con limitate possibilità per le regioni più sviluppate).

Il FESR contribuirà a tutti gli obiettivi tematici e si concentrerà sui settori d'investimento collegati al contesto nel quale operano le imprese (infrastrutture, servizi alle imprese, sostegno alle imprese, innovazione, ICT e ricerca) e alla fornitura di servizi ai cittadini in alcuni settori (energia, servizi online, istruzione, infrastrutture sanitarie, sociali e di ricerca, accessibilità, qualità dell'ambiente)

Per le Pmi viene anche confezionato un nuovo strumento ad hoc: il programmo "Competitivita' e Pmi "Cosme", imperniato principalmente su misure finalizzate a promuovere Pmi più dinamiche e competitive a livello internazionale. L'intero sostegno alla ricerca e all'innovazione a favore delle Pmi confluirà nel quadro strategico comune per la ricerca e l'innovazione.

domenica 30 giugno 2013

Nuovi fondi UE per giovani e piccole e medie imprese


Più soldi per i giovani, accordo politico sul meccanismo di risoluzione delle crisi bancaria - su cui si tornerà a dicembre - e piano Ue-Bei per l'accesso al credito delle piccole e medie imprese.

I 27 Paesi dell'Unione hanno approvato questa notte qui a Bruxelles un pacchetto di sostegno all'economia che prevede otto miliardi di euro a favore dell'occupazione giovanile (non più i sei previsti).

Per lottare contro la disoccupazione giovanile, i governi hanno dato questa notte il loro benestare a otto miliardi di euro nei prossimi sette anni, di cui sei nel solo biennio 2014-2015, in modo da offrire alle persone con meno di 25 anni un lavoro, uno stage o un periodo di apprendistato entro quattro mesi dalla fine degli studi o dalla perdita del lavoro. La strategia è una risposta all'elevata disoccupazione di alcune regioni europee.

Triplicati i fondi per l'Italia dal Piano Lavoro Unione Europea, che arrivano a 1,5 miliardi di euro: il Consiglio europeo anticipa al 2014 i programmi contro la disoccupazione giovanile, potenziando finanziamenti e prestiti alle piccole e medie imprese.

Il Piano Lavoro della UE prevede 8-9 miliardi di euro per l’occupazione giovanile: ci sono i 6 già previsti per il piano 'Garanzia per l'occupazione giovanile', che vengono anticipati al primo gennaio 2014, e nuove misure di stimolo all’occupazione: per l’Italia, ha sottolineato il premier Enrico Letta, sono stati quasi triplicati i fondi, arrivando a quasi 1,5 miliardi di euro.

Per Youth Guarantee (Garanzia per l'occupazione giovanile) saranno disponibili 6 miliardi di euro da gennaio 2014, utilizzabili nel triennio 2014-2016 (e non più spalmati fino al 2020, come previsto), e viene data la priorità ai paesi con disoccupazione giovanile sopra il 25% come l’Italia.

I fondi inutilizzati del bilancio UE verranno spesi, nei prossimi due anni, per iniziative a sostegno dell’occupazione soprattutto giovanile, e per favorire Innovazione e Ricerca.
Ci sono poi nuovi finanziamenti europei per l’Erasmus 2.0 attraverso incentivi alle piccole e medie imprese.

Per le piccole e medie imprese si prevede anche un piano di investimenti con effetto leva fino a 100 miliardi di euro, secondo le Linee Guida UE – BEI (Banca Europea Investimenti).

L’accordo è stato trovato fra il 27 e 28 giugno, per tamponare i gravissimi livelli di disoccupazione in Europa. «Non abbiamo illusioni: il problema non si risolverà in una notte», ha dichiarato il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy, sottolineando comunque l’urgenza e l’importanza delle decisioni prese per creare lavoro.

Per l’Italia ci sono risorse aggiuntive rispetto ai 400 milioni di euro già previsti dal Garanzia per l'occupazione giovanile: vanno utilizzati per misure che mettano i giovani nelle condizioni di ricevere un’offerta di lavoro, apprendistato o training -  di livello adeguato alla loro formazione – entro 4 mesi dalla laurea o dalla perdita di un precedente lavoro.

