Visualizzazione post con etichetta Antonio Mastrapasqua. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Antonio Mastrapasqua. Mostra tutti i post

sabato 8 febbraio 2014

Inps, un piano di accorpamento




Le dimissioni di Antonio Mastrapasqua arrivano in un momento decisivo per il nuovo Inps. Entro la fine di marzo il commissario straordinario che gli succederà dovrà presentare al ministro Enrico Giovannini il piano industriale 2014-2016, il documento con gli obiettivi e il cronoprogramma finale del processo di incorporazione di Inpdap ed Enpals partito due anni fa.

Un "ultimo miglio" fitto di scelte importanti, destinate a pesare sul funzionamento della più grande tecnostruttura amministrativa italiana, con un bilancio secondo solo a quello dello Stato e responsabile di un insieme di prestazioni e servizi che non ha pari in nessun altro ente previdenziale pubblico unico europeo.

Le linee guida di quel piano sono contenute in una missiva che Mastrapasqua ha inviato al direttore generale, Mauro Nori, all'inizio di gennaio. Un documento anticipato dal Sole 24 Ore una ventina di giorni fa e che ora diventa il lascito di una gestione durata più di cinque anni, chiamata a confrontarsi con tre diversi governi e un susseguirsi di piani emergenziali fatti di tagli lineari sui costi di funzionamento dell'Istituto.


Che cosa voleva Mastrapasqua? Una struttura di vertice più compatta, con 31 dirigenti generali (più 17 con incarichi di studio e ricerca riassorbibili con i pensionamenti dei responsabili operativi) contro i 56 di partenza, un dimezzamento delle direzioni centrali a 15, la prospettiva di estendere la funzionalità della centrale unica acquisti all'intero ente con il varo dei nuovi regolamenti di contabilità e un complessivo ridisegno della rete delle sedi territoriali. E ancora: una rimappatura "georefenziata" delle sedi territoriali, misurata sulle nuove esigenze socio-economiche dei diversi distretti e capace di innescare il massimo di sinergie possibili con Agenzia delle entrate, Equitalia e Inail, l'altro grande Istituto nazionale del Welfare a sua volta impegnato nell'attuazione di un piano industriale frutto delle ultime incorporazioni di enti assicurativi pubblici minori.

Parte del patrimonio immobiliare controllato da Inps (il valore è di 3,2 miliardi) verrebbe valorizzato anche (non solo) con questa riconfigurazione, che tra l'altro riguarda il perimetro dove è operativo oltre il 90% dei dipendenti del nuovo Inps, circa 33mila, di cui 25.800 nel solo aggregato ex Inps pre-incorporazioni (sono il 23% in meno rispetto a dieci anni fa, come ha fatto notare ancora recentemente la Corte dei conti).

È un piano che correrà in parallelo e senza sovrapporsi ai famosi 25 tavoli attivati dal commissario per la spending review, Carlo Cottarelli. Inps da quest'anno dovrà già garantire i 515 milioni di minore spesa di funzionamento che erano stati previsti dalla vecchia spendi review di Enrico Bondi e dai tagli successivi; una riduzione che supera il 12% dell'insieme dei costi di gestione. Al suo successore Mastrapasqua lascia anche un'altra eredità importante: la possibilità di gestire la programmazione contabile e di bilancio del nuovo Inps con la certezza che le vecchie anticipazioni alla Ctps dell'Inpdap (25,2 miliardi) non dovranno essere più restituite al Tesoro.

Lo aveva chiesto lo stesso Mastrapasqua a novembre, con la legge di stabilità in discussione, quel «chiarimento nella rappresentazione contabile dell'Istituto» che il legislatore ha poi adottato e che consentirà ora il pieno recupero delle perdite patrimoniali che erano state stimate. Cinque anni fa, quando Antonio Mastrapasqua venne nominato commissario straordinario dell'Inps in Italia erano attivi cinque entri previdenziali che oggi non esistono più (Sportass, Ipost, Enam, Inpdap ed Enpals), oltre a varie gestioni previdenziali poi razionalizzate nell'Istituto.

E in questi cinque anni le regole della nostra previdenza pubblica sono state ritoccate costantemente, fino all'ultima riforma Fornero del 2011. Quello di Mastrapasqua è stato un esercizio complesso, che ora viene inevitabilmente compromesso dalle ombre del conflitto di interessi e delle inchieste. All'Inps si aprirà una fase nuova: trasparenza e nitidezza di comportamenti aiuteranno di sicuro a portare avanti il difficile compito di dare agli italiani un minimo di sicurezza sulle loro pensioni.

sabato 1 febbraio 2014

Mastrapasqua si dimette dalla presidenza Inps. L’uomo con venticinque incarichi



Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ha ricevuto le dimissioni di Antonio Mastrapasqua dall'incarico di Presidente dell'INPS.

Per Letta, "questa scelta credo sia saggia e giusta, e ha colto l'iniziativa" presa ieri dal governo e "la norma decisa ieri" perché "non si possono assumere incarichi così rilevanti senza esclusività". "Voglio dare atto del suo lavoro in questi anni, fatto in modo corretto", ha proseguito il presidente del Consiglio, ricordando passaggi importanti quali l'unificazione tra Inpdap e Inps. Il premier, poi,  è quindi tornato ad auspicare che per la nuova "governance ci sia un'accelerazione dei tempi".

Il Governo, infatti, ricorda la nota, ha deciso di accelerare il processo di ridisegno della governance dell'Inps e dell'Inail e ha approvato un disegno di legge per disciplinare l'incompatibilità per tutte le posizioni di vertice degli enti pubblici nazionali, prevedendo, per quelli di particolare rilevanza, un regime di esclusività volta a prevenire situazioni di conflitto d'interesse. "Il Ministro, nell'esprimere, anche a nome del Governo, apprezzamento per la sensibilità dimostrata dal Dott. Mastrapasqua, - conclude la nota - lo ringrazia per il lavoro svolto in questi anni per il rinnovamento dell'Inps e il complesso processo di riorganizzazione dell'Ente derivante dall'incorporazione dell'Inpdap e dell'Enpals".

