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mercoledì 19 marzo 2014

Contratti di lavoro e ammortizzatori sociali per il 2014



Le misure nel Ddl di Delega al Governo per riordinare contratti di lavoro, sussidi di maternità e disoccupazione, incentivi per assunzione e autoimpiego, ammortizzatori sociali e Aspi, in linea con il Jobs Act. Il lavoratore licenziato verrebbe per contro affidato a una rete di moderni servizi di ricollocamento verso un nuovo impiego secondo una logica attiva delle politiche del lavoro con contestuale ripensamento del sistema di ammortizzatori sociali. Molti in realtà frenano, ma c’è anche chi si spinge a ipotizzare una sospensione definitiva degli effetti dell’articolo 18 per tutte le nuove assunzioni.


Nuovi sussidi di disoccupazione, incentivi per auto-impiego e imprenditorialità, riordino dei contratti con introduzione sperimentale di quello a garanzie crescenti, compensi orari minimi, semplificazioni e azioni per la conciliazione dei tempi di lavoro-famiglia: prevede tutto questo il disegno di legge delega sul lavoro approvato nel CdM del 12 marzo dal Governo Renzi, la parte più corposa sul piano normativo e strutturale del Jobs Act.

Il Ddl Lavoro si accompagna dunque al decreto con le semplificazioni su apprendistato e tempo determinato e alle linee guida (ancora da presentare dal punto di vista tecnico) sul taglio del cuneo fiscale con consenguente aumento in busta paga. Anche la nuova Riforma del Lavoro Renzi adotta lo strumento del Ddl (come quella Fornero), quindi la palla passa al Parlamento, a cui il governo chiede le seguenti deleghe.

E’ prevista una garanzia universale per tutti in caso di disoccupazione involontaria, con tutele uniformi e legate alla storia contributiva, rivedendo i requisiti per le integrazioni salariali (escludendo i casi di cessazione aziendale) e la durata dei sussidi (da legare ai singoli lavoratori), con meccanismi automatici di concessione.  La cassa integrazione sarebbe concessa solo a seguito di esaurimento di altre possibilità di riduzione dell’orario di lavoro.

Per ammortizzatori sociali si intende il complesso di misure adottate dagli organi governativi che hanno lo scopo di sostenere economicamente tutti coloro che vivono una situazione di disoccupazione. In questa sezione del sito trovi tutte le notizie relativi agli interventi di sostegno al reddito adottati sia a livello nazionale che a livello regionale, come accedere e le novità 2014. Gli ammortizzatori sociali in deroga (CIG e mobilità) sono strumenti di sostegno al reddito per lavoratori subordinati o sospesi dal posto di lavoro, privi di qualsiasi tipologia di trattamento di sostegno al reddito e sono concessi sulla base di accordi regionali, successivamente recepiti in sede governativa, tra Regione, organizzazioni datoriali e organizzazioni sindacali dei lavoratori. Gli accordi determinano i beneficiari e prevedono limiti e vincoli relativi alla concessione dei trattamenti. 

La disciplina ordinaria e breve dell’ASpI verrà rivista: incrementata per i lavoratori con carriere contributive più significative, estesa ai collaboratori a progetto (in fase iniziale un periodo biennale di sperimentazione a risorse definite), valutando anche la possibilità di una ulteriore prestazione in favore di soggetti con indicatore ISEE particolarmente ridotto. Si programma di eliminare lo stato di disoccupazione come requisito per l’accesso a prestazioni di carattere assistenziale. Saranno individuati meccanismi per il coinvolgimento attivo del beneficiario di prestazioni di integrazione salariale o di disoccupazione in favore della comunità locale. Le imprese che vi faranno ricorso, dovranno contribuire al costo dei nuovi ammortizzatori, con una riduzione degli oneri contributivi ordinari e la loro rimodulazione tra i diversi settori in funzione dell’effettivo utilizzo.

Si prevede una revisione degli attuali contratti di lavoro per renderli più coerenti con le esigenze del contesto occupazionale e produttivo. Il primo passo sarà valutarne l’effettiva coerenza, anche in funzione di eventuali interventi di riordino. L’obiettivo è un testo organico di disciplina delle tipologie contrattuali, con abrogazione di tutte le disposizioni incompatibili e le duplicazioni che creano difficoltà interpretative e applicative e l’introduzione sperimentale di ulteriori forme di contratto a tutele crescenti. In via sperimentale si introdurrà anche un compenso orario minimo applicabile a tutti i rapporti di lavoro subordinato, previa consultazione delle parti sociali.

Altre deleghe
Politiche attive. Azioni previste: razionalizzare gli incentivi per assunzione, autoimpiego e autoimprenditorialità; istituire un’Agenzia nazionale per l’impiego per la gestione integrata di politiche attive e passive del lavoro e servizi; migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

Semplificazioni. Per ridurre gli adempimenti relativi alla gestione del rapporto di lavoro: sburocratizzare, unificare le comunicazioni alle PA, rivedere le sanzioni.