Come richiesto al vertice di Roma, l’utilizzo dei fondi europei parte dal 2014. L’Italia, assieme agli altri Stati beneficiari, dovranno presentare a Bruxelles specifici piani contro la disoccupazione giovanile entro dicembre.

Già da luglio dovrebbe partire il programma European Alliance for Apprenticeships (alleanza europea per l’apprendistato) e dal 2014 Quality Framework for Traineeships (struttura di qualità per la formazione), entrambi pensati per coinvolgere le aziende private creando apprendistato di qualità per i Fondi Formazione.

Il nuovo Erasmus 2.0 dovrà favorire anche eventuali periodi di training in un paese europeo diverso dal proprio e da gennaio 2014 parte anche il programma “Your first EURES Job” (il tuo primo lavoro europeo), che prevede contributi alle piccole e medie imprese entro i 250 dipendenti che offrono lavoro a giovani europei di altri paesi.

In Europa i giovani disoccupati sono infatti più del doppio degli adulti senza impiego (14 milioni di giovani fra 15 e 25 anni), con un costo della mancata integrazione nel mondo del lavoro pari all’1,21% del PIL europeo.

Nel prossimo Consiglio Europeo di ottobre 2013 di deciderà come distribuire 10 miliardi dalla BEI per supportare i prestiti alle imprese. I 27 Stati Membri chiedono incrementarli di +40% nel triennio 2013-2015.

Intanto la BEI ha individuato prestiti per 150 milioni di euro per investimenti in infrastrutture strategiche,
Ricerca e Innovazione o per imprese in difficoltà nell’accesso al credito.

In previsione c’è un piano da 100 miliardi di euro da destinare ad almeno 500mila/un milione di aziende.

mercoledì 5 giugno 2013

Formazione e lavoro: le vie d’uscita dalla crisi con i programmi dell’Unione Europea



La formazione professionale sta assumendo sempre più un'importanza strategica nel mondo produttivo. Essa
viene incontro, da una parte, ai fabbisogni formativi espressi dalle aziende; dall'altra alle esigenze dei giovani di acquisire competenze e dei lavoratori di mantenersi aggiornati ai continui cambiamenti del mercato.

L'Unione Europea promuove la mobilità transnazionale in materia di istruzione e formazione attraverso una serie di Programmi rivolti a favorire: maggiori opportunità professionali, l'apprendimento di una lingua straniera, la conoscenze di culture diverse, lo scambio e il confronto di esperienze.

L’apprendistato o la formazione aziendale secondo la riforma del mercato del lavoro è visto come principale strumento per lo sviluppo professionale del lavoratore, individuando tale istituto come la «modalità preminente di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro».

Per imparare o approfondire una lingua straniera, confrontarsi con una cultura diversa, valorizzare il curriculum vitae e migliorare le proprie prospettive professionali, si possono sfruttare le molteplici opportunità che l'UE propone.

Diverse, infatti, sono le iniziative ed i programmi dell’Unione Europea che consentono ai giovani di dare una dimensione lavorativa al proprio percorso, attraverso specifiche esperienze transnazionali di studio, di formazione professionale in Europa o di lavoro all'estero.

L'Europa finanzia anche programmi che incoraggiano i giovani a spostarsi all'interno dell'Unione per finalità di volontariato, apprendimento interculturale, cooperazione.

Tra questi, citiamo il Programma Gioventù che mira a promuovere l'integrazione sociale, la creatività e l'iniziativa dei giovani, la lotta al razzismo e alla xenofobia, attraverso attività di educazione non formale, quali:

gli scambi socioculturali fra gruppi di giovani fra i 15 ed i 25 anni;

le esperienze di volontariato transnazionale per i giovani fra i 18 ed i 25 anni;

i progetti a livello locale ideati e gestiti da gruppi di giovani fra i 15 ed i 25 anni.

