L’anticipo pensionistico - APE, prevede la possibilità di pensione di vecchiaia anticipata al massimo di tre anni . Nel caso il primo anno di applicazione fosse effettivamente il 2017, essa interesserà
i nati dal 1.6.1951 al 31.5.1952 a cui mancano a 1 anno e un mese a 2 anni per la pensione .
i nati dal 1.6 1952 al 31.12. 1953 a cui mancano da 2 anni e 5 mesi a 3 anni per la pensione di vecchiaia.
Per questi soggetti le indiscrezioni parlavano di una penalizzazione pari al 2 o 3% , per ogni anno di anticipo, da applicare sugli assegni di pensione fino al triplo della pensione minima mentre su quelli più alti (cioè oltre 1500 euro ) si ipotizzava ad una aliquota del 7-8%.
Queste aliquote vanno applicate alla quota retributiva maturata:
fino al 31.12.1995 (per chi a quella data aveva meno di 18 anni di contributi) oppure
fino al 2011 (per chi a fine 1995 aveva più di 18 anni di contributi).
Il punto di partenza di questa proposta era il disegno di legge del 2013 dell’on. C. Damiano (ddl 857 d) ex Ministro del lavoro, che prevedeva la possibilità di concordare l'età di uscita dal mondo del lavoro (pensione flessibile) ed anche di abbassare a 41 anni i requisiti contributivi necessari per uscire , indipendentemente dall'età anagrafica .
Il costo di tali modifiche per il sistema previdenziale sarebbe però pari a 8,5 miliardi di euro.
Il disegno di legge n. 2233/2/11 affronta lo spinoso problema della riforma previdenziale dando atto della situazione in cui si verranno a trovare molti lavoratori, soprattutto quelli iscritti alla gestione separata, a cui si applicherà quando andranno in pensione il sistema contributivo puro.
Gli interventi che il Governo si appresta ad emanare tendono a:
a) assicurare la piena portabilità del credito pensionistico in altre gestioni;
b) operare una revisione delle modalità di rivalutazione del montante pensionistico, in modo da renderlo effettivamente premiante;
c) prevedere la possibilità di riscattare gli anni lavorati quando non esisteva un obbligo contributivo e gli anni di laurea;
d) prevedere concrete misure di incentivazione alla previdenza complementare.
Con la legge 335/1995 che ha introdotto il sistema contributo la previdenza ha cambiato volto, riducendo drasticamente le prospettive pensionistiche dei lavoratori.
Gli iscritti alla gestione separata , lavoratori autonomi e parasubordinati, sono stati i primi ad essere interessati a questo passaggio al sistema contributivo puro.
Tuttavia oggi pur parlando spesso di pensioni viene sempre posta l’attenzione sui pensionati e sui pensionandi con sistema retributivo evitando accuratamente di parlare della povertà e delle penalizzazioni che produrrà il sistema contributivo puro quando sarà a regime.
Il governo ritiene che “ È invece urgente intervenire subito per evitare l'esplosione di una bomba sociale, quando arriveranno le prime consistenti coorti di pensionati contributivi puri” intervenendo nel sistema per superare alcune gravi carenze del sistema contributivo, e in particolare:
La garanzia per tutti i lavoratori con 15-20 anni di versamenti in qualunque gestione previdenziale di una pensione minima
Intervenire con meccanismi solidaristici a favore di chi ha sperimentato percorsi lavorativi non continuativi, a causa di difficoltà occupazionali o personali
incentivare l'investimento pensionistico, attualmente molto poco conveniente;
incentivare il secondo pilastro previdenziale, che sarà necessario per compensare la caduta del reddito che si presenterà al momento di andare in pensione.
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