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domenica 27 aprile 2025

Pensioni 2025: tutte le novità tra formule, decorrenze e aumenti

 


Le misure contenute nel capitolo previdenziale della Legge di Bilancio 2025 pubblicata in Gazzetta Ufficiale ed in vigore dal 1° gennaio rivelano la scelta di Governo di non rompere ancora con il passato, muovendosi tra continuità e adeguamenti minimi.

Novità importanti riguardano la rivalutazione degli assegni, con il ritorno alla perequazione automatica, ed il potenziamento degli incentivi per chi rinuncia a lasciare il lavoro. Se però non si assiste ancora una riforma delle pensioni organica, vengono comunque introdotte piccole modifiche per incentivare la permanenza al lavoro e garantire un sostegno alle fasce più deboli.

Il futuro delle pensioni: conferme e nuove misure per il 2025

La Manovra 2025 introduce alcune modifiche al sistema pensionistico, pur confermando le misure attualmente in vigore. Sebbene non si assista a un superamento della Legge Fornero (nè ad un suo pieno ritorno), restano comunque valide ancora per un anni Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna.

Da segnalare che è ancora attesa la proposta del CNEL su cui il governo dovrebbe imbastire la riforma delle pensioni, in forma di legge a sè rispetto alla Manovra.

Strumenti per l’uscita anticipata

Quota 103, APE Sociale e Opzione Donna rimangono i cardini per il pensionamento anticipato fuori dalle formule ordinarie.

Quota 103 permette la pensione a 62 anni con almeno 41 anni di contributi, l’APE Sociale prevede l’uscita anticipata a 63 anni per determinate categorie con 30 anni di contributi e l’Opzione Donna il pensionamento a con almeno 35 anni di contributi e 61 anni entro il 31 dicembre 2024, con riduzione di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di due anni (quindi, 59 anni con due o più figli).

Per la pensione anticipata ordinaria viene introdotto un’agevolazione per madri con quattro figli o più. 

Per le lavoratrici, di contro, viene eliminato il limite massimo di 12 mesi per lo sconto sull’età pensionabile legato al numero di figli.

Tutti i requisiti per la pensione 2025, formula per formula

Nel 2025 restano sostanzialmente invariate le attuali formule per l’uscita ordinaria e anticipata (vecchia o anzianità), per specifiche categorie svantaggiate o fragili e per chi cerca la flessibilità in uscita (lasciando prima il lavoro a scapito di una penalizzazione sull’assegno).

Pensione di vecchiaia ordinaria

 Requisiti: 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi versati.

Pensione anticipata ordinaria

 Uomini: 42 anni e 10 mesi di contributi.

 Donne: 41 anni e 10 mesi di contributi.

Quota 103

 Requisiti: 62 anni di età e 41 anni di contributi.

 NB: questa misura, prorogata per il 2025, prevede un tetto all’importo dell’assegno fino al raggiungimento dei 67 anni.

Opzione Donna

 Requisiti: 61 anni entro il 31 dicembre 2024 con riduzione di un anno per ogni figlio fino a un massimo di due (quindi, 59 anni con due o più figli) ed almeno 35 anni di contributi.

 NB: riservata solo ad alcune lavoratrici, consente un calcolo dell’assegno interamente contributivo.

 Beneficiarie

 Caregiver: lavoratrici che assistono, da almeno sei mesi, un familiare convivente con disabilità grave ai sensi della Legge 104/1992.

 Invalide: lavoratrici con una riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74%, certificata dalle commissioni mediche competenti.

 Dipendenti di Aziende in Crisi: lavoratrici licenziate o dipendenti di imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso il Ministero competente.

APE Sociale

 Requisiti: 63 anni di età e almeno 30 anni di contributi (36 per lavori gravosi).

 NB: riservata a categorie specifiche come disoccupati, caregiver, invalidi e addetti a lavori gravosi.

Lavori usuranti

 Requisiti: 61 anni e 7 mesi di età, 35 anni di contributi e raggiungimento di quota 97,6 (somma di età e contributi).

Come si vede, Quota 103, APE Sociale e Opzione Donna sono state prorogate per il 2025 mantenendo invariati i requisiti rispetto all’anno precedente. Anche i requisiti per la pensione di vecchiaia e per quella anticipata non hanno subito scatti dovuti ad eventuali incrementi delle aspettative di vita.

