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venerdì 28 marzo 2014
Dal primo aprile 2014 taglio stipendi dei manager pubblici
Dall'1 aprile i compensi dei manager delle società non quotate, direttamente o indirettamente controllate dal Tesoro, sono soggetti immediatamente al tetto definito in base allo stipendio del presidente della Corte di Cassazione. Lo rende noto il Mef specificando che i limiti non riguardano le Enel, Eni, Finmeccanica, né Ferrovie, Cdp e Poste. La nuova misura ministeriale sui compensi riguarda soltanto le società partecipate non quotate. Il nuovo tetto sarà definito in base alla retribuzione del presidente della Corte di Cassazione.
Tre fasce per i tetti agli stipendi degli amministratori delegati e dei presidenti delle società controllate dal Mef. Dal 1° aprile i compensi dei manager delle società non quotate, direttamente o indirettamente controllate dal Tesoro, sono soggetti immediatamente al tetto definito in base allo stipendio del presidente della Corte di Cassazione. Una nota del Mef elenca tutti i numeri, elaborati in base a valore della produzione, investimenti e numero di dipendenti. Dal 1° aprile entrerà, infatti, in vigore, il decreto ministeriale 166/2013. L'entrata in vigore del decreto, spiega il Mef, impone «l'immediato adeguamento ai nuovi limiti dei compensi riconosciuti agli amministratori, come affermato dall'adunanza generale del Consiglio di Stato».
Per ciascuna fascia, specifica il Tesoro, è stato fissato un limite retributivo: per gli amministratori delle società della prima fascia il tetto è pari al 100% del trattamento economico del presidente della Cassazione (311.658,53 euro lordi); per la seconda fascia il tetto è pari all'80% (249.326,82 euro); per la terza fascia il tetto è pari al 50% (155.829,27 euro).
Per Anas, Invimit e Rai lo stipendio dell'amministratore delegato sarà di 311.658,53 euro, mentre quello dei presidente di 93.497,56 euro. Nelle note viene specificato che per il presidente-ad di Anas lo stipendio fissato è di 301mila euro. Invimit ha stabilito un compenso di 90mila euro per il presidente e 300mila euro per l'ad. Per Coni servizi, Consap, Consip, Enav, Euro (solo ad), Gse, Invitalia, Ipzs, Sogei e Sogin per l'amministratore delegato il tetto è 249.326,82 euro, mentre per il presidente 74.798,05. La nota specifica che il Cda di Coni Servizi del 2013 ha stabilito per il presidente un compenso di 110mila euro e per l'ad di 240mila euro. Nel 2013 è stato nominato il nuovo Ad di Eur per il quale sono stati confermati gli stessi compensi del precedente Ad (270 mila euro). Il Cda di Invitalia del 2013 ha stabilito per il presidente un compenso pari a 90mila euro e per l'Ad un compenso pari a 300mila euro. Ai sensi del Dl 201/2011 nel luglio 2012 Sogei ha ridotto la composizione del Cda da cinque a tre membri, unificando le cariche e le deleghe di presidente e amministratore delegato. Nel settembre 2013, su proposta dello stesso presidente il Cda ne ha deliberato la riduzione degli emolumenti a 301 mila euro. Il Cda di Sogin del 2013 ha stabilito per il presidente un compenso pari a 72 mila euro e per l'Ad un compenso pari a 242 mila euro. Per Arcus, Istituto Luce, Italia Lavoro, Ram, Sogesio, Studiare Sviluppo il tetto per l'amministratore delegato è di 155.829,27 euro, mentre quello del presidente è 46.748,78 euro.
Per ciò che riguarda Cdp, Ferrovie dello Stato e Poste italiane il compenso (articolo 2389, terzo comma, del codice civile) per l'ad e il presidente del consiglio di amministrazione non può essere superiore al 75% di quanto deliberato in occasione del precedente mandato. Il Cda di Cdp ha stabilito per il presidente un compenso di 225 mila euro e per l'Ad un compenso pari a 788 mila euro con una riduzione del 25% rispetto al precedente mandato ai sensi dell'articolo 23-bis, comma 5-quater del Dl 201/2011. Il Cda di Ferrovie dello Stato ha stabilito per il presidente un compenso di 225 mila euro e per l'Ad un compenso pari a 90 mila euro per la carica di amministratore delegato (con una riduzione del 25% rispetto al precedente mandato ai sensi dell'articolo 23-bis, comma 5-quater del Dl 201/2011) e di 753 mila come rapporto dirigenziale. Per Eni, Enel, Finmeccanica in sede di rinnovo degli organi di amministrazione è sottoposta all'approvazione dell'assemblea degli azionisti una proposta in materia di remunerazione degli amministratori con deleghe e delle loro controllate per una riduzione dei compensi analoga a quella delle società emittenti strumenti finanziari quotati diversi da azioni.
