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mercoledì 20 giugno 2012
Riforma delle pensioni 2012. Fornero contro tutti
Fumata nera dopo la prima convocazione nelle aule parlamentari di Elsa Fornero, chiamata a rispondere degli errori di gestione sulla questione esodati e sulla guerra di cifre: il ministro del Lavoro ha negato tutto, dagli errori sulle stime a quelli sul decreto salvaguardati, che salva solo 65mila lavoratori lasciati senza stipendio né assegno previdenziale dopo la riforma delle pensioni.
“Non c'è ministro o rappresentante istituzionale che approvi il suo modus operandi. Così saccente ed autocentrata che risulta antipatica proprio a tutti, fatta eccezione per Mario Monti, vista l'amicizia di lunga data che li lega”.
Il giudizio emesso su di lei non ammette repliche: "La superficialità, per non dire l'indifferenza, con cui il ministro Fornero si sta occupando della drammatica questione degli esodati merita una presa di posizione netta da parte del Parlamento. Non c'è forza politica o sociale che non abbia sottolineato l'inadeguatezza del ministro Fornero. È ora di passare dalle parole ai fatti". Senza contare i battibecchi con il sottosegretario Polillo, con Patroni Griffi sui licenziamenti degli statali e l'antipatia che si è guadagnata con il ministro Giarda.
L'ex ministro del Lavoro Saccon sul suo sito ha scritto alla fornero, proponendo tre linee guida sul tema della flessibilità previdenziale e del lavoro.
"L’azzeramento senza uguali di ogni gradualità nel cambiamento dei requisiti di accesso e calcolo della pensione, si giustificò implicitamente anche con il disegno – in linea teorica condivisibile – di modificare la composizione della spesa sociale, spostando risorse dalla previdenza alla protezione sociale"."Operazione in corso di realizzazione con la riforma degli ammortizzatori sociali che tuttavia, nel tempo della grande crisi, sottrae a molti non solo la pensione, ma anche l’ indennità di mobilità. Ora il nodo degli “esodati” rivela il più ampio problema di una significativa area di persone – calcolabili tra 500 e 700 mila in base alla serie dei pensionamenti di anzianità – a rischio di povertà, perché potrebbero rimanere privi di salario, sussidio, pensione nei prossimi anni. Penso in particolare a donne oggi ultracinquantenni, cui è stata improvvisamente innalzata l’età di pensione di cinque anni con l’esito di un differenziale di ben dieci anni rispetto al più generoso sistema previdenziale tedesco", ha scritto Sacconi.
E infine Sacconi ha esposto tre linee guida per introdurre forme di flessibilità previdenziale onerosa nei percorsi lavorativi: "una disciplina più equa delle totalizzazioni contributive e dei versamenti volontari, utilizzando anche il TFR; una regolazione del riscatto dei periodi di laurea che lo consenta variabile oltre una determinata soglia; la estensione – per arco temporale e soggetti – della possibilità di pensionamento anticipato a determinati requisiti e sulla base del meno conveniente calcolo contributivo".
Nel 2011 ci sono stati oltre un milione e mezzo di lavoratori andati in cassa integrazione o in mobilità, e per individuare il numero dei potenziali esodati basta applicare i tassi di uscita incentivata dal lavoro (nell’industria il 14% dei lavoratori interessati dagli ammortizzatori sociali), a cui aggiungere i lavoratori nati dopo il 1946 che sono stati autorizzati alla prosecuzione volontaria dei contributi e che hanno un ultimo versamento contributivo prima del 6 dicembre 2011: circa 133mila persone.In tutto, si arriva a quota 370mila. Il che, secondo il presidente della Fondazione dei Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca, «non lasci margini interpretativi» e impone «interventi immediati».
Solo nelle banche, gli esodati sono 20mila (ben più dei 17.710, salvaguardati dal Governo), compresi i lavoratori coperti da un Fondo di Solidarietà (banche, poste, ferrovie, monopoli).
Secondo le stime ABI risultano infatti 13mila i titolari di assegno straordinario del credito al 4 dicembre 2011 e circa 7mila i potenziali percettori di assegno da data successiva. La salvaguardia del decreto è dunque insufficiente a coprire il fabbisogno del settore. La situazione, spiega il responsabile della commissione sindacale, Francesco Micheli, «comporta gravi ripercussioni sia in ordine di attuazione dei piani di ristrutturazione aziendali sia per quanto concerne le tutele reddituali di soggetti privi, al momento, di forme di sostegno economico».
L’ABI sollecita anche l’attivazione presso l’INPS di procedure per gli ingressi al Fondo di solidarietà successivi al 4 dicembre 2011, tenendo conto che ci sono già state cessazione di rapporto di lavoro per circa 900-1000 persone, ma le domande sono state rigettate in attesa del decreto. Senza contare che l’innalzamento a 62 anni della permanenza nel fondo determina un nuovo aggravio economico per le imprese.
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lunedì 31 ottobre 2011
Diritto del lavoro unico: piano Ichino
Tra i fattori che compromettono la competitività dell'economia dell'Italia c’è sicuramente la scarsa flessibilità del mercato del lavoro.
Le proposte di riforma sul lavoro, lanciate dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali Maurizio Sacconi hanno aperto una discussione. Ha assicurato il ministro che: «Il termine licenziamenti facili è falso». E aggiunge che si sta lavorando a misure di protezione dei lavoratori augurandosi che anche le imprese,m le aziende nella loro totalità entrino a far parte e facciano la loro parte.
Un codice del lavoro semplificato, composto di 70 articoli molto chiari e facilmente traducibili in inglese, suscettibili di applicarsi a tutta l'area del lavoro dipendente. In questo modo per superare il dualismo fra protetti e non protetti nel mercato del lavoro. L'idea è che, in partenza, questo nuovo 'diritto del lavoro unico', per la parte relativa ai licenziamenti si applichi soltanto ai rapporti di lavoro nuovi. Parte da qui la proposta di riforma del lavoro di Pietro Ichino, in veste più di giuslavorista, che di esponente politico, ha illustrato alcuni dei punti salienti di un provvedimento che giudica prioritario."Tutti a tempo indeterminato – ha spiegato Ichino -, tranne i casi classici di contratto a termine, per punte stagionali, sostituzioni temporanee, a tutti le protezioni essenziali, in particolare contro le discriminazioni, ma nessuno inamovibile. E a chi perde il posto una garanzia robusta di assistenza intensiva nella ricerca della nuova occupazione, di continuità del reddito e di investimento sulla sua professionalità".
Quindi l’idea è che il diritto del lavoro unico si dovrebbe applicare soltanto ai rapporti di lavoro nuovi, ossia quelli che si costituiranno da qui in avanti: tutti avrebbero il contratto a tempo indeterminato ad esclusione dei contratti di lavoro atipici (contratto a tempo determinato, contratti stagionali, eccetera), e in questo caso le protezioni essenziali, in particolare contro le discriminazioni, ma nessuno inamovibile. E per chi perde il posto ci sarebbe sempre una garanzia robusta di assistenza remunerativa. In questo modo si potrebbe puntare a superare il dualismo fra protetti e non protetti nel mercato del lavoro.
Probabilmente il concetto del diritto del lavoro unico è un'idea che deve trovare una validità sotto l'aspetto sia giuridico, che è certamente una garanzia si sotto l'aspetto politico e delle parti sociali.
