Come è nata?
La Gestione separata è un fondo pensionistico finanziato con i contributi previdenziali obbligatori dei lavoratori assicurati ed è nata con la legge n. 335 del 1995 di riforma del sistema pensionistico (riforma Dini).
Lo scopo è di assicurare la tutela previdenziale a categorie di lavoratori fino ad allora escluse e ciò è avvenuto essenzialmente in tre modi: disponendo la costituzione di nuovi fondi previdenziali e aggregando alcune categorie di professionisti a casse professionali già esistenti ed infine disponendo l'iscrizione alla Gestione separata di tutte le categorie residuali di liberi professionisti, per i quali non è stata prevista una specifica cassa previdenziale; nella fattispecie devono quindi essere ricompresi anche i professionisti con cassa previdenziale, nel caso in cui, ai sensi del suo regolamento, l'attività non sia iscrivibile; della quasi totalità delle forme di collaborazione a progetto), che fino ad allora non avevano mai beneficiato di alcuna disciplina specifica, né giuridica, né previdenziale.
Sono stati assicurati alla Gestione anche: gli spedizionieri doganali non dipendenti; gli assegni di ricerca; i beneficiari di borse di studio per la frequenza ai corsi di dottorato di ricerca; gli amministratori locali; i lavoratori autonomi occasionali; gli associati in partecipazione; i medici con contratto di formazione specialistica; i Volontari del Servizio Civile Nazionale; i prestatori di lavoro occasionale accessorio.
L’accertamento dei requisiti in caso di del congedo di maternità di madre lavoratrice iscritta alla Gestione Separata. È noto che, il congedo di maternità del D.Lgs.151 del 2001 è stato esteso anche in favore delle lavoratrici iscritte alla Gestione separata.
La lavoratrice iscritta alla Gestione separata INPS analogamente a quanto previsto per la lavoratrice dipendente, ha diritto all’indennità di maternità per il periodo di congedo obbligatorio ordinario e anticipato o prorogato eventualmente disposto dai servizi ispettivi delle DPL, a condizione che risultino accreditate in favore della lavoratrice stessa tre mensilità di contribuzione nei 12 mesi precedenti la data di inizio del periodo di congedo obbligatorio (ordinario e/o anticipato/prorogato) richiesto.
Ai fini della concessione dell’assegno di maternità dello Stato occorre accertare che la lavoratrice iscritta alla Gestione separata sia in possesso dei seguenti requisiti:
1) abbia diritto all’indennità di maternità a carico della Gestione Separata in quanto risultano accreditate in favore della stessa i 3 mesi di contribuzione effettiva nei 12 mesi precedenti l’inizio del congedo obbligatorio (ordinario e/o anticipato);
2) abbia 3 mesi di contribuzione per la maternità, maturati anche in gestioni diverse, nel periodo compreso tra i 18 ed i 9 mesi antecedenti la data dell’evento (parto o ingresso del minore adottato/affidato nella famiglia della richiedente).
Questo assegno di maternità spetta, a condizione che il trattamento economico per maternità (indennità o retribuzione), corrisposto o spettante alla lavoratrice, sia di importo inferiore rispetto all’importo dell’assegno medesimo.
Per il trattamento economico, dovrà includersi sia l’indennità spettante per il periodo ordinario di congedo obbligatorio di maternità sia l’indennità spettante per gli eventuali periodi di interdizione anticipata o prorogata disposti dal servizio ispezione della DPL. La misura della quota sarà ricavata sottraendo dal valore dell’assegno, vigente alla data del parto (o ingresso in famiglia), l’importo complessivo dei suddetti trattamenti economici.
Parliamo della riconoscibilità o meno del diritto all’indennità per congedo parentale in favore di lavoratori dipendenti che, durante la fruizione del congedo stesso, intraprendono una nuova attività lavorativa.
