domenica 31 gennaio 2016
Lavorare da casa debutta il lavoro agile: lo smart working
Lavorare da casa invece che in ufficio può aumentare la produttività? Il telelavoro, il papà dello smart working, è andato in soffitta, e si apre una nuova era. Almeno dal punto di vista delle tutele, perché - come riportano i dati dell'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano - quasi il 50% delle grandi aziende sta già sperimentando questo tipo di prestazione.
Ricordiamo l’indagine Work Trends Study di Adecco, un report sul mercato del lavoro realizzato in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano. Lo studio, arrivato alla sua quinta edizione, ha coinvolto più di 2.700 candidati e 143 recruiter in tutta Italia. A sorpresa, il 67,7% dei lavoratori dichiara di non aver mai sentito parlare di smartworking, così come il 28% dei selezionatori.
Per lavoro agile si intende la prestazione effettuata dai dipendenti al di fuori dei locali dell’azienda. Una versione semplificata del lavoro da remoto, introdotta per aumentare la produttività e per conciliare vita privata e ufficio. Un esperimento che sta avendo successo in aziende come Unicredit, Telecom e Vodafone dove, in via sperimentale, i dipendenti possono lavorare da casa due giorni al mese.
La relazione introduttiva al disegno di legge definisce il lavoro agile una «modalità flessibile di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato allo scopo di incrementare la produttività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro». Il testo ne detta anche i confini: il lavoro agile è quel lavoro che può essere svolto in parte all'interno dei locali aziendali e in parte all’esterno, seguendo però gli orari previsti dal contratto di riferimento e prevede l’assenza di una postazione fissa durante i periodi di lavoro svolti all'esterno dei locali aziendali.
Uno specifico articolo viene dedicato al trattamento economico e viene stabilito che il lavoratore abbia il diritto di ricevere un trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato ai lavoratori che svolgono le stesse mansioni all’interno dell’azienda.
Inoltre, gli incentivi di carattere fiscale e contributivo (ad esempio i premi) riconosciuti in caso di incremento di produttività ed efficienza del lavoro sono applicabili anche ai lavoratori “agili”.
Il testo disciplina anche la forma dell’accordo relativo alle modalità di svolgimento e al recesso. Viene stabilito che l’accordo deve essere stipulato per iscritto (pena la nullità) e disciplina le modalità di esecuzione della prestazione svolta all'esterno dei locali aziendali. È previsto che vengano anche individuati i tempi di riposo del lavoratore. Il contratto potrà essere a termine o a tempo determinato e in questo ultimo caso il recesso può avvenire con un preavviso non inferiore ai 30 giorni. E solo in presenza di un giustificato motivo ciascuno dei contraenti può recedere prima della scadenza del termine.
Le nuove norme disciplinano poi la protezione dei dati e la riservatezza specificando che il datore di lavoro deve adottare - così recita l’articolo in questione - «misure atte a garantire la protezione dei dati utilizzati ed elaborati dal lavoratore che svolge la prestazione lavorativa in modalità di lavoro agile». Per ovvi motivi il lavoratore è tenuto a custodire con diligenza gli strumenti tecnologici messi a disposizione dal datore di lavoro ed è responsabile quindi della riservatezza dei dati cui può accedere.
Vengono introdotte regole anche per quanto riguarda la sicurezza. Il datore deve garantire salute e sicurezza a chi svolge questo tipo di prestazione. A questo proposito è previsto l’obbligo di consegnare al lavoratore un’informativa scritta con cadenza annuale nella quale vengono individuati i rischi generali connessi al tipo di lavoro. Infine un capitolo sull’assicurazione obbligatoria. Anche in questo caso il lavoratore ha diritto alla tutela contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali ed è tutelato contro gli infortuni sul lavoro che possono avvenire durante il normale percorso di andata e ritorno dal luogo di abitazione a quello scelto per lo svolgimento della prestazione lavorativa al di fuori dei locali aziendali.
