sabato 29 ottobre 2011

Lavoro: costo del lavoro e analisi sul mercato del lavoro

Parliamo del costo del lavoro è il costo sostenuto dai datori di lavoro per la remunerazione delle attività lavorative. Il costo del lavoro comprende la retribuzione dei lavoratori dipendenti dell'impresa sia per le attività manuali che per le attività cosiddette intellettuali. Nel costo del lavoro sono comprese le retribuzioni lorde dei lavoratori e gli oneri sociali, ossia contributi sociali, previdenza, trattamento di fine rapporto ecc). Sono compresi nel costo del lavoro i ratei del Tfr e i permessi retribuiti maturati dal lavoratore in previsione di una futura monetizzazione. Il costo del lavoro è uno dei principali costi di produzione in una impresa ed è spesso la voce di costo più consistente.
Vediamo alcuni aspetti che gravano sui costi previsionali e non solo secondo i dati pubblicati dalla Confcommercio e Cgia di Mestre. Partiamo dai costi della rappresentanza politica che gravano sui bilanci familiari per una cifra pari a 350 euro l'anno, sicuramente è un costo . E' quanto emerge da un'analisi di Confcommercio che ritiene "indispensabile agire anche su questo fronte per ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese". L'associazione, che calcola il costo della politica in 9 miliardi l'anno, sottolinea che basterebbe il taglio di un terzo di questo "comparto" per abbassare di 0,8 punti percentuali l'aliquota Irpef. E d’altro canto, sostiene la Cgia di Mestre se durante il periodo della crisi, dal 2009 ad oggi, fosse stata applicata una norma sui licenziamenti “facili”, il tasso di disoccupazione in Italia sarebbe salito all'11,1%, anziché essere all'attuale 8,2%, con quasi 738 mila persone senza lavoro in più rispetto a quelle conteggiate oggi dall'Istat. Questo lo scenario delineato dalla Cgia di Mestre, il cui segretario, Bortolussi, ha precisato che si tratta di una stima fatta soltanto su quanti sarebbero stati espulsi dal mercato del lavoro dopo la cassa integrazione.
L’incremento dell’1,7% su base annua dei salari registrato dall’Istat potrebbe indurre in una trappola , infatti, aumentando le retribuzioni potrebbe crescere anche il potere d’acquisto degli italiani. Con più salari e più consumi, in genere riparte il mercato del lavoro e l’economia nel suo complesso . Ma questa volta non è stato così. Il surriscaldamento dei prezzi a settembre, che l’Istat calcola con un incremento dell’inflazione del 3% annuo, ha vanificato il pur consistente aumento delle retribuzioni.
Non accadeva dal 1997 che il divario tra salari e prezzi si attestasse a 1,3 punti percentuali. Un dato che non ha solo una valenza statistica, ma che evidenzia un fattore frenante per qualsiasi economia: la crescita dell’inflazione, senza però una conseguente crescita dei consumi. L’aumento dei prezzi al consumo sono il cruccio di tutte le banche centrali, Bce in testa. Non a caso la ventilata riduzione dei tassi d’interesse nell’Unione europea (che avrebbe dato fiato alle economie) è stata rinviata a data da destinarsi, proprio per il rischio di un trend inflattivo in crescita.
Quindi il costo del lavoro e dei lavoratori è ancora troppo alto è come è stato evidenziato nel rapporto ARAN, ha rallentato la dinamica del costo del lavoro pubblico nel 2009 rispetto al 2008. Sintonia sostanziale tra dati Aran e dati della Corte dei conti che, nel recente rapporto sul costo del lavoro 2011 (, evidenzia il significativo rallentamento della dinamica del costo del lavoro pubblico nel 2009 ed una significativa riduzione, nello stesso anno, del numero delle progressioni economiche e di carriera.
costo del lavoro, mercato del lavoro, Cgia di Mestre, Confcommercio

