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domenica 30 ottobre 2016

Come riconoscere gli annunci di lavoro fake (falsi)




Se ne  leggono di annunci di lavoro, la maggior parte sul web: centinaia di pagine e bacheche visitate, ogni giorno, per cercare lavoro, molte volte senza successo. Gli annunci così detti “fake”, in altre parole fasulli-finti, sono sempre esistiti, ma sicuramente l’avvento delle nuove tecnologie e la grande diffusione delle informazioni tramite il web ha accentuato l’ascesa.

Se una volta, infatti, gli annunci falsi erano abbastanza evidenti, oggi invece sono realizzati in modo accurato e strutturati in modo da trarre in inganno anche i più esperti.

Si legge, ci si candida, si aspettano risposte. Poi un giorno arriva una email: un’offerta condizionata all’invio di denaro, in certi casi. Un’offerta che non esiste veramente, in altri.

L’affare dei falsi annunci di lavoro è un business che sta penetrando sempre più tra le maglie della Rete.

Bisogna saper prendere degli accorgimenti indispensabili per evitare di cadere nella trappola di falsi annunci, magari che incominciano con la classica frase “cercasi giovani entusiasti e volenterosi” sappiate che spesso trattasi di offerte che nascondono, solo lavori gratuiti o malpagati.

Quello che inquieta tanto le aziende, il cui nome viene usato in modo illegale, quanto chi al danno di un lavoro mancato rischia di aggiungere la beffa dei soldi perduti. Viene raccontato da persone che su una pagina Facebook denunciano falsi annunci relativi a dei posti di lavoro presso catene alberghiere di lusso.

Sappiamo tutti quanto possa essere dura in questo momento affacciarsi sul mondo del lavoro, ma non solo, anche a causa della cattiva gestione imprenditoriale del mercato del lavoro stesso, sempre più sfruttato e malpagato, una situazione angosciosa che ti spinge a sperare magari nell'offerta allettante di una proposta di lavoro semplice giunta magicamente all'indirizzo di posta elettronica.

Annunci questi, falsi che stanno aumentando in modo rapidissimo.

Vengono segnalati, in blog e forum, raccontando di essere incappati in offerte di lavoro all'apparenza uguali alle altre, ma che poi, in sede di colloquio, si sono rivelate ingannevoli o truffaldine.

Molte offerte di lavoro si mostrano evidentemente finte, già dall'annuncio.

Destreggiarsi tra le diverse offerte di lavoro sul web non è facile ed è per questo che vi suggeriamo alcune accortezze, per valutare al meglio quando, e se rispondere, ad un annuncio di lavoro.

Per evitare brutte sorprese, la prima cosa è cestinare senza rimpianti le offerte di lavoro in cui non è indicato il nome dell'azienda e non è presente neppure una presentazione in forma anonima del settore in cui opera e dell'attività che svolge.

Altro segnale sospetto è sicuramente quando l’annuncio risulta molto generico. Un esempio potrebbe essere quando nel titolo dell’annuncio ritrovate “Risorse Umane” e nella descrizione “Si selezionano due figure da occupare nel campo delle risorse umane per una prestigiosa azienda in via di espansione con sede… ”.

Perché si tratta di un fake?

Perché non si specifica il ruolo ricercato (ovvero il titolo dell’offerta è generico)
Perché nella descrizione non c’è alcun accenno alle attività da seguire ed ai requisiti minimi richiesti per il profilo (laurea, età).

Quindi, quando si riscontra questa mancanza di informazioni, vi consigliamo di non perdere tempo nel rispondere e di proseguire la vostra ricerca.

Un altro segnale per gli annunci fake, di solito, è la promessa di guadagni da vertigine a fronte di un lavoro da gestire da casa. Leggendolo, le condizioni proposte potrebbero anche risultare allettanti, ma sono molto scarse le probabilità che si tratti di un annuncio di lavoro vero. Inoltre, per questi annunci si associa anche la vendita di un kit di lavoro, che viene presentato come necessario per l’avvio di un’attività’ a domicilio.

Allo stesso modo, meglio stare alla larga dalle offerte che cercano profili generici e che propongono attività vaghe, infatti le aziende serie sono sempre molto attente ai requisiti professionali e personali delle persone da inserire e in tempi di crisi diventano ancora più esigenti: gli annunci che promettono lavori facili e alte remunerazioni nella quasi totalità dei casi nascondono una truffa.

Il linguaggio utilizzato diventa un altro segnale di non autenticità: diffidate da comunicazioni inviate con un format grafico ed un linguaggio scorretto o sgrammaticato, perché molti sono i casi di phishing via email o web.

Assieme a questi suggerimenti di analisi, proponiamo anche l’utilizzo dei motori di ricerca per raccogliere informazioni sull'azienda, (come ad esempio LinkedIn ) per capire la sua localizzazione, individuare le persone che già lavorano e verificare direttamente che non si tratti di una truffa.

Per maggiore credibilità, spesso in questi annunci è inserito un indirizzo mail nome, cognome o un numero di cellulare, ma la questione non cambia: i dati il più delle volte sono finti e la scheda telefonica attivata solo per il tempo della ricerca.

E' bene anche diffidare dalle offerte di lavoro che richiedono l'invio di dati personali riservati, del codice fiscale, del numero della carta di credito o del conto corrente per le ragioni più svariate e spesso (purtroppo) apparentemente legittime e del tutto motivate: nessuno assume sulla base dell'anagrafica e/o del conto in banca. Anzi, gli annunci che non prevedono neppure un colloquio telefonico o via Skype sono da considerare finti e potenzialmente pericolosi.

E' sempre una buona regola cercare informazioni sulle aziende presso le quali ci si vuole candidare e, in certi casi, diventa un metodo infallibile per svelare subito la truffa. Online si può intanto verificare se la società esiste o meno oppure, quando non è indicato nessun nome, cercare opinioni sull'annuncio: molte volte si aprono pagine e pagine di discussioni che denunciano l'illegalità dell'offerta in questione.

Le società serie pubblicano i loro annunci di ricerca personale su siti importanti di reclutamento oppure si avvalgono di agenzie di lavoro: diffidate di chi vi rimanda ad un sito web in cui sono presenti le informazioni sul “lavoro da casa”.

Occasionalmente può capitare che qualche azienda si faccia pagare per un corso o training di avviamento al lavoro, ma ciò è molto ma molto raro, ed in ogni caso il costo del corso verrebbe detratto dal vostro primo stipendio e mai in nessun caso un’azienda seria vi richiederebbe di anticipare del danaro.

E’ molto più facile che il costo del training iniziale venga sostenuto dall'azienda stessa.

Un’azienda che vi sta offrendo un lavoro legittimo sia in ufficio che da casa vostra, probabilmente vuole vedere il vostro curriculum vitae e le vostre referenze, se si tratta di lavoro dipendente, oppure vuole vedere un esempio di vostri precedenti lavori e o referenze se si tratta di lavoro autonomo ed in ogni caso vi proporrà un contatto telefonico. Un’azienda che intende offrirvi un lavoro legittimo non vi chiederà mai del danaro per lavorare per loro.

Si è cercato di proporre una guida per riconoscere gli annunci di lavoro falsi e per difendersi dalle truffe e segnalare quella in cui si è eventualmente finiti, evitando ad altri la stessa spiacevole esperienza, il consiglio è allora di visitare il sito Bob Spammit, sempre aggiornatissimo e agguerrito contro chi vuole fare della sfortuna degli altri la propria fortuna.





sabato 2 luglio 2016

Offerte di lavoro sviluppo WEB retail 2.0



Tra i settori ad aver resistito efficacemente l'impatto della crisi, ci sono sicuramente quello dell'e-commerce e quello di Internet, che continuano a crescere, a dispetto delle difficoltà. Con l’espressione “commercio elettronico” si intende qualunque iniziativa commerciale gestita con mezzi elettronici e tramite il supporto di internet.

Il retail si adatta alla vendita che sta crescendo con il Web. E va a caccia di professionisti con competenze tra distribuzione tradizionale e sistemi automatizzati, punti vendita fisici e piattaforme e-commerce, gestione degli inventari e ingegneria del software. E’ stato rilevato oltre 1.200 posizioni aperte nelle professioni innovative della vendita al dettaglio, in una lista di società che va dai marchi più noti della categoria (come Tesco e Walmart) a stelle dell’e-commerce di moda (Yoox) e colossi senza bisogno di presentazioni (Amazon e Apple).

L’e-commerce manager è il responsabile delle vendite online, specializzato nel preparare e gestire le attività economiche in rete dell’azienda. Si occupa dell’elaborazione delle strategie per il lancio di un prodotto o di un servizio nel commercio elettronico ed è responsabile di tutto il percorso ovvero da quando il cliente invia l’ordine a quando ritira la merce; cura inoltre i rapporti con le società che forniscono i servizi in outsourcing (ricerca di nuove risorse).

