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mercoledì 20 marzo 2013

250 nuovi mila posti di lavoro se lo stato restituisse alle imprese 48 miliardi di euro



Pubblichiamo l'intervista di Giorgio Squinzi di Fabrizio Forquet sul Sole 24 ore del 20 marzo 2013.

La restituzione di almeno «48 miliardi» dei debiti Pa alle imprese determinerebbe nei prossimi 5 anni «un aumento di circa 250mila occupati e un incremento del Pil dell'1%, par a 16 miliardi di euro, per i primi tre anni, fino ad arrivare all'1,5% nel 2018».

Lo dice il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, citando uno studio del Centro studi dell'associazione. Squinzi «auspica che il Governo in carica provveda tempestivamente ad adottare, già dal prossimo Consiglio dei ministri, tutti i provvedimenti necessari per la liquidazione di quanto spetta alle imprese, così come indicato dalla Commissione europea e chiaramente emerso dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio uscente, Mario Monti, che nei giorni scorsi ha manifestato la disponibilità a lavorare con la Commissione per identificare le soluzioni e avviare la liquidazione del debito nel più breve tempo possibile».

La simulazione del Centro studi Confindustria

La cifra di 48 miliardi, pari ai due terzi di quanto complessivamente dovuto a fine 2011, determinerebbe una serie di ricadute positive, e non scontate, sull'economia reale.
Secondo la simulazione effettuata dal Centro studi Confindustria, infatti, oltre al significativo aumento degli investimenti nei prossimi 5 anni pari ad oltre il 13% - un risultato importante che ribadisce l'impegno e la fiducia delle imprese nel paese - la liquidazione di questi crediti comporterebbe un aumento di circa 250mila occupati e, da sola, determinerebbe un incremento del Pil dell'1% (16 miliardi di euro) per i primi 3 anni, fino ad arrivare all'1,5% nel 2018.

venerdì 21 settembre 2012

Crescita e lavoro secondo il Def: il tasso di disoccupazione salirà all'11,4% nel 2013

Nel 2013 il Pil si ridurrà dello 0,2% "principalmente per l'effetto di trascinamento del calo registrato l'anno precedente; infatti la variazione trimestrale del Pil inizierebbe ad essere positiva già a partire dal primo trimestre". Lo ha chiarito la Nota di Aggiornamento al Def.

Nel 2012 l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è stimato al 2,6% del Pil, superando di circa 1 punto percentuale il valore indicato nel Def. "Il maggior deficit è correlato ad un'evoluzione delle entrate meno favorevole del previsto e a un maggior costo del servizio del debito, in parte compensato da una dinamica più contenuta delle altre voci di spesa corrente".

Il tasso di disoccupazione raggiungerebbe in Italia il 10,8% nel 2012 per poi aumentare all'11,4% nel 2013. E' quanto indica la Nota di Aggiornamento al Def.

"Secondo le principali organizzazioni internazionali, il rallentamento diffuso è anche dovuto alle criticità legate alla gestione della crisi dei debiti sovrani dei paesi dell'area dell'euro e ai timori legati alle imminenti decisioni di politica fiscale negli Stati Uniti".
Quindi raddoppia rispetto alle stime di primavera il 'rosso' dell'economia in Italia  italiana per il 2012. E la ripresa appare più lontana a causa di un negativo anche l'anno prossimo che tornerà positivo probabilmente solo nel 2014.

Nel 2013 il Pil si ridurrà dello 0,2% "principalmente per l'effetto di trascinamento del calo registrato l'anno precedente. Infatti la variazione trimestrale del Pil inizierebbe a essere positiva già dal primo trimestre". Lo dice la nota di aggiornamento al Def. Il documento indica anche che nel 2012 l'indebitamento pubblico è stimato al 2,6% del Pil, "un maggior deficit collegato a minori entrate e al maggior costo del debito". L'Italia quest'anno spenderà 86,119 mld per gli interessi sul debito, 8 mld in più rispetto al 2011. Nel 2013 la spesa salirà di 3,1 mld, collocandosi a 89,2 mld. Nel 2015 supererà i 100 miliardi.

lunedì 18 giugno 2012

Lavoro e diritto alle ferie. “Sette giorni ferie in meno per alzare Pil'”


Una settimana in meno di ferie per aumentare il Pil. E' la proposta del sottosegretario all'Economia, Gianfranco Polillo, che non mancherà di far discutere. Aumentare cioè il tempo di lavoro per far ripartire la produttività . ''Nel brevissimo periodo, per aumentare la produttività del Paese - ha spiegato - lo choc può avvenire dall'aumento dell'input di lavoro, senza variazioni di costo; lavoriamo mediamente 9 mesi l'anno e credo che ormai questo tempo sia troppo breve''. Secondo Polillo, "se noi rinunciassimo ad una settimana di vacanza avremmo un impatto sul pil immediato di circa un punto".

Il sottosegretario, parlando a margine di un convegno a Roma, non vede particolare difficoltà né da parte dell'industria, né da parte dei sindacati. "Da parte dell'industria - precisa Polillo - questo non deve essere un accordo generalizzato ma può essere fatto per le aziende già ristrutturate che hanno mercato e quindi puntare principalmente sui contratti di secondo livello. Per quanto riguarda i sindacati, continua Polillo, "é una fase di riflessione, ma devo dire che non sono contrari a questa ipotesi, almeno la parte più avveduta del sindacato che sta riflettendo per conto suo su questo; all'interno di tutte le sigle, compresa la Cgil, ci sono settori illuminati e riformisti che vi ci stanno ragionando".

"Stiamo vivendo sopra le nostre possibilità: per sostenere i nostri consumi interni abbiamo bisogno di prestiti esteri che negli ultimi anni sono stati pari a 50 miliardi di euro l'anno", ha sottolineato Polillo. "Questo gap lo possiamo chiudere - spiega - o riducendo ulteriormente la domanda interna, inaccettabile per il Paese, oppure aumentando il potenziale produttivo; non possiamo più permetterci questo andamento con gli spread attuali".

"Un'uscita confusa, estemporanea e non particolarmente geniale e alla quale manca un naturale complemento: perché non chiedere ai 500 mila lavoratori in cassa di rinunciare ad una settimana di indennità? Per questa via anche le casse dello Stato ne trarrebbero un beneficio". E' il commento del segretario confederale della Cgil, Fabrizio Solari, sulla proposta del sottosegretario all'Economia, Gianfranco Polillo, di rinunciare a una settimana di vacanza per determinare una crescita immediata del Pil pari a un punto percentuale. "Fuor d'ironia - dice Solari - il problema della scarsa produttività italiana è il frutto della sua stessa specializzazione produttiva nonché degli scarsi investimenti in termini di innovazione e di una non sufficiente dotazione infrastrutturale.
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