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venerdì 11 novembre 2016
Lavoro le professioni più richieste nel 2017
Annunci di lavoro, le professioni che saranno più ricercate nel 2017 e con quali retribuzioni: in cima alla lista Multichannel Architect, i professionisti dei Big Data e quelli dell’IT Security.
Saranno ancora le professioni digitali le protagoniste del mercato del lavoro nel 2017, con oltre la metà delle aziende italiane che sarà pronta ad aprire le porte a nuovi professionisti IT: è quanto emerge dall’Osservatorio di Antal Italy, multinazionale leader nell'ambito della ricerca e selezione di personale.
Tra i profili professionali più ricercati:
i Multichannel Architect, professionisti che si occupano di disegnare l’architettura generale degli applicativi definendo i processi, le specifiche del sistema e le integrazioni tra i sistemi legacy, front-end e app: +24% di richieste nel 2015, +27% previsto per il biennio 2016-2017 che raggiungono il 27%. Tra le skills tecniche maggiormente richieste al Multichannel Architect troviamo la conoscenza degli sviluppi con tecnologia Java (+10% previsto per il 2017) seguito da linguaggi nativi mobile iOS & Android e ibridi. Vengono inoltre richieste spiccate doti analitiche e avere dimestichezza con diversi approcci metodologici tra cui attualmente la metodologia AGILE oppure approccio Devops. Secondo l’Osservatorio ad oggi il 25% delle posizioni aperte per questo ruolo non viene coperta per mancanza di candidati con competenze idonee;
i professionisti dei Big Data, ruoli chiave della rivoluzione tecnologica in atto soprattutto nel settore finanziario, Nel 2016 l’investimento del mercato finanziario ha visto un incremento del +26% e per il 2017 è previsto un ulteriore +2% per poi mantenere questa stabilità nel 2018;
i professionisti del mondo del IT Security, a fronte del fatto che il crescente utilizzo di dati sensibili pone problematiche sulla privacy, sulla proprietà di tali dati personali raccolti e sulla vulnerabilità informatica. Gli investimenti in tal senso sono cresciuti del 34% nel corso del 2016 e sono destinati a raddoppiarsi nel 2017. Conseguentemente le assunzioni, in crescita di oltre il +35% dal 2015 al 2016 e destinate a salire di un ulteriormente +21% nel 2017.
Per quanto riguarda il fronte retributivo:
per i Multichannel Architect si parte da una retribuzione annua lorda di 35.000 euro per le figure più junior fino ad arrivare ai 70.000 euro per le figure con una seniority decennale;
per i professionisti dei Big Data la RAL oscilla dai 27.000 ai 40.000 euro per un ruolo di sviluppatore, dai 38.000 ai 60.000 euro in caso di Architetto Applicativo o Data Scientist, dai 50.000 ai 70.000 euro per un Infrastructure Administrator Big Data e dai 60.000 ai 120.000 euro per un ruolo di responsabilità sulla tematica;
per i professionisti del mondo del IT Security le retribuzioni vanno dai 26.000 ai 32.000 euro per figure Junior, dai 32.000 ai 45.000 euro per figure Middle, fino ai 65.000 euro per i ruoli senior e per i ruoli manageriali si va dagli 80.000 ai 120.000 euro.
Le più pagate nel 2017?
A dare una risposta è l’Osservatorio di Antal Italy, secondo il quale le figure professionali più ricercate nel mercato del lavoro italiano saranno i Multichannel Architect ma anche i professionisti dei Big Data e dell’IT Security.