Decorrenza pensione: finestre mobili 2025

Le “finestre mobili” rappresentano il periodo che intercorre tra la maturazione dei requisiti per la pensione e l’effettiva erogazione dell’assegno pensionistico. Questo meccanismo è stato introdotto per contenere la spesa pensionistica, posticipando il pagamento della pensione rispetto al momento in cui si raggiungono i requisiti necessari.

Per il 2025, sono previste alcune modifiche alle finestre mobili per diverse tipologie di pensione:

 Pensione anticipata ordinaria

Attualmente, la finestra mobile è di 3 mesi nel privato e variabile nel pubblico in base alla gestione di appartenenza. Per gli iscritti ex-INPDAP (CPDEL, CPS, CPI, CPUG) con meno di 15 anni di contributi al 31 dicembre 1995 e che maturano i requisiti pensionistici dal 1° gennaio 2024 in poi, queste finestre saranno:

 3 mesi per requisiti maturati entro il 31 dicembre 2024.

 4 mesi per requisiti maturati entro il 31 dicembre 2025.

 5 mesi per requisiti maturati entro il 31 dicembre 2026.

 7 mesi per requisiti maturati entro il 31 dicembre 2027.

 9 mesi per requisiti maturati dal 1° gennaio 2028 in poi.

 Quota 103

Confermata anche per il 2025, permette il pensionamento con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Le finestre mobili rimangono invariate: 7 mesi per i lavoratori dipendenti del settore privato e gli autonomi; 9 mesi per i dipendenti pubblici.

 Opzione Donna

Prevede una finestra mobile di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le autonome. Non sono state annunciate modifiche a tali finestre per il 2025.

 Pensione Precoci (Quota 41)

Finestra mobile di 3 mesi dalla maturazione dei requisiti contributivi.

 Pensione Usuranti e Gravosi

La finestra mobile varia in base alla categoria.

Rivalutazioni pensioni: aumenti 2025 fascia per fascia

Dal 1° gennaio 2025, le pensioni saranno rivalutate sulla base di un tasso di inflazione stimato allo 0,8%. Gli aumenti saranno proporzionali agli importi degli assegni:

Pensione Rivalutazione Aumento

Fino a 4 volte il minimo Inps

(2.394 €) 100% dello 0,8% Da 1.000 € a 1.008 €

Tra 4 e 5 volte il minimo

(2.394-2.993 €) 90% dello 0,8% Da 2.500 € a 2.519,92 €

Oltre 5 volte il minimo

(>2.993 €) 75% dello 0,8% Da 3.200 € a 3.224,71 €

Questo adeguamento è inferiore rispetto agli anni precedenti a causa di una minore inflazione, ma garantisce comunque un aumento per tutti i pensionati.

Pensioni minime 2025: nuovi importi

A partire dal 1° gennaio 2025, le pensioni minime subiranno un incremento, passando da 614,77 euro a 616,67 euro mensili, corrispondente a un aumento dello 0,8%. L’adeguamento dovrebbe sostenere il potere d’acquisto dei pensionati con trattamenti più bassi ma nei fatti si limita a pochi euro anche se la Legge di Bilancio prevede un aumento straordinario del 2,7%.

Pensioni di invalidità 2025: importi e novità

Nel 2025, le pensioni di invalidità civile continuano a essere erogate secondo i requisiti stabiliti per legge, senza modifiche significative rispetto agli anni precedenti.

L’importo mensile base previsto per l’assegno di invalidità civile è soggetto a rivalutazione annuale sulla base del tasso di inflazione stabilito dal Ministero dell’Economia, fissato per quest’anno allo 0,8%. Pertanto, l’assegno per gli invalidi civili totali passa da 313,91 euro nel 2024 a circa 316,42 euro nel 2025. Questo aumento tiene conto dell’adeguamento al costo della vita per garantire una copertura minima dei bisogni essenziali.

Caregiver

Bonus 850 euro per gli invalidi: domande INPS al via 2 Gennaio 2025

Per accedere alla pensione di invalidità civile piena è necessario il riconoscimento di un’invalidità pari al 100%, oltre a rispettare i limiti di reddito annuo, che per il 2025 ammontano a circa 17.920 euro. Gli invalidi parziali con percentuale tra il 74% e il 99% possono invece ottenere un assegno mensile di 313,91 euro, anch’esso rivalutato.

Il governo ha inoltre confermato il diritto all’aumento al milione per gli invalidi civili totali di età pari o superiore ai 67 anni, portando il trattamento complessivo a circa 618 euro mensili, allineato al trattamento minimo pensionistico.