I possibili successori. Sarebbe Tiziano Treu il candidato più forte alla presidenza dell'Inps, come successore di Antonio Mastrapasqua dimessosi oggi. Secondo quanto si apprende dall'Agi, l'ex ministro del Lavoro (nominato durante il governo Dini e confermato da Prodi) rappresenterebbe in il nome più papabile e anche autorevole per guidare l'Istituto in vista della riforma della governance. In quota anche Raffaele Bonanni, attuale segretario della Cisl anche se sarebbe al momento il candidato più "debole". Il suo nome era circolato invece quando è scoppiato il caso Mastrapasqua ma sull'attuale direttore generale Mauro Nori, non sembrano al momento concentrarsi i consensi perché considerato troppo tecnico.


giovedì 19 dicembre 2013

Istat: pensioni nel pubblico doppie rispetto a privati. 'Sistema solido, forse migliore in Ue'



''Il sistema pensionistico italiano è in solido equilibrio. Forse è il più affidabile sistema pensionistico in Europa''. Lo ha dichiarato Antonio Mastrapasqua, presidente dell'Inps, su Tgcom24. ''L'Inps è solida e le risorse per pagare le pensioni si sono e ci saranno sempre - ha detto-. Il problema sono i giovani che non lavorano, il Paese deve crescere e aumentare i posti di lavoro per il pagamento delle pensioni future. Ci devono essere inoltre delle misure di sostegno al reddito quando si perde il lavoro".

''Gli importi medi annui delle prestazioni erogate nel comparto pubblico risultano doppi rispetto a quelli delle pensioni erogate nel comparto privato e nell'ordine assumono valore pari a 21.951 e 11.023 euro''. E' quanto riporta l'Istat nell'Annuario statistico, con riferimento al 2011.

''L'elevata sopravvivenza, unita al calo della fecondità, rende l'Italia uno dei Paesi più vecchi al mondo''. Lo afferma l'Istat spiegando che l'indice di vecchiaia, 148,6 anziani ogni 100 giovani, colloca l'Italia al secondo posto in Europa dopo la Germania (155,8%). La speranza di vita è di 79,4 anni per gli uomini e 84,4 anni per le donne.

I disoccupati durante la crisi, tra il 2008 e il 2012, sono aumentati di oltre un milione. E' quanto emerge dalle tabelle contenute nell'Annuario statistico dell'Istat. Nel dettaglio le persone in cerca di lavoro sono salite di 1 milione 52 mila nel giro di quattro anni.

L'Italia è tra i paesi più vecchi d'Europa, seconda solo alla Germania nel vecchio Continente. L'Istat spiega che l'elevato indice di vecchiaia, 148,6 anziani ogni 100 giovani, colloca l'Italia al secondo posto in Europa dopo la Germania (155,8%) è dovuto all'alta sopravvivenza, unita al calo della fecondità. La speranza di vita è di 79,4 anni per gli uomini e 84,4 anni per le donne. Inoltre le donne continuano a posticipare la maternità e a limitarsi, spesso, a un solo figlio: con un numero medio di bambini a donna pari a 1,39, in calo nel 2011 rispetto all'anno precedente (1,41), ''Nell'Unione europea a 15 Paesi l'Italia si colloca al quinto posto per bassa fecondità''. L'età media del parto è cresciuta a 31,4 anni, tra le più alte in Europa. Le mamme italiane in questo sono seconde (ma per un soffio) solo a quelle irlandesi e spagnole dove la maternità arriva a 31,5 anni.

Non si arresta il trend negativo delle immatricolazioni cominciato nel 2004, ma aumentano le persone che riescono a laurearsi. I giovani iscritti per la prima volta sono quasi 279 mila, 9.400 circa in meno rispetto all'anno precedente. La popolazione universitaria è composta da 1.751.192 studenti, -1,7% rispetto all'anno precedente, con una partecipazione agli studi particolarmente alta in Molise, Abruzzo e Basilicata. A proseguire gli studi sono soprattutto i diplomati dei licei rispetto a quelli degli istituti tecnici o professionali. Nel 2011 circa 299 mila studenti hanno conseguito una laurea o un diploma universitario, +3,4% rispetto all'anno precedente, interrompendo così una tendenza decrescente iniziata nel 2006. A 4 anni dalla laurea lavora il 69,4% dei laureati in corsi a ciclo unico, il 69,3% di quelli laureati nei corsi triennali e l'82,1% di quelli che hanno completato i corsi biennali.


mercoledì 20 novembre 2013

Pensioni si pensioni no Inps ex INPDAP. Che confusione



Il disavanzo patrimoniale ed economico dell'Inps «può dare segnali di non totale tranquillità». Così il presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua sui dati di bilancio dell'Ente nel corso di una audizione alla commissione bicamerale di controllo degli enti previdenziali.

Un'uscita che aveva sollevato parecchi allarmi e che ha indotto Mastrapasqua a specificare che i conti dell'Istituto «sono in piena sicurezza» e a smentire «ogni allarmismo». «C'è piena e totale sostenibilità dei conti della previdenza e dell'Inps - ha chiarito Mastrapasqua - Nessun allarme e nessun allarmismo.

L'accorpamento con Inpdap ed Enpals ha spiegato Mastrapasqua in audizione «ha creato uno squilibrio di bilancio». La perdita dell'Inps è imputabile essenzialmente, riassume ancora il presidente Inps, «al deficit ex Inpdap, alla forte contrazione dei contributi per blocco del turnover del pubblico impiego e al continuo aumento delle uscite per prestazioni istituzionali».

Di qui la necessità di rivedere le norme che hanno regolato l'accorpamento dell'Inps con Inpdap ed Enpals. Per Mastrapasqua occorre dunque abbandonare la pratica delle anticipazioni, «di trasferimenti statali non completamente rispondenti ai fabbisogni», e ripristinare una copertura strutturale da parte dello Stato per il pagamento delle pensioni pubbliche. Senza questo intervento normativo si potrebbero «innescare rischi di sotto finanziamento dei disavanzi previdenziali e di progressivo aggravamento delle passività».

Ecco perché «sarebbe auspicabile che fosse approfondita e valutata nelle sedi competenti l'opportunità di eventuali interventi normativi, tesi a garantire l'efficiente ed efficace implementazione della più grande operazione di razionalizzazione del sistema previdenziale pubblico», dice Mastrapasqua, ricordando come all'origine del deficit ex Inpdap vi sia stata la soppressione, con la Finanziaria 2008, della norma in vigore dal 1996 che prevedeva l'apporto dello Stato a favore della gestione ex Inpdap, per garantire il pagamento dei trattamenti pensionistici statali. A fronte di questo, infatti, l'Inpdap ha fatto ricorso all'avanzo di amministrazione per la coperture del relativo deficit finanziario e soprattutto, alle anticipazioni di bilancio. Il rischio, senza un intervento dello Stato, è un «aumento delle passività».

Il fardello ereditato dall'Inpdap è probabilmente il nodo principale e forse quello più urgente da affrontare, ma nell'agenda del sistema pensionistico italiano non è l'unico. A livello generale ci si sta iniziando a interrogare sulla tenuta del sistema e sull'adeguatezza delle pensioni future, tenuto conto che la rivalutazione dei contributi è legata all'andamento del Pil nazionale e se questo continuerà a non crescere o addirittura a diminuire gli effetti si faranno sentire anche sull'importo delle pensioni. Il passaggio al sistema contributivo, inoltre, se consente di avere conti più sostenibili rispetto al retributivo, in un mercato del lavoro e in una congiuntura sempre più difficili, caratterizzati dall'alternarsi di periodi di impiego ad altri senza, rischia di determinare assegni mensili inadeguati per chi andrà in pensione tra 20-30 anni, come ha recentemente sottolineato il ministro del Lavoro Enrico Giovannini.