Per il presidente delle società controllate dal Tesoro cui siano state conferite deleghe che accompagnano quelle conferite all'amministratore delegato, può essere deliberato un compenso pari al massimo al 30% di quello deliberato per quest'ultimo. E' quanto prevede il decreto ministeriale sugli stipendi dei manager.
Nel suo comunicato il Tesoro richiama anche le norme che regolano i compensi per gli amministratori di tutte le società controllate direttamente o indirettamente dalle pubbliche amministrazioni che emettono azioni (ENI, ENEL, Finmeccanica) o altri titoli negoziati su mercati regolamentati (Ferrovie dello Stato spa, Cassa Depositi e Prestiti spa, Poste Italiane spa) e loro controllate. Per queste società non sono attualmente previsti limiti in valore assoluto alle retribuzioni.
Per le società di diritto italiano che emettono azioni quotate su mercati regolamentati e controllate da pubbliche amministrazioni italiane – quali Eni, Enel e Finmeccanica – l’assemblea degli azionisti – in occasione dei rinnovi dei consigli di amministrazione - deve deliberare in merito ad una proposta di adeguamento dei compensi dei presidenti e degli amministratori con deleghe alla norma richiamata, e il rappresentante del Ministero dell’Economia e delle Finanze in assemblea è vincolato a votare favorevolmente tale proposta. Resta inteso che per queste società la maggioranza assembleare potrebbe determinare un esito del voto diverso da quanto auspicato dalla norma.
Poiché tale norma è in vigore a decorrere dal 21 agosto 2013, l’obbligo di conformarsi ad essa corre per tutte le società che nominano nuovi amministratori dopo questa data: in tal senso le prossime assemblee di Enel, Eni e Finmeccanica sono chiamate a deliberare al riguardo.
Anche le società che in occasione di nomine effettuate nei dodici mesi precedenti l’entrata in vigore della norma abbiano spontaneamente deliberato compensi inferiori a quelli percepiti dagli amministratori nel mandato precedente sono obbligate ad effettuare una ulteriore riduzione dei compensi, almeno nella misura della quota mancante all’abbattimento prescritto del 25% rispetto ai compensi deliberati per gli amministratori precedenti. La norma si applica anche alle società controllate da queste. «Per le società controllate dallo Stato che emettono strumenti finanziari quotati diversi dalle azioni - conclude il Ministero - la riduzione del 25% degli amministratori con deleghe opera, come detto, ex lege.»
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lunedì 30 gennaio 2012
Costi politica e lavoro: taglio stipendi parlamentari
Via libera dall'Ufficio di presidenza della Camera dei deputati ai tagli per gli stipendi, maggiorati di un 10% per quanto riguarda le figure apicali. "Si tratta di decisioni definitive e ad effetto immediato" ha spiegato il vicepresidente Rocco Buttiglione al termine della riunione.
L'Ufficio di Presidenza della Camera ha approvato definitivamente il regolamento applicativo del nuovo sistema previdenziale dei deputati e dei dipendenti della Camera.
Il taglio degli stipendi sarà i 1.300 euro lordi il taglio alle indennità dei parlamentari mentre il netto dovrebbe essere intorno ai 700 euro netti. Stabilito inoltre che per i vitalizi si passa al sistema contributivo, che varrà anche per i dipendenti. In realtà, il taglio è stato deciso per evitare che, nel passaggio al nuovo sistema previdenziale, l’indennità dei parlamentari potesse subire un aumento a causa di un diverso trattamento fiscale
"Il trattamento economico complessivo del primo Presidente della C. di Cassazione diventa il parametro di riferimento per tutti i manager delle P.A. In nessun caso l'ammontare complessivo delle somme loro erogate da pubbliche amministrazioni potrà superare questo limite". E' quanto si legge nel comunicato di Palazzo Chigi.
L'Ufficio di Presidenza della Camera ha approvato definitivamente il regolamento applicativo del nuovo sistema previdenziale dei deputati e dei dipendenti della Camera. Sul nuovo regolamento, che segna il passaggio dai vitalizi al calcolo contributivo per l'ottenimento dell'assegno pensionistico, c'è stato il parere contrario dell'Idv e della Lega Nord.