La disoccupazione giovanile ha raggiunto in Italia un tasso del 42% associando i lavoratori in forza e di chi cerca lavoro nella classe di età tra i 15 e i 24 anni . Il primo trimestre del 2013 segna un aumento di quasi 6 punti percentuali sul corrispondente del 2012. Circa 1,2 milioni di giovani (che salgono a 2,2 fino 29 anni) sono Neet. Acronimo anglosassone per chi è disoccupato, non cerca lavoro, non è inserito in percorsi formativi.

L’UE vive in modo un tantino migliore con un tasso di giovani disoccupati superiore al 23% (e con impressionanti divari tra il 62% della Grecia e il 7,6% della Germania) e con 7,5 milioni (che salgono a 14 fino a 29 anni) di Neet. È un dramma sia per le persone che per la società e l'economia, sia nel presente che per il futuro dati gli inevitabili effetti intergenerazionali. Bene ha fatto il presidente del Consiglio Enrico Letta a mettere il problema tra i più urgenti sia del Governo sia dal suo posizionarsi in Europa specie in vista del Consiglio Europeo di fine giugno. Persino il Ministro dell'economia tedesco Schäuble, noto per il suo rigorismo, ha detto che sulla disoccupazione giovanile l'Europa rischia la caratteristica.

Le istituzioni dell’Unione Europea hanno molti programmi. Infatti, nel 2011 è partito il programma «Opportunità per i Giovani» con 10 miliardi di euro (preventivati) per 800 mila giovani negli otto Paesi della Ue con il più brutto tasso di disoccupazione giovanile. La loro destinazione riguarda sussidi per l'occupazione, per la formazione professionale, per contrastare l'abbandono scolastico. Nel dicembre 2012 è partito il «Pacchetto per l'occupazione giovanile» per dare ai giovani una garanzia di lavoro, studio, apprendistato o tirocinio, sia nel loro Paese sia in altri della Ue, entro quattro mesi dalla perdita dell'occupazione o dalla conclusione degli studi. Importante è l' «Alleanza per l'apprendistato» per diffondere a tutti i Paesi Ue le migliori pratiche e per riconoscere gli apprendistati svolti in altri Paesi Ue. Lo stesso dicasi per i tirocini. In febbraio 2013 sono stati preventivati 6 miliardi sul bilancio comunitario (Qfp) 2014-2020 per tali programmi.

Sul fronte nazionale si cerca di modificare la legge 92/2012 (la Riforma Fornero) per ridare flessibilità in entrata (contratti a termine con minori intervalli) e per semplificare l'apprendistato. Bisogna scongiurare gli estremi che vanno dall'impossibile garanzia del posto fisso fino al sussidio senza alcuna attività di seria formazione e/o lavoro. Gli interventi (come risulta nella Carta europea) devono essere di qualità adatta alle attuali tecnologie produttive altrimenti l'inserimento lavorativo sarà effimero. Per questo le normative di supporto ai processi di inserimento devono essere semplici, severe, aggiornate .

La Germania sui temi dell'occupazione giovanile è un grande esempio ed è molto aperta come risulta dalla preoccupazione del ministro Schäuble. Così il ministro del Lavoro Ursula von der Layen in un recente Forum franco-tedesco sul lavoro (al quale ha anche partecipato il ministro Giovannini) si è espressa a favore sia del credito alle Pmi che creano occupazione sia del duale formazione-apprendistato alla tedesca anche sotto forma di un nuovo "Erasmus per tutti". E ha aggiunto che la Germania è in grado di offrire subito 1 milione di posti lavoro a risorse umane qualificate. Il sistema duale tedesco (istruzione tecnica e applicazioni), dove entrano 500mila giovani all'anno, dovrebbe essere adottato in tutta la Ue magari integrato da quello scandinavo per i servizi all'impiego che minimizzano i tempi di inserimento. Ci vorrebbe impegno per applicare questi modelli in altri Paesi ma tutte le realizzazioni serie costano.