Conosce approfonditamente i mercati internazionali, il marketing e il controllo di gestione. Ha competenze economico-gestionali e competenze tecniche.

L’e-commerce manager decide per quali beni e servizi è valida la vendita on line, quali tipi di campagne pubblicitarie effettuare, come devono essere organizzate le pagine web in cui si offrono i servizi e prodotti da acquistare. Sa utilizzare i programmi relativi alle nuove tecnologie dell’informazione e lavorare in team.

Dotato di capacità diagnostiche e relazionali, l’e-commerce manager è un lavoratore disponibile all’aggiornamento continuo, è flessibile e in grado di adattarsi a nuovi metodi di lavoro nel campo commerciale e di marketing.

La strada portante è rappresenta dalle competenze inquadrate dalla multinazionale del recruiting PageGroup nel cosiddetto “e-tail”, gioco di parole tra electronic e retail che allude alla digitalizzazione del commercio. Tesco, multinazionale britannica della distribuzione, cerca per la sola Gran Bretagna 498 figure. Tra i profili più improntati alla vendite elettroniche ci sono digital analyst, online strategy manager (lo “stratega” di presenza e attività online), online acquisition manager e junior big data analyst.

Walmart, colosso Usa della Gdo, sta cambiando pelle ai vecchi schemi della distribuzione con un interesse sempre più massiccio per la vendita online. L’obiettivo è potenziare l’e-commerce, canale che cresce a ritmi ancora blandi (solo lo 0,7% nell'ultimo trimestre) rispetto alle esigenze del mercato. La lista di risorse in fase di selezione per la sua divisione It include professionisti di base più tecnica (software engineer, senior software engineer), informatico-statistica (data scientist, web developer) o ibrida tra Ict e business, come nel caso del quantitative risk analyst: un “esperto di rischi” con focus sulla cybersecurity e le violazioni di dati.

Esistono realtà di e-commerce particolarmente fiorenti come la Dalani, una delle più importanti nel settore home&living: l’azienda attualmente offre lavoro per diverse tipologie di professionisti, laureati e non, da inserire all’interno del suo organico.

Ecco le opportunità lavorative offerte:

Business Analyst (Milano) Il candidato ideale è laureato in Economia, Business, IngegneriaMatematica o Informatica, ha una buona padronanza del pacchetto Office (in particolare di Excel), ha un’ottima padronanza della lingua inglese, ha buone capacità di problem-solving e sa lavorare in team

Production Assistant (Milano) L’azienda è alla ricerca di candidati che abbiano un’ottima conoscenza di Excel, che siano in grado di lavorare per obiettivi, che siano precisi e puntuali nel rispetto delle scadenze

Agente Customer Service (Lainate) Per la posizione si ricercano candidati che abbiano alle spalle già esperienza nel customer service, che abbiano una buona conoscenza del pacchetto Office e della posta elettronica, che abbiano una buona dizione e un’ottima capacità di scrittura

Addetto alla Supply Chain (Lainate) I requisiti richiesti per il ruolo sono: buona conoscenza della lingua inglese, orientamento alla customer experience, buona conoscenza del pacchetto Office, buona capacità di gestione dello stress

Il quadro di offerte è simile a quello proposto, con numeri più ridotti, nell’arredo da Ikea (24) e nei supermercati da Carrefour (21). Il brand svedese del mobile rinforza i suoi canali di vendita online con risorse ad hoc per l’e-commerce (e-commerce sales manager, e-commerce finance specialist) e nello sviluppo del business. Carrefour offre ai neoalaureati in uscita dalla classi di economia e ingegneria gestionale posizioni di tirocinio per aree più classiche, come la logistica, o all’insegna di sostenibilità e innovazione: è il caso delle posizioni aperte in corporate social responsability (responsabilità sociale di impresa) o digital and web innovation (innovazione web).

Spostandosi sul retail di moda e lusso, spuntano due marchi del calibro di Yoox e Swatch Group. La piattaforma italiana di e-commerce del fashion è in cerca di 60 figure, con funzioni più orientate a programmazione e raccolta dati (iOS developer, interface developer, big data senior developer) e a vendite e marketing (web marketing specialist, retail manager, e-commerce account). Swatch Group, storico brand svizzero dell’orologeria, cerca per la sua sola sezione retail 14 figure indirizzate principalmente a vendite (sales manager) e gestione (boutique manager).

Un capitolo a sé è rappresentato da Amazon e Apple. Il colosso di Jeff Bezos, forte di vendite a 35,7 miliardi di dollari nel quarto trimestre 2015, cerca oltre 400 talenti nella sua sola sezione di business intelligence: dai più ordinari business intelligence analyst ai data scientist, gli “scienziati dei dati” al lavoro su modello statistici per la risoluzione di problemi aziendali. Apple seleziona per la sola Italia 17 risorse in ambito retail, con funzioni organizzative (market leader per analisi sui risultati e coordinamento), digitali (software engineer) o di promozione e diffusione delle tecnologie, come nel caso dei solution engineer: professionisti al servizio dei clienti aziendali per l’introduzione di dispositivi mobile nella routine di lavoro.

L'e-commerce non è meramente una nuova modalità di vendita, ma un modo del tutto inedito di "stare sul mercato" , sempre più legato ai trend del “Social” e del “Mobile”, dal momento che sfrutta la sinergia dei social network per la vendita grazie all'interazione tra utenti e allo scambio di feedback.

Negli ultimi anni sempre più aziende hanno puntato sull’e-commerce, avviando una nuova attività online o affiancando il proprio negozio tradizionale, con due principali vantaggi:

L’azienda può far leva su costi minori rispetto agli store tradizionali (affitto immobili, gestione ottimale del magazzino e delle scorte) e maggiore funzionalità, infatti i siti online sono attivi 24 ore al giorno, sette giorni su sette e offre possibilità di vendita tramite dropshipping, quindi senza possedere materialmente i prodotti nel proprio magazzino.




domenica 17 aprile 2016

Costo del Lavoro e Jobs Act un fallimento annunciato?


Gli incentivi monetari forniti alle imprese non si sono concretizzati in nuova occupazione a tempo indeterminato, ma hanno piuttosto favorito la trasformazione di contratti temporanei in contratti ‘permanenti’.

Se le misure del Jobs Act saranno realmente efficaci a lungo termine dal punto di vista della creazione di nuovo posti di lavoro è la domanda che in molti si stanno ponendo, soprattutto osservando i dati forniti dall’INPS relativi ai contratti di lavoro, hanno evidenziato che in particolare il contratto a tutele crescenti e decontribuzione, hanno alimentato una crescita dei posti di lavoro, soprattutto delle assunzioni a tempo indeterminato e dei voucher per il lavoro accessorio.

Questi risentono della riduzione degli sgravi contributivi previsti per chi assume nuovi lavoratori con contratto a tempo indeterminato, anche trasformando contratti a tempo determinato già in essere.
Tale riduzione è entrata in vigore nel 2016 e, di conseguenza, si è assistito ad un boom di assunzioni a tempo determinato a dicembre 2015, quando era ben noto il fatto che da gennaio i benefici sarebbero stati rimodulati, permettendo ai datori di lavoro di usufruire della “vecchia” decontribuzione. Sul totale delle nuove assunzioni a tempo indeterminato del 2015, quelle di dicembre rappresentano ben il 25%.

E’ legittimo chiedersi se questo boom di assunzioni e trasformazioni sia destinato a rimanere limitato e porsi domande sulla qualità della nuova occupazione e sulle prospettive di lunga durata dei contratti, una volta che si saranno esauriti gli sgravi. Vanno poi considerati i costi a carico dello Stato per questa misura, che sembra aver dato un impulso solo estemporaneo all’occupazione.
Ipotizzando che i datori di lavoro mantengano in essere tutti i contratti stipulati usufruendo degli sgravi per l’intero periodo di fruizione (36 mesi), il costo complessivo della misura risulterebbe pari a 22,6 miliardi di euro. O meglio 17 miliardi circa (5,7 miliardi di euro l’anno) considerando le maggiori entrate IRES dovute al fatto che i contributi fiscalizzati non sono più deducibili dal costo del lavoro.

Comunque in passato si è visto che non tutti i contratti a tempo indeterminato derivanti da trasformazioni di contratti a termine rimangono in essere per l’intero periodo di fruizione degli sgravi contributivi: tra il 2012 ed il 2014 il 40% dei contratti trasformati da tempo determinato a tempo indeterminato sono cessati entro i tre anni (Rapporto annuale sulle Comunicazioni Obbligatorie del Ministero del Lavoro). Ipotizzando quindi che 4 trasformazioni su 10 cessino prima dei 36 mesi e tutte le nuove attivazioni di contratti a tempo indeterminato durino invece l’intero periodo di fruizione, il costo complessivo per l’intero periodo di vigore della decontribuzione ammonterebbe a poco più di 18 miliardi, al lordo delle maggiori entrate IRES (quasi 14 miliardi al netto IRES).