Assegno sociale e trattamento minimo INPS nel 2025

Nel 2025, l’importo dell’assegno sociale e del trattamento minimo INPS è stato aggiornato per riflettere il tasso di rivalutazione stabilito dal Ministero dell’Economia, fissato allo 0,8%. Questo adeguamento mira a tutelare il potere d’acquisto dei pensionati, soprattutto nelle fasce di reddito più basse.

L’assegno sociale, destinato ai cittadini con redditi inferiori alle soglie previste dalla normativa, passa da 503,27 euro al mese del 2024 a circa 507,29 euro mensili nel 2025. Per avere diritto all’assegno sociale è necessario soddisfare i requisiti anagrafici, che restano fissati a 67 anni di età, e di reddito, che non deve superare i 6.595 euro annui per i non coniugati e i 13.190 euro per i coniugati.

Il trattamento minimo INPS, previsto per chi riceve pensioni di importo particolarmente basso, aumenta da 614,77 euro del 2024 a circa 619,68 euro al mese nel 2025, grazie alla perequazione automatica. Tale incremento beneficia principalmente i pensionati che hanno maturato pochi anni di contribuzione, garantendo loro un livello minimo di sostegno economico.

Questi adeguamenti confermano l’impegno dello Stato a sostenere le fasce più vulnerabili della popolazione, assicurando una copertura minima per far fronte ai bisogni essenziali.

Incentivi per chi resta al lavoro

Chi decide di non accedere al pensionamento anticipato tramite Quota 103 e pensione anticipata ordinaria potrà beneficiare del Bonus Maroni, incentivo fiscale che consente di ricevere in busta paga la quota contributiva a carico del dipendente. La misura garantisce un aumento dello stipendio netto fino alla pensione di vecchiaia, grazie alla decontribuzione della quota IVS a carico del dipendente (di norma pari al 9,19%), che invece viene erogata direttamente in busta paga, aumentando così il netto percepito fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia.

In precedenza, il Bonus Maroni era riservato ai lavoratori che avevano raggiunto i requisiti per la “Quota 103” (62 anni di età e 41 anni di contributi). Dal 2025, l’incentivo è esteso anche a coloro che maturano il diritto alla pensione anticipata ordinaria, ossia gli uomini con 42 anni e 10 mesi di contributi e le donne con 41 anni e 10 mesi.

Un’altra novità è la defiscalizzazione del bonus. La somma aggiuntiva che il lavoratore riceve in busta paga, corrispondente alla quota di contributi previdenziali a suo carico (circa il 9,19% della retribuzione lorda), non concorre a formare la base imponibile e, quindi, non è soggetta a tassazione. Significa che l’intero importo viene percepito netto dal lavoratore, aumentando lo stipendio.

Il Bonus Maroni non viene applicato automaticamente: il lavoratore interessato deve presentare richiesta al datore di lavoro per beneficiare dell’incentivo. Questa scelta comporta una riduzione del montante contributivo e, di conseguenza, un possibile decremento dell’importo della futura pensione.

mercoledì 6 dicembre 2017

Pensioni, aumenti da 70 a 260 euro



Da gennaio si applicherà il valore provvisorio relativo al 2017 che è pari a 1,1%. Di conseguenza aumenteranno tutti i parametri di riferimento delle prestazioni previdenziali: dal trattamento minimo all’assegno sociale (da 448,07 a 453 euro), dai vitalizi al trattamento di invalidità civile, e poi ancora dei limiti di reddito per l’integrazione al minimo o il cumulo delle pensioni ai superstiti. Oltre ovviamente agli assegni ordinari in pagamento.

Aumenti sino a 260 euro all’anno per i pensionati: dal 2018, infatti, dopo due anni di stop, si applica il meccanismo automatico di adeguamento delle pensioni all’inflazione (o meglio all’indice Istat Foi, l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati), cioè la cosiddetta perequazione.

Da gennaio, in particolare, si applicheranno alle prestazioni aumenti in misura pari all’1,1%: questi aumenti, che non saranno uguali per tutti ma dipenderanno dalla misura dell’assegno, consentiranno non solo di incrementare le pensioni, ma anche di alzare i parametri di riferimento delle prestazioni previdenziali. Dal trattamento minimo agli assegni di assistenza per invalidità civile, dall’assegno sociale all’integrazione al minimo, gli incrementi consentiranno non solo di ricevere prestazioni più elevate, ma anche di subire una minore riduzione delle prestazioni parzialmente incumulabili col reddito, come la pensione di reversibilità e l’assegno ordinario di invalidità.