Altro tema caldo è quello delle pensioni d'oro, su cui si è già tentato di introdurre un contributo di solidarietà in modo da reperire risorse da distribuire a favore delle pensioni più magre.

Entro fine anno il Governo dovrebbe prendere una decisione anche in merito all'incremento dell'aliquota contributiva prevista per gli iscritti alla gestione separata. In base alla legge 92/2012 (riforma del mercato del Lavoro dell'allora ministro Elsa Fornero), l'aliquota dovrebbe passare dall'attuale 27% al 33% entro il 2018. Un incremento ritenuto insopportabile dai professionisti a partita Iva iscritti alla gestione separata su cui ricade pressoché interamente questo onere dato che nelle attuali condizioni di mercato non possono permettersi di aumentare gli onorari fatturati ai committenti.

Infine ci sono gli esodati, conseguenza della riforma previdenziale Monti-Fornero di fine 2011, non ancora risolto. Le persone salvaguardate dagli effetti negativi del nuovo sistema finora sono meno di 150mila, a fronte di un bacino potenziale stimato di oltre 300mila. In questo caso il problema è il reperimento delle coperture necessarie, da parte del governo, per ampliare ulteriormente l'intervento e consentire così all'Inps di riconoscere il diritto alla pensione ed erogare il relativo assegno mensile sulla base delle regole in vigore fino al 2011.

Basti pensare al fatto che la confluenza dell'Inpdap nell'Inps ha portato come dote il primo bilancio in rosso per oltre 9 miliardi dell'Inps. Il cronico buco deficitario dell'ex fondo dei dipendenti pubblici si è così scaricato sulla previdenza di tutti. Per il 2013 il Collegio di indirizzo e vigilanza dell'Inps si attende dalla sola gestione dell'ex ente dei dipendenti pubblici un disavanzo di 7,6 miliardi, che vale quasi l'80% dell'intero disavanzo stimato per tutto l'Inps per il 2013 che è sopra i 9 miliardi.

E così l'incorporazione nei fatti è diventato un salvataggio mascherato dell'Inpdap che rischiava di finire in dissesto. Ora il contagio dei disastrati conti dell'ente pensionistico dei lavoratori pubblici si allarga però all'intero Inps. Del resto con perdite annue che sono state di 10 miliardi nel 2011 e di 9 miliardi nel 2010, l'Inpdap nei fatti aveva finito per vedersi erodere l'intero capitale. Salvezza necessaria, dunque, ma che avrà l'effetto, se il trend di perdite proseguirà con questo passo, di portare a zero anche il patrimonio dell'Inps già nel 2015, come ha avvertito lo stesso presidente Mastrapasqua.

Se poi si va indietro nel tempo si scopre che le perdite dell'Inpdap sono strutturali da anni. Nel 2009 il saldo tra contributi e prestazioni è stato infatti negativo per la bellezza di 14,4 miliardi, mitigato dai 9,1 miliardi di contributi dello Stato come datore di lavoro. Il buco resta comunque alto oltre i 5 miliardi. E dal 2005 al 2008 il saldo cumulativo è stato negativo per 42 miliardi, che si dimezzano tenendo conto dei versamenti contributivi dello Stato ma che lasciano comunque un passivo imponente.

Già ma perché l'Inpdap è perennemente in perdita? Come mostrano i dati della Corte dei Conti nell'ultimo decennio il saldo tra entrate e uscite è sempre stato negativo, accelerando negli anni tra l'altro. Solo nel 2011 il buco è stato di 10 miliardi, dato che le entrate si sono fermate a 51 miliardi mentre le spese per pensioni sono salite a ben 61 miliardi. E nel decennio 2002-2011 le spese sono aumentate del 4,6% annuo, mentre le entrate sono salite solo del 2,8 per cento.

Uno squilibrio strutturale come si vede determinato dal fatto che i contributi sono sempre stati più bassi delle pensioni erogate. Il metodo retributivo che premia gli ultimi anni di attività lavorativa, le pensioni d'anzianità, i ritiri anticipati sommati al blocco del turn over e alla contrazione del numero dei dipendenti hanno sortito questo effetto. Troppe pensioni e di importo più elevato rispetto ai contributi effettivamente versati.

Ma per ironia della sorte non sono solo le pensioni pubbliche (oltre 2,8 milioni di assegni per un importo nel 2013 stimato in 63,7 miliardi) e il loro disavanzo strutturale a minacciare i conti dell'Inps.

Anche le ricche pensioni degli ex dirigenti d'azienda (e i minori contributi versati in proporzione) mandano in deficit strutturale l'ex Inpdap. Il buco di bilancio dell'ente riassorbito nell'Inps pena il fallimento non è episodico. Nell'ultimo decennio il deficit cumulato è stato di almeno 20 miliardi. Come per l'Inpdap, le uscite previdenziali superano strutturalmente le entrate da contributi. Anche qui il danno del sistema retributivo è stato enorme. Pensioni calcolate sugli ultimi 5 anni di carriera lavorativa sono assai generose rispetto ai reali contributi versati dagli ex manager e i loro datori di lavoro.

Il fondo lavoratori dipendenti (cioè i privati) mantiene un debole segno positivo per 590 milioni. Ma in realtà sarebbe in forte avanzo per ben 8,5 miliardi se non gravassero su di esso i deficit strutturali degli ex fondi speciali: tra lavoratori elettrici, telefonici, dei trasporti e appunto dirigenti d'azienda il disavanzo complessivo per il 2013 sarà di 8 miliardi. Tanto da portare quasi a zero l'avanzo dei dipendenti privati.

Lo pagano i cittadini con la fiscalità generale, dato che lo Stato deve ogni anno elevare la quota di trasferimenti pubblici all'Inps. Sono circa 90 miliardi l'anno che saliranno di altri 20 miliardi fino al 2015, quando (forse) la riforma Fornero dispiegherà in pieno i suoi effetti.







mercoledì 21 novembre 2012

INPS: metà delle pensioni a meno di mille euro

Secondo il bilancio sociale Inps, 7,2 milioni di pensionati percepisce un assegno inferiore ai mille euro mensili. Il potere d'acquisto delle famiglie tra il 2008 e il 2011 è sceso del 3,8%. Rispetto al 2007 la diminuzione è stata del 5,2%. Nel 2011 l'Inps ha speso per ammortizzatori sociali 19,1 miliardi, in calo dell'1,7% rispetto al 2010. Da segnalare il ritorno delle italiane a fare le colf: dal 2008 al 2011 la loro percentuale è cresciuta del 20%.