domenica 23 ottobre 2011

Le nuove professioni del 2012

Secondo un'indagine di Ergon Executive Search l'interesse delle imprese sta salendo per i giovani laureati nel settore energy e utilities, seguti subito dopo dal settore turismo - wellness soprattutto per il destination management. Discreto interesse, in crescita rispetto alle ultime rilevazioni per i laureati nel settore economico giuridico con conoscenze normative a livello di unione europea.
Comunque è facile prevedere perché in questo periodo in cui aumenta una situazione di crisi del lavoro ci sono molte professioni che ancora tirano sul mercato del lavoro e che permettono di trovare facilmente uno sbocco lavorativo e stipendi anche molto elevati. Stiamo parlando dei montatori di porte e finestre: non si parla di numeri enormi, ma dei 1.500 posti di lavoro ricercati oltre otto su dieci restano senza un addetto. Per non parlare dei pavimentatori: dei 470 che servono, il 70,5% non si trova. Oppure dell'aiuto parrucchiere: se ne cercano 1.840, ma quasi un migliaio non si trova. È fin troppo semplice giustificare questi numeri dicendo che nessuno è disposto a fare l'installatore di allarmi, il pavimentatore o il parrucchiere. La verità infatti è un'altra, le aziende non cercano solo persone con elevata specializzazione e con un'esperienza professionale. Questo sicuramente è un paletto importante.
Tutto ciò è la conseguenza di un sistema dove non ci si è preoccupati di creare un ponte tra scuola e lavoro. E poi le opportunità nel settore delle energie rinnovabili, la  green economny che ha  senza dubbio il primato per quanto riguarda le nuove professioni rivalutate tra il 2011 e il prossimo 2012: energy manager, sustainibility manager, sono le nuove figure con cui avremo a che fare, ovvero specialisti sulle tematiche delle energie rinnovabili, energy auditor specializzato in certificazione di bilanci degli impianti energetici. E' bene ricordare che l’utilizzo delle energie rinnovabili rappresenta una esigenza sia per i Paesi industrializzati che per quelli in via di sviluppo. I primi necessitano, nel breve periodo, di un uso più sostenibile delle risorse, di una riduzione delle emissioni di gas serra e dell’inquinamento atmosferico, di una diversificazione del mercato energetico e di una sicurezza di approvvigionamento energetico. Per i Paesi in via di sviluppo, le energie rinnovabili rappresentano una concreta opportunità di sviluppo sostenibile e di accesso all’energia in aree remote.
Ai laureati di indirizzo umanistico viene richiesto di gestire la gloria delle aziende e dei marchi sui social network, attività già oggi molto diffusa che si traduce nella ricerca in forte aumento di social media manager, community manager.
Secondo quanto ha dichiarato il rapporto ISFOL 2008, crescerà il peso delle figure tecniche e specialistiche e ancor di più di quelle non qualificate.Mentre ci sarà una considerevole flessione delle figure intermedie. L’occupazione crescerà di 1,2 milioni di posti. Le previsioni  sono state esposte nei risultati del Rapporto ISFOL.
A crescere saranno quindi soprattutto le posizioni di figure professionali tecniche e specialistiche e quelle non qualificate.
Per le offerte di lavoro, finanziamenti, normative e prodotti nel campo delle energie rinnovabili si consiglia di visitare il sito Energie rinnovabili

Lavorare in un call center: le regole

Il mercato del lavoro nel settore dei Call center continua ad essere caratterizzato, anche successivamente all'entrata in vigore del d.lgs. n. 276 del 2003 ed alla introduzione del lavoro a progetto, da un consistente utilizzo di contratti di collaborazione autonoma o da prestazioni occasioanli.
Un Call center è una struttura che ospita dispositivi informatici, software e risorse umane per la gestione delle telefonate aziendali in ingresso anche detto inbound e in uscita anche chiamato outbound.
I servizi di un Call center sono svolti da i cosiddetti operatori telefonici, che si occupano, di fornire informazioni, dare assistenza tecnica, condurre campagne di telemarketing o campagne promozionali
La figura professionale dell'operatore di un Call center rappresenta una risorsa che opera spesso come una sorta di consulente, offrendo un valore aggiunto ai servizi dati ai clienti.
I compiti svolti dall’operatore di Call center dipendono essenzialmente dal settore di attività dell’azienda e dalla tipologia delle prestazioni offerte.
Per quanto riguarda le prestazioni in entrata, i Call center offrono: assistenza alla clientela; numeri verdi di informazione e pubbliche relazioni; servizi di emergenza e soccorso.
Le prestazioni in uscita comprendono invece: telemarketing e teleselling per la promozione e la vendita di beni o servizi; indagini di mercato effettuate tramite interviste telefoniche; ricerca di clienti o di elenchi di nominativi; recupero crediti.
Un Call center è costituito generalmente da un Front Office che gestisce le attività a diretto contatto (telefonico o via e-mail) con i cittadini; un Back Office che gestisce le attività di supporto a garanzia dell’efficienza e della qualità dei contatti; cura l’organizzazione della conoscenza specialistica per le prestazioni complesse e le nuove prestazioni, la formazione continua e supporto specialistico, l’affiancamento nell'introduzione di nuove soluzioni operative.
Per ulteriori informazioni si consiglia di visitare il sito PhonEtica.
Vediamo le norme che regolano i contratti di lavoro per i Call center.
La Circolare n.17 del 14 giugno 2006 rivolta agli ispettori del lavoro, il Ministero del Lavoro ha chiarito che il contratto di lavoro a progetto  può essere applicato anche nell’ambito delle attività operative telefoniche svolte dai Call center purché sussistano i seguenti presupposti: sia possibile individuare un preciso progetto o programma di lavoro; il collaboratore deve essere autonomo nella gestione dei tempi di lavoro; devono essere contemplate le modalità di coordinamento consentite tra il committente ed il collaboratore.
Le prestazioni occasionali per tali rapporti di lavoro si intendono i rapporti di durata complessiva non superiore a 30 giorni nell'arco dell'anno solare con lo stesso committente, il cui compenso complessivo sia inferiore ad euro 5.000,00.
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