Iniziamo con l’aumento del trattamento minimo (la retribuzione minima alla quale deve essere adeguata la pensione, se non si superano determinate soglie di reddito): questo, in particolare, passerà da 501,89 euro mensili a 507,41 euro, determinando non solo l’incremento delle pensioni adeguate al minimo, ma anche minori riduzioni per chi percepisce pensioni parzialmente cumulabili con gli altri redditi.

È il caso, ad esempio, della pensione di reversibilità, che viene ridotta del 25% se gli altri redditi superano 3 volte il minimo, del 40% se il trattamento minimo viene superato 4 volte e del 50% se si supera 5 volte il trattamento minimo.

L’assegno sociale, nel 2018, salirà da 448,07 euro mensili a 453 euro mensili, nei casi in cui si ha diritto alla sua liquidazione in misura piena.

Aumento delle pensioni 2018
Ecco, invece, in quale misura aumenteranno le pensioni. Vediamo alcuni esempi:

per chi percepisce 1000 euro lordi al mese, l’incremento mensile sarà pari a 11 euro;

per chi percepisce 1600 euro mensili, l’aumento sarà pari a 16,72 euro;

per chi percepisce 2.100 euro al mese, l’incremento sarà pari a 17,33 euro mensili.

Comparando gli aumenti mensili all’intero anno, otteniamo un aumento di 72 euro per chi percepisce la pensione minima, di 143 euro per chi percepisce 13mila euro annui, sino ad arrivare a un incremento tra i 200 e i 260 euro per chi percepisce tra 1.500 e 3mila euro al mese.

Al crescere dell’importo della pensione, però, gli aumenti sono minori, a causa del funzionamento del meccanismo di perequazione, che garantisce l’adeguamento pieno all’inflazione solo agli assegni più bassi.

Quindi per chi percepisce 1.000 euro lordi al mese, l’incremento sarà di 11 euro, con 1.600 euro il ritocco sarà di 16,72 euro, chi incassa 2.1oo euro avrà un aumento di 17,33 euro. Rapportato all’intero anno, quindi tredicesima compresa, significa che chi riceve la pensione minima avrà poco meno di 72 euro in più; chi intasca 13mila euro all’anno, ne riceverà 143 in più. Inoltre chi ha una pensione compresa tra 1.500 e 3.000 euro al mese guadagnerà tra i 2oo e i 260 euro lordi all’anno. Con il crescere dell’importo della pensione, l’aumento è proporzionalmente minore perché il meccanismo di perequazione favorisce gli assegni di valore più basso, riconoscendo solo a loro l’adeguamento pieno all’inflazione.

Secondo le regole in vigore dal 2012 i requisiti per accedere alla pensione sono destinati ad adeguarsi automaticamente all’allungamento della speranza di vita con un primo aumento di 5 mesi di età o di contributi che dovrebbe scattare nel 2019. Questo a fronte di un requisito per la pensione di vecchiaia che già oggi per la maggior parte dei lavoratori, in teoria perché nei fatti si ha ancora la possibilità di incassare l’assegno diversi anni prima, è di 66 anni e 7 mesi, un livello che, come certificato ieri dal Censis, in Europa è il secondo più alto, dopo quello della Grecia.



sabato 17 dicembre 2016

CCNL cooperative taxi: aumenti da dicembre 2016



È stato rinnovato il CCNL del settore cooperative taxi. L’accordo, siglato dai sindacati dei trasporti di Cgil, Cisl e Uiltrasporti con  Legacoop, Confcooperative e Agci, prevede un aumento medio economico, a regime, di 65 euro e vengono introdotti sistemi di previdenza e sanità integrative.

L’accordo ha decorre dal febbraio 2015 e scade a febbraio 2019. Vengono, inoltre, introdotte: l’assistenza sanitaria integrativa e la pensione integrativa complementare con adesione generalizzata, valorizzata la contrattazione di secondo livello.