L'Inps segnala che il reddito pensionistico medio lordo mensile nel 2011 erogato dall'Inps e dagli enti previdenziali era di 1.131 euro (1.366 euro per gli uomini, 930 per le donne). C'e grande differenza a livello territoriale (1.238 al Nord, 1.193 medi al Centro, 920 l Sud). Se invece del reddito complessivo si guarda alla singola pensione (ma oltre un quarto dei pensionati ne ha più di una) l'importo medio è di 780 euro con grandi differenze tra quelle previdenziali (870 euro) e quelle assistenziali (406 euro). Tra quelle previdenziali ci sono differenze significative nelle medie tra quelle di anzianità (1.514 euro medi), quelle legate al prepensionamento (1.469 euro medi) e quelle di vecchiaia (649 euro medi).

Tra il 2009 e il 2011 dipendenti privati in Italia sono diminuiti dello 0,6% (da 12,5 milioni a 12,42 milioni) ma la riduzione è stata consistente soprattutto per gli under 30 con una perdita dell'11,3% e 280.000 occupati in meno in questa fascia di età (da 2.468.000 a 2.188.000). Lo si legge nel bilancio sociale dell'Inps in una tabella dalla quale emerge che per i giovani fino a 19 anni in questi due anni il calo è stato del 45,5% (da 110.713 a 60.292).

I lavoratori del settore privato iscritti all'Inps erano nel 2011 19.058.215 con un aumento dello 0,6% sul 2010. Lo si legge nel bilancio sociale Inps presentato oggi. I lavoratori dipendenti sono 12.874.933 (+0,5% sul 2010) mentre gli autonomi (coltivatori diretti, artigiani e commercianti) sono 4.420.878 (+0,3%). I parasubordinati che contribuiscono effettivamente sono 1.741.000 (+1,9%). Se si guarda alle qualifiche nel biennio 2009-2011 c'é un crollo per gli apprendisti (-14,6%) mentre gli operai tengono (-0,3%).

Gli operai, segnala l'Inps, rappresentano con 6.505.337 unità ancora più della metà dei lavoratori dipendenti (-0,3% tra il 2009 e il 2011) mentre gli impiegati con 4.863.350 persone (+0,4% nel biennio) sono il 39,1% dei dipendenti. Gli apprendisti con appena 488.062 persone nel 2011 (-6% nel 2011, -14,6% nel biennio) rappresentano appena il 3,9% dei dipendenti. I dirigenti del settore privato, diminuiti nel biennio dell'1,7%, sono 122.681, appena l'1% del totale dei lavoratori dipendenti. I quadri, in aumento nel biennio del 2,9%, sono 420.911. Tra i lavoratori dipendenti diminuiscono i maschi (-0,5% sul 2010) arrivando a 7,3 milioni e una quota del 58,8% mentre aumentano le femmine (+0,9%) superando i 5,1 milioni. Tra il 2007 e il 2011 gli uomini al lavoro sono diminuiti di quasi 215.000 unità mentre le femmine sono aumentate di quasi 190.000 unità.

Il sistema pensionistico è sostenibile nel medio e nel lungo termine grazie alle nuove regole per l'accesso alla pensione. Lo ha affermato il ministro del Lavoro, Fornero, sottolineando che "non si possono alimentare nuove preoccupazioni nei cittadini, anche di fronte all'incorporazione dell'Inpdap nell' Inps". "L'adozione del sistema contributivo per tutti - ha continuato il ministro è un passo importante, ma spesso non è compreso dai cittadini. Forse da parte mia è mancata un'adeguata comunicazione". E sulla riforma lavoro: "Non riduce flessibilità e occupazione".

domenica 21 ottobre 2012

Pensioni 2012 -2013 conti in sicurezza

Crollo delle nuove pensioni nei primi nove mesi del 2012: gli assegni liquidati dall'Inps, compresi quelli dell'ex Inpdap, sono stati 199.555 con un calo del 35,5% rispetto ai 309.468 dello stesso periodo del 2011. Il dato è l'effetto della finestra mobile e dello scalino scattati nel 2011 mentre la riforma Fornero ha effetti dal 2013 quando si esauriranno la gran parte delle uscite con le vecchie regole (chi ha raggiunto i requisiti entro il 2011 e poi ha atteso le finestre)..

I dati sull'andamento delle pensioni nei primi nove mesi del 2012 (-35,5% sullo stesso periodo del 2011) confermano che ''le riforme funzionano'' e che i conti ''sono stati messi in sicurezza''. Lo ha detto il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua.

Il dato che tiene conto delle pensioni Inpdap, dal 2012 incorporato nell'Inps, è il risultato soprattutto dell'introduzione nel 2011 della finestra mobile (12 mesi di attesa per i dipendenti, 18 per gli autonomi una volta raggiunti i requisiti) e dello ''scalino'' previsto dalla riforma Damiano sempre per il 2011 per la pensione di anzianità con le quote (da 59 a 60 anni l'età minima a fronte di almeno 36 anni di contributi).

Nei primi nove mesi dell'anno l'Inps ha liquidato 140.616 pensioni nel settore privato (-37,4% rispetto alle 224.869 erogate nello stesso periodo del 2011) e 58.939 nel settore pubblico, quello finora gestito dall'Inpdap, ora incorporato nell'Inps (-22,2% rispetto alle 84.599 erogate nello stesso periodo del 2011).
Nel complesso i nuovi assegni liquidati sono stati 110.000 in meno rispetto a quelli liquidati nei primi nove mesi dell'anno scorso dai due enti L'età' media di uscita dal lavoro nel settore privato e' cresciuta di un anno (da 60,3 anni a 61,3 anni) mentre nel settore pubblico si e' passati da 60,8 anni a 61,2 anni. Il calo più consistente e' stato registrato per le pensioni di anzianità nel privato (-44,1%) passate da 127.855 dei primi 9 mesi del 2011 a 71.491 dei primi nove mesi del 2012. Le pensioni di vecchiaia, sempre nel privato, sono diminuite del 28,7% passando da 97.014 a 69.125. Sono diminuiti soprattutto i nuovi assegni per i lavoratori autonomi mentre per i dipendenti (sempre del privato) il calo e' stato del 21,69% (da 132.801 nuove pensioni liquidate tra vecchiaia e anzianità nei primi nove mesi del 2011 a 103.996).