Diversamente, ipotizzando uno scenario più realistico in cui oltre al 40% delle trasformazioni a cessare entro i 18 mesi sia anche il 20% delle nuove attivazioni a tempo indeterminato, il costo della misura per le Casse dello Stato sarebbe pari a circa 14,6 miliardi al lordo dell’IRES, quasi 11 miliardi al netto.

Un’indagine sulla forza lavoro ha confermato come l’incremento dell’occupazione, dopo l’introduzione del binomio Jobs Act-decontribuzione, è sostanzialmente debole e, in gran parte, dovuto a nuovi contratti a tempo determinato. Inoltre, l’aumento più sensibile dei contratti a tempo indeterminato sembrerebbe aver interessato le fasce più anziane (oltre 55 anni) di lavoratori e non le più giovani. L’occupazione giovanile e la variazione del tasso di inattività di questi ultimi sembrerebbe essere principalmente spiegato dalla recente introduzione del programma ‘Garanzia Giovani’ e dall’esplosione dei cosiddetti vouchers (come emerge con chiarezza dall’analisi delle fonti di natura amministrativa).

Quest’indagine mette ulteriormente in luce l’incapacità del Jobs Act di rispondere ai compiti che era stato chiamato ad assolvere, infatti mostra come tra il primo ed il secondo trimestre del 2015, in Italia, il 35% dei disoccupati ha smesso di cercare lavoro, transitando dalla disoccupazione all’inattività.

E’ vero che sono aumentati i contratti a tempo indeterminato ma è anche vero che l’incremento dei posti di lavoro è limitato e «solo alcuni dei disoccupati della crisi sono tornati a lavorare, mentre gli altri si sono ritirati dalla forza lavoro»: è un’analisi originale e argomentata dell’impatto del Jobs Act quella proposta da Tortuga.

In conclusione, il combinato disposto ‘Jobs Act’-decontribuzione si è rivelato, sin ora, inefficace in termini di quantità, qualità e durata dell’occupazione generata. Il potenziale effetto deflattivo di tali politiche, inoltre, rischia di contribuire ulteriormente all’indebolimento della struttura occupazionale ed industriale italiana, già gracile all’inizio della crisi del 2008 e pesantemente colpita da
quest’ultima.




domenica 24 gennaio 2016

Garanzia Giovani: cosa cambia nel 2016? I nuovi bonus


Vediamo i benefici legati al programma Garanzia Giovani 2016 per aziende e professionisti che assumono: ecco a chi spettano bonus doppi.

Sono stati modificati nel 2016 gli incentivi per il programma Garanzia Giovani con l’obiettivo di offrire sempre più posti di lavoro ai ragazzi con età compresa tra i 18 ed i 29 anni, con particolare riferimento ai cosiddetti neet, ovvero coloro che non studiano né lavorano. Tra le novità il raddoppio dei Bonus per le aziende che assumeranno dal 1° marzo al 31 dicembre 2016 soggetti che hanno effettuato un tirocinio nell’ambito del programma, finanziamenti agevolati per l’autoimpiego, meno tirocini e più impieghi stabili. Le attività prevedono inoltre corsi di formazione gratuita, formazione online e incontri di orientamento.

Con il raddoppio dei Bonus per l’assunzione e gli incentivi alle aziende ci saranno secondo le aspettative più posti di lavoro, meno tirocini, e più impieghi stabili. Le finalità del programma, attivo a livello europeo, adottato dall’Italia nel 2014, rispondono all’esigenza di facilitare l’ingresso nel mercato del lavoro dei giovani essendo destinato in particolar modo a quei soggetti che non sono impegnati né in percorsi di studio né in attività lavorative.

Il programma prevede una serie consistente di attività, dalla predisposizione di corsi di formazione gratuita (anche online) ad incontri di orientamento, tirocini, fino a comprendere finanziamenti agevolati per l’autoimpiego ed incentivi per le aziende che effettuano assunzioni.

Nel 2016, queste misure sono state rinforzate grazie al raddoppio del Bonus assunzione e al nuovo finanziamento agevolato Selfiemployment per i soggetti che decidono di mettersi in proprio.

Il bonus legato all’assunzione degli iscritti al programma Garanzia Giovani , a favore di aziende e professionisti, i seguenti incentivi:

2mila euro: per i giovani con profilazione molto alta (vale a dire che hanno minori possibilità d’inserimento o reintroduzione nel mercato del lavoro), assunti con contratto a tempo determinato della durata compresa tra 6 e 12 mesi;

1.500 euro: per i giovani con profilazione alta, assunti con contratto a tempo determinato della durata compresa tra 6 e 12 mesi;

4mila euro: per i giovani con profilazione molto alta, assunti a tempo determinato per più di 12 mesi ;

3mila euro: per i giovani con profilazione alta, assunti a tempo determinato per più di 12 mesi ;
6mila euro: per i giovani con profilazione molto alta, assunti a tempo indeterminato;

4.500 euro: per i giovani con profilazione alta, assunti a tempo indeterminato.

3mila euro (al massimo): per i giovani con profilazione media, soltanto se inseriti a tempo indeterminato;

1500 euro: per i giovani con profilazione bassa.

L’agevolazione è fruibile, da aziende e professionisti, anche per i contratti part-time, purché l’orario sia superiore al 60%


BONUS RADDIOPPIATI
Circa le assunzioni che verranno effettuate dal 1° marzo al 31 dicembre 2016, i bonus previsti risultano raddoppiati, solo però se i soggetti inseriti risultano aver svolto un tirocinio nell’ambito del programma Garanzia Giovani.

Questo perché, il raddoppio dei benefici è volto a tramutare la maggior parte dei tirocini svolti durante la prima fase del programma in posti di lavoro veri e propri.

CONTRATTO DI APPRENDISTATO
Per chi assume con un contratto di apprendistato si offre la possibilità di sommare i benefici previsti per questa tipologia contrattuale (dunque sgravi contributivi, benefici fiscali ed economici) con il bonus Garanzia Giovani.

Quest’ultimo, per quanto concerne questa ipotesi, può arrivare fino a 10mila euro, tenendo bene a mente, tuttavia, che il programma Garanzia Giovani incentiva soltanto i contratti di apprendistato per il conseguimento della qualifica o del diploma professionale.

La misura Selfiemployment 2016, destinata ai giovani che si mettono in proprio come lavoratori autonomi, impresa individuale o società, prende avvio da metà gennaio. Nei confronti di quelli che verranno considerati i progetti più meritevoli verrà messo a disposizione un finanziamento fino ad un massimo di 50mila euro a tasso zero, da restituire nell’arco di 7 anni senza garanzie.

Complessivamente, sono stati assegnati 124 milioni di euro per consentire l’accesso ai prestiti.
In questo caso, i posti di lavoro che si verranno a creare non saranno circoscritti solamente all’autoimpiego dei soggetti che si proporranno, comprendendo bensì anche il personale aggiuntivo di cui gli stessi avranno bisogno per gestire la relativa attività: una sorta, dunque, di risultato raddoppiato rispetto ai semplici bonus previsti per l’assunzione.

Inoltre, al fine di incentivare per i giovani impieghi di lavoro stabili, e così rendere meno convenienti le operazioni che hanno un basso valore aggiunto, per l’orientamento diminuiranno da 8 a 4 le ore massime da riservare ai giovani partecipanti.

Apprendistato
In caso di assunzione con contratto di apprendistato i datori di lavoro possono cumulare gli sgravi contributivi e i benefici previsti per tale contratto col bonus Garanzia Giovani per i contratti di apprendistato che consentono il conseguimento della qualifica o del diploma professionale.

Tirocini
Diminuiscono le risorse dedicate ai tirocini, per dare più spazio alle assunzioni stabili: l’indennità mensile erogata dai fondi pubblici viene ridotta a 300 euro, le ore massime da dedicare ai giovani partecipanti per l’orientamento vengono ridotte da 8 a 4.
Selfiemployment
A metà gennaio 2016 prendere il via Selfiemployment, il Fondo rotativo Nazionale promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per gli iscritti a Garanzia Giovani che avvieranno iniziative di autoimpiego e di autoimprenditorialità attraverso credito agevolato. Per i finanziamenti è previsto un tetto massimo di 50.000 euro a tasso zero, da restituire in 7 anni senza garanzie.


giovedì 17 luglio 2014

Microsoft taglia 18mila posti di lavoro




Per il gigante del software è il più grande taglio di posti di lavoro di sempre. Microsoft ha annunciato che nel prossimo anno lasceranno l'azienda 18mila dipendenti. Il drastico taglio è dovuto (anche) all'integrazione con Nokia. Microsoft ha comprato la divisione "Device and Services" a settembre per 7,17 miliardi di dollari, ma soltanto ora si appresta a integrare ruoli e competenze. E’ quanto ha annunciato la stessa azienda in una nota. La riduzione rappresenta il 14% della forza lavoro e sarà realizzata entro un anno. Si tratta della maggiore ondata di tagli della storia di Microsoft.