Il 29 novembre 2016 è stato rinnovato il CCNL dei lavoratori delle cooperative esercenti attività nel settore taxi. Nell'accordo tra latro è prevista  con la retribuzione di  dicembre 2016 vengano erogati a titolo di "una tantum" i seguenti importi:

Livello Par. 31 dic. 2016
A1 100 61,54
B1 114 70,15
C1 120 73,85
C2 125 76,92
C3 130 80,00
D1 136 83,69
E1 144 88,62
F1 152 93,54

L'Una Tantum non è utile ai fini del calcolo del TFR e degli istituti di retribuzione diretta e indiretta, sia legali che contrattuali, ed è proporzionalmente ridotta sulla base dei mesi di effettivo servizio, non considerando le frazioni di mese inferiori a 15 giorni e considerando come mese intero le frazioni pari o superiori a 15 giorni. Per i rapporti di lavoro a tempo parziale l'importo dell'Una Tantum verrà riproporzionato sulla base dell'effettiva prestazione.


Pertanto queste sono le nuove tabelle retributive
livello minimo 1/12/2016 minimo 1/1/2018

A1 1.193,07 1.212,30
B1 1.360,08 1.382,00
C1 1.431,67 1.454,75
C2 1.514,41 1.538,45
C3 1.575,00 1.600,00
D1 1.622,60 1.648,75
E1 1.718,01 1.745,70
F1 1.813,47 1.842,70

Nel contratto si specifica che l'Una Tantum non è utile ai fini del calcolo del TFR e degli istituti di retribuzione diretta e indiretta, sia legali che contrattuali, ed è proporzionalmente ridotta sulla base dei mesi di effettivo servizio, non considerando le frazioni di mese inferiori a 15 giorni e considerando come mese intero le frazioni pari o superiori a 15 giorni. Per i rapporti di lavoro a tempo parziale l'importo dell'Una Tantum verrà riproporzionato sulla base dell'effettiva prestazione.

Contratto a termine
Il numero complessivo di contratti a termine stipulati non potrà eccedere il limite del 30% del numero dei lavoratori a tempo indeterminato (con arrotondamento all’unità superiore) in forza al 1° gennaio dell’anno di assunzione in ciascuna impresa o se impresa pluri-localizzata nelle singole Sedi o Unità Operative presso le quali si intende effettuare l’assunzione a termine. Tale limite numerico va verificato tempo per tempo nel corso dell’anno così che, ad ogni avvio di contratto a termine, va rispettata la percentuale di rapporto rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato esistenti al 1° gennaio, talché durante il corso dell’anno non potranno essere contemporaneamente presenti un numero complessivo di contratti a termine superiore a tale limite.

Apprendistato professionalizzante
La durata massima del periodo di apprendistato per i profili professionali previsti dal presente contratto sono stabiliti in:
– 24 mesi: per gli apprendisti destinati ad essere inseriti nel livello B/1;
– 36 mesi: per gli apprendisti destinati ad essere inseriti nei livelli C/1, C/2 e D/1;
– 48 mesi: per gli apprendisti destinati ad essere inseriti nei livelli E/1 e F/1.

Agli apprendisti spettano gli istituti previsti dal presente contratto, in quanto applicabili, e, per quanto concerne la retribuzione, la stessa è determinata come segue:
– 24 mesi: 85% 1° anno – 95% 2° anno;
– 36 mesi: 85% 1° anno – 90% 2° anno – 95% 3° anno;
– 48 mesi: 80% 1° anno – 85% 2° anno – 90% 3° anno – 95% 4° anno;

Somministrazione di lavoro a tempo determinato
I lavoratori con contratto di lavoro somministrato, impiegati anche a tempo parziale, per temporanea utilizzazione in qualifiche previste dai normali assetti produttivi aziendali, ma temporaneamente scoperti per il periodo necessario al reperimento sul mercato del lavoro del personale occorrente, non potranno superare la media semestrale del 10% dei contratti a tempo indeterminato in atto nell’impresa.

L’accordo per il premio avrà durata triennale, cercando di evitare la sovrapposizione delle trattative con quelle del CCNL.

Permessi
Al personale conducente taxi potranno essere riconosciuti fino a 8 ore mensili non retribuite per lo svolgimento di attività di manutenzione automezzi.

Indennità domenicale
Viene istituita una indennità domenicale da riconoscere ai lavoratori (con esclusione dei conducenti taxi) pari ad euro 10 giornaliere.

Maneggio denaro
A far data dall’1/1/2017 al personale non conducente taxi che normalmente ha maneggio di denaro con oneri per errore sarà corrisposta mensilmente una indennità nella misura del 3% della retribuzione. L'indennità compete anche nell'ipotesi che la continuità del maneggio sia interrotta dalle alternanze di turni e ha carattere esclusivamente risarcitorio, per cui non è utile ai fini della incidenza di tutti gli istituti contrattuali e non entra a far parte del T.F.R.



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