Secondo il bilancio sociale Inps, 7,2 milioni di pensionati percepisce un assegno inferiore ai mille euro mensili. Il potere d'acquisto delle famiglie tra il 2008 e il 2011 è sceso del 3,8%. Rispetto al 2007 la diminuzione è stata del 5,2%. Nel 2011 l'Inps ha speso per ammortizzatori sociali 19,1 miliardi, in calo dell'1,7% rispetto al 2010. Da segnalare il ritorno delle italiane a fare le colf: dal 2008 al 2011 la loro percentuale è cresciuta del 20%.
L'Inps segnala che il reddito pensionistico medio lordo mensile nel 2011 erogato dall'Inps e dagli enti previdenziali era di 1.131 euro (1.366 euro per gli uomini, 930 per le donne). C'e grande differenza a livello territoriale (1.238 al Nord, 1.193 medi al Centro, 920 l Sud). Se invece del reddito complessivo si guarda alla singola pensione (ma oltre un quarto dei pensionati ne ha più di una) l'importo medio è di 780 euro con grandi differenze tra quelle previdenziali (870 euro) e quelle assistenziali (406 euro). Tra quelle previdenziali ci sono differenze significative nelle medie tra quelle di anzianità (1.514 euro medi), quelle legate al prepensionamento (1.469 euro medi) e quelle di vecchiaia (649 euro medi).
Tra il 2009 e il 2011 dipendenti privati in Italia sono diminuiti dello 0,6% (da 12,5 milioni a 12,42 milioni) ma la riduzione è stata consistente soprattutto per gli under 30 con una perdita dell'11,3% e 280.000 occupati in meno in questa fascia di età (da 2.468.000 a 2.188.000). Lo si legge nel bilancio sociale dell'Inps in una tabella dalla quale emerge che per i giovani fino a 19 anni in questi due anni il calo è stato del 45,5% (da 110.713 a 60.292).
I lavoratori del settore privato iscritti all'Inps erano nel 2011 19.058.215 con un aumento dello 0,6% sul 2010. Lo si legge nel bilancio sociale Inps presentato oggi. I lavoratori dipendenti sono 12.874.933 (+0,5% sul 2010) mentre gli autonomi (coltivatori diretti, artigiani e commercianti) sono 4.420.878 (+0,3%). I parasubordinati che contribuiscono effettivamente sono 1.741.000 (+1,9%). Se si guarda alle qualifiche nel biennio 2009-2011 c'é un crollo per gli apprendisti (-14,6%) mentre gli operai tengono (-0,3%).
Gli operai, segnala l'Inps, rappresentano con 6.505.337 unità ancora più della metà dei lavoratori dipendenti (-0,3% tra il 2009 e il 2011) mentre gli impiegati con 4.863.350 persone (+0,4% nel biennio) sono il 39,1% dei dipendenti. Gli apprendisti con appena 488.062 persone nel 2011 (-6% nel 2011, -14,6% nel biennio) rappresentano appena il 3,9% dei dipendenti. I dirigenti del settore privato, diminuiti nel biennio dell'1,7%, sono 122.681, appena l'1% del totale dei lavoratori dipendenti. I quadri, in aumento nel biennio del 2,9%, sono 420.911. Tra i lavoratori dipendenti diminuiscono i maschi (-0,5% sul 2010) arrivando a 7,3 milioni e una quota del 58,8% mentre aumentano le femmine (+0,9%) superando i 5,1 milioni. Tra il 2007 e il 2011 gli uomini al lavoro sono diminuiti di quasi 215.000 unità mentre le femmine sono aumentate di quasi 190.000 unità.
Il sistema pensionistico è sostenibile nel medio e nel lungo termine grazie alle nuove regole per l'accesso alla pensione. Lo ha affermato il ministro del Lavoro, Fornero, sottolineando che "non si possono alimentare nuove preoccupazioni nei cittadini, anche di fronte all'incorporazione dell'Inpdap nell' Inps". "L'adozione del sistema contributivo per tutti - ha continuato il ministro è un passo importante, ma spesso non è compreso dai cittadini. Forse da parte mia è mancata un'adeguata comunicazione". E sulla riforma lavoro: "Non riduce flessibilità e occupazione".
mercoledì 21 novembre 2012
domenica 18 novembre 2012
Assunzioni 2012 2013: le figure professionali più richieste
I dati riportati del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro, rilevano anche una competizione globale sempre più agguerrita tale da spingere le imprese a puntare su risorse di qualità: il peso dei laureati sul totale delle assunzioni programmate registra infatti un aumento. Fra le professioni più ricercate: economisti, ingegneri, medici e paramedici fra i laureati, ragionieri, meccanici e specializzati nell’indirizzo turistico alberghiero fra i diplomati.