Gli oneri che la società mette in conto includono tra i 750 e gli 800 milioni di dollari per le liquidazioni ed altri benefit collegati e tra i 350 e gli 800 milioni di dollari di costi collegati agli asset. Secondo le previsioni il piano di ristrutturazione sarà «sostanzialmente completato» entro il 31 dicembre di quest'anno e «del tutto completato» entro il 30 giugno 2015.

Il programma è stato delineato in una e-mail ai dipendenti dell'amministratore delegato: «La settimana scorsa ho sintetizzato la direzione strategica e la piattaforma della società. Ho chiarito che il focus deve essere l'inizio del viaggio non la fine. I passi più difficili riguardano la creazione dell'organizzazione e della cultura per dare vita alle nostre ambizioni», ha scritto Satya Nadella, specificando che la società comincerà a tagliare 13.000 posti di lavoro e che l'ampia maggioranza delle persone che rimarranno a casa riceverà notifica entro i prossimi sei mesi. «È importante notare che stiamo eliminando posti in alcune aree e che ne saranno aggiunti in altre aree strategiche», ha aggiunto, spiegando che la società «cercherà di essere il più attenta e trasparente possibile nel corso del processo».

A fine giugno Microsoft, come scrive il Wall Street Journal, aveva 99mila dipendenti full time, di cui 58mila negli Stati Uniti. Dei 18mila, 12.500 sono professionalità che verranno eliminate in seguito alle sinergie con Nokia.

Nella mail ai dipendenti scrive: «Iniziamo ora con i primi 13mila dipendenti e la maggior parte di loro verrà informata nei prossimi 6 mesi. Ci tengo a sottolineare che mentre eliminiamo ruoli in alcune aree, ne stiamo aggiungendo altri in posizioni strategiche». Nadella assicura che chi lascerà l'azienda lo farà nella maniera meno traumatica possibile. Il che significa incentivi economici: Microsoft valuta che nei prossimi 4 trimestri l'impatto andrà da 1,1 a 1,6 miliardi di dollari.

Il ceo spiega la decisione con due esigenze: semplificazione organizzativa e fusione con Nokia. La prima voce intende ridurre innanzitutto le linee di management per accelerare le decisioni e «diventare più agili». Il secondo punto riguarda, appunto, Nokia. Oltre al tema occupazionale, Nadella annuncia che i Nokia X, ovvero gli smartphone di fascia bassa annunciati a febbraio con sistema operativo Android, confluiranno nella linea Lumia con Windows.

Microsoft Italia spiega che al momento non è al corrente di quali saranno le conseguenze della riorganizzazione in Italia, mentre i principali tagli interesseranno Finlandia e Cina.

Pochi giorni fa Nadella aveva spedito una nota ai dipendenti dove aveva tratteggiato l'identità della nuova Microsoft. In tre parole: cloud, mobilità, produttività. Il ceo aveva spiegato che non si tratta solo di portare documenti e fogli di calcolo da pc a smartphone, ma «reinventare la produttività di ogni persona e organizzazione in modo che faccia di più e ottenga maggiori risultati».

La Ue convoca l'azienda.«Mi rammarico per il taglio annunciato da Microsoft, la ristrutturazione è una realtà ma deve essere fatto in modo responsabile, basato sul dialogo con le parti sociali e rispettando le leggi sulla consultazione dei lavoratori»: così il commissario al lavoro Lazlo Andor, che ha chiesto di incontrare i rappresentanti di Microsoft «il prima possibile per avere più informazioni su tagli, misure per mitigare le conseguenze sociali e per capire come mobilitare fondi Ue a sostegno di chi ha perso il posto».

domenica 15 dicembre 2013

Posti di lavoro Google con il turismo online




Uno dei dati presentati al 'Buy tourism on line' dalla ricerca realizzata per Google da Oxford Economics, con l'incremento di contenuti turistici on line in Italia si potrebbe dare un impulso all'economia per 250 mila posti di lavoro in più. E' uno dei dati presentati oggi al sesto 'Buy tourism on line' a Firenze dalla ricerca realizzata per Google da Oxford Economics, che ha studiato i casi di Grecia, Italia e Spagna sul tema del Travel 2.0.

Se l'Italia puntasse sul turismo online, il "premio" potrebbe essere di circa 250 mila posti di lavoro in più. È quanto emerge da una ricerca realizzata per Google da Oxford Economics, che ha studiato i casi di Grecia, Italia e Spagna sul Travel 2.0. "Con l'incremento di contenuti turistici online in Italia si potrebbe dare un impulso all'economia per 250 mila posti di lavoro", sostiene la ricerca.

Mentre, in Grecia - si legge nella ricerca presentata da Diego Ciulli, senior policy analyst di Google Italy- sarebbero 100.000 i posti di lavoro in più se si incrementasse l'utilizzo di internet nel settore del turismo e 50.000 in Spagna. Questo poterà a una crescita del pil del 3% in Grecia, del 1% in Italia e dello 0,5 in Spagna".

"Internet è sottoutilizzato -continua- nei paesi presi in considerazione dalla ricerca. Il 76% dei nuclei familiari sono on line e ben il 51% usa internet per viaggiare. La percentuale di ricerche su destinazioni di viaggio legate alla cultura sono: il 45% in Grecia, il 31 in Italia e il 44 % in Spagna. Internet svolge un ruolo vitale e sempre crescente nel settore dei viaggi europei. Infatti, secondo la ricerca, tra le fonti di informazione più importanti sono in primis i suggerimenti degli amici e al secondo posto la fonte più utilizzata è la rete".

"Tuttavia, anche se la domanda di turismo -osserva Ciulli- si sta orientando sempre di più verso l'ambiente on line, e la cultura è un fattore motivante, solo una proporzione relativamente bassa di operatori in Spagna, Italia e Grecia usa il commercio elettronico per entrare in contatto con potenziali clienti. Un tale squilibrio presenta una significativa opportunità per incrementare le vendite mediante un'adozione più ampia da parte del settore delle piattaforme di vendita e di marketing via Internet".

"L'Italia può contare su un brand fatto di prodotti, di stile di vita, di cultura apprezzato e ricercato all'estero, il Made in Italy, ancora poco presente on line. In questo senso internet può rappresentare uno straordinario volano di crescita per far conoscere le eccellenze del nostro Paese e proprio per questo, come ha annunciato Eric Schmidt a Roma lo scorso ottobre, Google ha deciso di investire in un progetto sul made in Italy".

Uno dei suoi programmi più noti è il «20% time project», tempo libero puro per lavorare allo sviluppo di idee proprie. Ma c’è anche il TGIF (Thanks God it’s Friday - Grazie a Dio è Venerdì), momento in cui Larry Page e Sergey Brin rispondono alle domande dei dipendenti senza esclusione di colpi (a seguire birra). Non c’è da sorprendersi dunque se quest’anno, a scalare la classifica dei migliori posti di lavoro nel mondo, ci sia proprio Google. E non tanto per la birra e il «20% project» che ha fatto nascere Gmail («mai abolito» fanno sapere dall’azienda), quanto per l’appeal del motore di ricerca e la soddisfazione dei googler, i lavoratori del colosso di Mountain View.

Google è infatti stata incoronata da Great place to work la «best multinational workplace». È la prima volta da quando la società americana ha avviato l’indagine a livello globale. Al secondo posto Sas Institute e al terzo gradino Netapp, tutte aziende del settore information technology. «È un comparto tendenzialmente giovane — spiega Alessandro Zollo, amministratore delegato di Great Place to Work Italia — che ha un approccio alle risorse umane un po’ diverso da quello tradizionale, tende a liberare creatività e ingegno». E non si tratta del calcio balilla o degli uffici open space “alternativi” dov’è possibile portarsi dietro pure il cane, come succede per i lavoratori di Mountain View. «È il differente approccio — fanno sapere dalla società che stila la graduatoria — sempre teso a conquistare la fiducia e la soddisfazione dei dipendenti con strategie di welfare e di conciliazione dei tempi vita-lavoro». Come dimostrano i programmi valutati da GPTW: dai premi per l’eccellenza di Marriott alla settimana in famiglia di Autodesk concessa, fuori dal monte ferie, durante il periodo delle feste natalizie per consentire ai dipendenti di trascorrere ulteriore tempo con le famiglie.