Dall’indagine Citrix, condotta in Italia su un campione di 600 lavoratori, è emerso inoltre che l’84% degli smartphone utilizzati per lavoro sono di proprietà dei dipendenti e che il 20% degli smart workers non ha idea di chi, in azienda, sia responsabile della sicurezza dei dati.
In generale il 46% degli intervistati pensa che la propria organizzazione dovrebbe investire di più nello smart working per:
• trarre vantaggi in termini di competitività e produttività (59%);
• ridurre i costi fissi (52%);
• avere una cultura aziendale più flessibile (45%);
• offrire maggior livello di soddisfazione per i dipendenti (42%).
A spingere i lavoratori verso lo smart working sono:
• la possibilità di avere orari di lavoro migliori con una migliore worklife balance (68%);
• poter risparmiare il tempo di viaggio (65%);
• poter migliorare la propria produttività (64%), nonostante il 53% ritenga che l’interazione con l’ufficio debba essere migliorata e resa più veloce;
• la possibilità di arricchire il proprio curriculum e facilitare la ricerca di un nuovo lavoro (54%).
Tra gli elementi che invece frenano l’adozione di questa tipologia di lavoro ci sono le preoccupazioni legate a:
• l’essere sempre raggiungibili (38%);
• eccedere con il numero di ore (36%);
• non riuscire a mantenere una divisione tra lavoro e vita privata (71%);
• la difficoltà di mantenere la dimensione sociale del lavoro (33%), secondo il 36% questo aspetto potrebbe essere preoccupante anche dal punto di vista dell’azienda che vedrebbe diminuire lo spirito di gruppo e di appartenenza a un team.
Ci sono poi le difficoltà legate alla connessione internet, con il 33% degli smart worker che lamenta problemi con la connessione, il 31% con i tempi di caricamento, il 26% con il collegamento dei dispositivi ad altre apparecchiature.
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sabato 30 gennaio 2016
Servizi INPS il certificato di pensione
L’INPS prosegue e rinforza il proprio percorso di digitalizzazione, innovazione e messa online dei servizi offerti, ampliandoli ulteriormente, tagliando i costi (grazie allo spostamento dell’erogazione dei servizi dai canali fisici ai canali digitali) e rendendo l’utente sempre più centrale, puntando su un approccio personalizzato.
“Dal 25 gennaio è disponibile – su AppStore Apple e su Play Store Google Android – l’applicazione “Servizi Mobile” in versione 2.8, per smartphone e tablet”.
E’ quanto riporta una nota dell’Inps che spiega: “la nuova versione consente di visualizzare il certificato di pensione (modelloObisM), comprensivo delle pensioni di cui si è titolari nelle gestioni “privata”, “pubblica” e “spettacolo e sport”. Lo stesso servizio è disponibile anche sul sito m.inps.it nella sezione servizi con Pin”.
I servizi Mobile INPS perfezionano estendono consultazione del certificato di pensione- funzione per smartphone e tablet destinata ai pensionati e riguardante – rilasciando la versione 2.8 compatibile con i sistemi operativi Android e iOS (Apple). Il certificato (modello ObisM) è comprensivo di tutte le pensioni di cui si è titolari nelle gestioni “privata”, “pubblica”, “spettacolo e sport”.
La versione 2.8 dei servizi Mobile INPS per smartphone e tablet prevede una nuova interfaccia utente, studiata per ottimizzare le seguenti nuove funzionalità:
• visualizzazione lista servizi: libera o per categoria;
• servizi per tipologia d’uso (trova, consulta, compila, paga), di utente (INPS o INPS gestione dipendenti pubblici) e di identificazione con PIN;
• creazione lista di servizi preferiti;
• ricerca servizi per nome;
• segnalazione problemi tecnici.