A tale riguardo il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali che, ha sottolineato che il congedo parentale risponde alla precisa funzione di assicurare al genitore lavoratore un periodo di assenza dal lavoro finalizzato alla cura del bambino e non può, quindi, essere utilizzato dal lavoratore stesso per intraprendere una nuova attività lavorativa che, ove consentita, finirebbe col sottrarre il lavoratore dalla specifica responsabilità familiare verso la quale il beneficio in esame è orientato. I lavoratori iscritti alla Gestione separata INPS aventi diritto al congedo parentale (lavoratori a progetto presso la pubblica amministrazione e titolari di assegno di ricerca) e le lavoratrici autonome non possono proseguire l’attività lavorativa nel periodo in cui fruiscono dell’indennità per congedo parentale, né possono intraprendere, durante il periodo medesimo, una nuova attività (sia essa dipendente, parasubordinata o autonoma); anche in tal caso, infatti, l’eventuale trattamento indebitamente concesso a titolo di congedo parentale dovrà essere recuperato.
Ovviamente il datore di lavoro dovrà accertarsi presso la sede INPS che i contributi versati risultano corretti e ripondano al effettivo servizio prestato dal lavoratore .
domenica 6 marzo 2011
martedì 1 marzo 2011
Telelavoro: nuova frontiera del lavoro.
Sii, parliamo della bozza delle linee guida sulla conciliazione dei tempi di lavoro e della famiglia presentata dal ministro Maurizio Sacconi alle parti sociali.
Il telelavoro, auspicato dal ministiro potrebbe portare ad orari flessibili in entrata e in uscita fino ai tre anni del bambino e il tempo parziale in forma temporanea fino ai cinque anni. Queste misure sarebbero detassate del 10%. Tra le altre iniziative previste, una banca ore, giornate lunghe con orari concentrati dei propri turni, asili aziendali. Adesso le parti sociali dovranno pronunciarsi sul documento.
Quindi il telelavoro pensato ed auspicato dal ministro del Lavoro si pone in alternativa ai congedi parentali o facoltativi; una banca ore; orari flessibili in entrata e in uscita entro i primi tre anni di vita del bambino; la trasformazione temporanea del rapporto di lavoro a tempo pieno in rapporto a tempo parziale per i primi cinque anni del bambino o per assistere genitori e familiari.
La nuova frontiera del lavoro (madri lavoratrici) punta a incentivare il telelavoro, il tempo parziale, il lavoro ripartito (Job sharing) e il lavoro intermittente per modulare in maniera flessibile i tempi e gli orari di lavoro nell'interesse dei lavoratori e delle imprese. La bozza prevede anche un buono prepagato per la baby sitter.
Sacconi ha indicato l'intenzione di convocare il nuovo tavolo il prossimo 7 marzo. "Mi auguro che quel giorno, che anticipa la data emblematica dell'8 marzo, possa esserci l'intesa".
Si prevede nel’ambito delle linee guida, tra l’altro, la costituzione di asili nido aziendali e interaziendali e l’attivazione di servizi collettivi di trasporto da e per gli asili pubblici. Accompagnate anche dalla possibilità di usufruire di due settimane per l’inserimento dei figli alle scuole materne ed al primo anno di scuola elementare. Oltre all’erogazione da parte del datore di lavoro di buoni lavoro per lo svolgimento da parte di terzi di prestazioni di lavoro occasionale accessorio per attività domestiche e di cura: cioè come badanti e colf.
Indicato, inoltre, l’impegno, al rientro della maternità di assegnare la lavoratrice alle stesse mansioni o comunque a mansioni che non vanifichino la professionalità e l’esperienza già acquisite.
Diamo fiducia al telelavoro sia per le madri che per dare nuove aspettative alle famiglie, aspettiamo il parere delle parti sociali.
Il telelavoro, auspicato dal ministiro potrebbe portare ad orari flessibili in entrata e in uscita fino ai tre anni del bambino e il tempo parziale in forma temporanea fino ai cinque anni. Queste misure sarebbero detassate del 10%. Tra le altre iniziative previste, una banca ore, giornate lunghe con orari concentrati dei propri turni, asili aziendali. Adesso le parti sociali dovranno pronunciarsi sul documento.
Quindi il telelavoro pensato ed auspicato dal ministro del Lavoro si pone in alternativa ai congedi parentali o facoltativi; una banca ore; orari flessibili in entrata e in uscita entro i primi tre anni di vita del bambino; la trasformazione temporanea del rapporto di lavoro a tempo pieno in rapporto a tempo parziale per i primi cinque anni del bambino o per assistere genitori e familiari.