E così, mentre al Pil si vanno affiancando sempre più calcoli di benessere che scattano fotografie dei Paesi più virtuosi del mondo, allo stesso modo il fattore di gratificazione continua ad essere seriamente preso in considerazione da molte multinazionali. Superfluo citare gli innumerevoli studi secondo cui i dipendenti felici hanno una produttività addirittura del 31% superiore alla media. Molte cercano di adottare strategie tese all’ascolto e alla fiducia indipendentemente da questo fa parte della loro cultura, ci credono. E non hanno paura di essere sottoposte al giudizio dei lavoratori: circa 6200, quest’anno, le società che hanno partecipato alla ricerca e tre milioni i dipendenti coinvolti. Il podio che ne viene fuori è tutto a stelle e strisce: dalle californiane Google, Sas e NetApp si passa a Microsoft che dal quinto posto del 2012 avanza di un gradino incassando quest’anno la medaglia di legno. L’azienda di Bill Gates ha del resto ben altre questioni da affrontare in questo momento e dopo l’acquisizione di Nokia è alla ricerca di un sostituto di Steve Ballmer per la poltrona di amministratore delegato.

E l’Italia? Come per l’indagine europea, il nostro paese resta completamente fuori dalla classifica Great place to work: nessuna delle imprese made in Italy ha raggiunto il range dei 25 migliori luoghi di lavoro. E diminuiscono pure le sedi italiane delle multinazionali presenti in graduatoria (erano dodici nel 2011, oggi sono otto).

mercoledì 20 marzo 2013

250 nuovi mila posti di lavoro se lo stato restituisse alle imprese 48 miliardi di euro



Pubblichiamo l'intervista di Giorgio Squinzi di Fabrizio Forquet sul Sole 24 ore del 20 marzo 2013.

La restituzione di almeno «48 miliardi» dei debiti Pa alle imprese determinerebbe nei prossimi 5 anni «un aumento di circa 250mila occupati e un incremento del Pil dell'1%, par a 16 miliardi di euro, per i primi tre anni, fino ad arrivare all'1,5% nel 2018».

Lo dice il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, citando uno studio del Centro studi dell'associazione. Squinzi «auspica che il Governo in carica provveda tempestivamente ad adottare, già dal prossimo Consiglio dei ministri, tutti i provvedimenti necessari per la liquidazione di quanto spetta alle imprese, così come indicato dalla Commissione europea e chiaramente emerso dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio uscente, Mario Monti, che nei giorni scorsi ha manifestato la disponibilità a lavorare con la Commissione per identificare le soluzioni e avviare la liquidazione del debito nel più breve tempo possibile».

La simulazione del Centro studi Confindustria

La cifra di 48 miliardi, pari ai due terzi di quanto complessivamente dovuto a fine 2011, determinerebbe una serie di ricadute positive, e non scontate, sull'economia reale.
Secondo la simulazione effettuata dal Centro studi Confindustria, infatti, oltre al significativo aumento degli investimenti nei prossimi 5 anni pari ad oltre il 13% - un risultato importante che ribadisce l'impegno e la fiducia delle imprese nel paese - la liquidazione di questi crediti comporterebbe un aumento di circa 250mila occupati e, da sola, determinerebbe un incremento del Pil dell'1% (16 miliardi di euro) per i primi 3 anni, fino ad arrivare all'1,5% nel 2018.

sabato 16 marzo 2013

Crisi economica annus horribilis per il lavoro e le imprese



Il saldo tra apertura e cessazione delle imprese è stato negativo per due punti percentuali. Secondo i dati di Anepa Confartigianato sono stati persi più di 80mila posti di lavoro. Male anche per i costruttori artigiani: in un anno 55mila posti di lavoro in meno.
Ancora notizie negative dal fronte economico per l'Italia, sia nel campo del lavoro che in quello dell'edilizia. In due mesi, gennaio e febbraio, i lavoratori in cassa integrazione "equivalenti a zero ore" sono stati 490 mila, per un taglio del reddito di circa 650 milioni di euro, pari a circa 1.319 euro per ogni singolo lavoratore. È l'elaborazione della Cgil su dati Inps, secondo cui a febbraio sono state autorizzate 79 milioni di ore di cassa.

In due mesi le ore di cassa integrazione autorizzate alle aziende sono state 168 milioni con un aumento del 22,71% sullo stesso periodo del 2012. La Cgil segnala come a partire da gennaio del 2009 e fino ad oggi, le ore di cassa integrazione autorizzate siano state stabilmente intorno agli 80 milioni per mese.

«Prosegue senza sosta - afferma il segretario confederale Elena Lattuada - il deperimento del tessuto produttivo e il progressivo processo di deindustrializzazione del paese. Centinaia di migliaia di lavoratori si trovano in una condizione di grandissima sofferenza, acuita dalle complicazioni e dai mancati pagamenti della cassa integrazione in deroga che vanno assolutamente risolti e superati. I numeri dimostrano che la priorità da affrontare, l'emergenza alla quale dare risposta, è sempre il lavoro. Il Parlamento e il prossimo governo devono, in fretta, dare priorità assoluta al tema della crescita e del lavoro, anche con interventi straordinari altrimenti il conflitto sociale e i livelli di povertà diventeranno entrambi insostenibili».

Il settore delle costruzioni, che conta 894.028 imprese, ne ha perse 61.844, con un saldo negativo dell'1,88 per cento. In tutto - spiega Anepa Confartigianato - sono stati persi 81.309 occupati. Dunque - secondo il rapporto Anepa Confartigianato - «è un quadro sempre più cupo, costellato da segni negativi, quello che caratterizza il settore delle costruzioni. E oltre al profondo rosso delle aziende delle costruzioni non è andata meglio per le imprese artigiane, che ne rappresentano la fetta più consistente: 571.336 aziende, vale a dire il 63,9% del totale. Nel 2012 hanno chiuso 54.832 costruttori artigiani, con un saldo negativo dell'1,96 per cento.

Le imprese edili sono strette in una morsa fatta di scarso credito bancario e di tempi di pagamento sempre più lunghi. A novembre 2012 lo stock di credito erogato alle aziende delle costruzioni è in calo del 7,6% rispetto a novembre 2011. E i tempi di pagamento da parte dei committenti pubblici e privati si attestano su una media di 180 giorni, vale a dire 115 giorni in più rispetto alla media dei Paesi europei. Non meno preoccupanti le ripercussioni sull'occupazione: lo scorso anno il settore costruzioni ha perso 81.309 addetti, con una variazione negativa del 4,6 per cento. Di questi, 69.055 erano lavoratori dipendenti e 12.255 titolari e collaboratori. Ancora più negativo il trend della produzione: -16,2% nel corso del 2012, un crollo tre volte più intenso rispetto alla media europea (-5,6%).

A proposito di investimenti in edilizia, il rapporto di Confartigianato evidenzia le opportunità di interventi fortemente richiesti dai cittadini, soprattutto per quanto riguarda l'abbattimento di barriere architettoniche per disabili e anziani: quasi 1,5 milioni di persone riferiscono di avere difficoltà di accesso ad edifici e strutture pubbliche e il 98% degli italiani vorrebbe maggiori investimenti per l'abbattimento delle barriere architettoniche.

venerdì 25 gennaio 2013

“Piano del lavoro" della Cgil presentato a gennaio 2013

La Cgil ed il suo Piano del lavoro che nasce dalla "ferma convinzione" che non si aprirà "una nuova stagione di crescita e sviluppo se non si parte dal lavoro e dalla creazione di lavoro". La sigla confederale guidata da Susanna Camusso presenta il piano con una simulazione econometrica del Cer (Centro Europa ricerche) che ne ha calcolato l'impatto macroeconomico. Secondo la CGIL a questo fine possono essere destinati circa 50 miliardi di euro nel triennio 2013-2015 con un impatto sull’occupazione pari a un +2,9%.

I giovani e la creazione di posti di lavoro sono al centro del nuovo piano del lavoro della Cgil. "L'Italia può uscire dalla crisi se è tutta insieme" e "non a pezzi", ha sostenuto la segretaria generale, Camusso, presentandolo. Alla creazione di posti di lavoro possono essere destinati 50-60 mld.Il piano avrebbe,nel 2013-2015,un impatto di +2,9% sull'occupazione,di +3,1% sul Pil e riporterebbe la disoccupazione ai livelli pre-crisi. Le risorse, secondo il piano, vanno recuperate anche con una patrimoniale sulle grandi ricchezze.

Anche il tasso di disoccupazione che sta viaggiando oltre l'11% quindi potrebbe essere ridotto e riportato ai livelli di prima della crisi, arrivando al 7% nel 2015 (9,6% nel 2013 e 8,5% nel 2014). Il Pil, sempre sulla base delle stesse proiezioni, potrebbe segnare una crescita cumulata del 3,1% (2,2% nel 2013, 0,8% nel 2014, 0,1% nel 2015). Una forte spinta arriverebbe dagli investimenti (+10,3% sempre nel triennio).

