lunedì 12 dicembre 2011

Retribuzione 2011 mai così bassa dal 2009. Dati ISTAT

Buste paga più leggere: è quanto emerge dai dati Istat del terzo trimestre del 2011.
Nel terzo trimestre del 2011 le retribuzioni lorde, per unità di lavoro equivalenti a tempo pieno al netto degli effetti stagionali, registrano nel complesso di industria e servizi un incremento dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. La variazione sul terzo trimestre 2010, misurata base annua  è del +1,4%
Nel terzo trimestre del 2011, all’interno del settore industriale, le retribuzioni segnano l’incremento tendenziale più evidenziato (+4,1%) nel settore dell’estrazione di minerali da cave e miniere, a causa, tra l’altro, dell’erogazione di consistenti incentivi all’esodo in alcune grandi aziende. All’interno del terziario, l’aumento tendenziale più ampio riguarda il settore delle attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (+3,5%); si registra, invece, un calo nel settore del trasporto e magazzinaggio (-1,8%), per effetto del rinvio di alcuni premi di risultato solitamente pagati da alcune grandi aziende nel terzo trimestre dell’anno.
Al netto degli effetti stagionali, gli oneri sociali per Unità di lavoro segnano una crescita congiunturale dello 0,3% nel totale, con un incremento dello 0,3% nell’industria e dello 0,2% nei servizi. Nell’insieme dei settori dell’industria e dei servizi l’aumento tendenziale degli oneri sociali per Unità di lavoro nel terzo trimestre 2011 è del 2,2%; l’incremento è’ del 2,6% nell’industria e del 2,0% nei servizi. La crescita è maggiore nell’industria (+2,3%) che nei servizi (+1,1%).
La crescita dell’+1,4% è la più bassa del terzo trimestre dal 2009, mentre a livello congiunturale il +0.3 %  è il valore minimo del primo trimestre 2009. A confermare la riduzione delle buste paga basta vedere l’incremento dell’inflazione, che sull’anno è cresciuta il doppio +2,8%.
L’Istat ha precisato che la rilevazione riguarda salari, stipendi e competenze accessorie, corrisposte ai lavoratori dipendenti con carattere periodico, secondo quanto stabilito dai contratti di lavoro, dagli accordi aziendali e individuali.

Educazione previdenziale per i lavoratori

Un sostegno forte per i lavoratori, che sta per diventare legge dello Stato. I lavoratori italiani riceveranno ogni anno una comunicazione dal proprio ente pensionistico sulla loro posizione previdenziale, nell'ambito di «un programma coordinato di iniziative di informazione e di educazione previdenziale», che vedrà coinvolti ogni anno il Ministero del Lavoro e della Politiche Sociali insieme agli enti di primo pilastro. È quanto prevede il comma 29 del'art.24 del decreto Salva Italia tratto dall’abc del Sole 24 ore.
L’importanza del comma 29 è dato dall’ introduzione per legge di un piano di diffusione della informazione previdenziale, che renda dinamico il rapporto tra il lavoratore e l’ente previdenziale di riferimento. Una comunicazione il cui contenuto è ancora da definire nei suoi dettagli, ma che in definitiva andrà a fornire indicazioni sulle prestazioni future attese per il lavoratore, in base alla contribuzione in essere.
Conoscere la propria storia dal punto di vista della propria pensione (contributi pensionistici) consentirà ai lavoratori di avere una vera cognizione della propria posizione previdenziale; prendendo le decisioni più opportune per costruirsi un servizio appropriato. Le campagne informative indicate nel decreto "Salva Italia" saranno utili anche per verificare la rilevanza di costituirsi una pensione alternativa, i fondi pensione.
Quindi secondo quanto indicato nel decreto "Salva Italia", i lavoratori italiani riceveranno ogni anno dal loro ente previdenziale una comunicazione con informazioni della loro posizione. E come evidenziato dalla Rassegna stampa del governo. Ossia riceveranno una comunicazione che comprenderà elementi che saranno una valutazione in previsione delle prestazioni future del lavoratore, sulla linea della «busta arancione», che ricevono i lavoratori svedesi o le Statutory Money Purchase Illustrations, destinate ai lavoratori britannici.