Conciliazione lavoro-famiglia. Per evitare che le donne debbano scegliere fra figli e impiego: indennità di maternità universale; prestazione alle parasubordinate senza contributi dal datore di lavoro; abolizione della detrazione per coniuge a carico e introduzione di un tax credit (incentivo al lavoro femminile) per lavoratrici con figli minori e basso reddito; accordi collettivi per favorire orari flessibili di lavoro; premi di produttività; conciliazione con responsabilità genitoriali e assistenza a non autosufficienti; servizi per la prima infanzia forniti dalle aziende nel sistema dei servizi alla persona.


domenica 2 marzo 2014

Jobs Act 2014 cosa prevede il piano



Renzi tenta di fare l’americano o meglio un uomo politico statunitense, in fatti il nome della legge “Jobs Act , passata al Congresso USA con voto di tutte le forze politiche per incoraggiare il finanziamento delle piccole imprese attraverso l’allentamento di una serie di regole. Ma la parola Jobs, che in lingua inglese significa posti di lavoro in questo caso specifico è un acronimo e, nonostante punti a fare un gioco di parole, sta in realtà per Jumpstart Our Business Startups, ossia la legge per avviare le nostre società.

Il piano costerà 1,6 miliardi in più di quanto oggi si spende per i sussidi, dunque 8,8 miliardi in tutto. Ma assicurerà protezione anche a quel milione e 200 mila lavoratori, ora per diversi motivi totalmente senza rete, in caso di disoccupazione. E potrebbe essere finanziata con uno spostamento di risorse dalla Cig in deroga, che vale 2,5-3 miliardi annui.

Per arrivare ad un buon risultato si punta ad un sblocco dei debiti P. a., interventi sull'edilizia, taglio al cuneo fiscale e ai costi dell'energia: misure essenziali per stimolare le aziende all'assunzione. Ma anche riduzione della giungla di contratti (almeno 40) oggi esistenti e passaggio al contratto unico a tempo indeterminato e a tutele crescenti per i tanti, troppi giovani a spasso. E poi nuovo codice del lavoro e Agenzia unica federale, come polo di coordinamento dei centri per l'impiego attuali. Ma soprattutto l'atteso e annunciato assegno universale per chi perde il lavoro, con obbligo di seguire un corso di formazione e di non rifiutare più di una proposta d'impiego.

Vi è in cantiere l’ipotesi di una Nuova Aspi, il sussidio introdotto dall'ex ministro Fornero, che sostituirà Aspi e mini-Aspi La Naspi spetterà a tutti coloro che perdono il posto e hanno lavorato almeno tre mesi. Durerà più a lungo: al massimo due anni per i lavoratori dipendenti, anziché uno o uno e mezzo (come ora l'Aspi, per chi è sotto o sopra i 55 anni) e al massimo sei mesi per gli atipici, come i cocopro. L'entità del sussidio sarà per tutti al massimo di 1.100-1.200 euro mensili all'inizio del periodo di copertura e planerà verso i 700 euro alla fine, così come prevedono le regole Fornero in vigore (75% della retribuzione dell'ultimo periodo con i tetti citati, percentuale che scende del 15% ogni sei mesi). Dunque l'importo è lo stesso, ma la durata no. Più lunga quella della Naspi, sia rispetto all'Aspi che alla mini-Aspi. E pari alla metà del numero di settimane contributive negli ultimi quattro anni.

Si cercherà di risolvere almeno due problemi. Il primo, quello dei lavoratori a tempo indeterminato che dal 2016 per effetto della Fornero perderanno l'indennità di mobilità. Avranno la Naspi. Il secondo, quello dei lavoratori non protetti - precari. Cioè i 900 mila dipendenti a termine, somministrati, interinali,i quali sono stati messi fuori dalla legge Fornero per i requisiti troppo rigorosi. Ovvero contributi da almeno due anni e aver lavorato negli ultimi dodici mesi. Ma soprattutto i collaboratori a progetto con almeno tre mesi di busta paga, dunque l'80% circa di 400 mila persone, secondo gli ultimi, oggi privati persino della mini-Aspi e impossibilitati ad aggiudicarsi l'indennità di fine lavoro, anche qui per i requisiti quasi impossibili". In totale, un milione e 200 mila lavoratori potenziali disoccupati senza rete.

Quindi il piano prevede:

Assegno di disoccupazione, allungamento dei tempi dell’attuale strumento di sostegno al reddito, l’Aspi introdotta dalla riforma Fornero, ed un’estensione della platea dei beneficiari;

Agenzia unica federale che coordini i centri per l’impiego che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali.

Creazione di nuovi posti di lavoro per ognuno di questi sette settori, il JobsAct conterrà un singolo piano industriale con indicazione delle singole azioni operative e concrete necessarie a creare posti di lavoro.
a) Cultura, turismo, agricoltura e cibo.
b) Made in Italy (dalla moda al design, passando per l’artigianato e per i makers)
c) ICT
d) Green Economy
e) Nuovo Welfare
f) Edilizia
g)Manifattura

Riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile. Processo verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti.

Legge sulla rappresentatività sindacale e presenza dei rappresentanti eletti direttamente dai lavoratori nei CDA delle grandi aziende.


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