La nuova frontiera del lavoro (madri lavoratrici) punta a incentivare il telelavoro, il tempo parziale, il lavoro ripartito (Job sharing) e il lavoro intermittente per modulare in maniera flessibile i tempi e gli orari di lavoro nell'interesse dei lavoratori e delle imprese. La bozza prevede anche un buono prepagato per la baby sitter.
Sacconi ha indicato l'intenzione di convocare il nuovo tavolo il prossimo 7 marzo. "Mi auguro che quel giorno, che anticipa la data emblematica dell'8 marzo, possa esserci l'intesa".
Si prevede nel’ambito delle linee guida, tra l’altro, la costituzione di asili nido aziendali e interaziendali e l’attivazione di servizi collettivi di trasporto da e per gli asili pubblici. Accompagnate anche dalla possibilità di usufruire di due settimane per l’inserimento dei figli alle scuole materne ed al primo anno di scuola elementare. Oltre all’erogazione da parte del datore di lavoro di buoni lavoro per lo svolgimento da parte di terzi di prestazioni di lavoro occasionale accessorio per attività domestiche e di cura: cioè come badanti e colf.
Indicato, inoltre, l’impegno, al rientro della maternità di assegnare la lavoratrice alle stesse mansioni o comunque a mansioni che non vanifichino la professionalità e l’esperienza già acquisite.
Diamo fiducia al telelavoro sia per le madri che per dare nuove aspettative alle famiglie, aspettiamo il parere delle parti sociali.
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domenica 27 febbraio 2011
Stipendi fermi da quindici anni
Il mercato del lavoro, gli stipendi sono fermi da quindici anni è quanto ha sostenuto il Governatore Draghi al tradizionale appuntamento del Forex.
Quindi per far crescere il mercato del lavoro in Italia bisogna attuare azioni di riforma che siano coraggiose capaci di creare le giuste aspettative sia per le imprese che per le famiglie, quindi un mercato del lavoro dei giovani al momento bloccato tra un minimo di mobilità da un lato e un massimo di precarietà dall'altro.
Quale potrebbe essere la ricetta per la ripresa?
Bisogna proseguire sulla strada del risanamento dei conti pubblici e del contenimento della spesa corrente anche oltre il 2012; ridurre il carico di tasse che deve essere ridotto con l'eventuale arrivo di risorse dalla lotta all'evasione, da cui trarre alimento anche in vista dell'applicazione del federalismo fiscale per compensare a livello centrale eventuali aumenti del prelievo decentrato.
Vediamo le lacune espresse da Draghi: burocrazia, scuola e la questione giovani.
A beneficio della crescita economica andrebbe rivisto un aspetto normativo ispirato all'efficienza del sistema del mercato del lavoro che è talmente burocratico che è una delle cause del suo lento andare avanti, che collocano il Paese ai livelli più elevati delle classifiche internazionali.
Poi c'è l'urgenza di creare un nuovo sistema d'istruzione il divario si è ridotto fra gli studenti italiani rispetto a quelli di altri paesi e la prima strada è di dare valore al merito che uno dei principi cardine della riforma Gelmini, che risulta un primo passo per valorizzare di un principio più internazionale di cultura e istruzione.
Questione giovani e produttività
Gli interventi per la riforma del mercato del lavoro e della produzione devono affrontare in primis il grave problema del lavoro giovanile dove vige "il minimo di mobilità e il massimo di precarietà" con tassi di disoccupazione che sfiorano il 30% e salari "fermi da oltre un decennio sotto i livelli degli anni '80". E' quanto ha asserito il governatore della Banca d'Italia.
Per aiutare a far scendere la percentuale dei disoccupati, tema tanto caro al mio blog bisogna aumentare la produttività delle azienda e fornire maggiori garanzie sociali ai dipendenti lavoratori. Tutto ciò deve fare in modo che si crei un giusto connubio tra datore di lavoro e i dipendenti che miri sia al benessere dell’individuo che ad una nuova visione dei rapporti tra sindacati ed impresa. Forse è un primo passo.
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