Una figura professionale molto ricercata in questo momento di crisi economica sia sociale che del lavoro sono i i professionisti nel settore del commercio internazionale.
Nel nuovo contesto economico internazionale, la capacità di interfacciarsi anche con i mercati esteri è praticamente un’esigenza per le aziende, a maggior ragione se la loro attività è il commercio. A tal fine è indispensabile che il management aziendale sia opportunamente formato adesso vi sono dei corsi dedicati al management commerciale che si occupano di commercio internazionale, segnaliamo quello proposto da GeMa http://www.gema.it/ Executive Master Export Management.
Infatti, molte risultano le opportunità provenienti dalle principali società di selezione del personale. Adecco (www.adecco.it) ha in corso un centinaio di selezioni che riguardano principalmente export manager (senior o junior), direttori commerciali per lo sviluppo dei mercati esteri e impiegati import/export; Kelly Services (www.kellyservices.it) ha 7 posizioni vacanti (4 export area manager, 1 sales junior e 2 ingegneri commerciali); Manpower (www.manpower.it;) è a caccia di oltre 200 colletti bianchi. Le figure ricercate sono dagli impiegati commerciali agli engineer area manager, dai responsabili della contabilità estera ai tecnici commerciali. Per tutti è fondamentale la conoscenza, oltreché dell'inglese, di un'altra lingua straniera. Mcs Management Consulting Selection (www.mcs-selection.it) seleziona una decina di professionisti fra cui senior market analyst, addetto contabilità dealer addetto contabilità generale; Michael Page (www.michaelpage.it) valuta le candidature per 17 responsabili vendite export, 13 responsabili area export e 10 export manager, mentre sono 4 gli export area manager richiesti da Page Personnel (www.pagepersonnel.it) per aziende del settore automazione industriale, costruzioni meccaniche, alimentare e arredamento; Randstad (www.randstad.it) effettua i colloqui per l'inserimento di professionisti nelle aree logistica, customer care e vendite.
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Produttività 2012 2013 , cosa prevede il documento
In sintesi il contenuto del documento. Le parti firmatarie dell'intesa chiedono a governo e Parlamento di applicare sui redditi da lavoro dipendente fino a 40 mila euro lordi annui la detassazione del salario di produttività, con la determinazione di un'imposta,sostitutiva di Irpef e addizionali, al 10%. Le parti inoltre chiedono di applicare la legge del 2007 che prevede lo sgravio contributivo per incentivare la contrattazione collettiva di secondo livello fino al limite del 5% della retribuzione contrattuale percepita. Infine chiedono al governo una riforma fiscale per ridurre il prelievo sul lavoro e sulle imprese.
Rafforzamento della contrattazione di secondo livello e sgravi fiscali per il salario di produttività. Sono i punti chiave su cui si basa l'accordo sulla produttività tra imprese e sindacati, un'intesa in sette punti con cui le parti sociali mandano un segnale a governo e partiti facendo la loro parte per il rilancio dell'economia.
Nel documento c'è la richiesta al governo sulle agevolazioni fiscali. Imprese e sindacati chiedono all'esecutivo "di rendere stabili e certe" le misure per la detassazione del salario di produttività, sui redditi da lavoro dipendente fino a 40mila euro, "attraverso la determinazione di un'imposta, sostitutiva dell'Irpef e delle addizionali, al 10%". Per la decontribuzione del salario di produttività, inoltre, chiedono la "compiuta applicazione" della legge che prevede lo sgravio contributivo per incentivare la contrattazione collettiva di secondo livello, fino al limite del 5% della retribuzione.
L'accordo tra imprese e sindacati è diviso in sette capitoli, dalla riforma fiscale alla contrattazione collettiva per la produttività. Questi sono i punti chiave del documento, con le richieste condivise.