Aumenterebbero anche il reddito disponibile (+3,4%) e i consumi delle famiglie (+2,2%). Le risorse per realizzarlo ammontano circa a 50-60 miliardi di euro (i risultati della simulazione sono su 50 miliardi) nel triennio, in parte aggiuntive e in parte sostitutive.
Da destinare principalmente ai programmi del piano "straordinario" di creazione "diretta" di posti di lavoro (circa 15-20 miliardi), al sostegno all'occupazione e agli ammortizzatori sociali (5-10 miliardi), ai progetti operativi (4-10 miliardi) ma anche alla “restituzione fiscale" (15-20 miliardi).

Il piano cerca di stimolare una "riforma organica" del sistema fiscale, con una "maggiore progressività" delle imposte e l'adozione di una patrimoniale sulle grandi ricchezze, insieme ad un recupero "strutturale" dell'evasione: da qui possono arrivare, in termini di entrate, almeno 40 miliardi annui. Altri 20 miliardi di risparmi strutturali possono invece essere generati dalla riduzione dei costi della politica e degli sprechi e dalla "redistribuzione" della spesa pubblica.

Insieme ad un utilizzo programmato delle risorse dei Fondi strutturali europei. Anche il riordino delle agevolazioni e dei trasferimenti alle imprese può consentire il recupero di almeno 10 miliardi. "Ambizione" del piano è "ridare senso al ruolo economico dello Stato" e perciò "centralità all'intervento pubblico" come "motore" dell'economia. Di qui anche la Cassa depositi e prestiti può diventare "uno dei soggetti essenziali per l'innovazione e la riorganizzazione del sistema Paese".

Tra gli altri punti messi in evidenza c’è la green economy, ricerca e innovazione. Insomma un "piano di legislatura" per "una nuova politica industriale, sociale e ambientale, fondata su una nuova politica fiscale".

domenica 11 novembre 2012

Assunzioni 2012 2013 che fine hanno fatto gli incentivi?


Saranno oltre 218 mila le assunzioni nelle imprese dell'industria e dei servizi nel IV trimestre 2012, ma solo il 19% a tempo indeterminato. È quanto emerge dal Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro. Per il lavoro subordinato il saldo complessivo si manterrà negativo con 120 mila posti di lavoro in meno.

Se andiamo nello specifico, le assunzioni per il quarto trimestre saranno circa 158mila lavoratori alle dipendenze (91mila assunzioni non stagionali, 40mila stagionali e quasi 27mila interinali) e 60mila nuovi contratti di lavoro autonomi. I quasi 120mila i posti di lavoro subordinato in meno sono in parte determinati dalla conclusione di contratti stagionali o comunque a tempo determinato: 12 mila saranno lavoratori in somministrazione o interinali; i restanti 107mila lavoratori dipendenti persi, a carattere non stagionale e stagionale, si distribuiscono in tutte le regioni, ad eccezione del Trentino Alto Adige (con l'arrivo della stagione turistica si prevedono 2.700 posti di lavoro in più).

Se analizziamo altre forme contrattuali si segnalano riduzioni di poco inferiori alle 12mila unità per i collaboratori a progetto. La domanda di lavoratori alle dipendenze per la fine dell'anno (al netto degli interinali) «risulta tuttavia lievemente superiore rispetto alle previsioni delle imprese espresse per il IV trimestre 2011 (il peggiore dagli ultimi due anni)», mette in evidenza l'indagine.

E poi le risorse messe a disposizione per finanziare le stabilizzazioni e le nuove assunzione di giovani e donne sono state azzerate in breve tempo.

Secondo quanto previsto dal Dm del 5 ottobre 2012 adesso è l'Inps che avrà a disposizione sei mesi per il riconoscimento degli importi a favore delle aziende; nel frattempo l'Istituto eseguirà un controllo sui dati contenuti nelle domande presentate telematicamente con il modello DON-GIOV e sulle dichiarazioni di responsabilità DiResCo che gli interessati hanno inoltrato online.

Gli incentivi sono subordinati al rispetto dei principi introdotti dalla legge 92/2012. Al Ente di previdenza toccherà la valutazione di talune delicate situazioni (per esempio, obblighi di assunzione, rispetto del diritto di precedenza) che potrebbero comportare alcune esclusioni dalle facilitazioni previste dal Dm. Solo dopo aver completato l'esame delle istanze l'Inps potrà predisporre un elenco in base alla data di presentazione delle domande.

Ricordiamo che i datori di lavoro che entro il 31 marzo 2013 stabilizzano rapporti di lavoro a termine, di collaborazione coordinata (anche in modalità progetto) e di associazione in partecipazione con apporto di lavoro, possono essere ammessi ad un incentivo pari a 12mila euro. Incentivi di importo minore possono essere riconosciuti a chi instaura, sempre entro il 31 marzo 2013, rapporti di lavoro a tempo determinato di durata minima di 12 mesi. L'incentivo riguarda uomini con meno di 30 anni o donne di qualunque età, ed è autorizzato dall'Inps.

E come registrato dal sito Internet dell'Inps le domande inviate al 2 novembre hanno raggiunto già la capienza dei fondi a disposizione. La possibilità di trasmettere domanda per il bonus rimane aperta, anche perché non è sicuro che tutte le richieste presentate siano ritenute valide.

Nel panorama degli incentivi alle assunzioni, la legge 92/2012, oltre a fare un intervento di  sulle regole per il loro utilizzo, ridisegna anche il quadro normativo in cui si collocano le diverse fattispecie, diciamo che dovrebbero agevolare le assunzioni: infatti, l'abrogazione di determinati ammortizzatori sociali per via dell'introduzione dell'assicurazione sociale per l'impiego (Aspi) - con la riforma a regime - avrà come effetto la riduzione dei soggetti che, attraverso la loro ricollocazione, potevano portare al nuovo datore di lavoro una dote contributiva. Una conseguenza che si ripercuoterà sia sui lavoratori svantaggiati, che avranno maggiori difficoltà a ritrovare una nuova occupazione, sia sulle imprese, che perderanno la possibilità di godere di bonus di diversa natura: si smarrisce così uno dei suoi principali obiettivi, vale a dire la creazione di maggiore occupazione.

Adesso vediamo tutte quelle garanzie che scompariranno grazie alla nuova riforma del lavoro.

L'abolizione - in via definitiva a partire dal 2017 - delle disposizioni sul l'iscrizione alle liste di mobilità e della relativa indennità (comma 71 dell'articolo 2) porterà all'eliminazione degli incentivi connessi alla riassunzione. Oggi è prevista una contribuzione Inps agevolata nella misura del 10% in luogo di quella intera, fino a un massimo di 36 mesi a seconda dei soggetti e della tipologia di contratto.

Scomparirà anche la possibilità introdotta dal Dlgs 167/2011, di assumere con contratto di apprendistato i lavoratori in mobilità, ai fini della loro riqualificazione professionale.

L'abolizione degli ammortizzatori in deroga (che potranno essere prorogati con specifici accordi governativi solo fino al 2016) farà cessare la possibilità di ricollocare i percettori di questi sussidi, attraverso la concessione ai datori di lavoro di un'agevolazione pari ai trattamenti non ancora percepiti.

Quindi sarà un vero salasso per chi cerca di trovare un nuovo lavoro ed eventualmente ricollocarsi nel mercato del lavoro.

sabato 10 novembre 2012

Opportunità di crescita e di lavoro con la green economy


La green economy promette un milione di posti di lavoro entro il 2020. Almeno questi sono i dati che emergono dalle stime, le nuove figure professionali saranno strettamente connesse al mondo della sostenibilità sia per la produzione di energia rinnovabile che coinvolte nelle fasi di una filiera produttiva a maggior efficienza.

Un aiuto consistente per diffondere questa tecnologia potrebbe arrivare dagli incentivi del «Conto termico» varati dal governo, nel corso degli Stati Generali della Green Economy dai ministri dell’Ambiente Corrado Clini e dello Sviluppo economico Corrado Passera. I nuovi incentivi - di cui potranno usufruire sia i privati che la pubblica amministrazione - si rivolgono appunto a tutte le fonti di energia rinnovabili «termiche», finora poco sostenute e sviluppate nel nostro paese: biomasse, solare termico, pompe di calore, stufe a pellet e altro ancora. 

«Il conto termico - ha affermato il ministro Passera - è un passo importante. Tocchiamo con mano - quanto stia crescendo questo settore, ed il conto termico è un passo avanti definitivo. Proprio perché pensiamo, come abbiamo dimostrato nello scorso dicembre presentando l’Agenda per lo sviluppo sostenibile, che la green economy non è fatta solo di concetti astratti, ma di futuro. Quindi pensiamo che questi siano i soldi meglio spesi».