Le proposte di riforma sul lavoro, lanciate dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali Maurizio Sacconi hanno aperto una discussione. Ha assicurato il ministro che: «Il termine licenziamenti facili è falso». E aggiunge che si sta lavorando a misure di protezione dei lavoratori augurandosi che anche le imprese,m le aziende nella loro totalità entrino a far parte e facciano la loro parte.
Un codice del lavoro semplificato, composto di 70 articoli molto chiari e facilmente traducibili in inglese, suscettibili di applicarsi a tutta l'area del lavoro dipendente. In questo modo per superare il dualismo fra protetti e non protetti nel mercato del lavoro. L'idea è che, in partenza, questo nuovo 'diritto del lavoro unico', per la parte relativa ai licenziamenti si applichi soltanto ai rapporti di lavoro nuovi. Parte da qui la proposta di riforma del lavoro di Pietro Ichino, in veste più di giuslavorista, che di esponente politico, ha illustrato alcuni dei punti salienti di un provvedimento che giudica prioritario."Tutti a tempo indeterminato – ha spiegato Ichino -, tranne i casi classici di contratto a termine, per punte stagionali, sostituzioni temporanee, a tutti le protezioni essenziali, in particolare contro le discriminazioni, ma nessuno inamovibile. E a chi perde il posto una garanzia robusta di assistenza intensiva nella ricerca della nuova occupazione, di continuità del reddito e di investimento sulla sua professionalità".
Quindi l’idea è che il diritto del lavoro unico si dovrebbe applicare soltanto ai rapporti di lavoro nuovi, ossia quelli che si costituiranno da qui in avanti: tutti avrebbero il contratto a tempo indeterminato ad esclusione dei contratti di lavoro atipici (contratto a tempo determinato, contratti stagionali, eccetera), e in questo caso le protezioni essenziali, in particolare contro le discriminazioni, ma nessuno inamovibile. E per chi perde il posto ci sarebbe sempre una garanzia robusta di assistenza remunerativa. In questo modo si potrebbe puntare a superare il dualismo fra protetti e non protetti nel mercato del lavoro.
Probabilmente il concetto del diritto del lavoro unico è un'idea che deve trovare una validità sotto l'aspetto sia giuridico, che è certamente una garanzia si sotto l'aspetto politico e delle parti sociali.
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lunedì 17 ottobre 2011
Giovani e lavoro: opportunità dell’apprendistato
L’Italia ha il record negativo in Europa per la disoccupazione giovanile: sono 1.138.000 gli under 35 senza lavoro. A stare peggio i ragazzi fino a 24 anni: il tasso di disoccupazione in questa fascia d’età è del 29,6% rispetto al 21% della media europea.
«Rendere ancor più incentivato l'apprendistato e incoraggiare il telelavoro soprattutto nel momento della nascita dei figli in una famiglia». Il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi ha riassunto così l'orientamento del suo ministero nei prossimi mesi, intervenendo al convegno di Cometa Formazione Oltre alla presentazione del rapporto sulla solidarietà, è stata illustrata l'esperienza della Scuola Oliver Twist e il modello di integrazione Scuola Azienda nella progettazione e realizzazione delle attività di formazione che ha realizzato.
Gli apprendisti in Italia sono realmente pochi e non ricevono adeguata formazione (meno del 30% di quella programmata dalle Regioni), hanno contratti di durata limitata (il 42% dura meno di tre mesi) e godono di elevati (in termini relativi) stipendi corrisposti: in media, i più alti d'Europa.
Il contratto di apprendistato dovrebbe essere una delle forme più efficaci per contrastare una disoccupazione giovanile che non ha eguali in Europa.
Vediamo alcuni dati solo il 26% degli apprendisti è coinvolto in attività formative per l'apprendistato programmate dalle regioni. Un'incapacità a valorizzare la formazione in ambiente di lavoro indirettamente confermata dalle retribuzioni medie. Nel Regno Unito gli apprendisti sono pagati da un minimo del 45% (nell'industria) a un massimo del 60% (nel commercio) della retribuzione di un operaio con le stesse mansioni, mentre ancor più limitato è l'importo che gli apprendisti ricevono in Germania (sotto il 35%) e Svizzera (inferiore al 20%). come sostenuto dal Sole 24 ore.
La Fondazione Cometa e Fondazione per la Sussidiarietà hanno promosso un convegno sui Giovani e lavoro: esperienze e prospettive, l’opportunità dell’apprendistato. Bisogna favorire la complementarietà tra i diversi livelli di istruzione scolastica e istruzione e formazione professionale, la personalizzazione dei percorsi per valorizzare tutte le potenzialità insite nella conoscenza dei giovani e studiare un reale pluralismo dei soggetti erogatori.
«Rendere ancor più incentivato l'apprendistato e incoraggiare il telelavoro soprattutto nel momento della nascita dei figli in una famiglia». Il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi ha riassunto così l'orientamento del suo ministero nei prossimi mesi, intervenendo al convegno di Cometa Formazione Oltre alla presentazione del rapporto sulla solidarietà, è stata illustrata l'esperienza della Scuola Oliver Twist e il modello di integrazione Scuola Azienda nella progettazione e realizzazione delle attività di formazione che ha realizzato.
Gli apprendisti in Italia sono realmente pochi e non ricevono adeguata formazione (meno del 30% di quella programmata dalle Regioni), hanno contratti di durata limitata (il 42% dura meno di tre mesi) e godono di elevati (in termini relativi) stipendi corrisposti: in media, i più alti d'Europa.
Il contratto di apprendistato dovrebbe essere una delle forme più efficaci per contrastare una disoccupazione giovanile che non ha eguali in Europa.
Vediamo alcuni dati solo il 26% degli apprendisti è coinvolto in attività formative per l'apprendistato programmate dalle regioni. Un'incapacità a valorizzare la formazione in ambiente di lavoro indirettamente confermata dalle retribuzioni medie. Nel Regno Unito gli apprendisti sono pagati da un minimo del 45% (nell'industria) a un massimo del 60% (nel commercio) della retribuzione di un operaio con le stesse mansioni, mentre ancor più limitato è l'importo che gli apprendisti ricevono in Germania (sotto il 35%) e Svizzera (inferiore al 20%). come sostenuto dal Sole 24 ore.
La Fondazione Cometa e Fondazione per la Sussidiarietà hanno promosso un convegno sui Giovani e lavoro: esperienze e prospettive, l’opportunità dell’apprendistato. Bisogna favorire la complementarietà tra i diversi livelli di istruzione scolastica e istruzione e formazione professionale, la personalizzazione dei percorsi per valorizzare tutte le potenzialità insite nella conoscenza dei giovani e studiare un reale pluralismo dei soggetti erogatori.
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sabato 2 luglio 2011
Pensioni rosa 2011, l'età salirà dal 2020
Aumento sì, ma molto graduale l'età pensionabile delle lavoratrici private a partire soltanto dal 2020 per arrivare a quota 65 anni nel 2030 o più probabilmente nel 2032. Attualmente il requisito anagrafico è di 60 anni. Per il progressivo innalzamento per arrivare a regime a 65 anni, ha preso quota l’ipotesi di farlo partire gradualmente dal 2020, anziché dal 2015 o da ancora prima come pareva in un primo tempo. L’adeguamento a 65 anni, in entrambi i casi, avverrebbe in un arco di tempo piuttosto lungo, circa 10 anni.