L'Inps non è in grado di garantire tutti i servizi e di tenere aperte le sedi sul territorio con un taglio degli organici di 4.000 persone così come previsto dalla spending review (su 33.000 lavoratori complessivi nel SuperInps). A dirlo è stato il presidente Mastrapasqua spiegando di aver chiesto al Governo un confronto perché l'Inps sia escluso dal taglio degli organici nella PA. "In assenza di un tavolo,ha detto,non mando la delibera sul taglio organici. Penso che i nostri interlocutori ci ascolteranno".

Nei primi 9 mesi del 2012 l'età media di uscita dal lavoro è stata di 61,3 anni, un anno in più rispetto allo stesso periodo del 2011 (60,3 anni). Lo ha sottolineato il presidente dell'Inps. "Penso che l'anno prossimo raggiungeremo e supereremo la Germania". I tedeschi in media vanno in pensione a 61,7 anni ma il loro tasso di sostituzione é del 58,4% dell'ultima retribuzione mentre per i lavoratori italiani, grazie all'uso del metodo retributivo, si aggira ancora sull'80%. In Francia l'età media di uscita dal lavoro è 59,3 anni ma il tasso di sostituzione è del 60,8% rispetto all'ultima retribuzione.

Le pensioni di vecchiaia, sempre nel privato, sono diminuite del 28,7% passando da 97.014 a 69.125. Sono diminuiti soprattutto i nuovi assegni per i lavoratori autonomi mentre per i dipendenti (sempre del privato) il calo è stato del 21,69% (da 132.801 nuove pensioni liquidate tra vecchiaia e anzianità nei primi nove mesi del 2011 a 103.996). Per i coltivatori diretti il calo nel periodo è stato del 67,6% da 20.526 a 6.637 mentre per gli artigiani si è avuto un crollo del 59,6% (da 38.567 assegni a 15.580). Per i commercianti si è passati da 32.975 assegni liquidati a 14.403 (-56,3%). Nel complesso del settore privato (140.616 nuovi assegni) il risultato delle nuove pensioni è stato migliore anche rispetto al previsto (148.948 assegni per i primi 9 mesi).

sabato 28 luglio 2012

Pensioni 2012 dimezzate nel primo semestre


Buone notizie per l'Inps: nei primi sei mesi del 2012, le nuove pensioni liquidate dall'ente di  previdenza si sono dimezzate rispetto allo stesso periodo del 2011. Parallelamente, nel primo semestre dell'anno, l'età media di accesso alla pensione è cresciuta di quasi un anno rispetto al dato precedente. Meno nuovi pensionati, quindi, e più vecchi. I dati risentono della finestra mobile e dello scalino scattati nel 2011, ma inizia a farsi sentire pure l'effetto delle riforme Monti-Fornero, anche se l'impatto maggiore di queste misure si avrà nella seconda metà del 2012 e a partire dal 2013.

Gli assegni liquidati dall'Inps sono stati 84.537 con un calo del 46,99% rispetto allo stesso periodo 2011 (erano 159.485). Il dato è l'effetto diretto della finestra mobile e dello scalino scattati nel 2011 mentre la riforma Fornero avrà il vero impatto a partire dal 2013.

Nei primi sei mesi del 2012 l'età media per l'accesso alla pensione nel privato è stata di 61,3 anni, un anno in più' rispetto ai 60,4 anni registrati nel 2011. E' quanto emerso dalle  tabelle Inps. L'età media è superiore di due anni rispetto alla Francia (59,3 anni) e vicina a quella tedesca (61,7 anni).

I dati esposti dall'Inps sul calo delle nuove pensioni dimostrano che le riforme "hanno funzionato" e che il sistema previdenziale "é stato messo in sicurezza": lo ha affermato il presidente Inps, Antonio Mastrapasqua precisando che "questi sono dati dell'economia reale del Paese. E' un segnale per l'Europa e per i mercati".

mercoledì 11 luglio 2012

Super INPS 2012 le indicazioni del ministro del lavoro


Nessun rischio pensioni: è la rassicurazione del ministro Fornero, dopo l'allarme sul Super Inps. Il disavanzo dell'Inpdap è conosciuto dallo Stato, sarebbe stato coperto e sarà comunque coperto adesso. Il governo ha cambiato le regole e le istituzioni internazionali certificano la sostenibilità dei conti».

È quanto ha affermato il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nel suo intervento alla Commissione parlamentare per gli enti previdenziali in relazione ai dati sul deficit dell'Inps dell'anno in corso. «Non mi sembra che ci siano fatti nuovi: sapevamo - ha affermato Fornero - che l'Inpdap era in forte squilibrio. Dobbiamo domandarci la ragione di questo squilibrio che è frutto di decisioni di regole passate. Per l'Inpdap i disavanzi sono frutto di decisioni del passato con scarsa attenzione alle regole nel bilanciamento tra prestazioni e contributi. Noi non possiamo cancellare le regole del passato».

L'Inps dovrebbe registrare quest'anno un disavanzo di quasi 6 miliardi di euro nel 2012, che sfioreranno i 7 miliardi nei prossimi due anni, quasi del tutto dovuto al «buco» dell’ex Inpdap, l’Istituto di previdenza per i dipendenti della Pa. E questo - aveva messo ieri nero su bianco il Civ (il Consiglio di indirizzo e vigilanza) dell’ente - «comporterà nel breve periodo un problema di sostenibilità dell’intero sistema pensionistico pubblico». La prima nota di variazione del bilancio preventivo 2012 dell’Istituto di previdenza (in cui con il Salva Italia sono confluiti Inpdap ed Enpals), approvato martedì a larga maggioranza, si concludeva chiedendo all’esecutivo «interventi correttivi».

La questione messa sotto i riflettori dal Civ, è tutta legata ai conti dell’ente, destinati a peggiorare nell’arco del triennio anche per effetto del blocco del turnover e della spending review che, con i 24 mila esuberi dichiarati nella Pa, determinerà una riduzione dei contributi versati e un aumento dei pensionati pubblici. Poi si faranno sentire gli effetti della riforma Fornero delle pensioni. Il disavanzo previsto per la gestione finanziaria di competenza dell’Inps con l’incorporazione dell’ex Inpdap e dell’ex Enpals, è stimato in 5,977 miliardi nel 2012, a causa del rosso che l'Inpdap porta con sé; e dovrebbe salire a 6,936 miliardi nel 2013 e a 6,963 miliardi nel 2014.

Commentando l'allarme del Consiglio di indirizzo e vigilanza sul disavanzo Inpdap e la sostenibilità delle pensioni, il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua ha assicurato che «la sostenibilità del sistema pensionistico è stata certificata da tutte le riforme che sono state fatte, da ultima quella Monti-Fornero che ha avuto il gradimento della commissione europea, dell'Ocse e della Banca d'Italia». «La sostenibilità - ha aggiunto - è qualcosa che va oltre un bilancio che rappresenta dei numeri, ma non rappresenta la tendenza. Quindi mi sento di poter dire che, a fronte di quello che sicuramente sono dei commenti tra il tecnico, ma anche soprattutto politico, ci sono dei numeri incontrovertibili che sono dati dalla certificazione avvenuta dagli organismi europei della sostenibilità e delle buone riforme che sono state fatte nel nostro Paese».