Quindi è verde la chiave per uscire dalla crisi. Green come volano dell’economia e come unico strumento per limitare l’impatto sull’ambiente e l’impoverimento delle risorse. Ne sono convinti i promotori degli Stati Generali della Green economy.

Bisogna partire dall’ecoinnovazione, ritenuto uno dei principale punti di forza dello sviluppo sostenibile, ma dove l'Italia è in ritardo, almeno secondo gli ultimi dati dell’Eco-innovation Scoreboard del 2011, posizionato al sedicesimo posto, sotto la media europea. Segue il tema delicato dell’efficienza energetica, che permetterebbe una riduzione dei consumi al 33% con interventi mirati nell’edilizia pubblica sulle eco riqualificazioni. Per ottenere questi risultati sarà però necessario prevedere e rivedere il sistema delle incentivazioni e delle detrazioni. Proprio le detrazioni fiscali tra il 2007-2010 hanno, infatti, prodotto investimenti di 12 mld di euro e più di 40.000 posti di lavoro salvati l’anno.

Tra i risultati più rilevanti del Rapporto Green Economy spiccano i 193 corsi universitari in economia verde, i lavoratori nelle eco-industrie in crescita, il settore delle rinnovabili che impiega già oltre 108.000 lavoratori, le più di 4.500 aziende di agricoltura biologica - il più alto numero in Europa -, i costi di smaltimento dei rifiuti molto bassi nelle Regioni che hanno scelto la raccolta differenziata massiccia.

La prospettiva dell'occupazione della green economy deve comunque allargarsi a tanti comparti, indirettamente legati all’energia (elettronica, edilizia, telecomunicazioni, alimentazione, ecc.), e anche al beneficio indiretto sul prodotto interno lordo complessivo del Paese.

domenica 7 ottobre 2012

Lavoro: prospettive 2012 – 2013 con eolico e fotovoltaico

Le nuove opportunità di impiego nel totale rispetto dell'ambiente e risparmio energetico. La tendenza a investire e trovare occupazioni nell'eco-sostenibilità ha catturato anche il settore turistico. Crescono i posti di lavoro disponibili nel settore del cosiddetto ecoturismo, sono tra i più richiesti e più appaganti. Il turismo eco sostenibile registra impennate nelle richieste da parte dei turisti di strutture ricettive attente alla preservazione dell'ambiente.

Sono le nuove professioni puntano sul settore eco-sostenibile: tante opportunità di lavoro per chi sta dalla parte della natura  si può visitare il sito www.greenergyjobs.com/ , che è il primo sito totalmente dedicato alle offerte di lavoro nel settore delle energie rinnovabili. Potrai registrarti, inserire il tuo curriculum e candidarti a tutte le offerte di lavoro disponibili presso le aziende del settore fotovoltaico, solare, eolico e green.

C’è comunque da mettere in evidenza che il lavoro Eolico e fotovoltaico è in leggera crisi in quanto si stanno tagliando i posti di lavoro soprattutto negli USA, infatti sembra stando alle notizie di stampa che la crisi economica che imperversa ormai da anni minaccia di travolgere un intero comparto, quello dell'eolico statunitense, il quale  potrebbe pagare caro l'addio agli incentivi. L'allarme è stato rilanciato dal Financial Times: gli Stati Uniti in questo momento sono il secondo maggiore mercato mondiale dell'energia eolica alle spalle della Cina.

L'incertezza sul futuro e il rallentamento dei nuovi progetti hanno già spinto  i maggiori 'operatori mondiali a lasciare a casa quasi mille lavoratori.

Ma i casi di difficoltà nel settore delle rinnovabili non riguardano solo l'eolico ma anche il fotovoltaico: gli operatori del solare pagano la riduzione degli incentivi messa in atto da quasi tutti i governi a livello globale ma, soprattutto, il protrarsi della guerra dei prezzi. La politica low cost avviata dai produttori asiatici negli ultimi anni ha infatti comportato la perdita di quote di mercato e la riduzione dei margini per quasi tutta la filiera industriale occidentale, con vere e proprie crisi per molte aziende.

Uuna delle aziende leader del fotovoltaico con sede nella Sassonia-Anhalt, che ha sospeso le attività produttive lo scorso 27 agosto perché non era più rimasto – parola del curatore fallimentare – un solo euro in cassa. Turni ridotti, cassa integrazione e gravi difficoltà finanziarie hanno toccato pure tutti i produttori italiani di celle e moduli nell'ultimo biennio.

Comunque per quanto riguarda l’Italia il fotovoltaico sta superando l'eolico e diventa la prima fonte energetica rinnovabile, a eccezione dell'idroelettrico. Un sorpasso storico avvenuto a febbraio 2012: 10.678 GWh del primo contro i 10.568 GWh dell'eolico. A maggio la distanza è aumentata ulteriormente: 14.490 GWh contro 11.541 GWh. I dati sono stati forniti dall'Ufficio studi di Confartigianato che sottolinea come oggi, soltanto con l'energia prodotta dal fotovoltaico, potrebbe essere soddisfatto il fabbisogno delle famiglie di tutto il Sud Italia (14.451 GWh).

Investire sulle rinnovabili non sembra portare vantaggi soltanto in termini ambientali. Secondo Confartigianato, i primi benefici sono di natura economica. "Le energie rinnovabili - dice il presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini - offrono grandi potenzialità di sviluppo alle piccole imprese, sia in termini di innovazione sia per la creazione di posti di lavoro. Per questo, Confartigianato si batte affinché i decreti sulle energie rinnovabili in corso di emanazione da parte dei ministeri dello Sviluppo Economico e dell'Ambiente, non penalizzino i piccoli impianti".

domenica 9 settembre 2012

Angeletti: si perdono 1.000 posti di lavoro al giorno

La Uil è scettica sulla possibilità che l'incontro tra Governo e sindacati di martedì e gli eventuali che seguissero porti a una soluzione sul fronte dell'aumento dei salari e della produttività.

La disoccupazione potrebbe peggiorare, ci aspetta un autunno "drammatico". Lo ha detto il leader della Uil Luigi Angeletti in un'intervista. "Stiamo perdendo 1.000 posti al giorno" e questa emorragia "non si arresterà, ci aspettano mesi peggiori di quelli che sono passati", sostiene il segretario della Uil. "L'opera del governo contro l'evasione mi sembra positiva" e "la vera rivolta fiscale la devono fare i lavoratori dipendenti che le tasse le pagano". Ora "bisogna ridurre di 5 miliardi i costi della politica, questo è scandaloso", quei soldi devono ritornare agli italiani", ha continuato Angeletti. "Ci sono 960mila persone che vivono di politica e negli ultimi 10 anni hanno aumentato il loro reddito dell'80%. Non c'è lavoratore o imprenditore che ha beneficiato dello stesso trattamento".

Per l'occupazione in Italia ci aspetta un autunno ''drammatico''. Lo ha detto il numero uno della Uil, Angeletti nel corso di una intervista a Tgcom24 sottolineando che ''stiamo perdendo 1.000 posti al giorno'' e che questa emorragia ''non si arresterà. Ci aspettano mesi peggiori - ha detto - di quelli che sono passati''.

L'azione del Governo sulla crescita finora è stata "deficitaria": ne è convinto il numero uno della Uil, Angeletti che invece ha definito "riuscita" l'azione di Governo concentrata nel creare credibilità verso i mercati finanziari. "Gli italiani si stanno impoverendo. Non solo i giovani non trovano posto di lavoro ma rischiamo, ha spiegato - "di farlo perdere agli adulti e questo è drammatico".

"Il terreno della crescita è il punto debole. Gli italiani si stanno impoverendo e i disoccupati aumentano. Non solo non troviamo lavoro per i giovani, ma rischiamo di farlo perdere anche agli adulti e trovare lavoro a 50 anni è sicuramente più drammatico che a 20", ha aggiunto Angeletti.

sabato 23 giugno 2012

Fotovoltaico aumentano i posti di lavoro


E' boom occupazionale per il fotovoltaico che supera l'eolico e diventa la prima fonte energetica rinnovabile in Italia, a eccezione dell'idroelettrico: 10.678 GWh del primo contro i 10.568 GWh dell'eolico.

A rilevarlo è l’Ufficio studi di Confartigianato, che sottolinea come soltanto con l’energia prodotta dal fotovoltaico, potrebbe essere soddisfatto il fabbisogno energetico delle famiglie di tutto il Sud Italia (14.451 GWh). Un risultato raggiunto grazie al boom dell’ultimo anno del fotovoltaico. “Investire sulle rinnovabili, però - secondo Confartigianato - non sembra portare vantaggi soltanto in termini ambientali”. Le aziende del settore, dal 2009 al 2012, sono cresciute del 10,2%, attestandosi su 100.289 imprese con 369.231 addetti.