L'intervento sulle pensioni rosa prevede quindi un aumento della soglia di vecchiaia delle donne nel settore privato di un mese l'anno dal 2020 per poi salire a sei mesi l'anno dal 2025.
Vediamo le altre voci del pacchetto previdenziale, confermati l'anticipo al 2014 (dal 2015) delle meccanismo di aggancio del momento dell'effettivo pensionamento alla speranza di vita e lo stop alla rivalutazione automatica delle pensioni d'oro. E’ previsto il blocco della rivalutazione che scatterà nel 2012 e sarà totale per gli assegni superiori cinque volte il minimo Inps (30.500 euro lordi l'anno) e parziale (al 45%) per quelli compresi tra tre (18.300 euro annui) e cinque volte il minimo.
E’ certa la misura pensionistica anti-badante che introduce un taglio agli assegni di reversibilità.
Tra le altre novità previdenziali l'iscrizione obbligatoria alle casse pensionistiche privatizzate di tutti quei pensionati che percepiscono un reddito derivante da attività professionale. Questi pensionati-lavoratori saranno obbligati anche a versare contributi con un'aliquota minima non inferiore al 50% di quella ordinaria prevista dagli altri iscritti agli stessi enti. Un'ulteriore misura riguarda i risparmi generati dall'aumento dell'età pensionabile delle dipendenti pubbliche. Somme che dovevano confluire nel Fondo strategico per l'economia reale e che sarebbero servite anche per finanziare politiche attive per il sostegno dell'occupazione femminile come la conciliazione o il cofinanziamento degli asili nido. Ebbene dall'anno prossimo quel Fondo verrà definanziato per una quota di 252 milioni, per salire progressivamente fino a 592 milioni per l'anno 2015 e via a seguire fino al 2020 (con un taglio di quasi 250 milioni).
Per le casalinghe arrivano invece i bonus contributivi legati alla spesa per beni domestici e che potranno essere versati al Fondo attivo da 15 anni all'Inps ma che finora ha stentato a decollare.
Sulle casse previdenziali privatizzate arriva la vigilanza rafforzata. Al fianco del ministero del Lavoro, sulle gestioni patrimoniali e gli investimenti finanziari arrivano le ispezioni della Covip la Commissione di vigilanza sui fondi pensione; verifiche sulla cui base il ministro potrà poi disporre direttive sia sugli investimenti futuri sia sui limiti da non superare sotto il profilo dei conflitti d'interesse che si possono verificare con le banche o gli intermediari finanziari. Il ministro Maurizio Sacconi, parlando di questo intervento è tornato ad auspicare possibili accorpamenti tra alcune casse previdenziali. La Covip assorbirà poi buona parte delle funzioni del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale e parte delle risorse assegnate a quest'ultimo organismo che non viene più soppresso ma limitato ai soli compiti di osservazione, monitoraggio e analisi della spesa pensionistica.
L'intervento sulle pensioni rosa prevede quindi un aumento della soglia di vecchiaia delle donne nel settore privato di un mese l'anno dal 2020 per poi salire a sei mesi l'anno dal 2025.
Vediamo le altre voci del pacchetto previdenziale, confermati l'anticipo al 2014 (dal 2015) delle meccanismo di aggancio del momento dell'effettivo pensionamento alla speranza di vita e lo stop alla rivalutazione automatica delle pensioni d'oro. E’ previsto il blocco della rivalutazione che scatterà nel 2012 e sarà totale per gli assegni superiori cinque volte il minimo Inps (30.500 euro lordi l'anno) e parziale (al 45%) per quelli compresi tra tre (18.300 euro annui) e cinque volte il minimo.
E’ certa la misura pensionistica anti-badante che introduce un taglio agli assegni di reversibilità.
Tra le altre novità previdenziali l'iscrizione obbligatoria alle casse pensionistiche privatizzate di tutti quei pensionati che percepiscono un reddito derivante da attività professionale. Questi pensionati-lavoratori saranno obbligati anche a versare contributi con un'aliquota minima non inferiore al 50% di quella ordinaria prevista dagli altri iscritti agli stessi enti. Un'ulteriore misura riguarda i risparmi generati dall'aumento dell'età pensionabile delle dipendenti pubbliche. Somme che dovevano confluire nel Fondo strategico per l'economia reale e che sarebbero servite anche per finanziare politiche attive per il sostegno dell'occupazione femminile come la conciliazione o il cofinanziamento degli asili nido. Ebbene dall'anno prossimo quel Fondo verrà definanziato per una quota di 252 milioni, per salire progressivamente fino a 592 milioni per l'anno 2015 e via a seguire fino al 2020 (con un taglio di quasi 250 milioni).
Per le casalinghe arrivano invece i bonus contributivi legati alla spesa per beni domestici e che potranno essere versati al Fondo attivo da 15 anni all'Inps ma che finora ha stentato a decollare.
Sulle casse previdenziali privatizzate arriva la vigilanza rafforzata. Al fianco del ministero del Lavoro, sulle gestioni patrimoniali e gli investimenti finanziari arrivano le ispezioni della Covip la Commissione di vigilanza sui fondi pensione; verifiche sulla cui base il ministro potrà poi disporre direttive sia sugli investimenti futuri sia sui limiti da non superare sotto il profilo dei conflitti d'interesse che si possono verificare con le banche o gli intermediari finanziari. Il ministro Maurizio Sacconi, parlando di questo intervento è tornato ad auspicare possibili accorpamenti tra alcune casse previdenziali. La Covip assorbirà poi buona parte delle funzioni del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale e parte delle risorse assegnate a quest'ultimo organismo che non viene più soppresso ma limitato ai soli compiti di osservazione, monitoraggio e analisi della spesa pensionistica.
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domenica 29 maggio 2011
Apprendistato 2011 la riforma e le nuove regole
Riforma apprendistato al via i tre tipi contratto per creare occupazione ai giovani. Un contratto di lavoro a tempo indeterminato finalizzato all'occupazione dei giovani. Come è definito l'apprendistato nello schema del decreto legislativo approvato dal Consiglio dei ministri, su proposta del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi.
Sono previste tre tipologie di contratto:
l'apprendistato per la qualifica professionale, rivolto ai giovanissimi a partire dai 15 anni di età;
l'apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere, rivolto ai giovani di età compresa fra i 18 e i 29 anni che devono completare il loro iter formativo e professionale;
l'apprendistato di alta formazione e ricerca, rivolto a coloro che aspirano a un più alto livello di formazione, nel campo della ricerca, del dottorato e del praticantato in studi professionali.
La disciplina del contratto di apprendistato è rimessa ad appositi accordi interconfederali ovvero ai contratti collettivi di lavoro stipulati a livello nazionale, territoriale o aziendale da associazioni dei datori e prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
Per ulteriori informazioni si consiglia di visitare la pagina del sito di Mondo-Lavoro.
Quali sono i principi legislativi che devono essere rispettati?