domenica 11 dicembre 2011

Management aziendale. Regole e disposizioni pubbliche

Il Codice per la protezione dati personali, emanato con decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ha finalmente disciplinato in modo unitario una materia, la legge sulla privacy.  La gestione delle email è un aspetto essenziale in un’azienda, soprattutto quando questa azienda lavora nel campo di internet o con sei distaccate dove comunicare con un’email è naturale e più veloce.
L´email è un sistema di comunicazione importantissimo, permette di comunicare in tempi differiti, inviare dati e documenti. Per questo una azienda o un professionista deve avere una casella email professionale, sicura e capiente. Se per un attimo pensiamo al funzionamento aziendale e raffrontiamo l'uso dei fascicoli d'ufficio con le e-mail professionali, immediatamente avvertiamo una chiara differenziazione nelle modalità di impiego. I primi sono oggetto di una libera circolazione all'interno dell'azienda, salvo che contengano informazioni qualificate. Per le altre, invece, dovrebbe esistere un'aspettativa di riservatezza.
Poniamo una domanda quale potrebbe essere la nostra reazione se un collega leggesse le nostre e-mail professionali, senza autorizzazione? Probabilmente esiste una percezione di ingerenza. È vero che occorre distinguere tra contenuto professionale e personale, ma è altrettanto vero che un'aspettativa di riservatezza, sebbene più contenuta, esiste anche per le email aziendali. Il problema della conservazione e gestione della posta elettronica al fine della verifica dei processi decisionali interni, presuppone la soluzione del quesito dei vincoli di riservatezza da parte del datore di lavoro.
Vi sono posizioni non univoche da parte di giudici e del garante della privacy: da un lato, le pronunzie dei giudici civili si mantengono su posizioni garantiste, mentre i giudici penali scelgono orientamenti flessibili, più vicini alle esigenze datoriali. Dall'altro, i provvedimenti del garante sottolineano il principio costituzionale della segretezza della corrispondenza e gli obblighi di trasparenza nei confronti di mittenti e destinatari. L'aspettativa di riservatezza, infatti, riguarda non solo i lavoratori che trasmettono o ricevono email, ma anche gli altri interlocutori che possono essere estranei all'organizzazione aziendale.
Quindi come bisogna comportarsi?
Primo: rendere la casella di posta lavorativa non personale. Quanto maggiore è la riferibilità dell'indirizzo elettronico alla persona, tanto maggiore è l'aspettativa di riservatezza del contenuto, anche professionale, della e-mail. Un primo passo potrebbe essere nel modificare l'indirizzo email da «nome.cognome@azienda.it» in «direzione.acquisti@azienda.it» rendendolo meno personale.
Secondo: riportare un'informativa in calce che avverta della libera circolazione del testo del messaggio all'interno dell'azienda. Questo per consentire agli interlocutori di essere consapevoli dell'uso aziendale che sarà fatto della loro comunicazione.
Terzo: considerare l'assegnazione delle email personali. Occorre tener presente che il lavoratore non perde la propria dimensione per il solo fatto di entrare in azienda. La possibilità di consentire anche comunicazioni personali, entro limiti di ragionevolezza e adoperando canali trasmissivi distinti da quelli professionali (ovvero servendosi dei servizi postali disponibili in modo gratuito su internet), può facilitare la gestione lavorativa della casella postale per esigenze di lavoro.
Quarto: diffondere le regole aziendali. Il lavoratore deve essere consapevole di che cosa sia permesso e che cosa sia vietato, e deve essere informato dell'eventuale riserva dell'azienda di accedere ai contenuti delle email professionali, della possibilità di controlli sulle stesse e delle relative modalità. Occorre competenza e proporzionalità: soluzioni maldestre rischiano di fare entrare in gioco sanzioni per  i controlli a distanza e violazioni della privacy.
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