Per Confartigianato, il solare basterebbe oggi a coprire il bisogno energetico del Sud. Dal 2007 al 2011, rivela ancora la Confartigianato, il numero di impianti fotovoltaici in Italia è passato da 7.647 a 330.196. Un aumento che ha permesso al settore di registrare un aumento occupazionale dell'11,9% tra il 2010 e il 2011. In Europa, solo la Germania ha registrato un aumento di posti di lavoro nel settore (+1,2%). Col segno negativo Francia, Spagna e Gran Bretagna.

Sempre secondo l’ufficio studi di Confartigianato, infatti, i primi benefici sono di natura economica. Dal 2007 al 2011, il numero di impianti fotovoltaici installati in Italia è passato da 7.647 a 330.196. Un incremento che ha permesso al settore di registrare un aumento dell’occupazione dell’11,9% tra il 2010 ed il 2011.

Un dato settoriale “straordinario”, ha aggiungto la Confartigianato, se si considerano le dinamiche occupazionali del nostro paese, che ha permesso all’Italia di conquistare il primo posto nel confronto con le altre principali economie nazionali europee. Soltanto la Germania ha registrato un aumento dell’occupazione nel settore (+1,2%).

“Le energie rinnovabili – ha sottolineato il presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini - offrono grandi potenzialità di sviluppo alle piccole imprese, sia in termini di innovazione sia per la creazione di posti di lavoro. Per questo, Confartigianato si batte affinché i decreti sulle energie rinnovabili in corso di emanazione da parte del ministero dello Sviluppo economico e del ministero dell’Ambiente, non penalizzino i piccoli impianti”.

giovedì 14 giugno 2012

Nokia annuncia taglia 10mila posti di lavoro entro il 2013

La crisi della compagnia elettronica Nokia non conosce fine. La casa finlandese entro il 2013 ha evidenziato l’ obiettivo di tagliare altri 10mila posti di lavoro (4mila, come annunciato, entro quest'anno), e di chiudere alcuni siti di produzione in uno sforzo di contenimento dei costi che prevede di risparmiare per tre miliardi di euro. L'annuncio ai dipendenti è stato dato tramite un video.

Il colosso finlandese della telefonia mobile Nokia - che ha chiuso gli ultimi tre mesi con un calo di quasi un miliardo - taglierà i posti di lavoro entro il 2013, nell'ambito del piano di riduzione dei costi. «Questa riduzione - ha detto il direttore generale del gruppo Stephen Elop in una nota - sono una conseguenza difficile delle misure che pensiamo di dover prendere per assicurare la competitività a lungo termine di Nokia».
In una nota del gruppo finlandese delle telecomunicazioni, che conferma la vendita della divisione di telefonini extra-lusso Vertu al private equity svedese Eqt Partners.

Ricordiamo che a febbraio era stato annunciato il ridimensionamento dei tre impianti di Komarom, in Ungheria, di Reynosa, in Messico, e di Salo in Finlandia legato alla scelta di spostare la produzione in Asia e lasciare in Europa la customizzazione. Giovedì è stata invece annunciata la chiusura dello stabilimento di Salo (le cui attività saranno concentrate a Komarom). A Salo e a Tampere, sempre in Finlandia, restano comunque alcune attività come la creazione di prodotto della linea Lumia. Inoltre, sempre giovedì, è stato dato l'annuncio di della chiusura dei centri di Ulm, in Germania e di Burnaby in Canada. La nota conferma inoltre la vendita della divisione di telefonini extra-lusso Vertu al private equity svedese Eqt Vi Partners. Non sono stati indicati i termini finanziari dell'operazione, che dovrebbe chiudersi entro la fine del 2012. Secondo l'accordo, Nokia manterrà una quota del 10% in Vertu.

Il canadese Stephen Elop, dal 2010 presidente e amministratore delegato di Nokia, punta a una ristrutturazione completa dell'azienda per fronteggiare meglio la concorrenza agguerrita di Samsung e Apple. I finlandesi da 1997 al 2011 sono stati i primi produttori di telefonini al mondo, ma negli ultimi mesi si è registrato il sorpasso da parte di Samsung. Al listino della borsa di Helsinki Nokia nella giornata di giovedì ha registrato una fortissima pressione, arrivando a quota -10% per poi recuperare qualcosa ed assestarsi intorno all'8,5%.

domenica 27 maggio 2012

Green economy e posti di lavoro

La green economy promette un milione di posti di lavoro entro il 2020. Almeno questi sono i dati che emergono dalle stime, le nuove figure professionali saranno strettamente connesse al mondo della sostenibilità sia per la produzione di energia rinnovabile che coinvolte nelle fasi di una filiera produttiva a maggior efficienza.

"Il nostro obiettivo è quello di avere 60mila nuovi occupati tra giovani laureati sotto i 30 anni, a partire dal 2013". Lo ha detto il ministro dell'Ambiente, Clini, a Sky Tg24, sottolineando che tra i settori potenziali d'impiego "ci sono le fonti rinnovabili, che negli ultimi due anni hanno dato lavoro a 120mila giovani". Clini ha parlato anche della Pubblica amministrazione,"è costruita su un modello concepito negli anni '60 e '70", e del ministro Fornero: "Vuole facilitare il ricambio generazionale per dare modo ai giovani di entrare in sintonia con le necessità che abbiamo oggi".
La prospettiva deve comunque allargarsi: l’occupazione va stimata con riferimento a tanti altri
comparti, indirettamente legati all’energia (elettronica, edilizia, telecomunicazioni, alimentazione, ecc.), e anche al beneficio indiretto sul prodotto interno lordo complessivo del Paese.
Il nuovo modello energetico presuppone lo sviluppo di tecnologie ad altissima intensità di lavoro: produzione (con tutte le rinnovabili), accumulo (attraverso idrogeno e altri sistemi) e distribuzione, attraverso le smart grids. 
Assume un ruolo fondamentale anche l’edilizia sostenibile, che infatti cresce del 5% all’anno. Althesys e CgilIres prevedono almeno 250.000 i nuovi posti di lavoro che immetterebbero nei mercati 3 miliardi di euro all’anno di stipendi in più, e la Commissione Europea, nella "Road Map" 2050 in discussione al Parlamento Europeo attualmente stima un impatto complessivo sull’occupazione di oltre 1,5 milioni di posti di lavoro con un contributo al Pil pari alllo 0,4% annuo fino al 2020.

sabato 3 marzo 2012

Edili in piazza. Che fine ha fatto la riforma del lavoro?

In 3 anni persi 300mila posti di lavoro per gli edili. Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil hanno messo a punto una piattaforma rivendicativa con le proposte per portare fuori dalla crisi il settore delle costruzioni. I sindacati spiegano che in tre anni di crisi sono stati persi 300mila posti di lavoro. Un appuntamento, questo "In piazza per costruire il futuro", per lanciare, dicono, «la piattaforma rivendicativa da presentare al governo, per affrontare uno stato che l'intera filiera non viveva dall'immediato dopoguerra”

Il segretario generale della CGIL in piazza a Roma assieme ai leader CISL e UIL per la manifestazione dei sindacati di categoria dell'edilizia ha dichiarato che le risorse che il governo sta cercando per sostenere la riforma degli ammortizzatori sociali potrebbero essere trovate "dai patrimoni".

Per il leader della CISL Bonanni, siamo in blackout. "Aspettiamo la proposta" del governo, ora "siamo nel blackout": lo ha affermato il leader della CISL, Raffaele Bonanni, parlando del tavolo sulla riforma del mercato del lavoro e delle risorse che il governo sta cercando per sostenere l'intervento sugli ammortizzatori sociali. Risorse che, ha ribadito Bonanni, "si potrebbero trovare dalle tante sottratte alle pensioni". Rispetto alla nuova convocazione, il leader della CISL dice che non ci sono novità e comunque che "il problema non è quando ci vediamo, è perché ci vediamo".

Mentre per il leader della UIL Angeletti, senza risorse riforma è solo propaganda: "Il governo mi sembra sia entrato nell'ordine di idee che per fare la riforma" degli ammortizzatori sociali "servono risorse pubbliche. C'é la necessità di trovarle. Senza risorse non credo potremmo parlare di riforma se non in termini propagandistici".

Comunque serve una politica per la crescita il debito non è diminuito e la ripresa non c'è. Questo è il vero problema. Il Governo, dopo tanto clamore e annunci deve mettere in campo una vera politica per la crescita, a partire dal mercato lavoro. La crisi in cui versa il settore delle costruzioni è drammatica» e a parlare sono i numeri: in tre anni sono stati persi 300 mila posti di lavoro.
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