Innanzitutto una forma scritta del contratto e del relativo piano formativo individuale da definire; divieto di retribuzione a cottimo; possibilità di inquadrare il lavoratore fino a due livelli inferiori rispetto alla categoria spettante, in applicazione del CCNL, ai lavoratori addetti a mansioni o funzioni che richiedono qualificazioni corrispondenti; presenza di un referente aziendale; possibilità di finanziare i percorsi formativi aziendali degli apprendisti tramite dei fondi interprofessionali; registrazione della formazione effettuata e delle competenze acquisite nel libretto formativo; possibilità del riconoscimento, sulla base dei risultati conseguiti, della qualifica professionale ai fini contrattuali e delle competenze acquisite; divieto per le parti di recedere dal contratto durante il periodo di formazione in assenza di una giusta causa o di un giustificato motivo; possibilità per le parti di recedere dal contratto al termine del periodo di formazione e, se nessuna delle parti esercita la facoltà, il rapporto prosegue come ordinario rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato.
Per chi sarà in possesso di un contratto di apprendistato si applicano le norme sulla previdenza e assistenza sociale obbligatoria (assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, contro le malattie, contro l'invalidità e vecchiaia). Il numero complessivo di apprendisti che un datore di lavoro può assumere con contratto di apprendistato non può superare il 100% dei lavoratori specializzati e qualificati o, in mancanza, le tre unità.
Parliamo degli standard professionali e formativi, entro 12 mesi dall'entrata in vigore del decreto, saranno definiti dal ministero del Lavoro, di concerto con il ministero dell'Istruzione e previa intesa con le Regioni e le Province autonome.
Sono previste tre tipologie di contratto:
l'apprendistato per la qualifica professionale, rivolto ai giovanissimi a partire dai 15 anni di età;
l'apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere, rivolto ai giovani di età compresa fra i 18 e i 29 anni che devono completare il loro iter formativo e professionale;
l'apprendistato di alta formazione e ricerca, rivolto a coloro che aspirano a un più alto livello di formazione, nel campo della ricerca, del dottorato e del praticantato in studi professionali.
La disciplina del contratto di apprendistato è rimessa ad appositi accordi interconfederali ovvero ai contratti collettivi di lavoro stipulati a livello nazionale, territoriale o aziendale da associazioni dei datori e prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
Per ulteriori informazioni si consiglia di visitare la pagina del sito di Mondo-Lavoro.
Quali sono i principi legislativi che devono essere rispettati?
Innanzitutto una forma scritta del contratto e del relativo piano formativo individuale da definire; divieto di retribuzione a cottimo; possibilità di inquadrare il lavoratore fino a due livelli inferiori rispetto alla categoria spettante, in applicazione del CCNL, ai lavoratori addetti a mansioni o funzioni che richiedono qualificazioni corrispondenti; presenza di un referente aziendale; possibilità di finanziare i percorsi formativi aziendali degli apprendisti tramite dei fondi interprofessionali; registrazione della formazione effettuata e delle competenze acquisite nel libretto formativo; possibilità del riconoscimento, sulla base dei risultati conseguiti, della qualifica professionale ai fini contrattuali e delle competenze acquisite; divieto per le parti di recedere dal contratto durante il periodo di formazione in assenza di una giusta causa o di un giustificato motivo; possibilità per le parti di recedere dal contratto al termine del periodo di formazione e, se nessuna delle parti esercita la facoltà, il rapporto prosegue come ordinario rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato.
Per chi sarà in possesso di un contratto di apprendistato si applicano le norme sulla previdenza e assistenza sociale obbligatoria (assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, contro le malattie, contro l'invalidità e vecchiaia). Il numero complessivo di apprendisti che un datore di lavoro può assumere con contratto di apprendistato non può superare il 100% dei lavoratori specializzati e qualificati o, in mancanza, le tre unità.
Parliamo degli standard professionali e formativi, entro 12 mesi dall'entrata in vigore del decreto, saranno definiti dal ministero del Lavoro, di concerto con il ministero dell'Istruzione e previa intesa con le Regioni e le Province autonome.
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sabato 30 aprile 2011
Primo maggio al Quirinale: la lezione ai sindacati
I temi del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano sono stati il mezzogiorno e la disoccupazione soprattutto giovanile celebrando il primo maggio al Quirinale. Il presidente Napolitano, ha ricevuto al Quirinale i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti e Giovanni Centrella, prima dell'inizio della cerimonia ufficiale per la celebrazione della Festa del lavoro del primo maggio.
Serve più coesione nazionale. Troppe volte i richiami di Napolitano sono stati accolti dall'ipocrisia delle istituzioni ed ha dato una lezione ai sindacati sostenendo che : La rottura dell’unità può portare solo al peggio dal punto di vista del peso e del ruolo del lavoro e delle sue rappresentanze. Vi è “una preoccupazione crescente dinanzi al tradursi di contrasti che tra voi possono sempre sorgere e di motivi di competizione, che non debbono stupire, in contrapposizioni di principio, in reciproche animosità e diffidenze, in irriducibili ostilità".
Ovviamente quello che più allarma sono i dati relativi ai giovani tra 15 e 29 anni. Il dato dei quasi due milioni di giovani fuori da ogni tipo di occupazione, ormai fuori dal ciclo educativo e non coinvolti nemmeno in attività di formazione o addestramento.
Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi ha evidenziato i compiti e gli indirizzi politici da assolvere. Bisognai offrire più opportunità alle persone, soprattutto in termini di accesso alle competenze, e più capacità di autoregolazione alle parti sociali affinché, adattandosi reciprocamente, condividano fatiche e risultati nelle imprese. Ogni comportamento meramente assistenziale, oltretutto incompatibile con il contemporaneo vincolo della stabilità di bilancio, risulterebbe al contrario e deresponsabilizzante e porterebbe al declino economico e finanziario.
Un paese con aspettative future e lungimiranti deve progettare percorsi di istruzione e formazione di qualità; creare prospettive di stabilità occupazionale puntando sulle competenze. questi dovrebbero essere gli obiettivi, per procedere alla riforma dell'apprendistato facendone lo strumento tipico dell'ingresso nel mercato del lavoro.
Comunque in vista del primo maggio bisogna ricordare che la crisi economica ha avuto effetti consistenti sull'occupazione ma soprattutto sulla mappa del mercato del lavoro. Negli ultimi due anni, secondo quanto emerge dai dati Istat sulla media del 2010, in Italia sono stati persi 533.000 posti di lavoro, da 22.405.000 occupati a 21.872.000, con un vero e proprio tonfo nell'industria (-80%). La metà dei posti persi rispetto al 2008 è al Sud. In due anni 330.000 occupati stranieri in più mentre gli occupati italiani sono diminuiti di 863.000 unità.
Speriamo che il primo maggio serva da stimolo e dia uno spirito di ottimismo verso l’occupazione ed sia uno stimolo per il mercato del lavoro.
Serve più coesione nazionale. Troppe volte i richiami di Napolitano sono stati accolti dall'ipocrisia delle istituzioni ed ha dato una lezione ai sindacati sostenendo che : La rottura dell’unità può portare solo al peggio dal punto di vista del peso e del ruolo del lavoro e delle sue rappresentanze. Vi è “una preoccupazione crescente dinanzi al tradursi di contrasti che tra voi possono sempre sorgere e di motivi di competizione, che non debbono stupire, in contrapposizioni di principio, in reciproche animosità e diffidenze, in irriducibili ostilità".
Ovviamente quello che più allarma sono i dati relativi ai giovani tra 15 e 29 anni. Il dato dei quasi due milioni di giovani fuori da ogni tipo di occupazione, ormai fuori dal ciclo educativo e non coinvolti nemmeno in attività di formazione o addestramento.
Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi ha evidenziato i compiti e gli indirizzi politici da assolvere. Bisognai offrire più opportunità alle persone, soprattutto in termini di accesso alle competenze, e più capacità di autoregolazione alle parti sociali affinché, adattandosi reciprocamente, condividano fatiche e risultati nelle imprese. Ogni comportamento meramente assistenziale, oltretutto incompatibile con il contemporaneo vincolo della stabilità di bilancio, risulterebbe al contrario e deresponsabilizzante e porterebbe al declino economico e finanziario.
Un paese con aspettative future e lungimiranti deve progettare percorsi di istruzione e formazione di qualità; creare prospettive di stabilità occupazionale puntando sulle competenze. questi dovrebbero essere gli obiettivi, per procedere alla riforma dell'apprendistato facendone lo strumento tipico dell'ingresso nel mercato del lavoro.
Comunque in vista del primo maggio bisogna ricordare che la crisi economica ha avuto effetti consistenti sull'occupazione ma soprattutto sulla mappa del mercato del lavoro. Negli ultimi due anni, secondo quanto emerge dai dati Istat sulla media del 2010, in Italia sono stati persi 533.000 posti di lavoro, da 22.405.000 occupati a 21.872.000, con un vero e proprio tonfo nell'industria (-80%). La metà dei posti persi rispetto al 2008 è al Sud. In due anni 330.000 occupati stranieri in più mentre gli occupati italiani sono diminuiti di 863.000 unità.
Speriamo che il primo maggio serva da stimolo e dia uno spirito di ottimismo verso l’occupazione ed sia uno stimolo per il mercato del lavoro.
martedì 5 aprile 2011
Cliclavoro: il portale istituzionale del lavoro
Cliclavoro è il portale istituzionale per chi cerca e per chi offre lavoro. Il portale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che è stato realizzato per favorire e migliorare la domanda e l’offerta di lavoro collegata con i sistemi delle imprese, dell’istruzione, della formazione e delle politiche sociali.
L’obiettivo principale di Cliclavoro dovrebbe essere di garantire a tutti gli operatori del mercato del lavoro un accesso semplice ed immediato ad un catalogo completo e dettagliato di informazioni e servizi per il lavoro, disponibili in un sistema informativo condiviso e cooperativo.
Attraverso il portale istituzionale, sia gli aspiranti lavoratori che i datori di lavoro possono, pubblicare candidature ed offerte di lavoro ed effettuare ricerche per entrare in contatto con chi cerca o offre lavoro attraverso il sito www.cliclavoro.gov.it/, pagina Servizi. Tra le novità del portale, la vetrina delle opportunità per lavorare nelle pubbliche amministrazioni, la banca dati dei percettori di sostegno al reddito e un’area informativa e di comunicazione.
Cliclavoro consente di:
visionare tutte le opportunità di lavoro presenti sul web, messe a disposizione da un motore di ricerca; quindi, contattare direttamente gli operatori o le aziende che le hanno inserite e le stesse aziende possono inserire direttamente sul portale le proprie opportunità di lavoro;
visionare i curricula dei laureati delle università pubbliche e private e quelli dei diplomati delle scuole superiori pubbliche e private.
Il portale lavoro “a portata di clic” con tutte le informazioni e i servizi sia per il lavoratore e che per le aziende si trova al seguente indirizzo online
Ed è sicuramente uno strumento efficace per garantire la circolazione delle informazioni per l'insieme del sistema lavoro.
Il portale del Ministero del Lavoro è predisposto per che mira ad una nuova occupazione e può effettuare una ricerca per professioni dei concorsi pubblici ma anche proporsi per un impiego nel privato attraverso la ricerca per qualifica e per luogo. L’obiettivo del nuovo portale online, come ha già spiegato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi è quello di renderlo semplice sia per la domanda che per l’ offerta di lavoro.
L’obiettivo principale di Cliclavoro dovrebbe essere di garantire a tutti gli operatori del mercato del lavoro un accesso semplice ed immediato ad un catalogo completo e dettagliato di informazioni e servizi per il lavoro, disponibili in un sistema informativo condiviso e cooperativo.
Attraverso il portale istituzionale, sia gli aspiranti lavoratori che i datori di lavoro possono, pubblicare candidature ed offerte di lavoro ed effettuare ricerche per entrare in contatto con chi cerca o offre lavoro attraverso il sito www.cliclavoro.gov.it/, pagina Servizi. Tra le novità del portale, la vetrina delle opportunità per lavorare nelle pubbliche amministrazioni, la banca dati dei percettori di sostegno al reddito e un’area informativa e di comunicazione.
Cliclavoro consente di:
visionare tutte le opportunità di lavoro presenti sul web, messe a disposizione da un motore di ricerca; quindi, contattare direttamente gli operatori o le aziende che le hanno inserite e le stesse aziende possono inserire direttamente sul portale le proprie opportunità di lavoro;
visionare i curricula dei laureati delle università pubbliche e private e quelli dei diplomati delle scuole superiori pubbliche e private.
Il portale lavoro “a portata di clic” con tutte le informazioni e i servizi sia per il lavoratore e che per le aziende si trova al seguente indirizzo online
Ed è sicuramente uno strumento efficace per garantire la circolazione delle informazioni per l'insieme del sistema lavoro.
Il portale del Ministero del Lavoro è predisposto per che mira ad una nuova occupazione e può effettuare una ricerca per professioni dei concorsi pubblici ma anche proporsi per un impiego nel privato attraverso la ricerca per qualifica e per luogo. L’obiettivo del nuovo portale online, come ha già spiegato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi è quello di renderlo semplice sia per la domanda che per l’ offerta di lavoro.
martedì 1 marzo 2011
Telelavoro: nuova frontiera del lavoro.
Sii, parliamo della bozza delle linee guida sulla conciliazione dei tempi di lavoro e della famiglia presentata dal ministro Maurizio Sacconi alle parti sociali.
Il telelavoro, auspicato dal ministiro potrebbe portare ad orari flessibili in entrata e in uscita fino ai tre anni del bambino e il tempo parziale in forma temporanea fino ai cinque anni. Queste misure sarebbero detassate del 10%. Tra le altre iniziative previste, una banca ore, giornate lunghe con orari concentrati dei propri turni, asili aziendali. Adesso le parti sociali dovranno pronunciarsi sul documento.
Quindi il telelavoro pensato ed auspicato dal ministro del Lavoro si pone in alternativa ai congedi parentali o facoltativi; una banca ore; orari flessibili in entrata e in uscita entro i primi tre anni di vita del bambino; la trasformazione temporanea del rapporto di lavoro a tempo pieno in rapporto a tempo parziale per i primi cinque anni del bambino o per assistere genitori e familiari.
La nuova frontiera del lavoro (madri lavoratrici) punta a incentivare il telelavoro, il tempo parziale, il lavoro ripartito (Job sharing) e il lavoro intermittente per modulare in maniera flessibile i tempi e gli orari di lavoro nell'interesse dei lavoratori e delle imprese. La bozza prevede anche un buono prepagato per la baby sitter.
Sacconi ha indicato l'intenzione di convocare il nuovo tavolo il prossimo 7 marzo. "Mi auguro che quel giorno, che anticipa la data emblematica dell'8 marzo, possa esserci l'intesa".