Al primo bilancio del SuperInps i consiglieri del Civ dell'Inps in rappresentanza della Uil, Rocco Carannante e Luigi Scardaone, hanno espresso un "giudizio politico negativo": con l'incorporazione dell'ex Inpdap e dell'ex Enpals, "decisa con una certa leggerezza", sostengono, "si sono prodotti effetti disastrosi per la situazione patrimoniale dell'Inps con una riduzione di quasi 5 miliardi di euro interamente ascrivibili al disavanzo economico dell'Inpdap". I rappresentanti della Uil sottolineano, quindi, "la necessità ormai inderogabile di una riforma del sistema di governance dell'ente previdenziale".

lunedì 25 giugno 2012

Lavoro e pubblico impiego: il piano per il super-Inps


Ventitrè direttori generali in meno, settanta direttori di secondo livello eliminati, cinquemila dipendenti in mobilità. Prende forma il super-Inps, come riportato dalle colonne del Il Messaggero  con l’accorpamento dei tre enti previdenziali Inps, Inpdap ed Enpals, un colosso che dovrà gestire un bilancio tra i 500 e 700 miliardi di euro. Il documento sembra che sia già stato firmato dal presidente Antonio Mastrapasqua. Obiettivo: ridurre i costi complessivi di funzionamento relativi ai tre enti previdenziali di almeno 20 milioni di euro nel 2012, 50 milioni di euro per il 2013 e 100 milioni di euro a decorrere dal 2014.

Già entro la fine di questo mese si partirà con i primi adeguamenti delle funzioni centrali e territoriali. Parte centrale della spending review del colosso che nascerà dalla fusione dei tre istituti, sarà la razionalizzazione logistica. Molte sedi saranno dismesse, gli spazi saranno riorganizzati e razionalizzati. La razionalizzazione comporterà anche «la restituzione di immobili in locazione passiva o la riduzione delle superfici locate con la relativa ricontrattazione del contratto di affitto e del canone». Vi rientrano anche quelli presi in affitto dall’Agenzia del Demanio. Per liberare spazi è prevista «l’ottimizzazione degli archivi cartacei», molti saranno «dematerializzati». Le operazioni di razionalizzazione logistica dovranno essere completate entro la fine di gennaio 2013.

"Nei piani di integrazione dell'ex-Inpdap e dell'ex-Enpals in Inps non c'è alcun programma di esubero o mobilità di dipendenti". E' quanto ha fatto sapere l'Inps precisando che "per quanto riguarda il personale non è all'ordine del giorno alcun intervento, sono quindi destituite di ogni fondamento le cifre indicate oggi da alcuni organi di stampa". Secca è stata la replica dell'Inps che in una nota ha affermato: "Il processo di integrazione è stato finora tracciato dagli indirizzi del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza (Civ) dell'Istituto e dalle linee programmatiche del Presidente, che affidano alla Tecnostruttura la predisposizione di un piano industriale, che non è stato definito. Mancano peraltro ancora l'approvazione del bilancio 2011 dell'Inpdap e i successivi decreti ministeriali".

L'idea di una "superInps" che inglobi Enpals e Inpdap con cospicui risparmi e rilevanti tagli di personale è da irresponsabili: prima serve un piano industriale e poi se ne parla. Ad affermarlo è stato  il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. Commentando le anticipazioni di stampa sull'ipotesi che il Governo accorpi i tre istituti previdenziali, il leader della Cisl è stato molto critico. "Chi da questi numeri è un irresponsabile. Sia chi li dà sull'Inps, sia chi li dà sul pubblico impiego. Chi Governa - ha sottolineato - deve darci un piano industriale dal quale si desume quello che deve avvenire e non il contrario. E' davvero sconcertante - ha detto ancora - come persone pagatissime e con grandi responsabilità, giochino con i numeri, con le sorti degli istituti previdenziali, con le persone e con i servizi".

E' inaccettabile intervenire ancora sul pubblico impiego e sulla sanità ha sottolineato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, commentando le ipotesi di tagli nell'ambito del decreto spending review che il governo si appresta a presentare. "E' inaccettabile - ha osservato Camusso a margine della presentazione di un libro - intervenire ancora sul lavoro pubblico. Non c'è nessun segno di equità in questo".  Il leader della Cgil ha ricordato che domani ci sarà la mobilitazione generale del pubblico impiego "sia per ottenere l'incontro" con il governo "sia per dare un esplicito segnale che non si può fare la spending review tagliando sull'occupazione e sulle condizioni del lavoro pubblico".

sabato 14 aprile 2012

Pensioni 2012 assegni dimezzati nei primi 3 mesi

Nei primi 3 mesi del 2012 le nuove pensioni sono state 43.870, erano 93.552 nel 2011.

Nel 2011 le nuove pensioni liquidate dall'Inps sono state 235.524 con un calo di 89.276 assegni sul 2010 (-27,4%). E' quanto emerge da dati Inps. Il dato è stato possibile soprattutto grazie all'introduzione della finestra mobile e all'inasprimento dei requisiti per l'accesso alla pensione di anzianità.

Nei primi tre mesi del 2012 le nuove pensioni liquidate dall'Inps si sono più che dimezzate rispetto allo stesso periodo del 2011 passando da 93.552 a 43.870 (-53,1%). Si tratta ancora dell'effetto dello scalino 2011 e della finestra mobile dato che le regole del Salva Italia avranno effetto dal 2013. Nel 2012 vanno in pensione coloro che hanno maturato i requisiti nel 2011 ma hanno dovuto attendere i 12 mesi previsti dalla finestra mobile (18 per gli autonomi).

Stanno quindi ancora andando in pensione di vecchiaia gli uomini a 65 anni e le donne a 60 (a questi si aggiungono i 12-18 mesi di finestra mobile).

«Le riforme hanno funzionato», ha commentato il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua. «Questi dati sono l'effetto dell'introduzione delle finestre mobili della riforma Sacconi-Tremonti. L'Italia risponde con i dati alle preoccupazioni del Fondo monetario internazionale sull'invecchiamento della popolazione». Mastrapasqua sottolinea che il dato del 2011 dovrebbe confermarsi nel 2012 anche se le previsioni devono tenere conto delle propensioni al pensionamento. Quest'anno comunque stanno andando in pensione le persone che raggiungono i requisiti nel 2011 e devono aspettare per l'assegno la finestra mobile.