L'Europa è una grande opportunità per chi vuole realizzarsi nel mondo del lavoro. L'Unione europea, infatti, incoraggia e favorisce la mobilità dei lavoratori, in particolare dei giovani. E per trovare lavoro in un Paese straniero è importante possedere alcuni requisiti, quali:

una professionalità che consenta di competere con i lavoratori locali;

un titolo di studio o una specializzazione che siano riconosciuti anche all'estero;

una buona conoscenza della lingua del Paese prescelto;

dei riferimenti o delle relazioni che agevolino l'inserimento.

Un curriculum scritto per l'Inghilterra o per la Germania è generalmente diverso da quello redatto per l'Italia. Le leggi e le procedure che regolamentano i rapporti di lavoro e gli aspetti previdenziali dei contratti sono anch'esse differenti.
Il consiglio è quindi di pianificare con attenzione il proprio progetto avvalendosi di idonee strutture e fonti informative. Altresì si consiglia di visitare i siti:
Centro Risorse Nazionale per l'Orientamento che elabora materiali informativi sulle opportunità di studio, formazione e lavoro all'interno dell'Unione europea.
  
Eurodesk che fornisce informazioni sui programmi europei rivolti ai giovani nei settori della cultura, della formazione, della mobilità giovanile, dei diritti e del volontariato 

Tra le iniziative previste, segnaliamo:
il programma Socrates che mira a rafforzare la mobilità e la dimensione europea dell'istruzione;

il programma Leonardo  che sostiene il miglioramento e l'innovazione della formazione professionale in Europa, favorendo, tra l'altro, i giovani nella possibilità di compiere esperienze di formazione o lavoro all'estero;

il programma di educazione non formale Gioventù che promuove la mobilità giovanile internazionale di gruppo e individuale, l'apprendimento interculturale e le iniziative locali dei giovani di età compresa tra i 15 e i 25 anni.

domenica 26 maggio 2013

Enrico Letta all’Unione Europea fare più per il lavoro

La Commissione Ue proporrà ai 27 di chiudere la procedura di deficit eccessivo raccomandando all'Italia di andare avanti sulla strada del risanamento dei conti pubblici. E' quanto emerge dalla bozza del documento con le 'raccomandazioni' Ue che dovrebbe essere approvata mercoledì prossimo dalla Commissione europea

Letta all'Ue: fare di più per il lavoro - Il paletto del rapporto deficit/Pil al 3% resta invalicabile, ma al suo interno si possono sfruttare i margini concessi dal Patto di Stabilità ai Paesi virtuosi; se tuttavia questa flessibilità non dovesse bastare per realizzare tutti i provvedimenti annunciati il governo dovrà decidere a quali misure dare la priorità. Fonti di governo riassumono così la linea tracciata durante il vertice convocato da Enrico Letta a palazzo Chigi, per fare il punto con il vicepremier Angelino Alfano e il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni sulla situazione economica.

Per quanto concerne il lavoro, la partita si giocherà soprattutto al vertice Ue di fine giugno. Letta ha illustrato il percorso in vista di quell'appuntamento, riferendo anche del lungo incontro avuto ieri sera con i ministri Giovannini (Lavoro) e Moavero (Affari Europei). Il premier ha poi illustrato le proposte con cui intende presentarsi al tavolo europeo: ed in particolare, oltre all'uso del fondo sociale e all'anticipazione del piano Ue per l'occupazione giovanile, la possibilità di scorporare dai bilanci le spese nazionali concordate con l'Ue per il rilancio dell'occupazione.

Premier Letta scrive a Van Rompuy - Avere finanze pubbliche sane serve. Ma se l'Ue ''non è capace di intervenire per risolvere la disoccupazione, finirà per alimentare sentimenti di frustrazione e risentimento'' facendo crescere ''movimenti populisti ed antieuropei''. Lo scrive Enrico Letta a Van Rompuy chiedendo di fare di piu' per la lotta alla disoccupazione.