La possibilità di visualizzare il certificato di pensione si aggiunge ai servizi INPS già disponibili su dispositivi mobili, fra i quali
• estratto conto contributivo,
• ricerca delle sedi INPS più vicine
• ricerca uffici postali, tabaccai e sportelli bancari per acquistare o riscattare i voucher lavoro
• cedolino pensione
• stato delle pratiche previdenziali per i dipendenti pubblici,
• esito domande di pensione,
• cassetto previdenziale aziende.
mercoledì 27 gennaio 2016
Opzione donna pensioni dal 2016
L'Inps avvia alla lavorazione delle domande di pensione con regime "opzione donna" come previsto dalla legge di stabilità 2016. L'Inps ha annunciato la ripresa della lavorazione delle istanze di pensionamento delle lavoratrici che nel 2015 hanno maturato i requisiti per andare in pensione anticipata usufruendo di Opzione donna. Che dà il via alla possibilità andare in pensione con l'Opzione Donna per chi ha maturato i requisiti di età e di anzianità entro il 2015.
La Legge di Stabilità 2016 ha esteso la possibilità di andare in pensione con l’Opzione Donna coloro che hanno maturato i requisiti di età e di anzianità entro il 2015. Si tratta della possibilità di prepensionamento a 57 o 58 anni (per dipendenti e autonome), con 35 anni di contributi, ora estesa alle lavoratrici che maturano il diritto dopo il 31 novembre 2014 ed entro il 31 dicembre 2015.
Viene inoltre ricordato che la Legge di Stabilità 2016, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 302/2015 ed entrata in vigore il 1° gennaio 2016, prevede all’art 1, comma 281, che:
“Al fine di portare a conclusione la sperimentazione di cui all’articolo 1, comma 9, della legge 23 agosto 2004, n. 243, la facoltà prevista al predetto articolo 1, comma 9, è estesa anche alle lavoratrici che hanno maturato i requisiti previsti dalla predetta disposizione, adeguati agli incrementi della speranza di vita ai sensi dell’articolo 12 del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e successive modificazioni, entro il 31 dicembre 2015 ancorché la decorrenza del trattamento pensionistico sia successiva a tale data, fermi restando il regime delle decorrenze e il sistema di calcolo delle prestazioni applicati al pensionamento di anzianità di cui alla predetta sperimentazione”.
Quindi si tratta delle lavoratrici che nel corso del 2015 anno hanno maturato i 57 anni e 3 mesi di età (58 e 3 mesi nel caso delle lavoratici autonome).
Le «domande di pensione di anzianità in c.d. regime sperimentale donna presentate dalle lavoratrici che hanno perfezionato i prescritti requisiti anagrafici e contributivi entro il 31 dicembre 2015 e la cui decorrenza della pensione si colloca successivamente alla predetta data».
La lavorazione delle istanze di pensionamento delle lavoratrici che hanno maturato i requisiti per richiedere la pensione anticipata usufruendo di Opzione donna erano state sospese alla fine del 2014.
Opzione donna ・infatti un regime sperimentale e, quindi, l'Inps aspettava una proroga dello stesso anche per il 2015 per procedere alla trattazione delle pratiche.
La proroga di Opzione donna ・intervenuta grazie alla Legge di Stabilità 2016 che ha consentito l'elaborazione delle domande rimaste in sospeso.
Opzione donna è un regime sperimentale introdotto nel 2004 che consente alle lavoratrici che hanno maturato i 57 anni e 3 mesi di et・(58 anni e 3 mesi nel caso di lavoratrici autonome) e 35 anni di contributi di andare in pensione anticipata accettando un taglio sull'assegno pensionistico il cui importo verrà calcolato utilizzando il metodo contributivo.
Il termine per poter usufruire di Opzione donna era stato fissato al 31 dicembre 2015: tuttavia l'Inps con due circolari del 2012 ha interpretato tale data come data di decorrenza della pensione e non come termine ultimo di maturazione dei requisiti riducendo di fatto di un anno la durata del regime.
A tal proposito è intervenuta la Legge di Stabilità 2016 consentendo alle lavoratrici che abbiano maturato i requisiti richiesti entro il 31 dicembre 2015 di poter usufruire del regime di Opzione donna, indipendentemente dalla data di maturazione della pensione.
Oltre ad aver prorogato di un anno la scadenza di Opzione donna, inoltre, il governo sta studiando interventi appositi al fine di rendere tale misura una misura strutturale e non pi・sperimentale, consentendo quindi una maggiore flessibilità・in uscita alle lavoratrici donne.
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