Le professioni digitali non rappresentano solamente il futuro bensì anche una vera e propria mancanza, almeno in Europa: si stima infatti che – entro il 2020 – il “vecchio continente” si troverà con 900mila posizioni vacanti da assegnare a professionisti digitali. Ma, entrando più nel particolare, quali saranno le professioni più richieste e più pagate nel 2017? Sulla base dell’Osservatorio di Antal Italy, multinazionale leader nell’ambito della ricerca e selezione di personale, in vetta alla classifica troveremo i Multichannel Architect. “Tra le skills tecniche maggiormente richieste al Multichannel Architect troviamo la conoscenza degli sviluppi con tecnologia Java (+10% previsto per il 2017) seguito da linguaggi nativi mobile iOS & Android e ibridi. E’ inoltre importante possedere spiccate doti analitiche e avere dimestichezza con diversi approcci metodologici tra cui attualmente i più in voga sono la metodologia AGILE oppure approccio Devops” spiega Felice Perrone,Team Leader IT Division di Antal Italy. Lo stipendio medio di un Multichannel Architect va dai 35mila euro lordi annui di una figura junior ai 70mila di un senior.
Al secondo posto tra le professioni più pagate e ricercate del 2017 sono i professionisti dei Big Data, con particolare attenzione all’IoT (Internet Of Things). Complice la rivoluzione tecnologica che sta interessando il settore finanziario, il mercato si è trovato quest’anno a investire il 26% in più. In questo caso, uno stipendio medio va dai 27mila euro annui di uno sviluppatore junior sino ai 120mila euro annui in caso di una figura con importanti responsabilità. Il terzo posto spetta invece ai professionisti dell’IT Security, con retribuzioni che oscillano tra i 26mila e 32mila euro per le figure junior sino ai 120mila euro per chi copre invece un ruolo manageriale.
Al di là dell’andamento congiunturale dei diversi settori, ci sono alcuni profili che hanno maggiore spendibilità sul mercato del lavoro. Se guardiamo alle posizioni più richieste dalle aziende secondo lo studio consultato, la classifica vede cinque figure professionali che marcano un segno positivo: responsabili di sviluppo immobiliare, store manager, sales representative, capi reparto e key account manager. Si capisce dunque che il gruppo più dinamico è quello che si muove in ambito commerciale, il che è anche comprensibile tenuto conto che le figure sales e di business development spostano spesso pacchetti clienti (quindi potenziale fatturato) e che non sia sempre semplice reperirne all’interno di un settore, poiché talvolta risultano blindati da patti di non concorrenza che limitano per un certo periodo la “mobilità” di queste figure tra i vari competitors.
Un altro punto interessante rispetto alle professioni più richieste lo offre l’indagine Unioncamere che mappa nello specifico, tra le altre cose, anche i profili più difficili da reperire sul mercato del lavoro.
Si conferma infatti la differenza nazionale tra domanda e offerta e di lavoro, probabilmente anche a causa di un sistema educativo-formativo non sempre allineato alle esigenze e alla velocità di cambiamento del contesto economico. Le imprese prevedono infatti difficoltà di reperimento per il 13% delle assunzioni pianificate in questa prima parte dell’anno, quota che raggiunge il 18% nell’industria e l’11,4% nei servizi.
Tra le figure professionali più difficili da reperire troviamo al primo posto i direttori di funzione, seguiti da specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e naturali, così come ingegneri e specialisti in ambito economico-gestionale e professionisti in ambito education.
Se a prima vista può sembrare strana questa distanza tra domanda e offerta in un Paese come il nostro in cui non mancano persone in cerca di lavoro, ad una riflessione più approfondita probabilmente il mismatch è da identificare non tanto nel tipo di professionalità richiesta, quanto nel tipo di lavoro che ne richiede l’applicazione. C’è infatti un discreto numero di posizioni che sono totalmente nuove rispetto al passato o che ne rappresentano una variante rilevante. Se guardiamo ai profili emergenti fotografati dall’indagine MEOS, troviamo sul podio i Senior User Experience Designer, gli analisti funzionali e i web developer. Ma in realtà questa è solo la punta dell’iceberg di quello che sta chiedendo il mercato. Un’idea più di lungo termine di cosa bolle in pentola può offrircela la classifica stilata da LinkedIn, il social network professionale attualmente più sviluppato a livello mondiale. Lo staff di LinkedIn ha infatti analizzato con un algoritmo predittivo le richieste delle aziende nel 2015 ed è stata in grado di simulare una top 25 delle competenze vincenti nel 2016.