Il presidente del consiglio, Enrico Letta, ha infatti risposto alla lettera con la quale il presidente del consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha annunciato che la lotta alla disoccupazione, specie quella giovanile, sarà al centro del prossimo vertice europeo di giugno. "La lotta alla disoccupazione giovanile - scrive Letta - rappresenta la sfida prioritaria, per l'Italia e per l'Europa" anche alla luce degli ultimi dati che "dimostrano che il problema ha raggiunto livelli allarmanti praticamente in tutti gli Stati membri". Pur riconoscendo che sulla questione sono stati fatti "passi avanti importanti" questi, sottolinea, "non sufficienti. Vi sono diversi fronti - avverte - su cui dobbiamo e possiamo fare di più".

La Commissione Ue proporrà ai 27 di chiudere la procedura di deficit eccessivo raccomandando all'Italia di andare avanti sulla strada del risanamento dei conti pubblici. E' quanto emerge dalla bozza del documento con le 'raccomandazioni' Ue che dovrebbe essere approvata mercoledì prossimo dalla Commissione europea

Enrico Giovannini e il piano per il lavoro in attesa del Consiglio europeo di giugno

Si parte dal cosiddetto pacchetto di Bruxelles, dove ci sono una serie di misure al vaglio dei tecnici che costano: un nuovo rifinanziamento della cassa integrazione guadagni (cig in deroga) in vista di una rivisitazione dei meccanismi di concessione dell’ammortizzatore; il potenziamento dei centri per l’impiego; l’intervento sul cuneo fiscale e le agevolazioni contributive per i neo assunti. Sul tavolo c’è anche un credito di imposta per i salari bassi.

Si sta studiando l’efficacia e la fattibilità di un’altra misura, sulla quale spingono molto anche gli industriali: la staffetta generazionale. «Nel passato era molto usato in alcuni settori tra padri e figli. Noi pensiamo a uno strumento generalizzato per tutte le categorie. Non è facile costruire gli incentivi giusti. È un’operazione costosa, ma possibile» ha detto Giovannini. Si calcola che per centomila staffette serva un miliardo di euro. La scelta se attuare prima una misura piuttosto che un’altra dipenderà anche dai margini di flessibilità che ci consentirà Bruxelles, argomento che il premier Letta vorrebbe portare al Consiglio europeo di fine giugno.

Il lavoro giovanile è il tema centrale al vertice di giugno. E un mese di tempo per mettere a punto misure concrete e lavorare anche in Italia contro la disoccupazione per creare una vera e propria "massa critica" in grado di sconfiggere quello che è ormai diventato "l'incubo del nostro tempo". Enrico Letta ha lasciato Bruxelles appagato, dopo aver incassato, nel suo primo Consiglio europeo da premier, il sì del presidente Ue Hermann Van Rompuy alla richiesta italiana di porre al centro dell'appuntamento di giugno le misure per sconfiggere la disoccupazione giovanile e ottenuto anche un riconoscimento del presidente del parlamento Ue Martin Schulz: "quando lo ascolto sono ottimista sul fatto che esistono veri europeisti". Insomma Letta nonostante "l'emozione del battesimo" porta subito a casa un risultato e il riconoscimento della necessità di un cambio di rotta. Ricordiamo, inoltre, che nella Berlino di Angela Merkel verrà organizzato il 3 luglio un vertice di tutti i ministri del lavoro dei 27 per mettere a confronto proposte e interventi per creare posti di lavoro.

"Contratti a termine e apprendisti: ecco il piano per i giovani annunciato dal ministro del lavoro. Decreto a fine giugno. Revisioni delle pensioni dopo la fine dell'estate". Il ministro del Lavoro,Giovannini, spiegando il suo progetto per l'occupazione dei giovani, afferma che la riduzione degli intervalli tra un contratto a termine e l'altro, "arriverà con altre misure con un decreto legge che il governo porterà in Consiglio dei ministri tra la fine di giugno e i primi di luglio" e che probabilmente, si tornerà ai 10/20 giorni prima della riforma Fornero. Nel piano c'è anche l'apprendistato" che consente flessibilità ma in vista di un'assunzione.
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