Ricordiamo che si sta uscendo dal lavoro con la pensione di anzianità grazie alle quote (almeno 60 anni di età con quota 96 tra età e contributi, a fronte dei 59 e quota 95 del 2010) e con 40 anni di contributi indipendentemente dall'età (anche per l'anzianità si attende la finestra mobile). Il decreto Salva Italia ha esasperato le regole soprattutto per pensioni di anzianità e per la vecchiaia delle donne.

Il crollo delle pensioni di anzianità c'é stato soprattutto per le pensioni di anzianità dei dipendenti passate nel periodo da 39.743 a 15.862 (-61%) mentre per le pensioni di anzianità degli autonomi il calo è stato più contenuto (-17,1%). Le pensioni di vecchiaia nel complesso sono diminuite del 58,9% passando dalle 39.521 dei primi tre mesi del 2011 alle 16.212 dei primi tre mesi del 2012. In particolare sono crollate le pensioni di vecchiaia dei lavoratori autonomi passando da 16.245 dei primi tre mesi del 2011 a 1.327.

mercoledì 7 marzo 2012

Vola la Cassa integrazione guadagni a febbraio 2012

Vediamo l’ultima fotografia scattata dall’INPS sulla cassa integrazione.

Torna a volare la cassa integrazione: a febbraio - secondo i dati diffusi dall'Inps - le aziende italiane hanno chiesto l'autorizzazione per 82 milioni di ore di Cassa integrazione guadagni (cig) con un aumento del 49,1% rispetto ai 55 milioni di gennaio (dato più basso dall'agosto 2009) e del 16,8% rispetto a febbraio 2011.


Nel complesso - segnala l'Inps nei primi due mesi dell'anno sono state autorizzate alle aziende 136,9 milioni di ore di cassa integrazione a fronte dei 130,2 milioni del 2011 (+5,1%). "Il dato di febbraio 2012 - si legge in una nota dell'Istituto di previdenza - fa registrare una inversione di tendenza rispetto all'ultimo quadrimestre, in cui il numero di ore autorizzate è costantemente diminuito, sia in termini assoluti, sia in confronto agli stessi mesi dell'anno precedente". Gli interventi ordinari (CIGO) a febbraio sono aumentati del 23,9% rispetto a gennaio (da 20,3 a 25,1 milioni di ore) e del 31,4% rispetto a febbraio 2011 (erano state autorizzati 19,1 milioni di ore di cigo). La cassa integrazione ordinaria chiesta dalle imprese industriali è aumentata del 56% rispetto ad un anno fa, mentre la cigo relativa al settore edile registra una diminuzione tendenziale del 21,5%. Gli interventi straordinari (CIGS) di febbraio autorizzati ammontano a 25,8 milioni di ore con un aumento del 20,4% rispetto a gennaio e una diminuzione rispetto al febbraio 2011 del 10,9%

La variazione negativa su base tendenziale è da attribuire al settore industriale, che registra un calo del 19,1% rispetto alle ore autorizzate a febbraio 2011. Volano invece gli interventi in deroga (CIGD). A febbraio le ore autorizzate per questo tipo di ammortizzatore sono state 31,1 milioni a fronte di 22,1 milioni di febbraio 2011 (+40,4%) e dei 13,3 milioni di gennaio 2012 (+133%). "Le ore di cassa integrazione autorizzate in febbraio, che come di consueto superano quelle di gennaio - commenta il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua - segnano una interruzione nell'andamento tendenziale degli ultimi tempi, che si presentava in costante discesa. Occorrerà comunque aspettare i prossimi mesi per comprendere qual è l'effettiva tendenza di questo 2012".

E poi cala l'occupazione, cala il lavoro stabile, cala il reddito: per i laureati italiani lo scenario non offre motivi di ottimismo. E questa abbondanza di segni meno dovrebbe spingere il Governo a investire con urgenza in istruzione, ricerca, innovazione e cultura.

mercoledì 4 gennaio 2012

Lavoro: cassa integrazione in forte calo

Nel 2011 l'Inps ha autorizzato alle aziende 953 milioni di ore di cassa integrazione con un calo del 20,8% rispetto al 2010. E’ quanto ha comunicato l’Istituto di previdenza che ha precisato come a dicembre le ore di cig ossia la cassa integrazione guadagni autorizzate sono state 60,8 milioni con un calo del 29,7% rispetto a dicembre 2010. Aumentano invece le richieste di indennità di disoccupazione a novembre: l'Inps ne ha ricevute 123mila con un incremento del 2,7% rispetto allo stesso mese 2010. Calano,sempre a novembre, del 19,6% le domande di mobilità.
Nel 2010 le aziende hanno chiesto 1,2 miliardi di ore di cassa integrazione (cig), con un aumento rispetto al 2009 del 31,7% (erano state 914 milioni). Lo rileva l'Inps precisando che il consumo effettivo delle ore nel corso dell'anno è stato però sostanzialmente identico a quello del 2009 poiché il «tiraggio» è stato di circa il 50% a fronte di un 70% nel 2009. Nel 2010, inoltre, seimila aziende italiane hanno fatto ricorso alla cassa integrazione straordinaria
Nel 2010 le imprese italiane hanno chiesto 1,2 miliardi di ore di cassa integrazione (cig), con un aumento rispetto al 2009 del 31,7% (erano state 914 milioni). Lo rileva l'Inps precisando che il consumo effettivo delle ore nel corso dell'anno è stato però sostanzialmente identico a quello del 2009 poiché il «tiraggio» è stato di circa il 50% a fronte di un 70% nel 2009. Nel 2010, inoltre, seimila aziende italiane hanno fatto ricorso alla cassa integrazione straordinaria.
Allo stesso tempo, l'Inps ha rilevato che un forte della cig a dicembre (-16,4% su base annua). Nel dettaglio, la flessione a dicembre (86,5 milioni di ore autorizzate di cig contro i 103,4 del dicembre 2009) - sottolinea l'Inps - è stata particolarmente accentuata per la cassa integrazione ordinaria (cigo). Nel mese appena passato infatti sono stati autorizzati 21,4 milioni di ore di ordinaria a fronte dei 51,7 milioni di ore del dicembre 2009 (-58,5%). Rispetto a novembre l'ordinaria ha segnato un lieve aumento (+3%).
Comunque i dati della cig di dicembre  2011 – ha affermato il presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua - confermano quella diminuzione delle richieste di autorizzazione manifestatasi già in novembre. Si tratta del quarto mese in cui si registra una flessione congiunturale delle autorizzazioni e per il secondo mese consecutivo si mostra invece addirittura un calo tendenziale delle autorizzazioni. Mi pare che la fine del 2010 fornisca dati interessanti per chi cerca segnali di reazione positiva da parte del mercato e del mercato del lavoro in particolare». La ripresa del mercato del sta iniziando: per la prima volta abbiamo non solo un calo sul mese precedente, ma sullo stesso mese dell'anno precedente
Nel novembre 2010 le domande di disoccupazione arrivate all'Inps sono state 120.000, sostanzialmente stabili rispetto a novembre 2009. Lo fa sapere lo stesso istituto di previdenza sottolineando che le domande di mobilità nel mese sono state seimila, in calo del 17,3% rispetto alle 6.800 del novembre 2009.
Riguardo al mercato del lavoro ha spiegato Claudio Treves della CGIL che ci sono: Sono 46 le modalità contrattuali che permettono l'accesso al mondo del lavoro, ed una ''eccessiva flessibilità in entrata che potrebbe limitarsi a 5 tipologie''. La Cgil ha ribadito la sua posizione elencando ''una ad una'' le diverse tipologie contrattuali, con uno studio del dipartimento Mercato del Lavoro del sindacato di Corso Italia.In questo quadro, 'su 100 assunzioni soltanto 18 sono a tempo indeterminato.