Si prevede nel’ambito delle linee guida, tra l’altro, la costituzione di asili nido aziendali e interaziendali e l’attivazione di servizi collettivi di trasporto da e per gli asili pubblici. Accompagnate anche dalla possibilità di usufruire di due settimane per l’inserimento dei figli alle scuole materne ed al primo anno di scuola elementare. Oltre all’erogazione da parte del datore di lavoro di buoni lavoro per lo svolgimento da parte di terzi di prestazioni di lavoro occasionale accessorio per attività domestiche e di cura: cioè come badanti e colf.
Indicato, inoltre, l’impegno, al rientro della maternità di assegnare la lavoratrice alle stesse mansioni o comunque a mansioni che non vanifichino la professionalità e l’esperienza già acquisite.
Diamo fiducia al telelavoro sia per le madri che per dare nuove aspettative alle famiglie, aspettiamo il parere delle parti sociali.
Il telelavoro, auspicato dal ministiro potrebbe portare ad orari flessibili in entrata e in uscita fino ai tre anni del bambino e il tempo parziale in forma temporanea fino ai cinque anni. Queste misure sarebbero detassate del 10%. Tra le altre iniziative previste, una banca ore, giornate lunghe con orari concentrati dei propri turni, asili aziendali. Adesso le parti sociali dovranno pronunciarsi sul documento.
Quindi il telelavoro pensato ed auspicato dal ministro del Lavoro si pone in alternativa ai congedi parentali o facoltativi; una banca ore; orari flessibili in entrata e in uscita entro i primi tre anni di vita del bambino; la trasformazione temporanea del rapporto di lavoro a tempo pieno in rapporto a tempo parziale per i primi cinque anni del bambino o per assistere genitori e familiari.
La nuova frontiera del lavoro (madri lavoratrici) punta a incentivare il telelavoro, il tempo parziale, il lavoro ripartito (Job sharing) e il lavoro intermittente per modulare in maniera flessibile i tempi e gli orari di lavoro nell'interesse dei lavoratori e delle imprese. La bozza prevede anche un buono prepagato per la baby sitter.
Sacconi ha indicato l'intenzione di convocare il nuovo tavolo il prossimo 7 marzo. "Mi auguro che quel giorno, che anticipa la data emblematica dell'8 marzo, possa esserci l'intesa".
Si prevede nel’ambito delle linee guida, tra l’altro, la costituzione di asili nido aziendali e interaziendali e l’attivazione di servizi collettivi di trasporto da e per gli asili pubblici. Accompagnate anche dalla possibilità di usufruire di due settimane per l’inserimento dei figli alle scuole materne ed al primo anno di scuola elementare. Oltre all’erogazione da parte del datore di lavoro di buoni lavoro per lo svolgimento da parte di terzi di prestazioni di lavoro occasionale accessorio per attività domestiche e di cura: cioè come badanti e colf.
Indicato, inoltre, l’impegno, al rientro della maternità di assegnare la lavoratrice alle stesse mansioni o comunque a mansioni che non vanifichino la professionalità e l’esperienza già acquisite.
Diamo fiducia al telelavoro sia per le madri che per dare nuove aspettative alle famiglie, aspettiamo il parere delle parti sociali.
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venerdì 18 febbraio 2011
Festa Unità d''Italia e mercato del lavoro
Il 17 marzo sarà festa nazionale. E’ quanto ha deciso il Consiglio dei ministri. Il decreto legge prevede che gli effetti economici e contrattuali previsti per la festività soppressa del 4 novembre non si applicano a tale ricorrenza ma, in sostituzione, alla festa nazionale per il 150 anniversario dell'Unità d'Italia.
La questione della copertura finanziaria, visto questa difficile periodo del mercato del lavoro, é stata superata con il trasferimento degli effetti economici e degli istituti giuridici e contrattuali dalla festa del 4 novembre al 17 marzo. Questa celebrazione sarà solo per il 2011.
Lasciamo stare l’aspetto meramente politico o di parte c’è chi parla di una follia incostituzionale, chi lo definisce un fatto molto importante chi ha sostenuto che sarebbe stato quasi comico che la festa dei lavoratori si festeggiasse stando a casa e invece quella di tutti si festeggiasse andando a lavorare.
Vediamo adesso la festa dell’unità d’Italia da un punto di vista di gestione di lavoro.
Probabilmente dobbiamo dire sì ai festeggiamenti per l’Unità d’Italia del 17 marzo, anche sé bisogna porre l’attenzione su ciò comporta la perdita di preziose ore di lavoro e di un aggravio di costi per le imprese. E come ha sostenuto il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che per contribuire a dare alla ricorrenza l'importanza e la solennità che merita, le imprese si impegnano a fare la loro parte a fianco delle istituzioni pubbliche, organizzando momenti di ricordo e di aggregazione attorno alla bandiera nazionale nei luoghi di lavoro. Forse era una via per la produrre lavoro nel girono della ricorrenza dell’Unità d’Italia.
Vorrei ricordare che il 17 marzo, verrà di giovedì, forse i lavoratori , o una parte di essa sta già pensando che si presta ad essere utilizzata per un ponte lungo?.
Se fosse così comporterà perdite elevate in termini sia di minore produzione e di maggiori costi per le imprese. Quindi bisogna tener conto delle esigenze di un'economia nel mercato del lavoro che sta facendo e sempre più deve fare ogni possibile sforzo per recuperare competitività.
Probabilmente come ha detto il ministro Maurizio Sacconi è stata una decisione equilibrata che compensa con effetti civili e retributivi e di spesa la festa del 4 novembre. Forse la festività aiuterà al riposo del dipendente, in fondo è un anno privo di ponti lunghi, sperando che non aiuti a decrescere in modo considerevole la produzione, soprattutto industriale.
mercoledì 2 febbraio 2011
Disoccupazione: i primi dati del 2011
Sicuramente i primi dati del 2011 sono molto preoccupanti. Il tasso di disoccupazione giovanile ha segnato un nuovo record, altamente negativo e preoccupante, salendo a quota 29%, a memoria d’uomo è il livello più alto dall'inizio delle serie storiche mensili dell'Istat ( gennaio del 2004).
A conseguenza di questi dati possiamo dire che un ragazzosotto25 anni su tre non ha un posto.
Stando alle parole del personale tecnico dell'Istat, se si esclude la crescita di chi tra i 15 e i 24 anni non ha un posto, a chiusura del 2010 le condizioni del mercato del lavoro sono apparse un po' più serene, infatti da l’autunno scorso l'occupazione ha smesso di scendere e la disoccupazione nell'ultimo bimestre (novembre e dicembre) ,è calata. Andando a guardare più da vicino i dati espressi dall’ISTAT si osserva su base mensile una diminuzione delle persone alla ricerca di un posto, parliamo sempre di cifre importanti (11.000 unità). Un piccolo - lieve miglioramento, visto che il numero dei disoccupati resta sopra i due milioni, dovuto esclusivamente al calo delle donne senza lavoro circa 27.000).
La crisi ha tagliato la ricchezza degli italiani. Nel 2009, secondo il rapporto dell'Istat sul Reddito disponibile delle famiglie nelle Regioni, si è registrato un calo del 2,7% del reddito disponibile, che ha segnato così la prima flessione dal 1995 ( 15 anni). La recessione ha portato a "un progressivo ridursi del tasso di crescita del reddito disponibile nazionale", che nel 2006, cioè prima dell'esplosione della crisi finanziaria, aveva mostrato una crescita del 3,5%.