Le prime tre skills della calssifica sono cloud & distributed computing, analisi statistica e data mining, marketing campaign management. Alcune di queste competenze non erano nella top 25 dell'anno precedente, a suggerire una velocità nel cambiamento nell’assetto organizzativo che interessa almeno una parte del mercato del lavoro.
In effetti, le indagini che abbiamo citato fotografano la realtà esistente, una realtà che probabilmente riguarda la grande maggioranza del tessuto produttivo-commerciale nazionale. Ma è importante ricordare che queste statistiche faticano a rilevare una dimensione prospettica. Non mappano i business emergenti, le start-up già avviate così come quelle che saranno ulteriormente create e accelerate da incubatori come H-Farm e Nuvolab (due eccellenze italiane nella top 10 mondiale), le nuove professioni e tutti quei profili che nemmeno le aziende sono ancora in grado di identificare perché in prima fila a fronteggiare la complessità e l’evoluzione del proprio mercato di riferimento.
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lunedì 27 gennaio 2014
Il manager del 2014 è digitale le nuove professioni
Secondo lo studio “CEO Briefing 2014 - The Global Agenda: Competing in a Digital World” condotto da Accenture ed Economist Intelligence Unit (EIU), nel mondo i top manager hanno fiducia nella ripresa del proprio business e dell’economia nel 2014. Benché molti vedano le esportazioni e il lancio di nuovi prodotti e servizi come motori di sviluppo, la ricerca mette in luce le grandi potenzialità degli investimenti nel digitale per stimolare la crescita e conquistare nuovi clienti.
La nuova frontiera tra le professioni digitali? Si chiama Real time bidding (Rtb) manager. In pochi sanno chi è e che cosa fa, ma a detta dei recruiter di alti profili sarà questa la figura professionale su cui scommettere nel 2014. Uno stratega commerciale, capace di decidere in tempo reale dove pubblicare i banner, certo della possibilità di raggiungere immediatamente il target previsto dalla sua campagna pubblicitaria. In che modo? L'esperto di Rtb partecipa a un'asta virtuale, per aggiudicarsi gli spazi del catalogo che viene messo a disposizione da editori e concessionarie su appositi mercati. Così, per esempio, l'Rtb manager che agisce per conto di un inserzionista proprietario di una nota marca di abbigliamento può cercare di conquistare una "finestra" all'interno di siti di e-commerce in cui sono attivi utenti che hanno acquistato vestiti online. È lì che piazzerà il suo banner, a un prezzo che sarà quello finale dell'asta. Il ruolo richiede una profonda conoscenza della pianificazione pubblicitaria oltre che un solido background tecnico maturato nella gestione di piattaforme media, con la capacità di sfruttare al meglio le informazioni che gli utenti del web rendono pubbliche, attraverso motori di ricerca e social network.
Il real time bidding vale oggi il 3% del mercato dell'advertising digitale, ma si stima che, investendo in scelte innovative, il valore possa crescere in maniera costante in pochi anni, raggiungendo i livelli degli Stati Uniti, dove rappresenta il 30% del totale del mercato. Digital, ma non solo, nella top ten dei manager più richiesti dalle aziende, secondo l'osservatorio realizzato da Michael Page, una delle più importanti società di selezione di personale specializzato a livello internazionale. «La strategia commerciale di diversificazione - spiega il managing director Tomaso Mainini - sta spingendo molte aziende a esplorare nuovi mercati geografici e a investire su nuove tecnologie per fidelizzare i propri clienti e raggiungerne di ulteriori». Una tendenza che sta prendendo piede da qualche mese ed è confermata «da un incremento del 20% di richieste di manager con esperienza nell'export e nel digital» continua Mainini. In quest'ambito i professionisti più richiesti sono l'e-commerce manager e il Chief technology officer. Il primo è responsabile del canale di vendita online e la sua mission è assicurare il raggiungimento degli obiettivi di fatturato, attraverso la messa a punto del catalogo prodotti. Il secondo profilo, invece, individua le migliori tecnologie adatte all'azienda e organizza gli interventi per mantenerle efficienti e operative. A questi profili si aggiungono le nuove figure del lean manager e del proposal engineer, ruoli fondamentali se l'azienda intende ridurre gli sprechi, oltre che rendere competitiva la propria divisione sales. Il lean manager si occupa di ottimizzare i processi, abbassando i costi operativi; è responsabile dell'applicazione del just in time e dell'armonizzazione dei flussi di materiali e informazioni. Il proposal engineer, invece, ricopre un ruolo chiave nel business delle imprese che operano su commessa: supporta le divisioni sales nella stesura dell'offerta commerciale, curandone gli aspetti tecnici, spesso in tempi ristrettissimi. Nella top ten dei più richiesti anche direttore commerciale, finance & administration manager, direttore risorse umane e direttore amministrazione, finanza e controllo. «Sono tutte professionalità - conclude Mainini - che anche in un momento di difficoltà del mercato possono garantire ai manager con una solida esperienza alle spalle un incremento di retribuzione tra il 20 e il 25 per cento».