domenica 2 ottobre 2011

Finestra mobile pensioni 2011

La finestra mobile è una nuova modalità per calcolare le decorrenze pensionistiche dei lavoratori sia pubblici che privati. A distanza di poco più di tre mesi dall’applicazione di tale norma, anche l’Inps ha deciso di illustrare nel dettaglio gli estremi della nuova disposizione.

Dal primo gennaio 2011, i lavoratori dipendenti hanno conseguito il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico di anzianità e vecchiaia dopo 12 mesi dalla data di maturazione dei previsti requisiti anagrafici e contributivi. Per i lavoratori autonomi, invece, la decorrenza è prevista dopo 18 mesi dalla data di maturazione dei requisiti. Quindi le novità della finestra mobile toccano i soggetti che maturano il diritto all'accesso al pensionamento di vecchiaia a 65 anni per gli uomini e a 60 anni per le lavoratrici del settore privato, i lavoratori del settore pubblico che maturano il diritto all’accesso al pensionamento per età e contributi, le lavoratrici iscritte alle forme esclusive dell'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità e la vecchiaia.

Secondo i dati esposti dall’Inps le nuove pensioni hanno registrato un forte calo soprattutto grazie agli interventi della manovra 2010. Secondo questi dati con l'entrata in vigore della finestra mobile e dell'aumento di un anno per l'età minima per la pensione di anzianità nei primi 8 mesi dell'anno, le nuove pensioni sono passate da 257.940 a 208.134 (-19,3%). I dati dimostrano che le riforme hanno funzionato, ha detto il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua ricordando l'entrata in vigore quest'anno dell'aumento dell'età minima per la pensione di anzianità (a 60 anni per i dipendenti e 61 per gli autonomi) e della cosiddetta finestra mobile ossia 12 mesi di rinvio della decorrenza dal momento del raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia e di anzianità, 18 per gli autonomi.

Sono rimasti bloccati dalla misura sulla finestra mobile soprattutto i lavoratori dipendenti: nei primi otto mesi del 2011 sono usciti con una pensione di vecchiaia solo in 43.221 a fronte dei 68.070 dei primi otto mesi del 2010 (-36,5%) mentre per i coltivatori diretti, artigiani e commercianti i cali sono stati molto meno consistenti (per i commercianti sono state solo 1.000 in meno, tra le 19.829 dei primi 8 mesi 2010 a 18.852 dei primi otto mesi 2011).

"L'Inps chiuderà anche il 2011 con un avanzo finanziario come ha sottolineato il presidente dell’ente di previdenza. "Siamo impegnati perché il piccolo segno meno del bilancio preventivo assestato 2011 diventi un segno più a consuntivo. Le riscossioni aumentano e i dati sull'occupazione ci fanno ben sperare. Anche i dati sulle nuove pensioni sono migliori del previsto. Penso che chiuderemo l'anno in avanzo".

martedì 5 luglio 2011

INPS: cassa integrazione (cig) in calo

Rispetto al 2010 vi è stata una forte frenata per le richieste di cassa integrazione (Cig) nel mese di giugno. Con 82,4 milioni di ore autorizzate si registra una diminuzione di circa il 20,1% rispetto al mese di maggio 2011 (quando furono 103,2 mln) e un calo analogo del 20% anche rispetto al mese di giugno 2010 (103,1 milioni). E’ quanto ha comunicato l'Inps sottolineando che la flessione nelle richieste di cassa integrazione (Cig) si conferma anche nel I semestre del 2011: le domande si sono fermate a 511,1mln, registrando un calo del 19,3% rispetto ai primi sei mesi del 2010.
Tutte le categorie di cassa integrazione risultano in netta flessione, precisa l'Inps. Nel dettaglio in giugno sono state autorizzate 18,7 milioni di ore di cassa integrazione ordinaria (Cigo), 33,7 milioni di cassa integrazione straordinaria (Cigs) e 30 milioni di cassa integrazione in deroga (Cigd).
Rispettivamente il calo rispetto al mese di maggio 2011 - è stato del 5,9% (per la Cigo), del 34,7 (Cigs) e del 5,4% (Cigd). Anche la diminuzione tendenziale - rispetto al mese di giugno 2010 - riguarda tutte le tipologie di cassa integrazione: -31,4% per la Cigo, -6,1% per la Cigs, -24,9% per la Cigd. Nel periodo la cigo è calata del 44,3%. Le richieste di Cigs sono scese del 9,4%. Le domande di Cigd sono diminuite del 2,8%. "Il segnale è univoco e forte - commenta il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua - sia rispetto al mese precedente, sia rispetto all'anno scorso, le richieste di cassa integrazione sono sensibilmente diminuite nel mese di giugno. Il dato è coerente con la ripresa del pagamento dei contributi da parte delle aziende. E' ripresa l'attività produttiva. Solo il monitoraggio successivo potrà dirci se si tratta di un segnale continuo".
Nel Nord Ovest e nel Mezzogiorno si segnalano i più decisivi segni di calo delle richieste di Cig rispettivamente del -25% e del -22,3% rispetto a maggio 2011. Per quanto riguarda i settori produttivi il segnale più forte di rientro dalle domande di Cig proviene dall'industria che segnala un -21,6% rispetto a maggio 2011. I dati delle domande di disoccupazione e mobilità sono come sempre relativi al mese precedente a quello dell'ultima rilevazione di Cig. Nei primi cinque mesi dell'anno (gennaio-maggio) le domande di disoccupazione sono calate del 3,8% (con un lieve rimbalzo nel mese di maggio: +2,1%). Diminuiscono invece dell'11,9% le richieste di mobilità del periodo (scese del 32,8% anche nel mese di maggio).
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...
BlogItalia - La directory italiana dei blog