Passiamo agli annunci.
La Cisl svolgerà l'11 febbraio una manifestazione in tutti i capoluoghi di regione, per sollecitare un nuovo impulso per le riforme necessarie e per affrontare i problemi più urgenti del Paese, con il concorso di tutte le forze di governo e di opposizione. Raffaele Bonanni ha spiegato il significato del la mobilitazione e ha aggiunto: "Non ci metteremo nel gioco dello scontro politico da una parte o dall'altra. La Cisl è una grande forza responsabile e autonoma dagli schieramenti politici".
La disoccupazione giovanile in Italia è "una vera e propria emergenza anche se di carattere strutturale, che viene da lontano. E'un dato cronico". E’ quanto ha affermato Maurizio Sacconi, ministro del Welfare. Due i motivi di questo fenomeno, per il ministro una forte protezione per gli adulti, che si è realizzata con una regolamentazione del lavoro e gli ammortizzatori che si sono rivolti ai "capi famiglia". Sacconi ha annunciato che il governo punterà sui contratti di apprendistato.
Possibile soluzione
Comunque, per aiutare a far scendere la percentuale dei disoccupati, bisogna aumentare la produttività delle azienda e fornire maggiori garanzie sociali ai dipendenti lavoratori. Tutto ciò deve fare in modo che si crei un giusto connubio tra datore di lavoro e i dipendenti che miri sia al benessere dell’individuo che ad una nuova visione dei rapporti tra sindacati ed impresa. Forse è un primo passo.
A conseguenza di questi dati possiamo dire che un ragazzosotto25 anni su tre non ha un posto.
Stando alle parole del personale tecnico dell'Istat, se si esclude la crescita di chi tra i 15 e i 24 anni non ha un posto, a chiusura del 2010 le condizioni del mercato del lavoro sono apparse un po' più serene, infatti da l’autunno scorso l'occupazione ha smesso di scendere e la disoccupazione nell'ultimo bimestre (novembre e dicembre) ,è calata. Andando a guardare più da vicino i dati espressi dall’ISTAT si osserva su base mensile una diminuzione delle persone alla ricerca di un posto, parliamo sempre di cifre importanti (11.000 unità). Un piccolo - lieve miglioramento, visto che il numero dei disoccupati resta sopra i due milioni, dovuto esclusivamente al calo delle donne senza lavoro circa 27.000).
La crisi ha tagliato la ricchezza degli italiani. Nel 2009, secondo il rapporto dell'Istat sul Reddito disponibile delle famiglie nelle Regioni, si è registrato un calo del 2,7% del reddito disponibile, che ha segnato così la prima flessione dal 1995 ( 15 anni). La recessione ha portato a "un progressivo ridursi del tasso di crescita del reddito disponibile nazionale", che nel 2006, cioè prima dell'esplosione della crisi finanziaria, aveva mostrato una crescita del 3,5%.
Passiamo agli annunci.
La Cisl svolgerà l'11 febbraio una manifestazione in tutti i capoluoghi di regione, per sollecitare un nuovo impulso per le riforme necessarie e per affrontare i problemi più urgenti del Paese, con il concorso di tutte le forze di governo e di opposizione. Raffaele Bonanni ha spiegato il significato del la mobilitazione e ha aggiunto: "Non ci metteremo nel gioco dello scontro politico da una parte o dall'altra. La Cisl è una grande forza responsabile e autonoma dagli schieramenti politici".
La disoccupazione giovanile in Italia è "una vera e propria emergenza anche se di carattere strutturale, che viene da lontano. E'un dato cronico". E’ quanto ha affermato Maurizio Sacconi, ministro del Welfare. Due i motivi di questo fenomeno, per il ministro una forte protezione per gli adulti, che si è realizzata con una regolamentazione del lavoro e gli ammortizzatori che si sono rivolti ai "capi famiglia". Sacconi ha annunciato che il governo punterà sui contratti di apprendistato.
Possibile soluzione
Comunque, per aiutare a far scendere la percentuale dei disoccupati, bisogna aumentare la produttività delle azienda e fornire maggiori garanzie sociali ai dipendenti lavoratori. Tutto ciò deve fare in modo che si crei un giusto connubio tra datore di lavoro e i dipendenti che miri sia al benessere dell’individuo che ad una nuova visione dei rapporti tra sindacati ed impresa. Forse è un primo passo.
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domenica 23 gennaio 2011
Federmeccanica, contrattazione nazionale. Cosa dicono le parti.
Maurizio Sacconi in qualità di il ministro del Lavoro ha sostenuto in modo netto che nessuno da parte del governo ipotizza la cancellazione del contratto nazionale, ma si deve discutere su "quale debba essere il rapporto tra il contratto nazionale, i contratti aziendali o territoriali attraverso cui le parti favoriscono sviluppo e occupazione". Il CCNL deve rimanere la cornice fondamentale ed essenziale ed il maggior peso della contrattazione aziendale dovrà favorire l'attrazione di investimenti e maggiore occupazione soprattutto giovanile.
La Federmeccanica, l'associazione delle imprese metalmeccaniche, ha messo in evidenza che i contratti aziendali dovranno in alcuni casi sostituire quello nazionale. Questo deve servire per poter dare una sensibile accelerazione al processo di flessibilizzazione delle relazioni contrattuali, già avviato con l'Accordo Interconfederale del 2009 e sviluppato con il contratto nazionale di categoria. Secondo la Federmeccanica sarà necessario anche prendere in considerazione l'ipotesi di integrazione dell'Accordo con la previsione della possibile alternatività tra contratto specifico per determinate situazioni aziendali e contratto nazionale, mantenendo saldi, eventualmente, alcuni contenuti comuni.
Ricordiamo che nella dialettica delle parti, la proposta è piaciuta al ministro Maurizio Sacconi e al vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei mentre è stata bocciata dal leader della Cisl Raffaele Bonanni, il quale ha sostenuto che “abbiamo un contratto nazionale che vale ancora due anni: nessuno metta il carro davanti ai buoi”. Per il ministro del lavoro è materia delle parti che si trovano al tavolo della contrattazione e comunque il contratto aziendale deve viaggiare in paralello con quello nazionale che non può sparire.
Vediamo la posizione dei sindacati.
Per la Uilm esiste il contratto nazionale e la contrattazione di secondo livello, come ha sostenuto Palombella, il leader del sindacato dei metalmeccanici della Uil, in vista dell’approssimarsi del tavolo con Ferdermeccanica. Probabilmente nell'ordine del giorno non si parlerà né dell'alternatività degli
accordi aziendali, né di contratto dell'auto. Staremo a vedere.
Possibilista invece l'Ugl sulla proposta di rendere gli accordi aziendali alternativi al contratto nazionale, ma l'importante sarà non uscire da Confindustria.
Di Maulo,della Fismic, che rappresenta il sindacato autonomo dei metalmeccanici ha espresso interesse alle posizioni di Federmeccanica se ci si troverà fronte ad una discussione seria sulla contrattazione basata sul modello tedesco, con contratti aziendali sostitutivi del nazionale.
Comunque è auspicabile e razionalmente prevedibile che la proposta di Federmeccanica sull'apertura ai contratti aziendali alternativi al contratto nazionale non indebolirà Confindustria che non ha nessuna intenzione di sottrarsi alla sfida della modernità e alle novità che offre il mercato del lavoro e della contrattazione nazionale.