Contrattazione collettiva. Alla contrattazione collettiva spetterà "una piena autonomia negoziale" sui temi relativi all'equivalenza delle mansioni e all'integrazione delle competenze, "la ridefinizione dei sistemi di orari e della loro distribuzione anche con modelli flessibili", e "le modalità attraverso cui rendere compatibile l'impiego di nuove tecnologie con la tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori". Imprese e lavoratori chiedono quindi che siano "assunti a livello legislativo, anche sulla base di avvisi comuni, provvedimenti coerenti con le intese intercorse e con la presente intesa".
Relazioni industriali. Il contratto nazionale, garantendo "la certezza dei trattamenti economici e normativi comuni per tutti i lavoratori, deve prevedere una chiara delega al secondo livello di contrattazione delle materie e delle modalità che possono incidere positivamente sulla crescita della produttività, quali gli istituti contrattuali che disciplinano la prestazione lavorativa, gli orari e l'organizzazione del lavoro". I contratti nazionali possono quindi "definire che una quota degli aumenti economici derivanti dai rinnovi contrattuali sia destinata alla pattuizione di elementi retributivi da collegarsi a incrementi di produttività e redditività definiti dalla contrattazione di secondo livello".
Fisco. È necessario, dicono imprese e sindacati, che il governo "tracci le linee guida per attuare una riforma strutturale del sistema fiscale che lo renda più equo e, quindi, in grado di ridurre la quota del prelievo che oggi grava sul lavoro e sulle imprese in maniera del tutto sproporzionata". Le parti sociali "sono consapevoli degli effetti che la contrattazione collettiva, in particolare al secondo livello, può esercitare sulla crescita della produttività" e "convengono sulla necessità di condividere col governo i criteri di applicazione degli sgravi fiscali e contributivi" per il salario di produttività.
Rappresentanza. Entro il 31 dicembre 2012, la materia della rappresentanza "sarà disciplinata per consentire il rapido avvio della procedura per la misurazione della rappresentanza nei settori di applicazione dei contratti nazionali, in attuazione dei principi contenuti nell'accordo interconfederale del 28 giugno 2011". Le intese dovranno prevedere "disposizioni efficaci per garantire l'effettività e l'esigibilità delle intese sottoscritte, il rispetto delle clausole di tregua sindacale, di prevenzione e risoluzione delle controversie collettive, le regole per prevenire i conflitti, non escludendo meccanismi sanzionatori per le organizzazioni inadempienti".
Partecipazione dei lavoratori. Imprese e sindacati, considerato che la riforma del mercato del lavoro "dispone che siano i contratti collettivi a dare attuazione alle misure per la partecipazione", chiedono al governo di esercitare la delega "subordinatamente a un approfondito confronto con le parti sociali". Ritengono anche che i contributi versati per i sistemi di welfare contrattuale "debbano beneficiare di un regime fiscale e contributivo di vantaggio, a partire dalla previdenza complementare". Sarebbe utile anche avviare un confronto "per favorire l'incentivazione dell'azionariato volontario dei dipendenti, anche in forme collettive".
Formazione e occupazione. È necessario "realizzare un miglior coordinamento tra il sistema della formazione pubblica e privata non solo per ottenere maggiori benefici e migliori risultati, ma anche per favorire processi di coordinamento e indirizzo con le politiche attive". Le parti sociali, per rendere "più agevole ed efficace l'azione dei fondi interprofessionali per la formazione, anche nella prospettiva del potenziamento delle politiche attive, auspicano la chiara affermazione per legge della loro natura privatistica".
Mercato del lavoro. Imprese e sindacati chiederanno al governo "un confronto sui temi del mercato del lavoro", in particolare una verifica "sugli effetti dell'applicazione della recente riforma sull'occupazione". Le parti sociali ritengono opportuno definire "linee guida operative per affrontare con il governo i processi di ristrutturazione e le situazioni di crisi". E c'è la volontà di "individuare soluzioni utili a conciliare le esigenze delle imprese e quelle dei lavoratori più anziani, favorendo percorsi che agevolino la transizione dal lavoro alla pensione, creando nello stesso tempo nuova occupazione anche in una logica di solidarietà intergenerazionale".
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