Dallo studio emerge come i top manager vedano i mercati esteri come leva principale per crescere. Il 58% degli intervistati afferma che intende intensificare gli investimenti al di fuori del mercato nazionale, contro il 42% che si concentrerà sul mercato interno, Italia, Canada, Cina e Giappone su tutti. Al contrario, Germania, Gran Bretagna, Spagna e Corea del Sud punteranno maggiormente sulle esportazioni.
Nei prossimi tre anni il 68% degli intervistati conta di promuovere la crescita sul mercato domestico attraverso lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi, mentre il 32% si concentrerà sulla valorizzazione dell’offerta esistente. Per quanto riguarda i mercati esteri, il 70% dichiara di focalizzarsi sulla vendita di nuovi prodotti e servizi. In entrambi i casi, la maggior parte degli intervistati vede prioritaria la conquista di nuovi clienti, piuttosto che il consolidamento di quelli attuali.
“I top manager sono molto positivi rispetto al 2014, soprattutto per ciò che riguarda la possibilità di vendere nuovi prodotti a nuovi clienti in nuovi mercati”, ha affermato Brian Gardner, senior editor di EIU. “Tuttavia, il rischio è quello di perseguire la crescita solo attraverso queste strade, trascurando gli investimenti che sono necessari per cogliere appieno le potenzialità di crescita. L’ingresso di nuovi attori sul mercato, il calo della domanda dei consumatori e il consolidamento di diversi settori sono stati spesso ricordati dagli intervistati come i tre maggiori rischi che le imprese devono affrontare”.
Le potenzialità ancora non sfruttate del digitale
Nonostante le tecnologie digitali siano considerate dalla larga maggioranza degli intervistati elementi destinati ad avere un forte impatto nei prossimi 12 mesi sul proprio business, meno di un terzo (31%) le utilizza come leva per stimolare la crescita o trovare nuovi modi per raggiungere i clienti. Il 59% degli intervistati continua a percepire il digitale esclusivamente come strumento per migliorare l’efficienza dei processi e ridurre i costi.
“La possibilità di crescere nel prossimo futuro dipenderà in misura sempre maggiore dall’uso strategico del digitale per penetrare in nuovi mercati, creare esperienze innovative per i clienti e proporre prodotti e servizi del tutto nuovi. Molte imprese stanno ancora orientando i propri investimenti digitali verso l’obiettivo sbagliato”, ha commentato Bruno Berthon, Managing Director di Accenture Strategy. “Per aprirsi a nuovi mercati con nuovi prodotti e servizi, occorre spostare l’obiettivo degli investimenti digitali dal miglioramento dell’efficienza interna alla vera conquista delle opportunità che il mercato offre”.
Investire nel capitale umano
La fiducia nella ripresa dell’economia ha un impatto positivo sulle risorse umane: il 65% degli intervistati prevede un aumento del proprio organico nel corso del 2014 e il 75% intende aumentare l’investimento complessivo nel capitale umano, superando coloro che hanno previsto investimenti nei beni materiali e immateriali. Secondo i top manager, infatti, l’istruzione e la formazione sono al primo posto tra i fattori che possono migliorare la competitività della propria organizzazione e anche del proprio Paese.
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