La Federmeccanica, l'associazione delle imprese metalmeccaniche, ha messo in evidenza che i contratti aziendali dovranno in alcuni casi sostituire quello nazionale. Questo deve servire per poter dare una sensibile accelerazione al processo di flessibilizzazione delle relazioni contrattuali, già avviato con l'Accordo Interconfederale del 2009 e sviluppato con il contratto nazionale di categoria. Secondo la Federmeccanica sarà necessario anche prendere in considerazione l'ipotesi di integrazione dell'Accordo con la previsione della possibile alternatività tra contratto specifico per determinate situazioni aziendali e contratto nazionale, mantenendo saldi, eventualmente, alcuni contenuti comuni.
Ricordiamo che nella dialettica delle parti, la proposta è piaciuta al ministro Maurizio Sacconi e al vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei mentre è stata bocciata dal leader della Cisl Raffaele Bonanni, il quale ha sostenuto che “abbiamo un contratto nazionale che vale ancora due anni: nessuno metta il carro davanti ai buoi”. Per il ministro del lavoro è materia delle parti che si trovano al tavolo della contrattazione e comunque il contratto aziendale deve viaggiare in paralello con quello nazionale che non può sparire.
Vediamo la posizione dei sindacati.
Per la Uilm esiste il contratto nazionale e la contrattazione di secondo livello, come ha sostenuto Palombella, il leader del sindacato dei metalmeccanici della Uil, in vista dell’approssimarsi del tavolo con Ferdermeccanica. Probabilmente nell'ordine del giorno non si parlerà né dell'alternatività degli
accordi aziendali, né di contratto dell'auto. Staremo a vedere.
Possibilista invece l'Ugl sulla proposta di rendere gli accordi aziendali alternativi al contratto nazionale, ma l'importante sarà non uscire da Confindustria.
Di Maulo,della Fismic, che rappresenta il sindacato autonomo dei metalmeccanici ha espresso interesse alle posizioni di Federmeccanica se ci si troverà fronte ad una discussione seria sulla contrattazione basata sul modello tedesco, con contratti aziendali sostitutivi del nazionale.
Comunque è auspicabile e razionalmente prevedibile che la proposta di Federmeccanica sull'apertura ai contratti aziendali alternativi al contratto nazionale non indebolirà Confindustria che non ha nessuna intenzione di sottrarsi alla sfida della modernità e alle novità che offre il mercato del lavoro e della contrattazione nazionale.
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sabato 30 ottobre 2010
SACCONI IL TERAPEUTA GOVERNATIVO?
Come sta il governo?
Nell’assemblea dei giovani imprenditori si è parlato della situazione influenzale del governo. Un paziente paralizzato, un paese fermo come ha sostenuto Emma Marcegaglia, durante il convegno annuale dei giovani imprenditori di Confindustria. La presidente ha fatto un’analisi per quanto possa essere veritiera della situazione economica attuale un tantino spregiudicata e, forse catastrofica. Quando ha sostenuto che siamo di fronte ad una iniziativa governativa assente. Sarebbe consono mettere in evidenza la reale difficoltà economica, analizzare con spirito critico le statistiche sulla disoccupazione e/o inoccupazione che sono in continua crescita. Forse più che uscire dalla paralisi si dovrebbe parlare e cercare di trovare delle soluzioni per risolvere la crisi occupazionale.
D‘altro canto il ministro Sacconi ha replicato alle dichiarazioni della Marcegaglia. Sostenendo che tutto si può forse dire tranne che il governo sia paralizzato.
Probabilmente stiamo vivendo un momento politico in cui da parte di tutto il parlamento, da parte di una gran parte della stampa cartacea si è entrati in un ambito che si vuole pensare più all’aspetto personale che alle vere finalità-problemi politici. Pensiamo al bunga bunga di questi giorni.
Riprendendo le parole del ministro Sacconi sembra che: "la finanza pubblica è sotto controllo e i collocamenti in corso ne risentono positivamente.
La stessa riforma delle pensioni con connotati europei e stata fatta con tutte le difficoltà inerenti ad una problematica sociale ed economica che ne compete una questione del genere.
Comunque in momento di grande difficoltà economica ed occupazionale. Il paese non può permettersi fasi di instabilità, incertezza, contrapposizione politica forzata. Condivisibile, politicamente maturo quanto ha affermato il presidente del Senato, Renato Schifani, intervenendo a Capri.
Dobbiamo ricordaci tutti, datori di lavoro, dipendenti, amanti della cosa pubblica e parti sociali. Dove dobbiamo arrivare con le parole, pensiamo ai fatti ed ai reali problemi del lavoro e del mercato del lavoro. Accantoniamo tutti i bunga bunga, il gossip politico ed affrontiamo i veri problemi del paese. Tutti, dai politici, alla stampa e a quelle personalità che hanno cariche istituzionali politiche e non. Il problema di questa crisi è economico e sociale. In una parola occupazionale.
Nell’assemblea dei giovani imprenditori si è parlato della situazione influenzale del governo. Un paziente paralizzato, un paese fermo come ha sostenuto Emma Marcegaglia, durante il convegno annuale dei giovani imprenditori di Confindustria. La presidente ha fatto un’analisi per quanto possa essere veritiera della situazione economica attuale un tantino spregiudicata e, forse catastrofica. Quando ha sostenuto che siamo di fronte ad una iniziativa governativa assente. Sarebbe consono mettere in evidenza la reale difficoltà economica, analizzare con spirito critico le statistiche sulla disoccupazione e/o inoccupazione che sono in continua crescita. Forse più che uscire dalla paralisi si dovrebbe parlare e cercare di trovare delle soluzioni per risolvere la crisi occupazionale.
D‘altro canto il ministro Sacconi ha replicato alle dichiarazioni della Marcegaglia. Sostenendo che tutto si può forse dire tranne che il governo sia paralizzato.
Probabilmente stiamo vivendo un momento politico in cui da parte di tutto il parlamento, da parte di una gran parte della stampa cartacea si è entrati in un ambito che si vuole pensare più all’aspetto personale che alle vere finalità-problemi politici. Pensiamo al bunga bunga di questi giorni.
Riprendendo le parole del ministro Sacconi sembra che: "la finanza pubblica è sotto controllo e i collocamenti in corso ne risentono positivamente.
La stessa riforma delle pensioni con connotati europei e stata fatta con tutte le difficoltà inerenti ad una problematica sociale ed economica che ne compete una questione del genere.
Comunque in momento di grande difficoltà economica ed occupazionale. Il paese non può permettersi fasi di instabilità, incertezza, contrapposizione politica forzata. Condivisibile, politicamente maturo quanto ha affermato il presidente del Senato, Renato Schifani, intervenendo a Capri.
Dobbiamo ricordaci tutti, datori di lavoro, dipendenti, amanti della cosa pubblica e parti sociali. Dove dobbiamo arrivare con le parole, pensiamo ai fatti ed ai reali problemi del lavoro e del mercato del lavoro. Accantoniamo tutti i bunga bunga, il gossip politico ed affrontiamo i veri problemi del paese. Tutti, dai politici, alla stampa e a quelle personalità che hanno cariche istituzionali politiche e non. Il problema di questa crisi è economico e sociale. In una parola occupazionale.
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