Obbligo di rendicontare il 50% delle spese per i portaborse.
Dovrà essere rendicontato il 50% dei rimborsi a titolo di contributo delle spese per l'esercizio del mandato. Lo ha deciso l'Ufficio di Presidenza della Camera che ha così modificato i rimborsi ora spettanti ai deputati per i cosiddetti portaborse. La misura modifica quello che è attualmente definito il contributo eletto-elettori.
Allo studio c'è una proposta di per uniformare i contratti dei collaboratori e farli durare al massimo per il tempo di una legislatura. A prima vista sembra una misura a favore dei precari "portaborse", ma c'è chi sostiene sia una misura di tutela nei confronti dei parlamentari: una durata certa del contratto (coincidente con la legislatura) renderebbe impossibile il ricorso al giudice del lavoro da parte del dipendente in caso di mancata rielezione del parlamentare.
Anche il Senato procederà con una taglio ai costi della politica, intervenendo, tra le altre cose, sul taglio dei vitalizi con il passaggio al sistema contributivo.
Il taglio degli stipendi dei parlamentari sembra che sia stata decisa per evitare che, nel passaggio al nuovo sistema previdenziale, l’indennità dei parlamentari potesse subire un aumento a causa di un diverso trattamento fiscale. Il passaggio dal vitalizio al contributivo comporta l’emersione di una quota di reddito, in quanto i versamenti previdenziali non sono tassati mentre lo erano le trattenute per i vitalizi.
Attendiamo se è vero il taglio degli stipendi o un modo per evitare i veri costi per i parlamentari.
L'Ufficio di Presidenza della Camera ha approvato definitivamente il regolamento applicativo del nuovo sistema previdenziale dei deputati e dei dipendenti della Camera.
Il taglio degli stipendi sarà i 1.300 euro lordi il taglio alle indennità dei parlamentari mentre il netto dovrebbe essere intorno ai 700 euro netti. Stabilito inoltre che per i vitalizi si passa al sistema contributivo, che varrà anche per i dipendenti. In realtà, il taglio è stato deciso per evitare che, nel passaggio al nuovo sistema previdenziale, l’indennità dei parlamentari potesse subire un aumento a causa di un diverso trattamento fiscale
"Il trattamento economico complessivo del primo Presidente della C. di Cassazione diventa il parametro di riferimento per tutti i manager delle P.A. In nessun caso l'ammontare complessivo delle somme loro erogate da pubbliche amministrazioni potrà superare questo limite". E' quanto si legge nel comunicato di Palazzo Chigi.
L'Ufficio di Presidenza della Camera ha approvato definitivamente il regolamento applicativo del nuovo sistema previdenziale dei deputati e dei dipendenti della Camera. Sul nuovo regolamento, che segna il passaggio dai vitalizi al calcolo contributivo per l'ottenimento dell'assegno pensionistico, c'è stato il parere contrario dell'Idv e della Lega Nord.
Obbligo di rendicontare il 50% delle spese per i portaborse.
Dovrà essere rendicontato il 50% dei rimborsi a titolo di contributo delle spese per l'esercizio del mandato. Lo ha deciso l'Ufficio di Presidenza della Camera che ha così modificato i rimborsi ora spettanti ai deputati per i cosiddetti portaborse. La misura modifica quello che è attualmente definito il contributo eletto-elettori.
Allo studio c'è una proposta di per uniformare i contratti dei collaboratori e farli durare al massimo per il tempo di una legislatura. A prima vista sembra una misura a favore dei precari "portaborse", ma c'è chi sostiene sia una misura di tutela nei confronti dei parlamentari: una durata certa del contratto (coincidente con la legislatura) renderebbe impossibile il ricorso al giudice del lavoro da parte del dipendente in caso di mancata rielezione del parlamentare.
Anche il Senato procederà con una taglio ai costi della politica, intervenendo, tra le altre cose, sul taglio dei vitalizi con il passaggio al sistema contributivo.
Il taglio degli stipendi dei parlamentari sembra che sia stata decisa per evitare che, nel passaggio al nuovo sistema previdenziale, l’indennità dei parlamentari potesse subire un aumento a causa di un diverso trattamento fiscale. Il passaggio dal vitalizio al contributivo comporta l’emersione di una quota di reddito, in quanto i versamenti previdenziali non sono tassati mentre lo erano le trattenute per i vitalizi.
Attendiamo se è vero il taglio degli stipendi o un modo per evitare i veri costi per i parlamentari.
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